Dicembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
DOPO ESSERE STATI OSPITI DEL RICERCATO NUCERA, ORA NAN HA COLLOCATO LA SEDE DI FLI IN UN PICCOLO POINT DI GENTE D’ITALIA, CON INGRESSO COMUNE CON ALTRI STUDI…SULLA PORTA NESSUNA INDICAZIONE DI CHI SONO GLI INQUILINI E NESSUN ADDETTO DI FLI: FORSE E’ DIVENTATO UN PARTITO CHE RICEVE PER APPUNTAMENTO?
Se le vie del Signore sono infinite, quelle che portano alla gestione regionale di Futuro e Libertà in Liguria sono disseminate di umorismo involontario.
In un anno il coordinatore regionale Enrico Nan è riuscito laddove la Rai ha fallito, regalando “di tutto e di più” alla base futurista genovese.
Se la situazione non fosse tragica ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate: in un anno è riuscito a ricevere attenzionati dalla Dia in una sede di partito concessa in comodato gratuito da un pluri-inquisito attualmente latitante (con un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale) di cui lui è stato pure socio, oltre a esserne lo storico legale.
Ha sputtanato Fli, partito della legalità , in tutta la Liguria riuscendo ad allontare tante persone oneste e oltre 200 militanti.
Rimasto senza iscritti e senza sede, ha ceduto metà partito a “Gente d’Italia”, un partitino dello 0,7% alle scorse regionali, facendosi ospitare in un loro Point, pare concesso a titolo gratuito ovviamente.
In cambio di 400 nuove tessere che possono permettere a Nan di vincere il congresso regionale di gennaio, Gente d’Italia ha ottenuto la promessa di posti in lista alle prossime politiche.
Ora estrae dal cappello a cilindro l’annuncio della nuova sede di Fli, descritta in un comunicato come una svolta immaginifica di rilancio del partito: ma di cosa si tratta realmente?
Chi c’è stato parla di una misera stanzetta di 20-25 metri quadri all’interno di un appartamento con altre tre stanze attrezzate pare a uso studio medico o a attivitò connesse.
In ogni caso con una porta principale anonima, senza alcuna targhetta identificativa di Fli, degna delle basi clandestine della KGB e senza alcun incaricato/a che accolga un visitatore potenziale.
Forse, vista l’assonanza con i presunti studi medici in coabitazione, anche Fli Genova, gestione Enrico Nan, riceverà su appuntamento, come tutti i grandi specialisti (in questo caso della liquidazione di un partito, non della bancarotta fraudolenta di un suo cliente).
D’ altronde a che serve una sede? Per fare attività politica, ovvio.
Ma se non si ha l’intenzione o la capacità di farla, in effetti, a che serve tenerla aperta?
Quello che conta è vincere i congressi con le tessere delle truppe cammellate e poi fare il capolista alle elezioni, tutto il resto sono quisquilie e punzellacchere, come diceva Totò,
Ora non ci resta che attendere una convenzione Asl con il 118: al Fli di Nan non serve certo un numero verde, basta un numero per l’emergenza.
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile
IN SARDEGNA E’ STATO BATTUTO IL SUO MEDICO ESTIVO NIZZI, UOMO DALLE MILLE RISORSE ….AD ARCORE VINCE IL PD ED IL CENTROSINISTRA ARRIVA IN TESTA AL BALLOTTAGGIO
Perdere a casa è un po’ come perdere la Casa.
Non avere più quella che Rilke chiamava la Heimat.
Povero Berlusconi senza più Casa, letteralmente: spaesato. Tra le tante iatture che deve fronteggiare in queste ore il Cavaliere c’è pure il centrosinistra che vince a Olbia, città satellite di Villa Certosa, e il Pd che stravince ad Arcore, provincia di Villa San Martino.
Quando cadono i simboli anche la politica, e forse gli affari, non stanno più insieme.
E tutto rischia di finire male.
Succede che nella città sarda il Pdl, che nel 2007 stravinceva col 70 per cento, si spacca, s’insulta, mette di fronte due suoi uomini.
E stavolta è il centrosinistra – dal Pd all’Idv a Sinistra e Libertà – che s’incunea nella divisione e batte l’uomo di Silvio.
Converrà però anche ricordare chi sia, quest’uomo, non uno qualunque, uno che passava di lì, ma uno dei personaggi chiave del «berlusconismo sardo», quel divertente ma pure assai scaltro mix di sbruffonate estive, affari immobiliari in Costa Smeralda, serate al Billionaire (il bunga bunga verrà dopo).
Succede quindi che ad Arcore il Pd è il primo partito, si va al ballottaggio con Rosalba Colombo che supera di più di sei punti il rivale berluscoleghista, Enrico Perego.
L’uomo del Cavaliere a Olbia è il grande perdente.
Si chiama Settimo Nizzi, e non è solo stato a lungo sindaco della città , ma anche medico estivo del Cavaliere, oltre che suo proconsole per tutta una serie di questioni locali.
Devi atterrare a Olbia in gran segreto con Putin?
È Settimo che se ne interessa.
Vuoi che la Finanza non si allarmi troppo per le fiamme che escono da casa a Ferragosto, provenienti dal tuo vulcano privato?
È Nizzi che solleciti.
Ritrovi delle tombe fenicie nel terreno annesso a Villa Certosa e l’opposizione protesta invocando interrogazioni parlamentari?
Rispondi: «L’avevo regolarmente comunicato a Nizzi».
Questo simpatico ortopedico cinquantaquattrenne è anche uno dei principali organizzatori degli eventi politici di Silvio in Sardegna.
Per dire, nel 2002 era stato lui ad apparecchiargli una delle più memorabili foto-opportunity del berlusconismo, la gita-shopping in centro commerciale, vestito in tuta da ginnastica.
Lo raccontò Berlusconi, «è stato Nizzi. Mi ha detto: “Presidente, sabato pomeriggio vieni al centro, voglio portarti in un negozio di scarpe dove ne puoi comprare un paio per fare jogging la prossima estate”.
Io gli ho creduto, sono venuto qui vestito, come vedete, in tenuta operaia e… guarda un po’ che bella sorpresa».
Una piazza stracolma di gente.
In questa campagna elettorale Nizzi imitava il suo idolo, con i camion-vela, con un camper che mandava le note dall’inno («Meno male che Nizzi c’è»), con un aereo con striscione a rombare nei cieli…
E ora il Capo dovrà gestire tutto questo – affari, vacanze, amici e potere – con un sindaco non amico, e anzi forse nemico.
Gianni Giovannelli era uno del Pdl, tra i fondatori di Forza Italia, fino a quando non s’è dimesso, accusando «un certo modo di fare politica».
Va’ a sapere cosa ne verrà fuori.
E sarebbe ancora poco se guardate a queste elezioni da un’altra casa e un nuovo grandioso investimento.
Ad Arcore la democratica Rosalba Colombo è davanti al suo rivale 46,8 contro 40,2.
E non è per Silvio solo il fastidio di avere le zecche nel salotto: anche qui sono in gioco progetti, politica, ambizioni dinastiche.
Lei già annuncia: «Niente speculazioni ambientali».
Un anno fa Idra, l’immobiliare di famiglia, presentò alla giunta di centrodestra un investimento da 220 milioni per realizzare ad Arcore un megacomplesso chiamato Parco della Valle del Lambro.
E chi doveva istruire la pratica, da sottoporre poi alla Regione?
Ovviamente il Comune, allora però di centrodestra.
Cosa accadrebbe se passasse Rosalba, che ha fatto calare il Pdl dal 37 al 24 per cento, e diventare il Pd primo partito di Arcore col 25,8?
Il Pd primo partito di Arcore.
Anche solo scriverlo fa un po’ impressione, persino il correttore ortografico fa fatica ad accettarlo.
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Aprile 1st, 2011 Riccardo Fucile
IL PREMIER È AL 22,5%, IN DISCESA LIBERA, PERDE 5 PUNTI IN TRE MESI… IL PDL E’ AL 23,8% E PERDE 4 PUNTI… IL GOVERNO SCENDE AL 21,9%…PER DIVERSI SONDAGGISTI, NEL DISAMORE DELL’ELETTORE VERSO IL CENTRODESTRA, PESA IL “GOVERNO DEL NON FARE”…SE SI ANDASSE AD ELEZIONI PROSPETTIVA SCONFITTA
Invincibile, ma non per sempre.
I sondaggi, un tempo tanto amati, cominciano a raccontare un momento di inedita difficoltà per Berlusconi.
L’ultimo studio è dell’Osservatorio Politico Nazionale Lorien, specializzato in analisi sociali e politiche.
Tra il 21 e il 23 marzo un campione di mille cittadini rappresentativi della popolazione italiana è stato intervistato col classico metodo Cati sull’impatto delle tematiche più urgenti: come incidono Libia, Giappone e riforma della Giustizia sulla credibilità dell’esecutivo?
Ha ragione Giorgio Napolitano quando dice, come ieri in un messaggio inviato al Consiglio nazionale forense, che “le tensioni istituzionali alimentano la sfiducia dei cittadini”?
Spiega il ricercatore Felice Meoli: “Abbiamo analizzato le tendenze dallo scorso dicembre a oggi, ed è chiaro il calo dei consensi per tutte le voci considerate: presidente del Consiglio, governo, Pdl”.
Il giudizio più pesante riguarda il premier, che dal 27,7% del 9 dicembre è sceso al 22,5 della fiducia.
Male anche il Pdl, che passa dal 27,7% al 23,8.
Peggio se la cava il governo che partiva dal 24,2% e plana al 21,9.
Un quadro grigio, che rivede in negativo le stime di altri istituti.
“Effettivamente il dato è pesante — ragiona Renato Mannheimer di Ispo —, però anche a me risulta un calo costante della fiducia nel premier.
“Non saprei dire se siamo davanti a uno scossone più serio dei precedenti — conclude Mannheimer —, anche perchè in Italia capitano momenti di crollo improvvisi. Imprevedibili per definizione, così come le loro conseguenze”.
La retromarcia sul nucleare (propagandato strumento di rilancio del sistema industriale) e sulla Libia (con relative implicazioni su economia e immigrazione) ha portato un senso di delusione anche nell’elettorato di destra.
Sarà forse per questo che Alessandra Ghisleri, la sondaggista preferita di Berlusconi, tace ormai dai primi di gennaio: lontani i tempi del consenso al 60%.
“Il momento è difficile, ma ricordiamoci che l’elettorato berlusconiano è tifoso, non ideologico. Se mi piace una squadra, la scelgo anche quando va in serie B — sottolinea Antonio Noto di Ipr Marketing —. Eppure i numeri contano: sei mesi fa la sinistra stava cinque punti sotto la destra, oggi sono appaiate al 40%.
I sondaggi dicono infatti che la coalizione del centrosinistra potrebbe prevalere se si votasse oggi: “In teoria sì — precisa Nando Pagnoncelli —, ma non mancano i problemi nell’opposizione: divisioni interne, un’agenda mediatica che annulla ogni iniziativa, scarsa capacità costruttiva nel superare quell’antiberlusconismo che ha polarizzato la politica e allontanato il 40% degli aventi diritto dalle urne”.
E il Pdl? “Il vero limite che sta evidenziando Berlusconi è il mancato governo del fare – aggiunge Pagnoncelli -. Più che Ruby o Gheddafi conterà Napoli o L’Aquila”.
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Gennaio 1st, 2011 Riccardo Fucile
IL SITO DEI CLUB DELLA LIBERTA’ LANCIA LA DOMANDA, DOPO 24 ORE IL 57,1% VUOLE CHE BONDI LASCI L’INCARICO…. A QUEL PUNTO UNA MANINA AMICA INTERVIENE E IMPROVVISAMENTE IL RISULTATO SI RIBALTA: PREVALE UN 75,5% CHE NON VUOLE CHE BONDI SI DIMETTA…E IL SONDAGGIO VIENE IMMEDIATAMENTE CHIUSO
Sandro Bondi e lo strano caso del sondaggio: il ministro deve dimettersi per la mozione di sfiducia che sarà votata il mese prossimo?
A testare gli umori del Popolo della libertà ci ha pensato l’onorevole Mario Valducci, già tra i soci fondatori di Forza Italia. Che sul sito dei Club della libertà di cui è responsabile ha chiesto agli utenti: “Cosa faresti se fossi il ministro della Cultura Bondi, di fronte al voto di sfiducia?”.
Due le opzioni: “rimettere il mandato nelle mani di Berlusconi” oppure “resistere al governo e attendere il voto del Parlamento”.
Il 28 dicembre, a sole 24 ore dal lancio, il 57,1% aveva invitato il coordinatore del Pdl a dimettersi, mentre il 42,9% gli chiedeva di attendere il parere del Parlamento.
Numeri che già non promettevano bene e per questo lo ‘stop al voto’, previsto per l’1 gennaio, è stato anticipato.
Il risultato? Inspiegabilmente ribaltato: il contest si è infatti chiuso con un sorprendente 75,5% che chiede al ministro di resistere, contro il 24,5% che auspica le dimissioni.
Il cambio di rotta dei clic è reso ancora più sospetto dai commenti dei navigatori: sono 20, tutti encomiastici e di incoraggiamento, a eccezione di tre.
Che suggeriscono a Bondi di farsi da parte per favorire il ricambio generazionale e, magari, lo stesso Valducci (“A casa Bondi, spazio ai giovani come Gelmini, Alfano, Meloni” in aggiunta a un team di “esperti ma puliti come Frattini, Valducci e Galan”, scrive un utente che si firma ‘A casa Bondi’).
Qualcun altro rimarca l’onestà politica e intellettuale del ministro e ricorda che il Pdl ha l’obbligo di stringersi intorno a lui nonostante “non è che abbia fatto granchè” da quando si è fidanzato.
Nonostante il silenzio ufficiale di Valducci, i gestori del sito tamponano anche il flop di quel 24,5% che ha votato contro Bondi: chi si è espresso così, scrivono, lo ha fatto solo perchè “reputa opportuno non rischiare sul voto di sfiducia per paura che il partito di Gianfranco Fini faccia l’annunciato sgambetto”.
Intanto il ministro, a sondaggio chiuso, ha dichiarato ai microfoni di SkyTg24: “Non sarò io a mettere a rischio la tenuta del governo. Posso mettere a disposizione il mio incarico per rafforzare l’esecutivo e ampliare la maggioranza”. Insomma, anche se disposto a farsi da parte, si dice “con la coscienza a posto” perchè la mozione rientra nei piani dell’opposizione per ostacolare il governo. Trattasi dunque di ordinaria amministrazione, che quindi non avrebbe nulla a che fare con i crolli di Pompei o il giro di vite ai finanziamenti alla cultura.
Bondi dimentica però le assunzioni sospette del figlio e dell’ex marito della compagna e collega del Pdl Manuela Repetti, oltre alla premiazione al Festival del Cinema di Michelle Bonev, attrice sconosciuta e amica del premier.
Ma il sondaggio dei suoi, almeno in apparenza, lo ha salvato.
Ora per il Club della libertà è meglio dirigersi verso il nemico Gianfranco Fini che sulla pagina finidimettiti.it, collegata al sito, appare con lo sfondo de L’Urlo di Munch.
Nel nuovo sondaggio, subentrato dopo la chiusura anticipata di quello su Bondi, ai visitatori non si chiede se il leader di Fli debba o meno dimettersi, questo è scontato.
Si passa direttamente alle ragioni e le opzioni sono: “ha fondato un partito da presidente di Montecitorio” (35.3% delle preferenze questo pomeriggio), “ha tradito il patto con gli italiani che lo hanno votato alle elezioni” (41.2%) e “non garantisce più imparzialità avendo sostenuto la sfiducia al governo Berlusconi” (23,5).
Insomma, che Fini debba andarsene non è nemmeno in discussione e, questa volta, i risultati non richiederanno nessun ribaltamento improvviso.
Ora che hanno di nuovo il giocattolino sotto controllo tutto per loro, possono divertirsi a pigiare in libertà (vigilata).
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Novembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
NAPOLITANO: “UNA VERGOGNA PER IL NOSTRO PAESE: ESIGO SPIEGAZIONI IMMEDIATE”…NON SI FA MANUTENZIONE ORDINARIA DA 50 ANNI NEL MAGGIORE SITO ARCHEOLOGICO ITALIANO CHE RICHIAMA MILIONI DI TURISTI STRANIERI… BONDI: “MANCANO RISORSE”… UN GOVERNO DI ACCATTONI CHE SPENDE 100 MILIONI L’ANNO PER LE SCORTE, MA TAGLIA DELL’80% IL BILANCIO DELLA CULTURA
Quasi duemila anni fa, prima che la tragica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. seppellisse Pompei, la “Schola Armaturarum Juventis Pompeiani” era la palestra degli atleti dell’antica città romana.
Ieri, poco dopo le 6, è andata completamente distrutta.
Quello che un tempo era un edificio riservato a custodire armature e trofei militari, si è trasformato in un cumulo di macerie.
Quella che dai turisti viene chiamata “la Casa dei Gladiatori” era stata costruita lungo la via dell’Abbondanza, la strada principale della città sepolta percorsa ogni giorno da centinaia di visitatori.
Un disastro che ha suscitato indignazione e sconcerto.
E lo sdegno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che l’ha definito “una vergogna per l’Italia” dicendo di esigere “spiegazioni immediate e senza ipocrisie”.
La Sovrintendenza ha reso noto che la causa del cedimento sarebbe, con molta probabilità , la pioggia abbondante dei giorni scorsi.
Circostanza confermata dallo stesso ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi: “Alla luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile a uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato”.
Il tetto andato distrutto durante la seconda guerra mondiale, infatti, era stato ripristinato negli anni scorsi ed è probabile che il peso non sia stato retto dalle antiche mura.
Bondi ha però sottolineato come quanto accaduto riproponga “la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che è necessaria per la tutela e la conservazione dell’immenso patrimonio storico-artistico di cui disponiamo”.
Anche il segretario generale del ministero, Roberto Cecchi, chiede fondi adeguati ricordando che “la manutenzione ordinaria non viene fatta più da almeno mezzo secolo”.
Le associazioni degli archeologi contestano “la politica degli effetti speciali, con spese di milioni di euro per istallare ologrammi virtuali e pannelli fotografici a pochi passi dalla Domus crollata”.
“Il crollo della Domus dei gladiatori è la drammatica, ma inevitabile, risposta a chi pensa che governare significhi raccontare una balla al giorno, attaccando chi a quella balla non crede perchè le cose va a guardarle con i suoi occhi. La situazione dei siti archeologici in Campania è drammatica».
Il sindaco di Pompei, Claudio d’Alessio, lo dice senza mezzi termini: «Questa ennesima brutta notizia poteva essere evitata».
Il cedimento dell’edificio, secondo d’Alessio, è un crollo annunciato: «succede quando non c’è la dovuta attenzione e cura» per un patrimonio secolare che andrebbe «preservato da ogni tipo di sollecitazione, anche atmosferica. C’è il dispiacere tipico di una comunità – ha sottolineato D’Alessio – di un territorio su cui vi è il museo all’aperto più grande del mondo e che purtroppo viene trascurato».
Sono in pratica 50 anni che nessuno provvede alla manutenzione ordinaria del sito archeologico italiano di maggiore richiamo turistico.
Si sono susseguiti vari governi di accattoni nei decenni, ma Pompei è stata dimenticata da tutti, con grave danno economico, visto il traino turistico che deriverebbe dalla sua valorizzazione.
Se Pompei fosse gestita da giapponesi o americani, sarebbe probabilmente un gioiello, oggetto di investimenti e meta di milioni di turisti provenienti da tutto il mondo.
In Italia invece la politica spende 100 milioni l’anno per far scortare i suoi esponenti, paga miliardi di multa per difendere i ladroni leghisti delle quote latte, ma taglia i fondi alla cultura dell’80% rispetto all’anno scorso e di 1 miliardo i fondi per la tutela ambientale.
Da ieri all’estero ci conosceranno non solo per il bunga bunga, ma anche per la capacità di far crollare per incuria il nostro patrimonio artistico.
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Luglio 29th, 2010 Riccardo Fucile
BRUTTA FIGURA DI BERLUSCONI CHE PARLAVA DI APPENA 10 SEGUACI DI FINI TRA CAMERA E SENATO…. IN ATTESA DELLE DECISIONI DEL VERTICE PDL DI STASERA, I FINIANI SI SONO GIA’ ORGANIZZATI …IL GOVERNO AL COMPLETO AVREBBE SOLO 25 VOTI IN PIU’, A QUESTO PUNTO NON PASSERA’ PIU’ NULLA SENZA IL VOTO DEI FINIANI….E ORA SCATENERANNO LA BATTAGLIA IN TUTTA ITALIA
I “finiani” alla Camera si stanno organizzando per formare un nuovo gruppo parlamentare, fuori dal Pdl, se dall’Ufficio di presidenza di questa sera a Palazzo Grazioli scatterà qualche espulsione.
A quanto si apprende, stamane i deputati vicini al presidente della Camera, hanno avuto una riunione nell’ufficio di Italo Bocchino per sottoscrivere la richiesta al presidente di Montecitorio per costituirsi in un gruppo autonomo. Uno dei sottoscrittori, dice che le firme raccolte, al momento, dovrebbero essere oltre una trentina.
Ma il documento è in ‘stand-by’ in attesa di capire le decisioni della maggioranza del partito.
Stamane Bocchino ha avuto un colloquio con Gianfranco Fini nel suo studio, probabilmente per aggiornarlo dell’iniziativa.
Sarebbe infatti Fini, in qualità di presidente della Camera, a dover dare l’autorizzazione per il nuovo gruppo.
Da regolamento, a Montecitorio, bastano almeno venti firme per formare un gruppo autonomo.
Secondo quanto si apprende dalle stesse fonti, gli aderenti sarebbero: Bocchino, Briguglio, Granata, Raisi, Barbareschi, Proietti, Divella, Buonfiglio, Barbaro, Siliquini, Perina, Angela Napoli, Bellotti, Di Biagio, Lo Presti, Scalia, Conte, Della Vedova, Urso e Tremaglia.
Secondo quanto riferiscono le fonti parlamentari, ci sarebbero poi altri deputati finiani, che non aderiscono a Generazione Italia, che stanno per firmare il modulo. Fra questi, Bongiorno, Paglia, Lamorte, Rubens, Menia, Angeli, Ronchi, Moffa, Cosenza, Patarino.
«Questi numeri mettono la golden share del governo nelle mani di Fini», ha detto convinto una fonte parlamentare che partecipa al progetto.
Questa è una prima risposta a chi, come il premier, sosteneva che “i finiani saranno al massimo una decina tra Camera e Senato” e che “non ci sarà alcuna ripercussione sul Governo”. Continua »
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Marzo 30th, 2010 Riccardo Fucile
A LECCO, IL LEGHISTA CASTELLI PERDE LA BATTAGLIA PER L’ELEZIONE A SINDACO (40,2% CONTRO 50,2%) ….A VENEZIA IL MINISTRO BRUNETTA STA SOCCOMBENDO 42,2% CONTRO IL 51,4% DI ORSONI (PD)…. UN ALTRO SUCCESSO DELL’ACCOPPIATA BERLUSCONI-BOSSI
“Dal profondo Nord alle regioni rosse, l’avanzata trionfale del Carroccio”, titolava un quotidiano stamane: dopo aver vinto in Veneto grazie al regalo del premier e in Piemonte grazie ai grillini, salvo scendere in Lombardia dal 27,1% delle politiche 2008 al 25,6% delle regionali di ieri, restare bloccati in Piemonte e Liguria, e aumentare semplicemente alle regionali dell’1,4%, ecco che la Lega è finita a bagno nel lago.
E con alla guida del motoscafo addirittura un suo viceministro, Roberto Castelli da Lecco.
Dopo il periodo travagliato della sindaco Antonella Faggi di centrodestra, eletta nel 2006 con il 53,5% di consensi, il leghista Castelli sfidava, in una delle roccaforti della Lega, il candidato della sinistra Virginio Brivio.
Per i lecchesi l’occasione di ringraziare Castelli per quanto la Lega ha fatto per loro, tributandogli un consenso quasi unanime?
Beh non proprio, visto che a sorpresa ha vinto Brivio con il 50,2% di voti, contro il 44,2% di Castelli che ha peraltro raccolto pure meno dei due partiti che lo appoggiavano ( Pdl 25,7%, Lega Nord 20,7%).
Un’altro brillante successo dell’accoppiata Bossi-Berlusconi, perdita secca del 9% rispetto ai voti della Faggi di 4 anni fa.
Ma non finisce qua. Continua »
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Ottobre 8th, 2009 Riccardo Fucile
MILIONI DI METRI CUBI DI FANGO E DETRITI, RIMOSSI DAI PAESI COLPITI, SONO STATI SCARICATI IN MARE… IL LITORALE E’ RIDOTTO A UNA FOGNA: CHI HA DATO QUESTO ORDINE? …L’UNITA’ DI CRISI NON SA DOVE PORTARLI E DOVE SMALTIRLI, SCARICATI IN MARE ANCHE MATERIALI ABUSIVI
Pazienza che il mare davanti ai paesi distrutti dall’alluvione che ha colpito il messinese abbia dovuto subire un’invasione di fango e detriti caduti dalle colline.
Ma che per giorni centinaia di camion, provenienti dai paesi colpiti, vi abbiamo scaricato milioni di metri cubi di fango, alberi, mobili, televisioni, elettrodomestici, raccolti per le strade, è davvero incredibile, eppure è successo. ,
A Giampilieri, in tre giorni, sono stati rimossi due milioni di metri cubi di detriti, altri milioni nei paesi vicini, tutti caricati, per ordine della Unità di crisi, su centinaia di mezzi militari e civili che facevano la spola con la foce del fiume Dinisi, le spiagge e il mare circostante.
Altri camion avrebbero approfittato del caos della situazione per scaricare materiali abusivi, mentre il mare diventava, anche nel colore, sempre più una fogna.
Ci sono voluti quattro giorni di questo andazzo per giungere a sospendere gli scarichi: ma nessuno ha ancora stabilito cosa fare dei detriti, dove portarli e dove smaltirli.
Lo confermano gli stesi camionisti che hanno il mezzo carico, ma nessuno gli ha detto dove dirigersi: lo testimoniano i mille spalatori che cercano di liberare le strade e ora riversano nei burroni o sui bordi delle strade quello che per quattro giorni era invece finito sugli automezzi. Continua »
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Ottobre 6th, 2009 Riccardo Fucile
IL PROTAGONISMO DI BERLUSCONI PORTA A STUPIDI AUTOGOL: COME SPACCIARE PER PREAVVISO UN BOLLETTINO DI “CRITICITA’ ORDINARIA” DELLA PROTEZIONE CIVILE…I PAESI COLPITI: “NESSUNO CI HA AVVISATI” …ERA STATA CHIESTA LA DEMOLIZIONE DI 1.191 CASE ABUSIVE, MA NESSUNO AVEVA FATTO NULLA
Quando accade una disgrazia ambientale, è già troppo tardi: i cittadini alla classe politica non chiedono solo aiuti per il dopo alluvione, ma soprattutto pretendono che tali accadimenti non avvengano.
Fermo restando le responsabilità di molti che prima costruiscono abusivamente e poi piangono i loro morti.
Ma compito dello Stato dovrebbe essere quello di impedire che ciò avvenga, con una presenza seria e puntuale, con controlli preventivi e autorizzazione non rilasciate a vanvera o dietro pagamenti di bustarelle.
E’ stato detto da esperti che con i 16 miliardi di euro che si spenderanno per il ponte sullo Stretto, si potrebbe mettere in sicurezza l’intera Sicilia: se così fosse, una classe politica deve saper operare delle scelte e stabilire delle priorità , anche attraverso un referendum regionale.
Chiedere ai cittadini cosa preferiscono, e ognuno si assuma le proprie responsabilità : i politici nell’eseguire la volontà popolare, come recita la Costituzione.
Una volta avvenuta la tragedia del messinese, inutile “fremere” per conquistare il centro della scena. Già Berlusconi voleva partire subito e Bertolaso, contrariandolo, gli aveva fatto presente che avrebbe intralciato i lavori di soccorso.
Quando finalmente ha avuto il via libera, il premier si è fiondato a Messina con la solita strategia: faccio tutto io, state tranquilli, faremo come all’Aquila ( speriamo meglio, diciamo noi).
Ma, privo di visione politica come purtroppo è, auspicando solo un’arruffata “politica del fare” senza pensare, ecco la solita uscita nefasta, che sa di presa in giro di coloro che hanno subito la frana: “Avevamo previsto il disastro”. Continua »
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