Settembre 7th, 2016 Riccardo Fucile
ALLA MURARO NON VIENE CONTESTATA SOLO L’ACCUSA DI “REATI AMBIENTALI”, MA ANCHE L’ABUSO D’UFFICIO… E C’E’ ANCHE L’IPOTESI DI CORRUZIONE
C’è un documento che dimostra in maniera chiara il legame tra Paola Muraro e le società di Manlio
Cerroni, il ras dei rifiuti a Roma imputato proprio per la gestione della spazzatura e adesso indagato nel nuovo filone d’inchiesta.
E avvalora il sospetto dei pubblici ministeri che nel suo ruolo di consulente di Ama, ricoperto per ben 12 anni, la donna abbia favorito le aziende private danneggiando la stessa municipalizzata.
È l’elenco dei componenti del comitato tecnico-scientifico di Ecomondo 2016, la «piattaforma tecnologica per la Green e Circular Economy nell’area Euro-Mediterranea» che quest’anno si svolgerà a novembre a Rimini.
La dicitura è eloquente: «Paola Muraro & Carlo Noto La Diega».
Noto La Diega è il socio di Cerroni nella società Gesenu e in altre aziende del gruppo, oltre a essere stato il coordinatore per il monitoraggio ambientale della discarica romana di Malagrotta.
Perchè l’assessore all’Ambiente del Campidoglio si muove in tandem con un personaggio così controverso, peraltro finito agli arresti lo scorso anno nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti a Viterbo?
Qual era la reale natura di questo rapporto che arriva direttamente a Cerroni?
Per rispondere a questi interrogativi i magistrati stanno ricontrollando tutte le delibere e hanno deciso di acquisire le dichiarazioni dei redditi della Muraro proprio per controllare le «entrate», oltre alla consulenza con Ama che per dodici anni le ha fatto guadagnare oltre un milione di euro.
In realtà la donna era molto più che una semplice consulente.
Legatissima a Franco Panzironi e Giovanni Fiscon – gli ex vertici di Ama scelti dall’ex sindaco Gianni Alemanno e poi imputati nel processo di Mafia Capitale – Muraro ha svolto un ruolo da funzionaria di alto livello, delegata alla gestione e al controllo degli impianti.
Dunque una funzione pubblica e proprio questo consente agli inquirenti di contestarle – oltre alla violazione dei reati ambientali – anche l’abuso d’ufficio.
Nel fascicolo del pubblico ministero Alberto Galanti emerge il sospetto che abbia garantito una sorta di patto affinchè gli impianti Ama funzionassero a ritmo ridotto proprio per consentire anche a quelli di Cerroni di smaltire una parte dei rifiuti della Capitale.
Per questo, denunciano i carabinieri del Noe, sarebbero state alterate le quantità di materiale trattato e prodotto.
Adesso bisognerà scoprire quale fosse la contropartita per questo interessamento, verificare se Muraro abbia tratto vantaggi.
In questo caso scatterebbe infatti anche l’accusa ancor più grave di corruzione.
(da “il Corriere della Sera”)
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Settembre 5th, 2016 Riccardo Fucile
ACCORDO ILLECITO TRA IL CERRONI E L’ALLORA CONSULENTE PER SPARTIRSI LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
Esisteva un accordo illecito tra l’ex dirigenza di Ama e il ras dei rifiuti Manlio Cerroni per spartirsi lo smaltimento della spazzatura.
Un patto segreto concluso grazie alla mediazione di Paola Muraro, che negli ultimi dodici anni è stata consulente dell’azienda municipalizzata ed era delegata proprio al controllo di quegli impianti.
È questo il sospetto che nei mesi scorsi ha convinto il pubblico ministero Alberto Galanti a iscriverla nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e violazioni delle norme ambientali.
Una scelta effettuata ben prima che fosse nominata assessore all’Ambiente del Campidoglio. I carabinieri del Noe guidati dal generale Sergio Pascali hanno già sequestrato la documentazione nella sede dell’azienda pubblica e acquisito atti e delibere negli uffici di Provincia e Regione.
Ora l’inchiesta prosegue e si concentra anche su altri filoni: la regolarità dell’incarico da oltre un milione di euro in dodici anni siglato dalla stessa Muraro e i suoi rapporti con Franco Panzironi e Giovanni Fiscon, amministratori quando sindaco era Gianni Alemanno e ora imputati nel processo di «Mafia Capitale»
Il contratto bocciato.
Nel 2012 l’Ama sigla un contratto che la obbliga a «conferire per dieci anni» i rifiuti solidi urbani presso gli impianti di Cerroni.
Il consiglio di amministrazione lo boccia, ma quella strana intesa finisce comunque all’attenzione della Procura di Roma.
La copia del contratto è già nel fascicolo, così come il verbale del Cda che negò la ratifica. E adesso sarà proprio Muraro a dover chiarire chi propose di agire in quel modo e quale potesse essere il vantaggio per l’Ama.
I tre filoni investigativi – coordinati dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino – contemplano infatti la possibilità che ci fosse una vera e propria direttiva che aveva come obiettivo il coinvolgimento delle ditte di Cerroni.
La spartizione illecita.
Nella delega consegnata al Noe i magistrati chiedono di controllare, per ogni anno, i quantitativi di spazzatura trattati e prodotti.
Il motivo è ben spiegato nell’ordinanza di custodia cautelare che nel 2014 fece finire agli arresti lo stesso Cerroni per l’accusa di traffico illecito di rifiuti e fece emergere i problemi legati agli impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico).
Il provvedimento specificava che l’allora prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro aveva mandato i carabinieri a controllare il funzionamento dei Tmb di Malagrotta accertando che «uno funzionava soltanto al 23 per cento del potenziale e l’altro al 57 per cento». Non solo.
Scriveva il gip: «La cosa interessante è vedere come, dei 4 impianti, i due di proprietà dell’Ama lavorano rispettivamente al 60 per cento e a pieno regime, mentre i due di proprietà di Cerroni fino a poco tempo fa lavoravano uno al 60 per cento, mentre l’altro era spento». Ed è questa circostanza ad aver alimentato il sospetto che si fosse deciso di andare a ritmo «ridotto» proprio per favorire una vera e propria spartizione.
L’audizione.
Oggi Raggi e Muraro sono convocate davanti alla commissione parlamentare Ecomafie. L’assessore ha fatto sapere che non si tirerà indietro, anzi rilancerà consegnando un dossier su tutti gli illeciti che, a suo dire, sarebbero stati compiuti durante l’ultima gestione affidata a Daniele Fortini.
Ai magistrati, che potrebbero interrogarla nelle prossime ore, dovrà invece chiarire quale fosse realmente il suo ruolo in Ama e soprattutto quali altri appalti e affari abbia seguito per conto di Panzironi e Fiscon visto che – almeno in un caso – fu delegata anche ai rapporti con Salvatore Buzzi.
Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera”)
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Settembre 5th, 2016 Riccardo Fucile
IL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE DELL’AZIENDA…IN ROTTA DI COLLISIONE CON MINENNA
Il boccone è Ama. Ma il boccone è anche uno strumento: per controllare la politica, avere voti e stare
nelle partite economiche.
Attorno ai rifiuti, a Roma si è giocata e si sta giocando una partita feroce e sanguinosa, per le sorti della giunta Raggi, del suo assessore all’ambiente e naturalmente per la qualità del servizio ai romani.
Paola Muraro si è scontrata pesantemente con Marcello Minenna sul piano di ristrutturazione dell’azienda, che l’assessora ha scritto e La Stampa è in grado ora di raccontare nel dettaglio.
Un progetto che finirà sul tavolo dei pm, in cui non c’è alcun riferimento alla ristrutturazione industriale, nè un piano economico-finanziario, nè delle linee guida strategiche o un ripensamento della macrostruttura, ma emerge invece prepotente un’urgenza: epurare i dirigenti nemici e sostituirli con dirigenti fidati.
Per assecondare alcune logiche che qui possiamo spiegare.
Le mani di Paola Muraro su Ama si allungano risolutivamente in una riunione del 26 agosto. Alla riunione partecipano Marcello Minenna e la Muraro, dal Campidoglio, Alessandro Solidoro e Stefano Bina (presidente e dg) in collegamento telefonico.
Il verbale viene trasmesso dal gabinetto del sindaco all’azienda (col protocollo Roma Capitale, Gabinetto del sindaco, 27 agosto 2016, N. Prot. RA/55796).
La trasmissione è firmata Marcello Minenna. Il primo a essere rimosso è Pietro Zotti, direttore industriale da cui dipendono anche i due impianti di trattamento biomeccanico dei rifiuti di Ama (il dirigente è Marco Casonato, anche lui rimosso). Rimuovere Zotti significa togliergli qualunque arma di difesa, un domani qualunque cosa dicesse contro la Muraro passerebbe per la vendetta di un dirigente rimosso.
Il secondo è Leopoldo D’Amico, già fatto fuori da Panzironi, il presidente dell’era Alemanno, e tornato, nella gestione Fortini, come capo del progetto degli Ecodistretti. Non un fulmine di guerra, ma una persona di cui tutti in azienda parlano bene.
La sua rimozione serve a Muraro nel quadro del mantenimento del consenso interno con i comitati di Rocca Cencia.
Il terzo da far fuori è Saverio Lopes, 41 anni, proveniente da Acea e poi Atac, direttore delle risorse umane. E qui la storia incrocia direttamente interessi elettorali. Lopes è giovane, capace. Ma ha tanti nemici.
Facendo fuori Lopes, Muraro fa cosa gradita alle Usb e ad Alessandro Bonfigli, il potente capo della Cisl in Ama e amico di Marcello De Vito, una comune simpatia ideologica (a destra).
Lopes è particolarmente inviso perchè la sua battaglia cardine è stata contro l’assenteismo e il consociativismo nella gestione aziendale; Lopes denunciò brogli nell’accaparramento delle deleghe sindacali, e favorì il licenziamenti dei 41 di Parentopoli. Favorì, anche, una scissione sindacale che portò via 500 tessere dalla Cisl di Ama (tessere che valgono 120mila euro all’anno). Bonfigli, che chiede e ottiene la testa di Lopes, era stato estromesso dalla Cisl nel maggio 2016; ma a giugno vince la Raggi, e contemporaneamente lui torna in sella in come capo Cisl in Ama.
Insomma: destra (network Alemanno), carabinieri, sindacati di base e pezzi (non i migliori) di Cisl sono sullo sfondo di questa Muraro story, e dei voti che essa significa per Virginia Raggi.
In quella riunione del 26 agosto, Muraro decide dunque di togliere Zotti e D’Amico (le loro deleghe vanno tutte al nuovo dg Bina, che non ne è affatto contento, perchè si trova gravato di un carico enorme di responsabilità , e connessi rischi giudiziari), e soprattutto di epurare Lopes.
Solidoro, allora presidente, e Minenna, sono contrari a rimuovere Lopes (addirittura pensavano di nominarlo dg), ma la Muraro fa la voce grossa, alla sua maniera.
A quel punto lo scontro è totale. Minenna, amico e mentore di Solidoro, qualche giorno dopo si dimette. Solidoro strappa l’ordine di servizio per la rimozione di Lopes e si dimette pure lui.
Tutto da rifare? No. Muraro riconvoca tutti i dirigenti Ama il 2 settembre – agendo come fosse l’amministratore dell’azienda, non l’assessore – e comunica che in Ama ci sarà anche Giancarlo Ceci, responsabile della programmazione del M5S, a darle una mano. Un’occupazione stile prima repubblica.
Infine, Muraro chiama Giuseppe Rubrichi, 66 anni, oggi dirigente per la sicurezza sui luoghi di lavoro, e gli offre il posto di Lopes.
Rubrichi nel 2000 finì nell’inchiesta per l’inceneritore di Colleferro, dove bruciavano rifiuti che non dovevano essere bruciati. Non tirò in ballo nessun altro, allora.
Una sua nomina potrebbe far rientrare di fatto in gioco, a dirigere gli impianti, quell’Alessandro Muzi, in buoni rapporti con Manlio Cerroni, l’imprenditore “re delle discariche” romane, che nella prima uscita pubblica della Raggi con Muraro, a Rocca Cencia, si fece fotografare accanto a sindaco e assessora esibendo potenza e copertura politica.
È un grosso boccone, Ama. Chi controlla Ama ha in mano mezza Roma.
Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa”)
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Settembre 4th, 2016 Riccardo Fucile
LA RAGGI “PROMUOVE” MARRA ALLA SEGRETERIA POLITICA CON IL TRUCCO DI RIDIMENSIONARLO
Prima in diretta streaming ha vestito i panni della grande accusatrice contro l’ex dg di Ama Daniele Fortini.
Ma ora per Paola Muraro arrivano 24 ore cariche di incognite: domani l’assessora all’Ambiente della giunta Raggi si presenterà da indagata in commissione parlamentare Ecomafie.
Assieme alla prima cittadina, varcherà il portone di Palazzo San Macuto con il peso di un’inchiesta dagli esiti imprevedibili.
La procura non ha mai smesso di scavare nel suo passato e lei a sua volta ha preparato per tutta l’estate la difesa: “Sono tranquilla e determinata”, spiega mettendo ordine in due faldoni colmi di documenti. Al loro interno, confida l’ex superconsulente, ci dovrebbero essere le risposte attese da commissione e procura: l’audizione potrebbe essere acquisita dal pm Alberto Galanti.
Sui suoi 12 anni in Ama è nata una maxi-indagine.
Tra i fascicoli c’è quello sul tritovagliatore di Rocca Cencia, di proprietà di Manlio Cerroni. La procura indaga per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito dei rifiuti, truffa e frode nelle pubbliche forniture. Muraro, prima che i carabinieri a fine giugno sequestrassero le carte dell’impianto, era favorevole al suo utilizzo.
Il vero nodo, però, sono le consulenze: dal 2004 al 2016, l’assessora ha lavorato come referente Ippc negli impianti Tmb di Rocca Cencia e di via Salaria.
L’ipotesi è che per un lungo periodo siano stato sottoutilizzati, producendo meno scarti in uscita, difformi rispetto alle prescrizioni.
Al vaglio degli inquirenti anche il trattamento economico che Muraro, approdata in Ama con Fiscon, ha ricevuto negli ultimi anni di consulenze.
Nell’inchiesta pure le intercettazioni tra Muraro e Buzzi, il ras delle coop di Mafia Capitale.
Notizie che la base grillina ha già metabolizzato, ma che ora potrebbero tornare d’attualità , dando un altro scossone alla Raggi. Oltre ai cinque addii maturati giovedì tra Comune e partecipate, ora Ama rischia di perdere anche il nuovo dg Stefano Bina. Non c’è stato nessun bando pubblico per la sua nomina: ed è stata la stessa motivazione per cui l’Anac ha formulato il suo parere negativo sull’ormai ex capo di gabinetto Carla Raineri.
All’addio della magistrata sono seguite le dimissioni dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna. In queste ore la sindaca sta vagliando i curriculum dei possibili sostituti.
Il sistema di deleghe sarà rivisto: il titolare del Bilancio non si occuperà più di aziende partecipate dal Comune. L’idea è di assegnare questa importante materia a uno degli assessori già in carica.
Intanto la catena di dimissioni lascia una scia di veleni. Ieri Minenna ha postato su Facebook l'”addio”, anticipato da Repubblica, in cui denuncia di aver respinto “interferenze e compromessi al ribasso”. Da ciò prende spunto il deputato pd Michele Anzaldi che ha scritto alla presidente dell’Antimafia Rosy Bindi per chiedere un’audizione dell’ex assessore e di Carla Raineri (che ieri ha rinunciato allo stipendio.
Il primo cittadino, per cercare di ricucire una situazione piuttosto sbrindellata, ha così deciso di far fare un passo indietro ai suoi fedelissimi, Raffaele Marra, vice capo gabinetto, e Salvatore Romeo, capo segreteria.
Ma la retromarcia dei due potrebbe non essere poi tale alla fine dei conti.
Ai vertici risulta che – presto -Raffaele Marra, il vicecapo di gabinetto già braccio destro di Gianni Alemanno e Renata Polverini, sarà spostato ad altro incarico. Quel che trapela, però, è che ci sia dietro un trucco: spostare sì Marra, ma alla segreteria politica insieme al fedelissimo Salvatore Romeo
(da agenzie)
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Settembre 1st, 2016 Riccardo Fucile
L’ANZIANA PERCEPIVA DA 12 ANNI L’ASSEGNO DESTINATO ALLE PERSONE IN CONDIZIONI DI DISAGIO… INCASSATI 90.000 EURO, DENUNCIATA
Percepiva dal 2004 l’assegno sociale destinato alle persone in condizioni di disagio, pur essendo in possesso di circa un milione di euro in Svizzera.
Una donna di 80 anni è stata denunciata dalla guardia di finanza di Gallarate (Varese) con l’accusa di indebita percezione di erogazione ai danni dello Stato.
L’anziana, che si dichiarava indigente, in 12 anni avrebbe percepito illecitamente circa 90mila euro.
Ultimamente aveva anche fatto richiesta per accedere ai fondi di sostegno all’affitto erogati dalla Regione di Lombardia e dal Comune di Gallarate.
Dai controlli delle fiamme gialle è emerso che la donna non versava in condizioni economiche disagiate: è titolare, infatti, di un conto corrente in Svizzera con depositato circa un milione di euro e ha presentato anche una richiesta di ‘voluntary disclosure’ per far emergere la somma detenuta all’estero.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2016 Riccardo Fucile
IL CONDUCENTE VOLEVA DEL “FUMO” DAL SENEGALESE E AL RIFIUTO DELL’UOMO HA ESTRATTO UN COLTELLO E SI E’ FATTO CONSEGNARE 50 EURO… L’ARRESTATO LEGATO ALL’ESTREMA DESTRA
I fatti risalgono a circa 10 dieci giorni fa. Un giovane senegalese ha raccontato alla Polizia di stato che,
poco prima di mezzanotte, era stato minacciato e rapinato su un autobus.
Secondo quanto dichiarato, l’autista del mezzo, con il quale aveva avuto una discussione, gli avrebbe chiesto del “fumo”.
Quando ha risposto di non avere alcun tipo di droga, l’altro, da dentro un marsupio, avrebbe estratto un coltello del tipo militare e si sarebbe fatto consegnare i 50 euro che aveva in tasca.
Il giovane immigrato, fuggito nella campagna a nord della capitale, prima di raggiungere il centro dove è ospite, ha chiamato la polizia.
Gli ispettori del commissariato Ponte Milvio hanno raccolto vari elementi che hanno portato ad individuare un sospettato.
La conferma che l’intuizione era giusta è venuta dall’individuazione fotografica effettuata dalla vittima.
I poliziotti, grazie agli indizi acquisiti, hanno chiesto ed ottenuto un decreto di perquisizione e questa mattina si sono presentati alla porta dell’indagato.
Un coltello simile a quello descritto dal senegalese è stato trovato nell’auto del sospettato insieme ad un tirapugni, altri due coltelli, una mazza da baseball e la riproduzione di un gladio romano.
Parte di questi oggetti erano custoditi in un sacca insieme ad alcune bandiere con croci celtiche e fasci littori.
Al termine degli accertamenti il ragazzo è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per la rapina al senegalese e per la violazione della legge sulle armi.
Intanto Atac spa fa sapere di “attendere che le autorità completino gli accertamenti per adottare tutte le iniziative a tutela propria, del servizio e del buon nome dei tanti dipendenti che ogni giorno lavorano con impegno e abnegazione per garantire il trasporto pubblico nella città “.
(da agenzie)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
LA CONSULENZA DA 100.000 EURO AL FRATELLO DI UNA CONSIGLIERA COMUNALE DEL PD… DA RESPONSABILE DEL CENTRALINO DEL 115 DI ASCOLI ALL’ANALISI DI 8 STRUTTURE SANITARIE
La piccola storia italiana dentro la più grande storia del terremoto avviene molto prima della scossa del 24 agosto, ad Ascoli.
Un geometra incaricato dall’Asl di verificare i rischi sismici in 8 ospedali della provincia. Una consulenza da 100mila euro per 4 anni.
Secondo i magistrati, un “palese ed evidente trattamento di favore“. Senza gare, selezioni, concorsi.
Ci sono 4 imputati per abuso d’ufficio, gli amministratori dell’azienda sanitaria, anche se il processo vede da vicino la prescrizione.
Il geometra, nel frattempo diventato architetto, si chiama Stanislao Acciarri e ora è sotto inchiesta alla Corte dei Conti.
Il perchè del favoritismo? I magistrati nelle carte — rivelate da Tiscali — non lo dicono. Lo ammette, invece, senza problemi, il diretto interessato, Acciarri, intervistato da Repubblica.
Lei, chiede il cronista, ha ottenuto quel lavoro a tempo determinato per l’Asur marchigiana grazie a sua sorella?
“E’ andata così, inutile negarlo. Monica gravitava nella sanità delle Marche, mi ha segnalato la possibilità , ho fatto il colloquio e mi hanno preso. Senza di lei non avrei mai ottenuto quel posto, ma non ho rubato nulla. La selezione non prevedeva concorso, un colloquio e basta”.
Monica Acciarri, la sorella, attualmente è consigliera comunale del Pd ad Ascoli, in passato è stata candidata — ma non eletta — alle Regionali e soprattutto è dipendente della segreteria dell’assessore regionale alla Sanità .
I due fratelli, intervistati oggi da Corriere e Repubblica, forniscono versioni diverse della vicenda.
Acciarri, intanto, precisa che non si trattava della valutazione dei rischi antisismici: “Sono stato chiamato a fare una mappatura delle strutture che rispettavano le norme antincendio — dice — Vie di fuga, estintori. Un normale lavoro da vigile del fuoco coordinatore”.
Certo, “l’ambulatorio di Acquasanta e quello di Amandola so che hanno avuto danni: ma con la prevenzione da terremoto non c’entro nulla, ho solo controllato l’antincendio”.
Secondo lui tutta la vicenda è esplosa per “una faida interna al Pd di Ascoli per far fuori mia sorella”, “la denuncia è partita dal suo primo avversario”.
Ma la sorella, Acciarri, nega che lei abbia avuto un ruolo nell’affidamento della consulenza al fratello. “Ha risposto a un bando della Regione. Cercavano dei geometri e ha fatto richiesta. Fra le altre cose percependo il medesimo stipendio di vigile del fuoco. Nè un euro in più nè un euro in meno”.
I magistrati pensano cose molto diverse di questa storia.
Il progetto dell’Asl, racconta Tiscali, era finanziato dal ministero della Salute e prevedeva l’assunzione a tempo determinato di “personale tecnico qualificato” per “rilievi, prove su materiali ed analisi complesse” sulla vulnerabilità sismica delle strutture.
Secondo la ricostruzione dei pm Stanislao Acciarri veniva assunto dall’Asl delle Marche “su sua semplice richiesta e al di fuori di una qualsiasi procedura comparativa”.
Il contratto valeva per “compiti specifici altamente qualificati e tecnicamente specializzati un soggetto del tutto privo di una corrispondente qualificazione professionale mentre parallelamente la stessa unità sanitaria locale svolgeva bandi di gara per reperire figure professionali esterne (realmente) qualificate relativamente al rischio sismico; possedeva personale e strutture tecniche per svolgere attività quantomeno preparatorie e collaterali alla valutazione del rischio sismico”
I compiti di Acciarri erano molti e diversi: “Verifiche tecniche inerenti la vulnerabilità sismica delle strutture ospedaliere, recupero e/o ricerca del progetto strutturale e dei dati utilizzati per il calcolo-fasi dei lavori comprensive delle valutazioni dei D.L. e del certificato di collaudo; approvazione degli enti competenti; individuazione di eventuali modifiche strutturali successive alla costruzione e relative autorizzazioni; predisposizione di elaborati grafici di dettaglio dell’edificio, compresi i dettagli esecutivi e delle tipologie costruttive degli elementi strutturali; mappatura certificazioni VV.F. edifici sanitari di proprietà ASUR; sopralluoghi con valutazione dello stato attuale di rischio incendio sulle strutture sanitarie; indicazione di massima degli interventi da effettuare…”.
Acciarri all’epoca della consulenza era responsabile della sala operativa del 115 di quella zona. E’ un compito delicato: nel più breve tempo bisogna saper raccogliere le informazioni più importanti, prendere decisioni, mobilitare persone e mezzi.
Ma non significa che una figura così sia in grado di condurre un’analisi così complessa come la valutazione di rischio sismico su 8 strutture ospedaliere e ambulatoriali.
Per il pm Umberto Monti, peraltro, è evidente che non c’è mai stata anche solo una “mera interlocuzione” nei primi due anni di consulenza tra Acciarri e l’azienda sanitaria e non risultano controlli o verifiche in campo antisismico.
Non esistono relazioni, analisi, sopralluoghi, lettere.
Ciononostante, continua il magistrato, il direttore generale gli rinnova l’incarico per altri due anni con gli stessi compiti e con le “medesime vantaggiose modalità previste dal contratto”.
E cioè: “Assenza di badge, assenza di fogli di presenza da firmare, assenza di qualsiasi controllo sull’orario di lavoro, nessun obbligo di presenza in ufficio, sostanziale assenza di qualsiasi controllo sulla attività svolta e sui risultati della stessa”.
Attualmente Acciarri, il cui mandato è finalmente terminato, è responsabile della manutenzione interna del comando di Ascoli Piceno, si è laureato come architetto, ha anche uno studio dove progetta e disegno per — dice lui — “arrotondare”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
PRESTITI CON TASSI FINO AL 30% MENSILE… IN CARCERE ANCHE L’EX PALERMO E PARMA CHE LO SCORSO ANNO HA GIOCATO NEL CROTONE
Utilizzavano i capitali della ‘ndrangheta per dare prestiti a tassi del 30 per cento mensile. Usura e
estorsione aggravata sono le accuse contestate a 14 persone arrestate dal Ros dei carabinieri.
L’organizzazione è, secondo gli investigatori, un’emanazione delle cosche Cicero-Lanzino e Rango-Zingari, cioè quelle che hanno il controllo di Cosenza. Tra i 14 arrestati c’è anche Francesco Modesto, ex calciatore professionista che ha giocato in molte squadre di serie A e B come Palermo, Reggina, Genoa, Bologna, Parma, Crotone.
Proprio nella città calabrese ha chiuso la sua carriera, contribuendo però alla promozione in serie A della squadra. Attualmente Modesto è svincolato.
Altri dettagli sull’inchiesta saranno forniti nelle prossime ore dalla Procura di Catanzaro e dai carabinieri territoriali e del Ros.
(da agenzie)
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Agosto 29th, 2016 Riccardo Fucile
SENTENZA DEL TRIBUNALE DI MILANO, DOPO LA BOCCIATURA DELLA CORTE EUROPEA: ORA VANNO RESTITUITI I 245 EURO A TESTA A TRE MILIONI DI IMMIGRATI REGOLARI
Lo Stato deve risarcire gli extracomunitari a cui ha fatto pagare contributi eccessivi per avere il permesso di soggiorno.
Ad affermarlo è una ordinanza del Tribunale civile di Milano, che condanna il ministero dell’Economia, quello dell’Interno e la presidenza del Consiglio a risarcire sei immigrati che avevano fatto ricorso, chiedendo il rispetto della sentenza della Corte europea del 2 settembre 2015 che ha dichiarato “discriminatorio” l’importo del contributo per il permesso di soggiorno di lungo periodo, fissato in 245 euro.
Vale a dire, 200 di base, più spese di istituzione della pratica.
Una cifra che la Corte, con sede a Lussemburgo, ha ritenuto “irragionevolmente alta”, soprattutto se “confrontata con quanto pagano i cittadini italiani per prestazioni analoghe”, ossia il rinnovo della carta di identità .
Proprio citando la sentenza della Corte, il giudice Martina Flamini della prima sezione civile del Tribunale di Milano ha condannato lo Stato “a restituire la somma di 245 euro ciascuno” agli immigrati. E a pagare 6.100 euro di spese processuali.
L’ordinanza milanese segue il pronunciamento del Tar del Lazio che lo scorso 24 maggio ha accolto un ricorso di Cgil e Inca, dichiarando illegittimo il decreto ministeriale del 2011 che ha fissato gli importi da pagare per il permesso di soggiorno: 80 euro per una permanenza in Italia fra tre mesi e un anno, 100 euro fra uno e due anni, 200 per il permesso di lunga durata, più le spese.
Se la sentenza del Tar ha indicato la necessità di adeguare gli importi a quelli di altre prestazioni anagrafiche (30,46 euro per il permesso ottenuto per via telematica, 30 se richiesto in posta e 16 euro di marca da bollo), il pronunciamento del giudice di Milano apre la complessa questione dei risarcimenti.
Sarebbero infatti almeno tre milioni i cittadini extracomunitari che hanno ottenuto l’emissione o il rinnovo del permesso di soggiorno alle tariffe dichiarate illegittime dalla giustizia europea.
In molti potrebbero volersi rivolgere al Tribunale chiedendo un rimborso, forti dell’ordinanza milanese che parla di “trattamento deteriore riservato allo straniero quale effetto della sua appartenenza a una nazionalità diversa da quella italiana”.
L’avvocato Alberto Guariso, che insieme al collega Livio Neri ha assistito i sei extracomunitari, spiega: “Le sentenze hanno messo in agitazione le istituzioni. Alcune questure, che ci risulti, applicano le vecchie tariffe. Altre sono più prudenti”.
Il ministero dell’Interno fa presente che a stabilire nuove tariffe dovrà essere il ministero dell’Economia, con un decreto.
Al Mef replicano che, trattandosi di un contributo e non di un’imposta, la competenza sarebbe invece degli Interni. In pratica, manca una regola.
Lo scorso 13 luglio, rispondendo a una richiesta di spiegazioni del sindaco di Prato, il sottosegretario al Viminale Domenico Manzione ha trasmesso un “appunto” in cui si fa presente che, per emissioni e rinnovi dei permessi, “saranno lavorate anche le pratiche prive del pagamento del contributo, depositate dal 24 maggio scorso”, giorno del pronunciamento del Tar Lazio. La stessa nota, da settimane, gira nelle questure
Di certo, al di là delle competenze dei singoli ministeri, le nuove tariffe dovranno essere decise dal governo, come indica una direttiva europea del 2003.
L’ipotesi più probabile è che verrà scelto l’importo di 30,46 euro, già in vigore per chi compila i moduli online.
(da “La Repubblica“)
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