INTERVISTA A FABIO GRANATA, UNA VITA DA “RIBELLE” E POLITICO PER PASSIONE: “ESSERE ERETICI NON GARANTISCE POLTRONE, MA LASCIA UNA TRACCIA NELLE COSCIENZE”
Maggio 19th, 2014 Riccardo FucileE’ CANDIDATO PER GREEN ITALIA ALLE EUROPEE: “UN PROGETTO NUOVO CHE UNISCE UOMINI DI PROVENIENZA DIVERSA”… “OGGI IL CONFLITTO NON E’ PIU’ TRA DESTRA E SINISTRA, MA TRA CHI PENSA CHE TUTTO ABBIA UN PREZZO E CHI INTENDE DIFENDERE CIO’ CHE HA VALORE”…”TERRA, TRADIZIONE E TALENTO: L’IMMAGINE PER LA VALORIZZAZIONE DELLA MIA SICILIA”
Vi sono politici che frequentano salotti e rilasciano interviste in sale ovattate, altri che trovi più facilmente ai banchetti di propaganda nelle piazze e che quasi confondi con i semplici militanti.
Fabio Granata appartiene alla seconda categoria e chiacchierare con lui è come rivivere una intera stagione della politica italiana.
Oggi è il capolista di Green Italia – Verdi europei per la circoscrizione Isole (Sicilia e Sardegna), nonchè candidato anche nella circoscrizione meridionale (Abruzzo, Puglia, Campania, Basiicata e Calabria)
Il suo è un lungo percorso politico di militanza a destra, vissuto sempre con passione. Cosa ha rappresentato per lei l’impegno politico?
La politica è passione o non è: chi ha avuto come punti di riferimento grandi uomini prima che grandi politici ha imparato a essere ribelle, a mettersi in gioco, ad andare oltre il contingente e le ideologie. Essere eretici non garantisce poltrone, ma lascia una traccia nelle intelligenze e nelle coscienze. Non so se ci sono riuscito, ma certo ci ho provato.
Del giovane ventenne diventato consigliere comunale a Siracusa sono rimasti ancora dei valori di riferimento o il tempo ha prodotto cambiamenti?
Un calciatore a vent’anni non ha magari una grande visione di gioco e sopperisce con l’agonismo e la corsa. Quando è più avanti negli anni cerca di non disperdere energie, l’esperienza gli permette di vedere prima il compagno smarcato e la traiettoria per il lancio vincente. Ma in entrambi i casi occorrono motivazioni ideali e voglia di vincere, altrimenti meglio accomodarsi in panchina. Ecco, io mi vedo ancora in campo
Lei ha passato varie fasi della destra italiana, da quella rautiana ad An, fino a seguire Fini in Futuro e Libertà , con ruoli di rilievo: oggi la Destra in Italia esiste ancora?
Posso dire di essere stato fortunato: ho vissuto nel Movimento sociale le prime battaglie giovanili, le eresie di Beppe Niccolai, il fascino delle idee sociali di Pino Rauti, gli albori dell’ ecologismo, la cultura di destra, i campi Hobbit, le lacerazioni fino a Fiuggi, i “mali assoluti” fino alla nefasta confluenza nel Pdl. E’ stata una stagione irripetibile per circostanze e motivazioni fino al sogno della rivolta attraverso quel “dito puntato”e le giornate esaltanti di Bastia Umbra. Fino alla triste consapevolezza della totale inadeguatezza della gestione di quel gesto di ribellione contro un potere politico, economico, mediatico e criminale enorme. Ma resta l’orgoglio per le aspre battaglie parlamentari in difesa di legalità e dignità , i tetti della Sapienza, l’incontro con le agende rosse,Via D’Amelio e la nuova cittadinanza, la speranza di una Destra legalitaria e repubblicana moderna. Oggi la destra è conformismo, servilismo, liberismo, tentativi di anteporre interessi personali a quelli della Comunità . Non è la mia destra.
Una volta sciolto Futuro e Libertà , alcuni suoi ex esponenti hanno scelto di aderire a Fratelli d’Italia. Una scelta incompatibile per lei?
Non mi sono mai iscritto al partito dei reduci e degli opportunisti quando avrai potuto trarne vantaggio. Non entro nella macchina del tempo per ritrovarmi a servire a tavola chi oggi è costretto a sua volta dalla legge a prestare servizi sociali ad altri. La destra ha bisogno di idee nuove non di volti nuovi in photoshop con idee vecchie.
La sua decisione di aderire al progetto ambientalista di Green Italia è sembrata a molti una rottura con il suo passato. Ma l’ambientalismo e la tutela dei beni artistici sono battaglie così estranee e lontane da una certa destra italiana ?
Tutt’altro: la dfesa del patrimonio ambientale e culturale trova radici profonde nella cultura di destra e nella visione tradizionale della comunità nazionale. Ricordo che 30 anni fa sorsero a destra avanguardie ecologiste che seppero condurre battaglie sul territorio e crearono interesse nei media. Purtroppo non furono supportate adeguatamente, ma questa è una caratteristica costante della classe dirigente di destra.
Dopo l’esperienza dei Verdi al governo, il movimento ambientalista non ha saputo rinnovarsi, mentre in Europa tuttora rappresenta la quarta forza politica. Problema di leadership o di contenuti?
Penso che il prevalere della connotazione politica su quella tecnica non abbia giovato. Così come la scarsa incisività quando sono stati assunti ruoli governativi. L’identificazione “a sinistra” ha garantito inizialmente un “fondo cassa” elettorale, ma alla lunga, esauritosi questo bacino per il sorgere di concorrenti, non c’è stato il colpo d’ali necessario per affrontare il mare aperto.
Green Italia in cosa è difforme dalle precedenti esperienze ambientaliste? La prima cosa che si nota è che raccoglie esponenti di vario orientamento politico. Può essere un valore aggiunto?
Certamente sì: trovare intorno a un progetto comune uomini e donne provenienti da esperienze diverse, permette di crescere nel confronto rispetto alla moda del pensiero unico. Senza fretta, con capacità di analisi, competenze e progettualità , Green Italia è destinata a far parlare di sè nel panorama politico italiano come altri gruppi verdi hanno saputo in Europa rappresentare un’alternativa al modello di sviluppo imperante.
Perchè la tutela ambientale è considerata in Italia ancora una battaglia di nicchia ?
Esiste un motevole bacino potenziale, basti esaminare il successo di trasmissione televisive dedicate a temi di tutela ambientale e artistica. In Italia paga la politica urlata, noi proponiamo temi concreti: quando gli italiani capiranno che gli urlatori non risolvono i problemi reali torneranno a cercare alternative.
Non è che il vostro raggio d’azione è di fatto limitato dal successo dei Cinquestelle? Da parte loro è vero ecologismo o si limitano solo a cavalcare battaglie come quella sul Tav?
La componente ecologista era presente nei meet-up grillini agli albori del Movimento e ne ha costituito per molto tempo una qualificata componente. La deriva populista ha portato a rincorrere tutto e il contrario di tutto, alla sola ricerca del consenso elettorale. E inevitabilmente snaturando la genuinità di certe battaglie. Chi ha il 25% di consensi ha il dovere di ottenere dei risultati: i cortei fini a stessi li può fare chi raccoglie il 2% di consensi, da chi ha il voto di un italiano su quattro si pretendono fatti, non parole. Ma se si cerca il voto sia dell’ambientalista che dell’inquinatore è un po’ difficile mantenere la parola con entrambi…
Una domanda che molti elettori potrebbero porvi: in che coalizione vi collochereste attualmente in Italia?
Non ci interessano coalizioni, ci preme far approvare progetti di recupero del patrimoni artistico e culturale, di bonifiche del territorio, di misure contro l’inquinamento. Siamo noi a domandare agli altri: chi ci sta? Un esempio: chi è disposto a impegnarsi per risolvere il problema del dissesto idrogeologico del territorio? Noi le idee le abbiamo chiare, gli altri no.
Lei è stato assessore regionale ai beni culturali e al turismo in Sicilia: quali successi rivendica?
Un’azione costante di tutela e valorizzazione: 73 vincoli ambientali, l’approvazione del Piano paesaggistico regionale, l’istituzione della Soprintendenza del mare, la legge Granata sul sistema dei Parchi archeologici e la legge quadro sul turismo, l’utilizzo sapiente dei fondi comunitari con il recupero del patrimonio monumentale, artistico e archeologico, il conseguimento di due riconoscimenti Unesco per il Val di Noto e Siracusa-Pamtalica.
Pensa che concetti come “identità culturale” e “difesa della Bellezza”, oltre che valori, siano anche una moneta produttiva spendibile al Sud?
Il Sud è un campo sterminato di potenzialità paesaggistiche, artistiche e culturali. Io ho sintetizzato nello slogan “Terra, Tradizione e Talento” una possibile e concreta linea di intervento che nel Meridione d’Italia porterebbe sviluppo e occupazione, riqualificazione e valorizzazione delle intelligenze. Investire su questi tre concetti vorrebbe dire diventare un polo di attrazione turistica che darebbe lavoro pulito ai giovani della mia terra. Interventi che possono essere finanziati dalla Ue se sappiamo fornire tempi certi, progetti d’avanguardia e meno burocrazia.
In Sicilia fa discutere il progetto MUOS, gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per la realizzazione di un sistema di comunicazioni satellitari: quali sono le ragioni di chi, come voi, si oppone al progetto?
I cittadini temono le conseguenze dell’istallazione di tale sistema su: salute umana, ecosistema della Sughereta di Niscemi, qualità dei prodotti agricoli, diritto alla mobilità e allo sviluppo del territorio, diritto alla sicurezza del territorio e dei suoi abitanti. Gli americani hanno installato tre sistemi analoghi in aree desertiche, mentre in Sicilia ciò avviene nel cuore di un’area molto popolata che già subisce a pochi chilometri la presenza della raffineria di Gela, tra le più inquinanti del mondo.
Voi proponete la rinconversione ecologica del polo petrolchimico, la bonifica dei terreni contaminati e lo sviluppo delle energie rinnovabili in Sicilia: è un programma fattibile?
E’ fattibile in un contesto di intervento coordinato. Occorre inserire nel codice penale i delitti contro l’ambiente dando alla magistratura strumenti efficaci contro ecomafie e avvelenatori industriali e chiamare tutte le imprese più inquinanti a finanziare un Fondo nazionale con cui provvedere agli interventi di bonifica nei Siti d’Interesse Nazionale. Nell’area di Priolo, Augusta , Melilli, Siracusa, contaminate da decenni di avvelenamento industriale, vivono centinaia di migliaia di italiani che, a causa dell’inquinamento, si ammalano e muoiono di più che nel resto del Paese. Ricordo i dati drammatici del Progetto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale sui territori inquinati). dove si evidenzia che per il mesotelioma, patologia per cui risulta l’associazione con le esposizioni ambientali rilevate, nell’area di Priolo sono morti uomini e donne in numero 4 volte maggiore rispetto a ciò che avviene nel resto della Sicilia.
Lei è stato in prima linea sul tema della lotta alla mafia e la difesa della legalita: sono battaglie che intende ancora portare avanti?
Oggi una delle principali fonti di reddito della criminalità mafiosa deriva dalla gestione dei rifiuti tossici. Non ci può essere tutela ambientale e bonifica delle aree inquinate senza il ripristino della legalità e una profonda lotta anche culturale alla mafia. Ma va cambiata anche quella parte di classe politica che trasversalmente è profondamente “inquinata” dalla illegalità e dalla corruzione e di conseguenza connivente con la criminalità .
Se un domani nascesse una moderna destra in Italia potrebbe contare ancora su Fabio Granata?
Chi combatte in nome di valori universali non sceglie spesso lui il campo di battaglia, sono le circostanze a indicarne la rotta. Per dirla alla De Benoist “la differenza e il conflitto non sarà più tra destra e sinistra, ma tra coloro che credono che tutto abbia un prezzo e chi invece ritiene di dover difendere ciò che ha valore”.