Ottobre 27th, 2015 Riccardo Fucile
DI NUOVO INDAGATO L’EX TESORIERE DELL’IDV LAZIALE… I RAPPORTI CON BEVILACQUA, VICINO AL CLAN MANCUSO…. SUL SUO CONTO ARRIVAVANO I SOLDI DEL GRUPPO E PARTIVANO QUELLI DESTINATI AGLI USURAI
Un rapporto stretto, che veniva da lontano, passando di padre in figlio.
Il legame tra Vincenzo Maruccio e Ferruccio Bevilacqua — il colletto bianco legato, secondo gli investigatori, al clan di ‘ndrangheta dei Mancuso, arrestato oggi a Roma per usura — non nasceva per caso.
Il padre dell’ex tesoriere del gruppo dell’Italia dei valori alla Regione Lazio, Franco Maruccio, già in passato si sarebbe prestato a fare da tramite per il giro di soldi gestiti da Bevilacqua “fornendo provviste finanziarie e rapporti bancari”, come scrive il Gip Flavia Costantini nell’ordinanza di custodia cautelare.
Dunque un vincolo stretto e antico, che univa l’ex consigliere regionale dell’Idv, già finito agli arresti nel 2012 per peculato, con il giro romano di Ferruccio Bevilacqua, l’imprenditore originario di Vibo Valentia definito dai magistrati romani “un usuraio, riciclatore estremamente vicino alla cosca Mancuso”.
Rapporti che il Gico e il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza della capitale hanno ricostruito in due anni di indagine, serviti per far luce su una serie di società riconducibili a Bevilacqua, sparse tra l’Italia, San Marino e la Svizzera.
Una rete che sarebbe servita per riciclare i soldi originati dall’attività di usura, vero core business del gruppo Bevilacqua, secondo quanto ricostruito dalla Dda di Roma.
Ed è proprio dall’inchiesta sui fondi destinati ai gruppi politici in regione Lazio che nasce l’operazione che ha portato a sei arresti e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 11 persone, con ipotesi di reato che vanno dall’usura aggravata per aver favorito un gruppo mafioso, fino al riciclaggio, reato contestato allo stesso Vincenzo Maruccio.
Nel corso delle verifiche sui conti correnti dell’ex esponente dell’Idv — almeno 11 rapporti bancari — è emerso un flusso di 650mila euro diretto all’entourage di Bevilacqua, con altri 150 mila euro in ingresso. Il nome dell’uomo vicino ai Mancuso era ben noto agli investigatori del Gico, comandati dal colonnello Gerardo Mastrodomenico, che, insieme al nucleo valutario, hanno ricostruito il rapporto tra i due e l’attività di prestito a tassi di usura addebitata allo stesso Bevilacqua.
E la figura di Vincenzo Maruccio a Roma era sicuramente un punto di riferimento importante. Il suo ruolo di tesoriere Idv era sicuramente una carta importante: secondo il Gip, Maruccio non avrebbe “esitato a utilizzare, per le operazioni di riciclaggio, disponibilità che gli venivano dall’illecita appropriazione di somme delle quali aveva il possesso in quanto tesoriere del gruppo dell’Italia dei valori alla regione Lazio”.
“Quello che è preoccupante è il perdurare di rapporti con la terra d’origine di questi soggetti che arrivano nella capitale”, ha spiegato il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino durante la conferenza stampa.
Un legame che le stesse intercettazioni hanno confermato: “Voi lì in Calabria, noi qui a Roma, ma siamo la stessa cosa, tutta una famiglia“, spiegava Bevilacqua in una delle telefonate finite agli atti. Il “colletto bianco” era arrivato nella capitale nel 2009 e, secondo la Procura, aveva proseguito quella che era stata la sua attività nella zona di Vibo Valentia.
La consistenza del patrimonio sequestrato oggi dalla Guardia di finanza è il segno del peso che il gruppo è riuscito a raggiungere in pochi anni di attività .
Appartamenti a Miami, ristoranti e ad altre società attive nella centrale piazza Bologna, quote di 11 società , una ventina di conti correnti, diverso contante e lingotti d’oro, trovati nel corso della perquisizione nell’abitazione di Ferruccio Bevilacqua.
Andrea Palladino
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 14th, 2013 Riccardo Fucile
IL NOME DI DI PIETRO SPARISCE DAL SIMBOLO, LUI RESTA PRESIDENTE ONORARIO
Non c’è più il nome di Antonio Di Pietro nel simbolo dell’Italia dei Valori.
Effetto visivo della svolta annunciata dopo il fallimento, al seguito di Rivoluzione civile, delle ultime politiche.
Perchè alla guida del partito, dopo il passaggio del testimone consacrato dal congresso di fine giugno, Ignazio Messina ha raccolto l’eredità dell’ex pm di Mani pulite.
Che pure, nei panni del padre nobile, continua ad infiammare la platea della festa dell’Idv a Sansepolcro, proprio dove, quindici anni fa, diede vita alla sua creatura politica. «Siamo qui per tornare allo spirito delle origini», assicura tra gli applausi dei sostenitori.
Non ci sono più neppure le telecamere di Report ad aggirarsi, come accadde un anno fa a Vasto, tra sostenitori e parlamentari del movimento.
Preludio della celebre puntata della trasmissione di Rai 3 che per l’Italia dei valori fu l’inizio della fine. Per ripartire, allora, non guasta neppure un po’ di autocritica.
«Perchè Rivoluzione civile è stata un errore — ammette Di Pietro —. L’intera coalizione ha finito per prendere meno voti della sommatoria dei singoli partiti».
La rotta è chiara: «Puntiamo ad un centrosinistra basato sui programmi, sulla qualità delle persone e su un’etica della politica».
Sebbene, a ben vedere, resta da sbrogliare l’intricata matassa dei rapporti, tutt’altro che idilliaci, con il Pd. E la revoca della delega all’assessore all’Ambiente in quota Idv, Sabrina Freda, da parte del governatore dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, è solo l’ultima delle storie tese disseminate sull’accidentato percorso del dialogo.
Come pure non passerà certo inosservato il giudizio tranchant sull’esecutivo delle larghe intese. «I cittadini non hanno scelto una convivenza di necessità con il governo Letta — attacca l’ex leader dell’Italia dei valori —. Prima si torna alle elezioni, meglio è».
Perchè, ribadisce Messina, «sta solo galleggiando sulle spalle e sulla pelle dei cittadini».
Senza contare l’ultimo attacco al Quirinale per la scelta di Napolitano di nominare Giuliano Amato giudice della Corte costituzionale.
«E’ la persona che, in diverse vesti, più di ogni altro, ha contribuito a varare le leggi che oggi dovrebbe giudicare — accusa Di Pietro —. Anche fingendo di non ricordare che proprio lui ha fatto, per ordine di Craxi, la prima legge (la Mammì, ndr) ad personam a favore di Berlusconi consentendogli di tenersi le Tv, sulla sua nomina c’è un problema di natura tecnica: i controllati non possono diventare i controllori». Nomina accolta con sarcasmo anche da Messina: «Mi piacerebbe sapere se il pensionato d’oro Giuliano Amato adesso cumulerà alla pensione anche lo stipendio di giudice costituzionale».
Il percorso è segnato: prima tappa le Europee del 2014.
Non prima di aver archiviato il caso Berlusconi. «Perchè, da cittadino, l’idea che una sentenza della magistratura debba essere messa ai voti, è del tutto inaccettabile — sbotta Di Pietro —. E se il voto andasse in suo favore vorrebbe dire che la sentenza viene annullata? Un’aberrazione». Poi, archiviate le larghe intese, una nuova legge elettorale prima di tornare al voto. «Ritorno ai collegi con relative primarie, si viene eletti col 51% dei voti o si va al ballottaggio come avviene per i sindaci e se il 5% ritenesse che l’eletto non sta facendo il suo dovere può promuovere un referendum confermativo: se sfiduciato, torna a casa», prosegue l’ex pm.
Sicuro che la staffilata dell’ex collega Ilda Boccassini contro chi, in magistratura, ha usato la toga per lanciarsi in politica non fosse rivolta a lui: «Sono assolutamente sicuro, non ce l’ha con me ma con Antonio Ingroia».
Di Pietro più tardi però ha smentito «di aver rilasciato alcuna specifica dichiarazione al riguardo e ciò per il rispetto e la stima che ho sia nei suoi confronti che nei confronti dei magistrati o ex magistrati a cui l’ex collega potrebbe essersi riferita».
Riparte dalla piazza la battaglia per la difesa dell’articolo 138 della Costituzione (12 ottobre) e quella referendaria contro i quesiti promossi dai Radicali sulla giustizia.
«Siamo d’accordo solo su quello che riguarda i magistrati fuori ruolo, è giusto che anche loro decidano cosa vogliono fare — spiega Messina —. Ma siamo contrarissimi a quelli sulla separazione delle carriere e sulla responsabilità civile delle toghe».
Antonio Pitoni
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Settembre 13th, 2013 Riccardo Fucile
“I GRILLINI HANNO PERMESSO A BERLUSCONI DI TORNARE AL GOVERNO”
L’Idv si prepara alla festa del partito, una due giorni di dibattiti e confronti a Sansepolcro (provincia di Arezzo il 14 e 15 settembre), nella quale presenterà il suo nuovo simbolo e dove non ci sarà più il nome del fondatore Antonio Di Pietro.
Il segretario Ignazio Messina spiega: “Ripartiamo dalle origini, legalità e questione morale, ma la priorità è il lavoro. Con il nuovo simbolo il partito diventa adulto”.
Sul quadro politico nazionale, Messina critica le scelte politiche del M5S: “Ho rispetto per gli elettori, ma non condivido l’azione politica che il M5S ha fatto in Parlamento. Si è assunto una responsabilità incredibile consentendo a Silvio Berlusconi di ritornare a governare il paese. Grillo ha congelato i consensi così non si cambia il paese”.
Sui rapporti con il Pd, Messina conclude: “Non condividiamo il governo delle larghe intese, ma Idv è pronto a ricostruire il centrosinistra”
Nello Trocchia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 30th, 2013 Riccardo Fucile
CON IL 69,1% DEI VOTI CONGRESSUALI HA BATTUTO IL FAVORITO RINALDI
Il congresso dell’Idv ha eletto il nuovo segretario nazionale Ignazio Messina.
Le votazioni si sono svolte nei seggi presenti su tutto il territorio nazionale e on line, dalle 8 alle 13 di oggi.
I votanti sono stati 7957 su 14.145 aventi diritto. Ignazio Messina è stato eletto con il 69.11% dei voti mentre Niccolò Rinaldi ha ottenuto il 30,89%.
“Dobbiamo essere una grande squadra non un’elite, dobbiamo ripartire dalla nostra storia, da Sansepolcro, quando eravamo il partito della legalità “, ha annunciato Messina.
Rivolgendosi agli iscritti ha scherzato: “Vi rovinerò le vacanze perchè ho intenzione di scendere sui territori per ripartire dalla base. Noi vogliamo un Paese diverso non con Berlusconi al governo e con il centrosinistra che glielo permette”.
Ad “incoronare” Messina alla guida del partito è stato il presidente e fondatore dell’Idv Antonio Di Pietro, al termine del congresso straordinario che per tre giorni ha riunito a Roma iscritti e militanti per “far ripartire il partito” dopo gli ultimi scandali e gli insuccessi elettorali.
“In questi giorni – ha detto Di Pietro – ho detto che qualche errore l’ho fatto ma sono orgoglioso di quello che ho fatto: non sbaglia mai chi non lavora mai. Al di là dell’aspetto tecnico – ha aggiunto – mi sento di poter dire che questo è stato un congresso vero: qui non c’è niente di precostituito”.
“Mai come in questo momento – ha sottolineato – c’è bisogno di un Idv della prima ora, quella della speranza, quella che sta nelle piazze”.
Gli auguri dell’avversario.
“In bocca al lupo al neo segretario Ignazio Messina. Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare, abbiamo fatto una proposta di innovazione, più radicale, sulla quale abbiamo lavorato. Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto e tutte quelle persone che, con il passaparola e spontaneamente, hanno firmato la mia mozione. Ringrazio soprattutto Antonio Borghesi, Matteo Castellarin e Nicola Scalera, che con tanta passione hanno voluto unire le loro forze alle mie”, ha detto Rinaldi, europarlamentare e candidato alla segreteria del partito, dopo la proclamazione di Messina.
Chi è Messina.
Ignazio Messina, 49 anni, ha aderito all’Italia dei Valori nel 1998 diventando il portavoce regionale, in Sicilia, fino al 2003.
Si candida per la prima volta con il partito Di Pietro alle elezioni politiche del 2001 alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Sicilia 1 e nel collegio uninominale di Sciacca dove ottiene 4.301 voti ma non viene eletto.
Nel 2004 si ricandida come sindaco del Comune di Sciacca, ripresentando la “Lista Messina” e con l’appoggio di Rifondazione Comunista e Verdi, ma non riesce a superare il primo turno.
Eletto consigliere comunale, al ballottaggio fa apparentare la sua lista con la coalizione di destra che sostiene il candidato sindaco di Forza Italia ed e’ determinante per la sua vittoria, a scapito tutto il resto del cartello di centrosinistra.
Messina diventa vicepresidente del Consiglio Comunale e sostiene la maggioranza per tutto il mandato.
Sul piano nazionale si presenta in Senato per le elezioni del 2006 nelle liste bloccate dell’Italia dei Valori circoscrizione Sicilia e nella circoscrizione Veneto come numero 2 dietro Franca Rame ma non e’ stato eletto.
In Parlamento entrera’ come deputato dell’Idv nel 2008 e diventa responsabile nazionale degli enti locali del partito.
Alle ultime elezioni, nel 2013, si candida alla Camera con il movimento di Antonio Ingroia, Rivoluzione Civile, che pero’non avendo superato la soglia di sbarramento non entra in Parlamento.
(da “La Repubblica”)
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