Marzo 2nd, 2012 Riccardo Fucile
I DISOCCUPATI AUMENTANO DEL 2,8% RISPETTO A DICEMBRE… PER I GIOVANI DAI 15 AI 24 ANNI E’ AL 31,1%
Il tasso di disoccupazione sale ancora a gennaio, di 0,2 punti percentuali rispetto a dicembre, portandosi al 9,2%.
Lo comunica Istat, confermano che si tratta del livello massimo dal 2004.
Ma guardando al numero dei disoccupati, che salgono a 2,312 milioni (+2,8% su mese, +64mila persone), si torna ai livelli del 2000.
Guardando alle serie storiche trimestrali è il più dato alto dal primo trimestre 2001.
Il numero dei disoccupati, pari a 2.312.000, aumenta del 2,8% rispetto a dicembre (64 mila unità ).
Su base annua si registra una crescita del 14,1% (286 mila unità ).
L’allargamento dell’area della disoccupazione riguarda sia gli uomini sia le donne.
Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,4% (-63 mila unità ) rispetto al mese precedente.
Il tasso di inattività si posiziona al 37,3%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua.
A gennaio il numero di occupati registra una variazione dello 0,1% (+18 mila unita’) rispetto a dicembre 2011.
Il risultato positivo interessa sia la componente maschile sia quella femminile.
Nel confronto con l’anno precedente l’occupazione segnala una variazione pari allo 0,2% (+40 mila unità ).
A gennaio il tasso di disoccupazione giovanile, ovvero l’incidenza dei 15-24enni disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è al 31,1%, in rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto a dicembre 2011 e di 2,6 punti su base annua.
Il tasso di disoccupazione giovanile ormai si colloca sopra quota 30% da 5 mesi, ovvero da settembre.
Male, a gennaio, anche la disoccupazione in Europa: il dato Eurostat segnala un tasso del 10,7% nell’Eurozona (era 10,6% in dicembre) e del 10,1% nell’Ue a 27 paesi (10% in dicembre).
I disoccupati sono 24,325 milioni nell’Unione europea, di cui 16,925 in Eurozona; l’aumento rispetto a dicembre è di 191 mila persone, di cui 185 mila nei 17 paesi della moneta unica.
I tassi di disoccupazione più elevati si confermano in Spagna (23,3%), Grecia (19,9% ma il dato è di novembre), Irlanda e Portogallo (entrambi al 14,8%).
In Italia il dato di gennaio è pari al 9,2%.
I paesi dove il problema è meno marcato sono l’Austria (4%), Olanda (5%) e Lussemburgo (5,1%).
A febbraio il costo della vita sale al 3,3%.
Lo scorso mese, secondo quanto riferisce l’Istat nelle stime preliminari, l’Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività , comprensivo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 3,3% rispetto al febbraio 2011 (era al 3,2% a gennaio).
L’inflazione acquisita per il 2012 (ovvero quella che si avrebbe ipotizzando che l’indice stesso rimanga nei restanti mesi dell’anno al medesimo livello dell’ultimo dato mensile disponibile) è pari all’1,9%.
Il rincaro del cosiddetto carrello della spesa, cioè i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti), è del 4,5% su base annua.
Il rialzo, superiore al tasso d’inflazione (3,3%), risulta il maggiore dall’ottobre del 2008.
La lieve accelerazione dell’inflazione deriva dall’aumento del tasso di crescita tendenziale dei prezzi dei beni (+4,2% dal +3,9% di gennaio 2012) soltanto in parte compensato dal calo di quello dei servizi (+2,2%, dal +2,3% del mese precedente).
Come conseguenza di tali andamenti, il differenziale inflazionistico tra beni e servizi aumenta di quattro decimi di punto rispetto a gennaio.
Continuano a crescere i prezzi di benzina e gasolio.
A febbraio, la benzina è aumentata del 2,1% su base mensile e del 18,7% su base annua (era +17,4% a gennaio).
Il gasolio per mezzi di trasporto ha segnato un incremento dell’1,3% su base mensile e del 25,4% su base annua (era +25,2% a gennaio).
Rialzo record per la verdura ma corrono anche i prezzi della pasta, della carne e del caffè. Il rialzo congiunturale dei prezzi degli alimentari non lavorati è principalmente imputabile all’aumento dei prezzi dei vegetali freschi (+8,6%, -0,1% in termini tendenziali).
Incrementi su base mensile più moderati si rilevano per i prezzi della frutta fresca (+1,5%), in flessione su base tendenziale (-2,3%) e per i prezzi del pesce fresco di mare di pescata (+2,1%, +5,9% in termini tendenziali) e del Pesce fresco di mare di allevamento (+0,9%, +8,8% su base annua).
Nello stesso comparto si segnala, inoltre, l’aumento congiunturale dello 0,4% della carne bovina, in crescita in termini tendenziali del 2,7%.
Secondo la Coldiretti, due settimane di neve e gelo sui quali si sono innescati anche fenomeni speculativi hanno spinto i prezzi delle verdure (+8,6%), della benzina (+18,7%) e del gasolio da autotrasporto (+25,4%), che insieme hanno fatto volare il carrello della spesa al top dal 2008.
In Europa, l’inflazione è leggermente più contenuta, anche se resta su livelli preoccupanti. Secondo la stima flash di Eurostat, il tasso annuale dovrebbe salire al 2,7%, contro il 2,6% registrato a gennaio.
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Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
AD ANNUNCIARLO E’ NOMISMA ENERGIA NELLE SUE STIME, IN ATTESA DELL’AGGIORNAMENTO DELL’AUTHORITY PER L’ENERGIA PREVISTO PER FINE ANNO…LA SPESA ANNUA POTREBBE CRESCERE DI 53 EURO
Dal primo gennaio le tariffe elettriche dovrebbero crescere del 4,8%, con un aumento di 0,8 centesimi al chilowattora che – spiega Davide Tabarelli, esperto tariffario di Nomisma Energia – per una famiglia ‘tipo’ (2.400 chilowattora consumati l’anno e 3 kw di potenza impegnata) si tradurrebbero in un aumento di 21,5 euro su base annua.
Per il gas, invece, è atteso un aumento del 2,7%. Vale a dire 2,3 centesimi al metro cubo che per la stessa famiglia ‘tipo’ (1.400 metri cubi di metano consumati in un anno) comporterà un aggravio di quasi 32 euro annui.
Un aggravio quello atteso per la luce nel primo trimestre dell’anno che, sommato a quello previsto per la luce, rischia di tradursi in una vera e propria stangata pari a oltre 53 euro l’anno per le famiglie, spiega Tabarelli sottolineando che a ‘spingere’ i nuovi rincari giocano le quotazioni del greggio – schizzate negli ultimi mesi ai record di 110 dollari al barile – ma anche dai maggiori costi legati alle fonti rinnovabili e ai prezzi di trasmissione.
“Dopo la stangata sui prezzi della benzina, che l’hanno spinta nei distributori italiani ai massimi d’Europa, arriva un’altra batosta con le tariffe di luce e gas, a conferma che l’Energia è il bene più tartassato per i consumatori finali”, aggiunge l’esperto di Nomisma Energia, sottolineando che se le previsioni trovassero conferma nell’aggiornamento tariffario dell’Autority per l’Energia per il primo trimestre 2012, atteso entro fine mese, si tratterebbe del quinto aumento trimestrale consecutivo per il gas e del terzo rincaro delle bollette elettriche in un anno.
Le stime – ricorda – si basano, per quanto riguarda il gas, sul “calcolo automatico e fissato dalle regole dell’Autorità che sconta gli aumenti dei mesi scorsi del greggio a cui si sommano alcune nuove componenti per il trasporto”.
Per l’elettricità la previsione “è più difficile”, precisa Nomisma Energia. Il quadro lascia comunque “ipotizzare” un “sensibile rincaro, pari al 4,8%”.
Un aumento legato ai maggiori “costi di generazione elettrica sulla borsa, sommati al forte incremento degli oneri per finanziare i pannelli fotovoltaici e l’aumento per il costi di trasporto dell’elettricità “.
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Settembre 20th, 2011 Riccardo Fucile
I CONSUMATORI: “VIGILARE SULL’ALIQUOTA APPLICATA NELLE BOLLETTE DI TV, GAS E TELEFONO”… IL FENOMENO DEGLI ARROTONDAMENTI POTREBBE PORTARE A UN ESBORSO DI 400 EURO A FAMIGLIA
Se nel carrello della spesa mettete bibite analcoliche, tè o caffè, vino o birra, cioccolato, acqua minerale, sale, superalcolici, oltre a qualche sfizio gastronomico, come ostriche o aragoste, allora preparatevi a pagare l’Iva al 21%.
Il balzo dell’imposta, entrato in vigore da ieri, si applica, infatti, anche a moltissimi alimentari che non rientrano nel gruppo di quelli con l’Iva ridotta al 4%.
È una batosta silenziosa che si nasconde dietro le etichette di tanti prodotti, presenti in buona parte dei sacchetti della spesa.
Sono dei comunissimi generi alimentari che pesano per quasi il 50% del conto finale alla cassa.
Quell’uno per cento, dunque, potrebbe far salire i costi di almeno 1 euro su uno scontrino da circa 200 euro con una metà di prodotti con Iva al 4% e l’altra metà al 21%
In particolare il costo di una bottiglia di vino dal costo orientativo di 10 euro salirà 10 centesimi.
Su un pacco di succhi di frutta (4 euro) si applicherà un aumento di 4 centesimi, una bottiglia di birra (1 euro) costerà 1 centesimo di più, un whisky di qualità (intorno ai 40 euro) rincarerà di 40 centesimi, così come una confezione di acqua minerale (2 euro) salirà di 2 centesimi.
Attenzione quindi agli aumenti che da ieri sono stati applicati anche nel settore alimentare e che vanno ad affiancare i rincari su computer e prodotti hi-tech (dall’iPad alle tv fino al personal computer), abbigliamento e calzature, giocattoli, audio-video, gioielli, automobili (riparazione, vendita, carburanti), mobili, orologi, cosmetici e profumi, anche quelli venduti in farmacia dove il regime Iva è di norma fissato al 10%.
Tra gli altri ritocchi vanno ricordati quelli che scattano su tanti settori e servizi, dalle lavanderie al parrucchiere, dai trasporti agli abbonamenti internet o tv e le bollette energetiche.
In particolare su questo tema si fa sentire il Codacons che lancia l’allarme sui consumi del gas (a partire da una certa soglia di consumi), sulle bollette telefoniche e quelle relative ai servizi internet: «La legge fiscale – spiega l’associazione – consente ai gestori di retrodatare l’incremento dell’Iva, che può essere quindi applicato sui consumi non ancora fatturati. Ciò comporterà un maggior esborso per milioni di euro a danno dei cittadini nonostante sia materialmente possibile limitare l’incremento dell’Iva ai consumi realizzati a partire da oggi».
In sostanza il Codacons invita i consumatori a controllare che in bolletta gli incrementi partano con data 18 settembre.
Inoltre l’associazione segnala «l’aumento dell’Iva e arrotondamenti vari messi in pratica dal 35% degli esercizi commerciali».
Si tratta di «rincari applicati principalmente dai piccoli negozi – spiega l’associazione – e i beni maggiormente colpiti sono quelli di piccolo importo come prodotti per la pulizia della casa e per l’igiene personale. Il rischio è che i rincari possano estendersi anche a beni e servizi non coinvolti dallo scatto dall’aliquota Iva, determinando così una stangata pari a 385 euro a famiglia».
Per Confesercenti, invece, il passaggio dell’Iva al 21% graverà per 140 euro sul 70% delle famiglie mentre secondo Federalimentare ogni nucleo familiare sborserà 50 centesimi al giorno pari a 180 euro l’anno.
Adusbef e Federconsumatori, infine, parlano di «ricadute pesanti da 173 fino a 408 euro annui per famiglia».
Lucio Cillis
(da “La Repubblica”)
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Luglio 3rd, 2011 Riccardo Fucile
SUL SITO “SPAZIO AZZURRO” GLI ELETTORI DI CENTRODESTRA INSORGONO CONTRO LA MANOVRA ECONOMICA DI TREMONTI: “TAGLIATE PIUTTOSTO I PRIVILIGE DELLA CASTA, NON LE PENSIONI”…”HO CREDUTO IN VOI, ORA BASTA, TREMONTI E’ LA COPIA DI VISCO, PAGANO SEMPRE GLI STESSI”
“Si sentiva la mancanza del superbollo. Ma bravi, va proprio nella direzione giusta! Dopo tanti annunci quello che avete partorito è stato il superbollo! Fate pietà !”.
E’ solo uno dei commenti più sobri postati a commento della manovra economica apppena varata dal governo dai sostenitori del Pdl sul sito Spazio Azzurro.
Decine e decine di messaggi pubblicati sul sito pidiellino, con una dicitura in evidenza che, a leggere i tanti messaggi livorosi verso il partito, suscita ironia, “il meglio dei messaggi moderati” è scritto in grassetto azzurro.
“Adesso anche la tassa al 20% sulle rendite. Come i comunisti! Non vi voterò mai più. Fate veramente pena!”, firmato da ‘Pdl deluso’.
A rincalzare è ‘Giuseppe’: “Presidente prima ci invogliate a comprare i Btp, poi li tassate al 20%, tanto che lo scorso anno ho investito tutta la mia buonuscita in Btp. Purtroppo lei non è più di parola!”.
Sfoghi e critiche in ‘libertà ‘ che si alternano, raramente, ai saluti di benvenuto al nuovo segretario poltico Angelino Alfano.
Oltre al superbollo, la tassazione sulle rendite, il blocco delle pensioni, i fan pidiellini prendono di mira i vertici del partito, rei di aver fatto una marcia indietro troppo veloce sui tagli annunciati alla casta.
Pietro D’Onghia, ad esempio, posta: “Abolire subito le provincie, dimezzare il numero dei parlamentari e i loro assurdi privilegi economici e pseudoprevidenziali. Per questi motivi avevo votato Berlusconi”.
Ginevra si associa: “Abbiate il coraggio di togliere almeno scorte, case, privilegi agli ex politici, come: presidenti del Consiglio, di Camera e Senato. Perchè è da repubblica delle Banane“.
‘Lorenzo’, se la prende col ministro Rotondi, tra i più acerrimi nemici dei tagli ai privilegi, “caro Rotondi, se non riesce a vivere con 15mila euro al mese si figuri noi con 1200 euro”.
In sostanza, tutte le perplessità del popolo azzurro sulla manovra economica si fanno sentire in rete.
“Fare una finanziaria come l’avete fatta, significa perdere l’elettorato per strada”, rimprovera Albano.
Le fa eco ‘Paola’: “Una delusione totale questa finanziaria. L’ultima goccia. E’ sempre il popolo a pagare. Ho tanto creduto in voi ma ora basta”.
E ancora tale Massimo Guzzetti: “Che delusione! Concordo con Tremonti che si devono rispettare i patti di stabilità , ma che a pagare siano sempre gli stessi proprio non lo sopporto! Non è cambiato nulla”.
Pochi i consigli, pochi, insomma, tra i sostenitori berlusconiani coloro che ci vedono qualcosa di buono in questa manovra.
L’epitaffio finale sul sito web è quello firmato da ‘Imbarazzo e delusione’ che scrive: “Questa manovra è indigeribile. Tremonti è la copia di Visco. Con questa riforma io non vi voto più”.
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Giugno 14th, 2011 Riccardo Fucile
IN 20 ANNI MESSI DA PARTE 20 MILIARDI IN MENO….SI E’ PASSATI DA 4.000 A 1.700 EURO PRO CAPITE
Risparmio ridotto al minimo per finanziare la spesa corrente.
È l’effetto della crisi globale che continua a cambiare le abitudini delle famiglie italiane.
Dopo aver tagliato i consumi, è quindi calata anche la capacità di risparmiare. Al punto che negli ultimi cinque anni i debiti sono schizzati alle stelle fornendo una fotografia dell’Italia molto simile a quella degli Stati Uniti dove, da sempre, si compra a credito.E il cuscinetto di sicurezza che fino ad oggi ha messo al riparo i conti dello Stato inizia a sgonfiarsi.
Le cifre dei bilanci famigliari arrivano dall’Adusbef che, elaborando dati della Banca d’Italia, ha calcolato una crescita della passività del 55% da 595,6 a 923,3 miliardi di euro.
Nel frattempo si è dimezzato il “forziere” accumulato negli anni è sceso da 60 a 30,6 miliardi (-49%). Anche perchè nell’immaginario collettivo il mattone resta il bene rifugio per eccellenza e così l’acquisto della casa è in cima ai desideri degli italiani: per un terzo delle famiglie l’investimento immobiliare è la principale forma di utilizzo del surplus monetario.
Secondo Adusbef, infatti, a crescere sono proprio i debiti a «medio e lungo termine» passati da 425,6 a 643,4 miliardi di euro.
Cifre destinate — in larga misura — alla spesa per mutui, ma in tempo di crisi rispettare le scadenze delle rate è diventato più difficile e l’associazione a tutela del consumatore sottolinea come dal 2006 al 2010 sia «notevolmente» aumentato il numero delle famiglie in difficoltà nell’onorare i propri impegni: le sofferenze sono salite del 46,9%.
A due cifre anche il tonfo dei risparmi che tra il 2002 e il 2010 è arrivato al -67,75%. Nell’ultimo anno è addirittura sceso del 26,6%.
Per il presidente Adusbef, Elio Lannutti, e il segretario dell’associazione, Mauro Novelli «il risparmio privato declina velocemente al perdurare della crisi finanziaria internazionale e un numero sempre maggiore di famiglie in difficoltà vede chiudersi il canale bancario e deve far ricorso alle finanziarie, a tassi crescenti».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche i dati presentati dall’Ufficio Studi di Confcommercio: negli ultimi 20 anni il risparmio complessivo si è ridotto di circa 20 miliardi.
Addirittura, se nel 1990 ogni 100 euro di reddito ne generavano 23 di risparmio, lo scorso anno la soglia è scesa sotto i 10 euro.
In termini reali, quindi, il risparmio annuo pro capite è calato del 60%: da 4mila a 1.700 euro.
Un trend negativo e preoccupante nel lungo periodo, ma — almeno per il momento – il confronto con gli altri Paesi vede l’Italia in una posizione di vantaggio.
Nello studio Adusbef si sottolinea come «pur cresciuti dal 2004, i nostri debiti privati del 2010 superano appena il 60% del reddito disponibile».
Per le famiglie francesi si avvicina all’80%, in Germania sale al 90% e in Spagna al 110%.
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Luglio 9th, 2010 Riccardo Fucile
IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 5,8% DEL 2007 E’ SALITO ALL’8,7%… LA BUSTA PAGA MEDIA IN ITALIA E’ DI 31.462 EURO, CONTRO LA MEDIA UE DI 37.172 EURO…80 MILIONI DI EUROPEI IN DIFFICOLTA’
Partito dal 5,8% a fine 2007, il tasso di disoccupazione nell’area Ocse è cresciuto fino al punto massimo del dopoguerra, l’8,7%, nel primo trimestre 2010, che corrisponde a 17 milioni di persone disoccupate in più.
Lo denuncia l’Employm ent outlook 2010 dell’Ocse, presentato a Parigi, che sottolinea come questo calo del tasso di occupati sia stato di intensità differente nei vari Paesi membri.
Nel documento si ribadisce anche come i salari italiani siano agli ultimi posti tra quelli dei paesi avanzati.
Nel 2008 si attestano in media a 31.462 euro (-0,1% rispetto al 2007), contro i 37.172 euro dei paesi Ocse (+0,1%) e i 37.677 dei paesi Ue (+0,5%).
Dietro di noi solo Polonia (11.786 euro), Ungheria (12.462), Repubblica Ceca (13.613), Corea (20.838), Grecia (25.177) e Spagna (28.821).
Nettamente meglio Stati Uniti (40.243 euro), Francia (39.241) e Germania(37.203)
“I paesi Ocse devono creare 17 milioni di nuovi posti di lavoro per tornare ai livelli precedenti la crisi, ha detto il segretario generale dell’organizzazione Angel Gurrìa.
“Rudirre insieme la disoccupazione e i deficit pubblici è una sfida molto difficile, ma antrambe le cose sono necessarie. Nonostante i segni di ripresa nella maggior parte dei paesi, rimane il rischio che milioni di persone perdano contatto con il mondo del lavoro. L’alta disoccupazione non può essere accettata come una nuova normalità e bisogna adottare una strategia politica di integrazione”.
Il “job gap”, ha proseguito Gurrìa, varia a seconda dei paesi. Gli Stati Uniti hanno bisogno di creare 10 milioni di nuovi posti, nella piccola Irlanda ne bastano 318.000, ma è un aumento del 20%; in Spagna mancano due milioni e mezzo di posti per tornare ai livelli pre-crisi di fine 2007.
Nel complesso dell’area Ocse i disoccupati sono oggi 47 milioni. Ma aggiungendo le persone che hanno smesso di cercare lavoro o sono a part-time e vorrebbero un impiego a tempo pieno, cioè i sotto-occupati, si arriva alla stratosferica cifra di 80 milioni. Continua »
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Giugno 16th, 2010 Riccardo Fucile
SUI REDDITI ALTI AUMENTA IL PRELIEVO IN FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA…GLI STESSI PAESI TASSANO BANCHE, SOCIETA’ ENERGETICHE E RENDITE FINANZIARIE…. IN ITALIA SACRIFICI SOLO PER GLI STATALI E TAGLI AI SERVIZI LOCALI
L’austerity un Eurolandia non è fatta solo di tagli alla spesa pubblica e sacrifici per gli statali.
La nuova tendenza continentale, a differenza della manovra di Tremonti, per recuperare risorse e dare un senso di equità agli aggiustamenti di bilancio, è quella di ritoccare in vario modo le aliquote per i redditi alti e di elevare il prelievo su rendite finanziarie, stock option e superstipendi.
Questa tendenza è trasversale ai governi di destra e di sinistra, a parte il nostro, dove chi è ricco non viene minimamente sfiorato da questa manovra, mentre i dipendenti pubblici per 4 anni si vedranno congelata la retribuzione e gli enti locali ridotti i trasferimenti per i servizi anche del 30%.
La Merkel in Germania, ad es., non ha escluso un imminente aumento dell’aliquota Irpef più alta, oggi ferma al 42%.
In Francia è previsto un prelievo straordinario sui redditi oltre gli 11.000 euro mensili, in Portogallo è stata fissata una nuova aliquota del 45% per i redditi sopra i 150 euro, in Gran Bretagna del 50% sui redditi oltre le 150.000 sterline e anche in Spagna è stato annunciato un aumento fiscale.
Solo in Italia l’aliquota sopra i 75.000 euro resta inchiodata aal 43%.
Per quanto riguarda la tassa sui redditi da capitale, mentre il nostro Paese non ha adottato nessuna nuova misura, in Spagna l’aliquota è aumentata dal 18% al 19-21%, in Portogallo hanno messo una tassa del 20% sulle plusvalenze azionarie, in Francia una ritenuta alla fonte del 50% nei paradisi fiscali, nel Regno Unito un prelievo sui capital gain.
Vediamo le banche: in Italia nessun intervento, in Portogallo una tassa del 2,5% sugli utili degli istituti di credito, in Francia e Gran Bretagna è prevista una nuova tassa nel 2011, in Germania hanno messo un prelievo sulle società energetiche. Continua »
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Giugno 1st, 2010 Riccardo Fucile
STUDIO CONFARTIGIANATO: TRASPORTO AEREO AUMENTO DEL 13,4% (EUROPA -0,2%), FERROVIE +11,3% (EUROPA +3,7%), POSTE +11,2% (EUROPA +2,8%)…. ASSICURAZIONI + 7,1% ( +3,6%), ACQUA POTABILE + 8% (+3,3%), RACCOLTA RIFIUTI +6% (+3,1%)
Trasporto aereo, ferroviario, servizi postali e assicurativi, acqua potabile e raccolta rifiuti: chi è nato o vive in Italia per questi servizi sborsa mediamente di più rispetto ai coinquilini della zona euro.
Da noi latita la concorrenza e i prezzi salgono.
E’ quanto emerge da uno studio di Confartigianato: a fronte di un tasso di inflazione sostanzialmente analogo (+1,6% per l’Italia, contro l’1,5% per l’area euro ad aprile 2010), il dossier registra una sensibile crescita dei prezzi di diversi servizi, con differenze notevoli rispetto all’area euro.
Per tutti valga il settore trasporti: quello aereo in Italia vede i prezzi aumentati del 13,4%, mentre nell’Eurozona sono diminuiti dello 0,2%.
Il trasporto ferroviario è cresciuto dell’11,1% contro un 3,7% europeo.
E non parliamo del servizio.
Spostandoci alle poste, qua la concorrenza proprio non esiste e pesa sul prezzo: +11,2% in Italia, contro una media europea del 2,8%, idem per le assicurazioni (+7,1% contro il +3,6%).
Vediamo gli altri servizi di pubblica utilità : per l’acqua potabile un +8% contro il +3,3%, per la raccolta dei rifiuti solidi urbani un +6% rispetto al dato europeo del +3,1%.
Per assurdo l’unico settore dove il nostro Paese registra un dato migliore rispetto alla media europea è quello dei carburanti (+15,8% contro un +19,5% di Eurolandia). Continua »
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Maggio 31st, 2010 Riccardo Fucile
GIOVANNI CENTRELLA ELETTO ALL’UNANIMITA’ SUCCESSORE DI RENATA ALLA GUIDA DELL’UGL ….”NON SMETTERO’ MAI DI FARE L’OPERAIO”: DA 4 ANNI SEGRETARIO DEI METALMECCANICI….”VOGLIO RIPORTARE IL MEZZOGIORNO AL CENTRO DELL’AGENDA POLITICA”
E’ stato eletto all’unanimità dal Consiglio nazionale, riunito a Chianciano, come successore di Renata Polverini alla guida del sindacato Ugl.
Metalmeccanico irpino, operaio in cassa integrazione della fabbrica motori di Fiat Powertrain a Pratola Serra (Avellino), Giovanni Centrella, quarantacinque anni, era da quattro anni il segretario nazionale dell’Ugl-Metalmeccanici, impegnato da sempre in prima fila ai tavoli con Fiat.
Nel ringraziare i delegati che hanno voluto dare una indicazione unitaria, Centrella ha sottolineato: “Non smetterò mai di essere anche un operaio metalmeccanico: non sono abituato a lamentarmi, ma a lavorare, quindi assicuro e chiedo senso di responsabilità , impegno, umiltà e spirito di servizio”.
Per il nuovo leader dell’Ugl “lo sciopero generale è una asoluzione estrema a cui ricorrere solo dopo aver percorso senza risultati la strada del confronto, prima bisogna fare tutto il possibile”.
E a proposito della crisi attuale, avverte di essere disponibile al confronto, ma senza dare carta bianca: “Tutti devono prendersi le responsabilità delle scelte, compreso il sindacato, ma partiamo dal fatto che il peso non deve sempre cadere su dipendenti e ceto medio. Abbiamo il compito di tutelare il reddito delle famiglie e sono indispensabili misure di sostegno al reddito e un rilancio dell’occupazione”. Continua »
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