Novembre 26th, 2014 Riccardo Fucile
“IL GOVERNO, INVECE CHE RECUPERARE L’EVASIONE FISCALE, TAGLIA I FONDI AGLI ENTI LOCALI CHE COSI’ AUMENTANO LE TASSE”… “RENZI HA DELUSO, HA CREATO SOLO CONFLITTI SOCIALI”…”DIETRO L’ASTENSIONISMO UN FRAGOROSO SILENZIO CHE POTREBBE ESPLODERE IN NUOVE FORME DI AGGREGAZIONE POLITICA”
Presidente, sappiamo che lei ha operato professionalmente a Genova per diversi anni: che pensieri le sono venuti alla mente quando ha saputo dell’ennesima tragedia che ha colpito la città ? La politica sembra interessarsi del dissesto ambientale solo a tragedie avvenute, gli enti locali non hanno soldi per gli interventi, il governo taglia. E’ possibile invertire la marcia?
Ho lavorato a Genova per 5 anni e una tragedia del genere non mi era toccato di vederla. Rammento che in una sua precedente intervista parlammo di questo, della totale assenza di intervento da parte delle istituzioni per prevenire il disssesto idrogeologico e dei mancati finanziamenti a opere prioritarie. Tagliare è facile, sono anni che i fondi diminuiscono e quando arrivano tragedie annunciate tutti fanno finta di cascare dal pero. Occorrono dei sindaci che battano i pugni sul tavolo a tempo debito, disposti a dimettersi piuttosto che accettare i ricatti romani. Abbiamo amministratori troppo accomodanti e poi le conseguenze le pagano i cittadini, in termini economici e purtroppo anche di vite umane.
La sua candidatura a titolo gratuito alla Presidenza dell’Inps non è stata neppure presa in considerazione: non ritiene anomalo che un semplice cittadino con un curriculum adeguato che si candida a un ruolo pubblico non venga neanche convocato per ascoltare il suo programma? Che impressione ha ricavato da questa esperienza?
Sapevo che era una “mission” difficile, ma occorre provarci per capire cosa significa per i Palazzi del potere l’abusato concetto di meritocrazia di cui si riempiono la bocca. Il cittadino comune si illude che le nomine negli Enti di Stato si facciano sulla base di criteri di professionalità , ma non è così. A detta di molti avevo le carte in regola per concorrere, non dico per essere il prescelto: non sono mai stato nemmeno convocato per valutare il mio progetto di risanamento dell’Inps. Per non parlare dei media: ignorato anche da stampa e Tv perchè non avevo sponsor adeguati. Ora stiamo preparando un ricorso/denuncia contro il premier e il ministro competente. Nel frattempo hanno nominato come commissario un 75enne ex ministro del Lavoro, titolare della legge che ha favorito le pensioni dei sindacalisti.
La Legge di Stabilità , presentata dal governo, è basata sul deficit per circa 11 miliardi (portando il rapporto debito-Pil dal 2,2% al 2,9%) e per tagli teorici di 15 miliardi agli enti locali. Non c’è il rischio di indebitare le generazioni future e di soffocare i servizi sociali, quindi i ceti più bisognosi di aiuto?
Occorre intervenire sul recupero dell’evasione fiscale, non ci sono alternative. Ridicolo fare ancora tagli agli enti locali che a loro volta saranno costretti ad aumentare i tributi ai cittadini: è un circolo vizioso da cui non si esce. Penalizzando alla fine i servizi sociali e le categorie disagiate: se ci vogliono portare alla situazione della Grecia, almeno lo dicano…
Renzi ha ridotto le tasse solo alle grandi imprese con le misure sull’Irap per la parte componente lavoro e ha promesso tre anni di esenzione dei contributi per chi assume a tempo indeterminato. Molti economisti temono che senza una ripresa del mercato nessun imprenditore procederà ad assunzioni di quel tipo.
In Italia ormai non assume più nessuno, altro che contratti a tutele crescenti, il problema è il rilancio dell’economia, tutto il resto è solo fumo per ingannare i giovani in cerca di occupazione. Le tasse poi le hanno ridotte alle grandi imprese non certo ai piccoli imprenditori che continuano a chiudere per disperazione
Come giudica l’aumento della tassazione sulla previdenza integrativa?
La giudico un furto per battere cassa, come per il Tfr sulla busta paga: questo accantonamento è sempre servito come un risparmio futuro da conservare per la vecchiaia, un salvagente in caso di malattie, un gruzzolo per integrare la pensione. Ma ormai neanche più in pensione si riuscirà ad andare e queste saranno sempre più misere.
Mgo sta promuovendo numerosi incontri tematici sul territorio su temi “reali” come quelli della disabilità e della invalidità civile, delle adozioni e dei diritti civili. Che posizione avete al riguardo?
Mgo è nato con questo spirito di servizio, ovvero lavorare sul territorio per dare voce agli “invisibili”, per comprendere il disagio che stanno vivendo queste categorie di cittadini. Stiamo girando l’Italia per raccogliere denunce e testimonianze da tradurre in proposte di legge. Per quanto riguarda le adozioni occorre una semplificazione burocratica che elimini tante pastoie. Sui diritti civili siamo in prima linea: il nostro slogan è “senza diritti siamo solo schiavi” e su questa base il nostro programma sta ottenendo importanti riscontri e adesioni, anche dall’estero
E’ in rete anche “Pensiero Libero Mgo”, il nuovo magazine del suo Movimento, come aveva promesso: quale impostazione e finalità lo caratterizzano?
“Pensiero libero Mgo” potremmo dire che nasce a causa dei silenzi dei media nazionali sulla nostra attività . In Italia, a parte poche eccezioni, e voi tra queste, non esiste la libera informazione. Sono per la maggior parte asserviti al potere politico e un movimento spontaneo di gente comune è visto con sospetto. Allora abbiamo deciso di far uscire un magazine che veicolasse le nostre idee e le nostre proposte. E’ interamente autofinanziato dai nostri iscritti e non cerca finanziamenti dalla legge per l’editoria, a differenza di tante testate vicine al Palazzo. Regaliamo addirittura pubblicità gratuita alle piccole imprese: è un segnale di diversità reale.
La “luna di miele” di Renzi con gli italiani sembra volgere al termine, i consensi per il premier calano: si aprono nuovi scenari?
Renzi è un prodotto costruito a tavolino, doveva essere giovane e rottamatore apparente, ma il risultato quale è, quali interessi operano dietro di lui? Il disegno lo aveva intuito Grillo, ma poi si è perso anche lui tra i palazzi del potere, vanificando il progetto iniziale. Quando il fallimento di Renzi sarà evidente a tutti gli italiani, recupereranno le vecchie glorie di sinistra e di destra e nulla cambierà . Renzi poi ci ha messo del suo, manifestando un delirio di onnipotenza che era già stato fatale a Berlusconi.
Lei appartiene a quella scuola di pensiero che vede elezioni anticipate a breve?
Dope le elezioni amministrative in Emilia Romagna e in Calabria, con una affluenza alle urne così bassa tale da farle apparire quasi le primarie del PD, penso sia cambiato lo scenario. Avevano già il progetto per ritornare al voto, con un Renzi vincente e con l’appoggio di Berlusconi. Abolendo il Senato e lasciando una sola Camera per essere sicuri di governare per 5 interi anni grazie a una Forza Italia rinvigorita dal ritorno di Alfano e della Meloni. Ora le larghe intese potrebbero incontrare ostacoli. L’Italicum rimarrà ancora in vita? Dipende anche da cosa accadrà nel Pd. L’astensionismo va inteso non solo come sfiducia nel voto, ma come un silenzio indice di grosse trasformazioni in divenire, di nuovi conflitti sociali e di riaggregazioni. Ci sono tanti movimenti, come il nostro, pronti a dire la loro.
La politica “fuori dal Palazzo” permette di sentire il polso dei cittadini comuni: c’è tanta disperazione e preoccupazione in giro… Come si può risalire la china?
In un solo modo: riunendo la parte sana del Paese, quella che crede veramente nell’onestà , che vuole trasparenza e una poltica che non sia intesa come il centro del potere, delle lobby e degli affaristi, ma ritorni a porsi al servizio del cittadino. Con un Parlamento composto da persone oneste e competenti, pur nella diversità delle idee, aperto al confronto e non alla perenne rissa. Il tempo ci dirà se è solo una utopia.
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Dicembre 27th, 2013 Riccardo Fucile
“DELLA TERRA DEI FUOCHI LE ISTITUZIONI SAPEVANO: TROPPE CONNIVENZE, IL PERICOLO E’ GRANDE”…”IN CAMPANIA VA RIPRISTINATA L’AUTOREVOLEZZA DELLO STATO”…”OCCORRE DARE VOCE ALLA VOGLIA DI RISCATTO DELLA PARTE MIGLIORE DEL SUD”… “LA POLITICA SCENDA NEI VICOLI DEGRADATI E DIA UNA SPERANZA AGLI ONESTI”
Salvatore Castello, leader napoletano di Blu per l’Italia, è un giovane imprenditore napoletano, operante nel settore della security preventiva e della sicurezza sul lavoro.
Ex musicista, quotidianamente impegnato nel settore della promozione sociale e culturale, ha la politica come passione, ma un linguaggio lontano dal politichese che rende interessante la chiacchierata con lui.
Lei, tra i responsabili locali di “Blu per l’Italia”, è senz’altro uno di quelli che opera sulla “linea del fronte”. Fare politica a Napoli in nome della legalità è un’impegno ancora difficile?
Si, è ancora difficilissimo. A Napoli i quartieri caratterizzati da un sostanziale degrado, soprattutto strutturale e funzionale, sono ancora molti, soprattutto nelle zone periferiche come quella di Scampia, ed è sempre drammaticamente attuale e cogente la necessità che il “vento liberatorio dello Stato di diritto” intervenga a dissipare dubbi e paure, ansie e “smarrimenti”, soprattutto nei più giovani.
C’è chi fa finta di nulla…
Si può anche far finta di nulla, ma la realtà delle cose è che il territorio è sostanzialmente controllato da strutture bipolari e tra loro confliggenti: da un lato lo Stato, o almeno quello che si cerca di immaginare come l’idea di Stato, e dall’altro la malavita, in primis quella organizzata. Personalmente sono un convinto sostenitore dei sistemi liberali, ma qualsivoglia sia il sistema, nessun cammino sarà mai seriamente ammissibile se non si riuscirà a realizzare in toto l’idea dello Stato di Diritto, se “l’Arbitro delle regole del gioco” non sarà serio, autenticamente terzo ed autorevole, il che rende ancora attualissimo, anzi come ancora drammaticamente indefettibile, l’impegno politico in tal senso. Altrimenti detto, ed involgendo, anche solo per mero accenno concettuale, al distinguo tra Stato-Apparato e Stato-Ordinamento, la linea programmatica sottesa al principio “meno Stato è più mercato”, fa da viatico all’idea del meno Stato Apparato, del “meno sprechi”, della tanta doverosa e partecipata meritocrazia; dell’adeguato spazio a chi saprà realmente ritagliarsi un autentico ruolo da protagonista. Perchè il “meno Stato”, non potrà mai singificare, meno Stato di Diritto…
A suo parere quanto la politica è ancora collusa con la criminalità organizzata e quanto quest’ultima riesce a condizionare le scelte politiche in Campania?
Personalmente credo che il livello di collusione sostanziale sia ancora alto, e non solo in Campania. Le cronache giudiziarie hanno ampiamente dimostrato come la criminalità organizzata, da un lato, abbia strutturazioni organizzative e funzionali variegate, mentre dall’altro abbia capacità e possibilità operativa diverse da struttura a struttura. Nell’immaginario collettivo, ad esempio, Mafia e Camorra s’immaginano uguali, quasi speculari, ma la realtà è del tutto diversa. La Mafia ha una struttura piramidale, verticistica; la Camorra, invece, ha una struttura orizzontale, con vari capi e “capetti” a presidio esclusivo di singole zone, e la sua capacità di incidenza è molto forte. Ne è una riprova la drammatica vicenda della “Terra dei Fuochi”. à‰ da oltre dieci anni che sono stati palesati intrecci e connivenze. E’ da troppo tempo che le Istituzioni, a tutti i livelli, sapevano, e fin nei minimi dettagli, eppure nulla è mai successo; ed anche oggi che la stessa gente perbene è democraticamente insorta, sulla scorta di reiterate e continuate manifestazioni di piazza, le dinamiche s’appalesano immobili, soprattutto da parte del mondo politico. Personalmente ho una stima ed un rispetto profondi per le Forze dell’Ordine. Non è facile presidiare e controllare il territorio, e non è facile battersi per affermare la Sovranità dello Stato di Diritto, soprattutto in una terra dove l’Anti-Stato ha pregnanti capacità di incidenza. E li si percepisce come se fossero “sempre soli”, come se combattessero per noi tutti, e con la parte sana e attenta della società civile, una battaglia senza avere adeguato sostegno Istituzionale. Sarò molto diretto: i mega-stipendi dei Politici li riconoscerei agli appartenenti alle Forze dell’Ordine anzicchè a Politici stranamente, sempre distratti.
Lei ha denunciato le inadempienze delle istituzioni locali e nazionali in merito allo scandalo delle Terra dei fuochi nella gestione dei rifiuti campani. Che pericoli corre realmente la popolazione di quei territori?
I pericoli sono enormi e devastanti ed ho sentore che siano di gran lunga superiori a quelli che ci vogliono far credere, il che trasmette forte l’idea di assistere al peggior video-gioco mai concepito fino ad ora, con una classe politica sempre più alienata dalla realtà , per impegnarsi in vari “giochi” su alleanze e sistemi elettorali, mentre la gente, compresi i bambini, muore di cancro o viene variamente mutilata a cagione di malattie comunque devastanti. Posso anche immaginare, pur nella semplicità che mi appartiene, quanto possa essere strumentale alla conservazione dello status quo il non andare oltre nell’esplicitazione delle questioni, ma trovo comunque assolutamente indegno perdere così tanto tempo nell’avvio delle attività di verifica dei territori, dei pozzi e delle colture contaminate. I pericoli sono enormi, perchè è stato devastato il sottosuolo ma anche lo spazio aereo sovrastante, e le falde acquifere delle zone interessate saranno sicuramente contaminate, il che basta da solo a darci l’idea della drammaticità della questione.
A fronte di quanto “Blu per l’Italia” ha denunciato, che rimedi le Istituzioni hanno posto in essere? Le ritiene sufficienti?
La risposta Istituzionale è stata assolutamente inadeguata. Il “famigerato” Decreto sulla “Terra dei Fuochi” recentemente proclamato dal Governo ha purtroppo dimostrato, ancora una volta, quanto sia sostanzialmente inefficace, “generico” e meramente propagandistico l’operato dell’attuale Esecutivo, anche in siffatta materia. Si ha forte la sensazione che, anche in questo caso, si sia fatto ricorso al solito “politichese”, sia nei confronti della nostra gente, che nei riguardi delle Istituzioni Europee, solo per trasmettere una generica volontà d’intervento volta a sbloccare fondi Europei e Regionali senza aver ben chiaro su come procedere.
Vuole approfondire?
Al di là di tutto, le generiche linee d’intervento tracciate dall’Esecutivo, oggettivamente dimostrano come il Governo e le Istituzioni locali: a) non abbiano ben chiara l’entità e la consistenza dei danni frattanto cagionati all’ambiente; b) non conoscano la loro esatta localizzazione ed estensione; c) non siano ancora in grado di esplicitare quali e quanti siano gli interventi specificatamente a farsi. Senza contare come l’impianto pseudo-preventivo e pseudo-repressivo “immaginato” dall’Esecutivo, consistente nella previsione di un generico reato di combustione dei rifiuti, scevro del termine “speciali”, e nella possibilità che possa intervenire l’esercito solo su richiesta dei Prefetti, trasmetta sostanzialmente l’idea che il Governo abbia sottovalutato il criminale nemico da combattere, quasi come se non ci si dovesse porre il problema di possibili reiterazioni degli stessi crimini, nel tempo, in Campania e/o in altre Regioni d’Italia…
Ci sono stati sprechi?
Nelle more si rileverà di sicuro ulteriore sperpero di denaro pubblico perchè la previsione di Commissioni e Camere di “regia” finalizzate anche alla gestione del monitoraggio/mappatura dei fondi e dei pozzi (da eseguirsi in 150 giorni), se da un lato dà oggettiva evidenza di quanto tempo questo Esecutivo abbia perso in materia, apre anche all’idea che si sia poco considerato il reale pericolo da scongiurare: quello che si consumi l’ennesima rincorsa al flusso economico conseguente alle prossime, e non meglio precisate, attività di bonifica dei suoli e dei pozzi, da parte di quello stesso “patto criminale” che ha prodotto l’attuale biocidio…
E la lentezza burocratica fa il resto?
Le Istituzioni continuano a darci l’idea di muoversi al rilento e sulla scorta di meri proclami mentre bisognerebbe implementare e porre in essere azioni di ben altro spessore, perchè l’obiettivo è proteggere la vita della gente, “ritrovare” il territorio perduto, assicurare che l’operato di onesti produttori locali non subisca danni a cagione dell’allarmismo fuori luogo e ricreare le premesse reali per il rilancio di tutta la produzione agricola locale e dei relativi prodotti tipici, restituendo la Campania alla sua naturale vocazione di “terra del Sole”…
Occorrerebbero misure eccezionali?
In Campania va assolutamente mandato l’Esercito per supportare la quotidiana operosità delle Foze dell’Ordine, per reprimere le condotte criminali, per riapporpiarsi del territorio resrtituendolo totalmente al Stato ed alla nostra gente, e per riaffermare con forza l’idea che — e mi perdoni per la forma! – “Io sono lo Stato, e qui comando io, nell’interesse della mia gente!” E invece no, l’Esecutivo si è “calato le braghe” delegando alle Isituzioni locali la responsabilità di richiedere o meno l’intervento dell’Esercito; e le Istituzioni locali sembrano più interessate a “fare cassa” per ripinare i debiti da lavoro straordinario verso i propri dipendenti, che richiedere che lo Stato riaffermi compiutamente, celermente e senza più perdite di tempo, la sua sua indefettibile alterità e sovranità … Intanto, mentre la Politica fa finta di occuparsene, la Terra dei Fuochi continua a bruciare, sempre di sera, con fumo tossico che arriva fino alla Rotonda di Arzano…
Molti si chiedono come si possa pensare a rimedi tampone da parte delle autorità , senza porre in essere un reale bonifica di quei territori…
La questione credo che sia molto più complessa. Sicuramente l’adozione di meri provvedimenti tampone è del tutto fuori luogo oltre che inefficace, e bisognerà immaginare dinamiche molto più complesse ed articolare, approfondendo ogni singola questione, ad ampio raggio e in tutte le direzioni, perchè, molto probabilmente, nessun intervento di bonifica potrà mai seriamente rimediare ai danni prodotti, e non mancano decisi interventi scientifici volti a sostenere una possibile, sostanziale conversione della funzionalità dei territori di che trattasi, da fondi agricoli a terreni con altra destinazione d’uso: da spazi parcheggio, a fondi per la sviluppo delle fonti rinnovabili, ovvero a zone di utilizzo comunque variamente “strumentale”, ma pur sempre sottratte alla produzione agricola in senso stretto.
Lei è un piccolo imprenditore, come categoria vede un desiderio di riscatto anche tra i suoi colleghi? Per quanto tempo il Sud dovrà ancora pegno alla criminalità ? Lo Stato è presente o vi sentite abbandonati a voi stessi?
Per rispondere è necessario riprendere il distinguo fatto prima tra “Stato-Apparato” e “Stato di diritto” e solo per ribadire che sono poco presenti entrambi. Lo Stato-Apparato è macchinoso, lentissimo, poco attento ai reali bisogni della gente, incapace di dare risposte pronte, celeri e realmente esaustive. Troppi compromessi istituzionali e con l’ambiente; troppa insana poltica; troppi interessi di parte; tanta sordità all’anima della gente, ai suoi bisogni, alla sua voce. Ed anche dal punto di vista dello Stato di Diritto le cose non vanno meglio.
E’ anche un problema di approccio culturale?
La vera sfida è, e resta, culturale. La vera rivoluzione concettuale, operativa e di valore sarà finalmente realizzare ed affermare che il “diritto” non è una cortesia che ti sta facendo l’impiegato o il funzionario Pubblico di turno, ma un valore cogente, irrefragabilmente obbligatorio nei confrotni di tutti, “apparato” compreso. Comunque, si: nella mia terra c’è una sincera voglia di autentico riscatto e di affrancazione pregnante dalle neglette prassi clientelari che hanno da sempre caratterizzato il nostro sistema, nazionale e locale, anche nella speudo-seconda Repubblica. Voglia di meritocrazia autentica. Il desiderio sincero ed appassionato di poter scrivere una storia e di poter dar vita ad una fase finalmente nuova, libera, democraticamente incendiaria.
Napoli ha una percentuale elevata di giovani disoccupati: quale futuro vede per loro?
Non bisogna mai perdere la speranza, anzi bisognerà darsi la capacità sincera, e pregnante, si saper convogliare rabbia e indignazione verso le azioni che diventano idee. Concreti fautori del fare, quello dobbiamo immaginare di essere, e questo dobbiamo realizzare. Napoli, come l’intera Campania (ma andrei oltre, per involgere lìitero meridione d’Italia!), è anche la terra dell’arte presepiale, di quella orafa, della lavorazione di pregiatissime ceramiche e della produzione di prodotti gastronomici tipici, noti in tutto il mondo. Terra d’arte musicale, canora, teatrale, danzante, ma anche dimensione strutturata di professioni e di “mestieri”…
Anche di grandi “eccellenze”…
La nuova stagione politica dovrà farsi carico di immaginare, propugnare e realizzare misure capaci di superare l’assistenzialismo fine a sè stesso per consentire da un lato la creazione effettiva del lavoro, anche sulla scorta di misure che consentano la creazione agevolata di nuove imprese, anche artigianali e dall’altro di “liberare” quelle esistenti dagli attuali gravami burocratici e di tassazione per dare a tanti giovani la possibilità di contribuire alla conservazione ed allo sviluppo dell’anima di una terra famosa in tutto il mondo
Siete famosi per “l’arte di arraggiarvi”…
E’ vero. La nostra terra, la nostra stessa storia personale, è nota per l’“arte di sapersi arrangiare”. Ma, soprattutto oggi, la politica deve darsi doveri e dimensioni nuove e diverse, perchè il vero scopo è quello di consentire, e di offrire, a “quest’arte di sapersi arrangiare”, la capacità strutturale di diventare storia lavorativa ed imprenditoriale effettiva, libera e totalmente consapevole. Il massimo della felicità si realizza quando un uomo può essere sè stesso fino in fondo, libero di esprimere quello che è, senza se e senza ma; quando può contribuire al progresso di sè stesso e della collettività attraverso il risultato finale del proprio e sistematico impegno quotidiano a misura del proprio essere. E se la Politica vuole davvero essere autentica, e se la stagione che verrà , vorrà davvero essere democraticamente incendiaria, allora si dovrà avere la reale capacità di saper andare “oltre” per involgere direttamente al cuore dei problemi.
Rinunciando all’assistenzialismo?
Napoli, la Campania, come tutto il Meridione, non hanno bisogno degli “assegni di disoccupazione” o dei redditi di cittadinanza (pur sempre ammissibili, ma solo per periodi eccezionali e transuenti, essendo inconcepibile che debbano elevarsi a continuativa regola di sistema!), ma hanno bisogno di Istituzioni effettivamente capaci di saper andare “oltre”, perchè il fine primario è sempre quello di garantire l’armonico ed amonioso sviluppo della personalità umana, e non certo quello di renderla — o, peggio ancora, conservarla – “chiusa” in una dimensione di miseria e di endemica pendenza/dipendenza dal potere del mondo affaristico, della malavita o addirittura dal deviato agire Istituzionale….
Una nuova sfida ?
La nuova sfida per la nostra terra, e per il nostro Paese, sarà proprio questa, immaginando e realizzando qualcosa che sia davvero “nuovo” e con strutture finalmente al servizio reale della gente, evitando di immaginarci nuove Commissioni o Enti di gestione locale producenti solo nuove, inutili spese. Le spese della Politiche dovranno essere rigorosamente ridotte, ed anche le Istituzioni e le Procedure dovranno essere più snelle e, soprattutto, celeri. Uno Stato di Diritto ha senso e ragion d’essere solo se riesce a dare risposte certe e celeri: il resto rischia solo di arricchire chi ha posizioni Istituzionali e/o di “casta”, e basta. Quello che sarà , insomma, dovrà essere per la gente, e non certo per continuare ad arricchire lo spregevole agire di quella partitocrazia da “quattro soldi” della quale siamo tutti stufi… E le idee su “cosa” e “sul come”, non mancano.
Lei ha promosso anche petizioni popolari partendo dai piccoli problemi di quartiere: è un modo sempre efficace di rappresentare le istanze dei cittadini?
C’è una premessa che è assolutamente necessaria. “Blu per l’Italia” è attualmente un’associazione. Va da sè che lo strumento preferenziale sia, allo stato, quello della petizione, della promozione delle idee e della loro formulazione partendo direttamente dall’interazione constante col territorio, e con la base. Ma se anche fosse un partito, Le risponderei sempre allo stesso modo. La Politica ha un senso solo se agisce tra la gente ed insieme alla gente. Se riesce a tastarle il “polso”, proprio come facenvano gli antichi giureconsulti nella Roma dei Cesari, ed a darsi contenuti autentici. La politica proprio questo deve fare se vuole davvero rimettere in moto la speranza: togliersi la giacca e la cravatta, abbandonare i salotti, e scendere nelle piazze, nei vicoli, nei circoli culturali, nelle strade. Dobbiamo smetterla di concepire la Politica come una ridda di proposte astruse avanzate alla gente con la speranza di scegliere la formula più efficace in termini di marketing.
Auspica una forma più tradizionale di messaggi politici quindi….
La Politica deve assolutamente ridarsi contenuti autentici ed agire sulla scorta di spinte sincere, vere, ed i propri contenuti li deve determinare insieme alla sua gente. E bisognerà assolutamente ritornare a fare i comizi, guardare la nostra gente negli occhi; stringersi nuovamente la mano e prendere impegni da uomini veri, perchè se saremo capaci di arrivare al cuore delle persone per quello che realmente siamo, e allora si’ che avremo almeno una possibilità seria di rimettere in moto la speranza di tutti per la rinascita dell’intero Paese. Oggi più che mai, bisogna darsi il sincero coraggio di accettare le sfide importanti, ritornando alla lezione dei Maestri perchè, come sostiene l’amico Danilo Petri, “la cornice “filosofica” di ogni impresa politica deve possedere la densità delle lezioni dei maestri e lo slancio dinamico della gioventù. Creatività , passione, energia, spirito rivoluzionario devono essere gli strumenti per la costruzione dell’opera…” Ed io, come si usa dire oggi, “stra-quoto” in toto…
Lei non ha un passato di impegno politico: perchè ha deciso di aderire a “Blu per l’Italia”?
Rientra nel mio modo di essere. Non sono mai stato una persona statica o che resta comunque alla finestra a guardare che cosa succede nel mondo. La Politica mi ha sempre appassionato, anche se non avrei mai immaginato di impegnarmi in tal senso in prima persona… Però, soprattutto oggi, c’è il dovere morale di darsi da fare, perchè c’è in gioco il futuro di tutti, soprattutto per chi si sta affacciando alla vita e per chi ancora deve conquistarsi questo mondo! Blu per l’Italia rappresenta una sfida nella quale ho creduto da subito.
Lei ha radici culturali di destra?
Oggi ricostruire una reale dimensione valoriale e culturale di destra, è un dovere assoluto e non più rinviabile, perchè la vera sfida è duplice: da un lato vi è l’assoluta necessità di ridarsi tutti uno spazio concreto, “una casa comune”; dall’altro dimostrare che la destra può essere ancora una storia vincente per le sorti di tutto il Paese e della nostra gente. Insomma, per mutuare l’aristotelico concetto di medità quale virtù, nella dialettica Democratica non può e non deve assolutamente più mancare una politica ed un’azione cuturale di Destra, a condizione che sia autenticamente moderna, liberale, rispettosa delle tradizioni ma altresì capace di guardare al futuro accettando tutte le sfide che la contemporaneità propugna di continuo.
Una Destra che non pare profilarsi all’orizzonte, sia sincero..
Una Destra nuova, che supri l’assurda contrapposizione tra chi pretende di essere l’erede prediletto di Alleanza Nazionale e chi si agita di continuo per rispolverare una vecchia bandiera che ha celermente messo in soffitta anni fa, salvo ricordarsene in vista di possibili percentuali da conquistare alle prossime elezioni europee. L’impegno personale è per una Destra moderna, autonoma, repubblicana, Democraticamente incendiaria… Ma le dirò di più, se mi permette.
Prego..
Il vero fine è quello delle dimensioni autentiche, sincere; della Politica scritta tutta in maiuscolo. Nel nostro Paese la vera sfida, quella irrefragabilmente obbligatoria, dal punto di vista pragmatico e valoriale, afferisce all’assoluta necessità di poter fruire di una “forza”, e di una proposta, Politica che sia realmente liberale, che si batta per la difesa del territorio, sia verso le aggressioni malavitose interne che verso quelle esterne, che ridia dignità alla nostra azione di Patria nel futuro dell’Europa che bisognerà essere all’altezza di saper propugnare federata. Un movimento autenticamente meritocratico e legalitario. La sostanza è questa. Il resto è solo una ridda di locuzioni di mera propaganda, perchè come amo sempre precisare, l’identità non è dato dal nomen, ma dai valori per i quali ti batti…
Potesse realizzare un solo sogno, cosa vorrebbe realizzare per la sua Napoli?
La mia Napoli la “vorrei sempre sorridente”. Il fiore all’occhiello di un mondo nuovo, ricco di quella cultura e di quella spinta alla vita che solo la mia terra sa dare… Ma è un desiderio che nutro per tutto il meridione, perchè questa terra, come già ho detto, non aspetta altro che di potersi giocare il proprio destino e di vincere la propria sfida: quello di un territorio affrancato dalla mala-politica, dall’assistenzialismo becero ed inconsistente, e dalla malavita dilagante e collusa. Un autentco vento rivoluzionario capace di renderci tutti autentici protagonisti di un destino di pregnante libertà . E questa terra, la nostra gente, noi tutti ne abbiano a iosa le potenzialità ..
Se dovesse dare un consiglio un domani a suo figlio, lo inviterebbe a “emigrare” o a continuare a lottare per cambiare la sua città ?
Al figlio che un domani mi auguro di poter avere, non farei altro che ribadire quanto già dico ai miei giovanissimi collaboratori: sebbene il mondo sia grande, la nostra terra è questa ed è qui che la vita, per un inesplicabile mistero, ci ha chiamati alla sfida di essere uomini veri e sinceri protagonisti del nostro tempo! Andare altrove sarebbe vile…
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Dicembre 22nd, 2013 Riccardo Fucile
“FINITA L’EMERGENZA, NAPOLITANO LASCI IL POSTO”
“Questa è la pelle. Ma si vede ancora l’animale. Se volesse vedere l’animale, eccolo qui: la testa, il posteriore, le zampe anteriori, le zampe posteriori”. La spiegazione è dello Svedese, protagonista della Pastorale americana di Philip Roth.
Eppure, più o meno, è quello che racconta Toni, decano della fabbrica di Diego Della Valle nelle Marche, dentro il caveau delle pelli pregiate.
Qui si fanno le Tod’s da donna, tra mille ulivi, l’asilo per i figli dei dipendenti, la mediateca dove si possono prendere in prestito libri, giornali e dvd.
Un grande quadro con l’ombra di un uomo sovrasta la sala riunioni di Diego Della Valle. Sembra Enrico Berlinguer.
“à‰ John Kennedy. Ma potrebbe essere anche Berlinguer: mi piaceva molto”.
Dottor Della Valle, il tema di queste interviste è lo stato di salute del Paese. Come sta l’Italia?
Purtroppo alla deriva. à‰ chiaro a chiunque che il Paese vive una situazione difficilissima che si è venuta a creare grazie a una cattiva gestione dell’Italia negli ultimi trent’anni, e non solo da parte della politica, ma anche di un certo tipo d’impresa e finanza, della burocrazia: mondi che hanno sempre stretto legami reciproci e sono ugualmente responsabili.
Che impressione le fanno le immagini delle proteste di piazza?
I cittadini hanno seri motivi di lamentarsi, da anni. Hanno finora sempre avuto pazienza e civiltà , trovando modi pacati per protestare: penso per esempio all’astensionismo elettorale, una manifestazione chiara di malcontento e sfiducia. Oggi all’insofferenza si aggiunge la sofferenza di chi è veramente sopraffatto dai problemi. Attenzione: bisogna vedere come questo malcontento si manifesterà nel futuro. à‰ un fenomeno che, se mal guidato, può essere potenzialmente pericoloso.
Teme che la situazione precipiti?
Speriamo di no e bisognerà capire bene cosa c’è dietro. E se dietro questo malumore delle persone per bene tentino di nascondersi quelli che chiamano i “professionisti della protesta”: sarebbe un problema. Ma la risposta all’esasperazione la dovrebbe dare la classe politica e chi ci governa facendo le cose più urgenti che servono al Paese. Se nell’arco di massimo qualche mese sapranno mostrare che finalmente non siamo di fronte alle solite chiacchiere inconcludenti, forse i cittadini saranno disposti a dare fiducia. I nuovi protagonisti della politica che negli ultimi tempi hanno preso in mano il Paese sono persone giovani che hanno promesso di fare le cose importanti in fretta. Soprattutto hanno promesso che ci sarà discontinuità . La discontinuità è indispensabile se si vuole veramente cambiare e annullare il potere di una classe dirigente che rappresenta la vecchia politica.
Il nostro premier è stato ministro 15 anni fa. Mica tanto “discontinuo”…
Come ho avuto modo di dire spesso, Enrico Letta è una persona che non ci fa vergognare per come ci rappresenta in giro per il mondo. Già questo è un passo avanti: negli ultimi trent’anni ci è capitato una o due volte al massimo. Ora però deve assolutamente, nell’arco dei prossimi due mesi, fare cose importanti per il futuro del Paese. Sarà giudicato in base ai risultati che otterrà . Capiremo per come sarà disposto anche ad affrontare il tema della discontinuità , se sarà da considerare un giovane politico con una visione nuova e positiva oppure un giovane politico ancorato al vecchio sistema e ai vecchi riti della politica. Mi auguro che le cose le possa fare e che possa dimostrarcelo in fretta
Sulla legge elettorale però una sveglia l’ha data la Consulta.
La Consulta è arrivata prima della politica e questo non ha certamente migliorato le aspettative degli italiani: speriamo recuperino in tempi brevissimi. Ho sentito in tv il discorso di Renzi a Milano. Ha preso impegni precisi, a brevissimo termine. Nella stessa direzione hanno dichiarato di volersi muovere gli altri nuovi leader politici: voglio dare fiducia a ciò che hanno detto e aspettare insieme a tanti italiani che queste cose vengano fatte per davvero. Il problema non è una politica di destra o di sinistra, ma se avremo una politica seria e preparata.
Destra e sinistra esistono ancora?
I politici proclamano le loro differenze, visto l’appiattimento degli ideali però si fatica a capire chi è di destra e chi di sinistra. Alla gente interessa di più valutare la serietà e la competenza dei politici, non la loro provenienza. Tutti continuano a dire che in troppi non arrivano alla fine del mese, ma oltre a parlarne molto, bisognerebbe capire che “fare le cose” e “farle in fretta”, è fondamentale ora più che mai. C’è bisogno di competenza per agire, di competitività per poter avere un futuro e di molta solidarietà . In questo momento, secondo me, è importantissimo che competitività e solidarietà marcino nella stessa direzione.
Ecco: solidarietà è una parola svanita nel lessico della sinistra.
Non ne farei una questione di colore politico. La solidarietà tra le persone per bene esiste, fa parte dell’animo umano. A questo dobbiamo aggiungere le energie di chi sa essere competitivo: è una ginnastica mentale, bisogna imporsi di non trascurare i due aspetti. Chi fa impresa, vista la drammatica situazione, ha una responsabilità in più. Senza prevaricare il ruolo delle istituzioni, le imprese sane possono fare molte cose per il sostegno di chi ha più bisogno.
Facciamo un esempio concreto.
Se vuole le faccio un esempio che ci riguarda. Oltre a tante altre cose che facciamo da tempo, quest’anno il consiglio d’amministrazione ha stanziato l’1% dell’utile netto del gruppo per iniziative di solidarietà locali, per aiutare chi ha bisogno di aiuto nel nostro territorio. I risultati sono stati ottimi e molte persone ne hanno avuto beneficio. Se con un compasso segnassimo i territori delle imprese che hanno la fortuna di funzionare bene, si potrebbe coprire buona parte del territorio italiano e aiutare molto le persone in grave disagio. Quindi in attesa che lo Stato riesca a pensare a tutti, oltre a dare soluzioni pratiche, queste operazioni servirebbero ad alleggerire la tensione sociale che si respira. Le persone vogliono che siano garantiti salute, sicurezza e istruzione, una vita dignitosa e prospettive per il futuro dei loro figli.
L’Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro?
Deve esserlo: i cittadini chiedono di poter lavorare, non favori o regali.
Quanto ha pesato il rigore del governo Monti sulla situazione attuale?
Oggi c’è un tiro al bersaglio su Monti. Credo però che all’inizio abbia fatto bene e che il suo arrivo sia in qualche modo servito ad arginare problemi gravi, che magari qualcuno in Europa ha un po’ ingigantito. Poi la mancanza di una conoscenza del tessuto industriale, dell’Italia e del mondo del lavoro, credo l’abbiano allontanato dalle vere esigenze e dalle priorità . Dire che ha sbagliato tutto però lo trovo ingiusto. Secondo me avrebbero dovuto avere più carattere nel discutere con la Germania dei nostri problemi, in modo da ottenere le necessarie moratorie per permetterci di sistemare i conti e allo stesso tempo di pensare allo sviluppo
Che posizione ha sull’Euro?
Non mi pongo nemmeno il problema di uscirne: è una cosa che non reputo possibile e utile. Dobbiamo stare nella moneta unica. Dobbiamo poter usare il sistema dell’euro per uscire dalla situazione in cui ci troviamo, strutturando un piano di sistemazione dei nostri debiti che ci permetta anche di pianificare una parte di sviluppo. Un’Europa senza l’Italia credo potrebbe avere grossi problemi. Non abbiamo altre strade e quindi chi per noi discute in Europa di questi argomenti deve farlo con determinazione e autorevolezza.
Meglio la prima o la seconda Repubblica?
Se proprio debbo scegliere, la prima. È stupido generalizzare, ma prima c’erano persone con più spessore e ideali. Non voglio dire che nella seconda Repubblica non ci siano anche persone per bene, ma credo che l’etica e la morale si siano enormemente ridotte. I nuovi circuiti politici – che hanno estremizzato il concetto di “stare dentro o fuori”, “chi non è con me è contro di me” – hanno costretto i meno forti ad accettare mediazioni pur di rimanere al loro posto. Nella classe politica precedente c’erano un senso della cosa pubblica e dello Stato più forti, forse perchè alcuni leader venivano dalla guerra e da situazioni di forte disagio.
Tanti si sono riciclati.
Vero, per questo ci vuole discontinuità : sarebbe bello e civile. Anche se – mi rendo conto – è un’utopia credere che molti di questi protagonisti decidano da soli di fare un passo indietro.
à‰ andato a votare alle primarie?
Si. Ho votato per Matteo Renzi: ha detto cose condivisibili e soprattutto che si sarebbe mosso in fretta. Il vantaggio è che il giudizio su Renzi lo potremo dare tra qualche mese. Da come parla, ha voglia di farsi giudicare in tempi brevi. Questo vale anche per Letta e Alfano: diamo loro fiducia e vediamo cosa faranno.
La vicenda del Colle – la nuova elezione di Napolitano e il modo in cui lui ha interpretato il nuovo mandato – non è stata nel segno della discontinuità . Sarà un ostacolo al rinnovamento?
Penso che il Presidente Napolitano sia una persona per bene, che ha fatto una buona cosa per il Paese quando ha deciso di rimanere ancora per un breve periodo, mettendo una politica inadempiente di fronte alle proprie responsabilità : in primis penso alla legge elettorale. Stiamo tutti aspettando questa cosa, con i tempi siamo già in ritardo. Credo però che appena terminati questi passaggi sia giusto che Napolitano, come lui stesso ha detto di voler fare, possa lasciare il posto a un nuovo Presidente che non debba essere più garante di una classe politica che buona parte dei cittadini non rispetta più. Il rischio oggi è che molti politici si nascondano dietro l’autorevolezza del Quirinale e questo francamente non è giusto. Gli italiani vogliono potersi scegliere le persone e valutarle per il loro operato.
Il Parlamento ha abdicato alla propria missione? Si è fatto dire cosa fare e in che tempi dal Presidente della Repubblica, si è fatto dire dalla Consulta che la legge elettorale è incostituzionale… La Corte dei conti ha pure sollevato una questione di legittimità sul finanziamento ai partiti: sono sempre all’inseguimento.
Non c’è dubbio: infatti la gente non si riconosce più in loro. La fiducia dei cittadini nei partiti è sprofondata. Basta guardare i sondaggi. E se quelli non bastano, il crescente astensionismo. Si evoca spesso la “responsabilità ” dei cittadini ma credo che oggi sia la politica a dover dimostrare responsabilità . Le distinzioni tra competenze del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica devono essere precise, senza nessuna ingerenza reciproca. Altrimenti si toglierebbe credibilità al sistema.
Cos ‘è l’antipolitica? I partiti che hanno indici di gradimento da prefisso telefonico o quelli che dicono “tutti a casa”?
Più le situazioni sono difficili, più ci vuole la necessaria calma nel gestire le cose. Io credo che tante persone per protestare abbiano “prestato” il proprio voto, ma che sarebbero pronti a dare fiducia a qualcuno che dimostri, con i fatti, la volontà di cambiare. Urlare molto e non fare dove ci porta? L’interesse di chi vuol bene all’Italia è ricostruire, non distruggere. Ciascuno deve dare quello che può. Mi pare chiaro che il mondo del lavoro ha dato anche più di quello che poteva, ora è la classe dirigente che deve darsi da fare.
È favorevole a una tassazione dei grandi patrimoni?
Sì sono disponibile, ma a patto che non sia un sacrificio che finisca nel mare magnum, dell’inefficienza della macchina statale. Vorrei aggiungere una cosa, però: non dobbiamo pensare che sia un obbligo. Ci può essere qualche mio collega che dice “io faccio già abbastanza perchè vivo e produco in un Paese strangolato dalla burocrazia e dalle tasse”. Non avrebbe torto a pensarla così, ma penso che chi può dovrebbe essere il primo a rispondere alla chiamata.
Mai stato tentato dalla politica? Nemmeno quando Montezemolo è quasi “sceso in campo”?
Personalmente mai. Ho sempre detto a Luca che ha fatto buone cose, che la politica è un altro mestiere completamente diverso dal nostro, cui bisogna dedicarsi completamente. Credo che esporsi, come faccio io, sia comunque un modo per dare un contributo come cittadino. Tenga conto che oggi ho l’età di quelli che dovrebbero andare a casa e comunque non è affatto detto che un bravo imprenditore sia un bravo politico. Sicuramente l’efficienza e il pragmatismo aiutano, ma la politica vuol dire sapersi occupare soprattutto del bene comune, un argomento più complesso.
Ne abbiamo avuto un esempio con Berlusconi.
Io e Berlusconi ci siamo detti con chiarezza e magari durezza quello che pensavamo anni fa. Ce lo siamo detti in faccia e in pubblico. Le nostre posizioni sono reciprocamente chiare. Adesso parlerei invece della nuova classe politica di destra e sinistra, di altre persone giovani che hanno voglia d’impegnarsi per il bene dell’Italia. Noi possiamo, se richiesto, dare qualche consiglio e mettere a disposizione la nostra esperienza. La palla ora è a loro. Non ci sono soluzioni diverse.
Letta ha sempre fatto il politico. Così – in misure e modi diversi – Alfano, Cuperlo, Renzi e Civati. Essere professionisti della politica è un bene?
Se fosse concepita come la costruzione di un percorso, nel senso dell’acquisizione di competenze, sarebbe una cosa buona. Il problema della vecchia politica era che a fare il ministro dell’economia si metteva o un amico o uno cui si dovevano dei favori o qualcuno che garantisse equilibri: spesso venivano privilegiati gli amici fidati e non le persone di grande competenza. La politica ha grandi colpe, ma altrettante ne ha la grande impresa e la finanza che ha spesso manovrato la politica.
Lei è molto amico di Clemente Mastella: quando fu nominato Guardasigilli non aveva competenze in materia di giustizia.
Mastella più che un amico per me è un fratello. Per come lo conosco io, è un uomo con pregi e difetti della politica della prima Repubblica, ma non un uomo di potere. Se fosse stato un uomo di potere non avrebbe avuto tutti i problemi che ha avuto negli ultimi anni. Per quanto riguarda le competenze, quando ha avuto incarichi di governo, anche lui come tanti altri era carente. Ma ho sempre visto in lui una grande umiltà nel farsi consigliare da buoni tecnici. A Clemente mi accomuna l’attaccamento alle origini, semplici, le abitudini ai nostri luoghi e anche il fatto di non aver dimenticato le persone del nostro mondo.
Le clientele finiranno mai?
Guardando anche fuori dal nostro Paese mi viene da dire di no. In Italia, in questo senso, si possono fare passi da gigante.
Le capita spesso che le chiedano favori?
Qualche volta le persone semplici più che favori chiedono lavoro. Se intende favori ad “alta quota” io non ho nè il carattere nè la reputazione di uno che sta in quei giochi. Il mondo delle auto-cooptazioni non l’ho mai accettato e sicuramente è un mondo che non ha mai accettato me. Avevo l’idea che certi ambienti, diversi dal mio mondo imprenditoriale, fossero utili per cercare di aiutare o cambiare il Paese.
Quali ambienti?
Quelli che ho frequentato al di fuori del mio mondo. Poco più che trentenne consideravo Mediobanca, Rizzoli, Comit i sancta sanctorum del Paese. Visti dal di fuori erano gli ambienti dove si decidevano le cose importanti dell’Italia. Ho dovuto, appena ci ho messo piede comprando pacchetti azionari, rendermi conto che qualcuno pretendeva di pesare le azioni e non di contarle. Alcuni di questi, sono quelli che io ho definito, senza voler mancare di rispetto, “arzilli vecchietti”
… Giovanni Bazoli?
In quel caso mi riferivo a Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli, ma la fila può allungarsi con facilità . Non avevo nulla di personale nei loro confronti, ma era necessario iniziare, appunto, un processo di discontinuità per cambiare quei mondi. Questa presa di posizione mi ha creato qualche dispiacere personale perchè con Geronzi ci conoscevamo bene e avevo simpatia per lui.
Piergaetano Marchetti – membro del cda Rcs e arbitro della grande finanza milanese – ha detto che il capitalismo di relazione è finito: lei lo auspicava da tempo.
Ho visto che il professore si è chiamato fuori: ma lui è stato uno dei grandi sacerdoti del capitalismo di relazione! Credo che Marchetti idealmente avrebbe voluto chiamarsi fuori, ma non ha avuto mai il coraggio necessario. Alla fine ha barattato il suo sincero atteggiamento ideologico per qualche poltrona e per un po’ di potere. Detto questo lo considero una persona per bene.
Che cosa succede al Corriere della Sera?
Purtroppo chi gestisce il Corriere oggi non ha le competenze necessarie per guidare un’operazione tanto complessa. Credo che gli azionisti dovranno responsabilmente prendere qualche decisione. Del resto il patto di sindacato, che anch’io desideravo sciogliere, è finito grazie anche alla lungimiranza di persone come Alberto Nagel, Merloni e Carlo Cimbri. Perchè in tanti restano all’interno di una casa editrice che fatica ad avere una prospettiva se immediatamente non cambia qualcosa? Tenteranno di rimanere finchè il Corriere potrà essere considerato uno dei due giornali leader del Paese, cioè una merce di scambio tra quello che resta dei poteri forti e politica. Bazoli si è inventato di tutto per restare lì e sicuramente il Corriere è stato uno dei mezzi che gli hanno permesso di costruire la sua carriera. Ora, per fortuna, tutto questo è alla fine.
Perchè ha sottoscritto l’aumento di capitale del Corriere?
Se a luglio – sapendo bene che quel denaro era buttato dalla finestra – non avessi sottoscritto l’aumento di capitale, avrei lasciato il campo libero a quel vecchio mondo che ho descritto poco fa. Essere rimasto e aver contribuito allo scioglimento del patto di sindacato è stato, credo, un modo per mantenere il Corriere libero da forti pressioni. Ora sarebbe auspicabile che gli azionisti prendessero atto che il Corriere è anche uno strumento necessario alla ripartenza del Paese: quindi dev’essere guidato con indipendenza e senza interessi di sorta. Se riuscissimo a trovare un editore vero che si occupasse della gestione sarebbe utile per il futuro della casa editrice e di chi ci lavora.
E lei? Perchè ha fatto battaglie all’ultimo sangue al Corriere?
Per la libertà . Perchè la mia linea era “proviamo a fare tutti un passo indietro, troviamo un editore puro a cui far gestire il giornale”. Non è stato trovato, ma sarebbe stato meglio dimensionare le quote e fare comunque un passo indietro. Pensavo e dicevo che i patti di sindacato non servissero più anni fa, quando sono uscito da Mediobanca. Chi ha capito che i patti, come sistema, erano anacronistici? Persone giovani come Nagel e Cimbri.
Anche John Elkann è giovane.
Al di là delle polemiche che ci sono state, mi dispiace per Yaki che conosco sin da quando era ragazzino. Credo sia mal consigliato. A parte quello che ho tentato di dire a lui e a Sergio Marchionne (di cui ero amico) credo che la famiglia Agnelli, che tanto ha avuto dal Paese, in un momento difficile come questo, avrebbe dovuto restituire qualcosa agli italiani.
Ultima: si fanno battute sui suoi braccialetti. Cosa risponde?
Abbiamo parlato di cose serie fino a ora… Comunque i braccialetti sono regali che io e miei figli ci facciamo a vicenda, ricordi delle vacanze insieme. E forse un modo per non invecchiare troppo convenzionalmente. Come i jeans slavati.
Silvia Truzzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 22nd, 2013 Riccardo Fucile
INTERVISTA AL LEADER GIUSEPPE PRETE: “RIDICOLO CAMBIARE NOME ALL’IMU, I SERVIZI SOCIALI VANNO GARANTITI”…”LA PRESSIONE FISCALE SULLE IMPRESE E’ QUASI AL 70%, COME SI PUO’ PENSARE DI CREARE LAVORO QUANDO ALL’ESTERO PAGANO IL 16%?”
Incontriamo il dott. Giuseppe Prete, presidente nazionale di Movimento Gente Onesta, ai margini di un convegno romano della sua organizzazione politica.
Presidente, molti sostengono che la legge di stabilità presentata dal Governo tenda più a stabilizzare l’esecutivo che a risolvere i problemi degli italiani: lei che ne pensa?
Voglio ricordare a tutti la data del il 29 maggio quando la la Commissione europea cancellò la procedura per deficit eccessivo avviata contro l’Italia nel 2009. La stampa lo definì “un successo italiano basato su sacrifici di famiglie, imprese e lavoratori”. Bruxelles ha chiesto al Governo Letta di proseguire sulla via del risanamento del bilancio e del rigore e di accelerare le riforme per aumentare la competitività economica. In realtà questo governo sta navigando “a vista” in una situazione di rapporti tra i due partititi maggiori che ne fanno parte estremamente precaria e fragile, talvolta ricattatoria. Si allungano i tempi delle scelte scomode per alcuni, si tende a non approvare riforme strutturali e manca totalmente la visione a lungo termine.Inoltre, oltre all’inerzia soggettiva di questo Governo, i margini di manovra dell’Italia sono ancora troppo ristretti. Quindi i sacrifici non sono finiti e saremo destinati a perdere ulteriori posti di lavoro ed ad avere altre tasse in arrivo. Questa fu la previsione che feci all’indomani della nascita del Governicchio, previsione puntualmente azzeccata. Le riforme, le leggi ed i regolamenti sono come il bisturi di un chirurgo: in mani capaci ed oneste risanano lo Stato, in caso contrario lo portano al fallimento. Questa legge di stabilità piace solo a Letta ed Alfano, non piace ai partiti della maggioranza di Governo, non piace ai sindacati, non piace soprattutto al cittadino. Piace poco pure agli industriali che peraltro si aspettavano di più. Il giudizio del direttivo di Mgo è totalmente negativo
Scendiamo più in dettaglio? Partiamo dal blocco contrattuale di milioni di statali. In tre anni è stato calcolato che i dipendenti pubblici hanno perso 3.000 euro lorde l’anno, mentre lo Stato ha risparmiato, in 5 anni, 11 miliardi di euro. E’ giusto o è un modo semplice di fare cassa?
Nulla di quello che fanno è giusto. Sono anni che ci tolgono soldi al solo scopo di far quadrare i buchi nei bilanci degli Enti, buchi da loro stessi provocati, ma di cui nessuno mai risponde
Passiamo alla casa, dall’IMU si passa alla TRISE che ingloba anche la tassazione precedente, ma il risparmio sul 2012 pare ridursi. Si può definire una riforma?
Riguardo all’IMU e successive tasse è bene fare una premessa. Lo Stato sociale necessita per la sua sopravvivenza di fondi che raccoglie tramite varie forme di tassazione. Gli italiani però subiscono una pressione fiscale esagerata cui non corrisponde una corretta gestione della spesa pubblica. Di tasse tipo IMU, per intenderci, avremo sempre bisogno, magari riducendole, ma saranno sempre necessarie. Ma se togliamo l’IMU dobbiamo rinunciare a dei servizi. Noi invece sosteniamo che invece di togliere l’IMU occorre andare a colpire, pesantemente, l’evasione, la mafia e lo sperpero del denaro pubblico.
Presidente, qua entra in campo la politica ?
Certo, dei due partiti maggiori di governo, il PDL ha fatto un suo cavallo di battaglia elettorale la soppressione dell’IMU ed il PD, sotto ricatto, pena la caduta immediata del Governo, ha accettato supinamente. E’ stata tolta IMU poi qualche tempo dopo hanno introdotto una nuova tassa che di fatto sostituisce l’IMU: cambiano inome, modalità , ma sempre tassa rimane. Ce ne siamo accorti tutti? Sicuramente no. Conosciamo la storia dell’ IMU? Penso di no.
Ce la vuole ricordare?
Guardi, nel 2011 Il Governo Berlusconi crea l’IMU, in sostituzione dell’ICI, e alla fine del 2011 ne vota l’immediata entrata in vigore. ma già nel 2012 Berlusconi sostiene che l’ IMU è un’ingiustizia e nella primavera del 2013 ne esige la cancellazione. E ora il governo Pd-Pdl cancella l’IMU e la sostituisce con il TRISE, una farsa.
In apparenza il TRISE (Tributo sui servizi comunali) sostituirà la TARES, cambia qualcosa?
Questo è quello che san fare, il Movimento Gente Onesta spera solo che questa gente vada a casa al più presto. Abbiamo studiato con i nostri consulenti coordinati dall’avv Crispo la manovra e abbiamo ribadito quello che sosteniamo da tempo: il governo doveva procedere con riforme strutturali per la crescita del Paese, mettere a punto una nuova legge elettorale, fissare agevolazioni reali per le imprese, vvolano di rilancio del lavoro e dell’occupazione. Dopo 5 mesi vissuti sulle vicende Berlusconi quello che han saputo fare è prendere in giro gli italiani inventandosi una riforma di stabilità che, più che stabilità per gli italiani regala tempo al questo governicchio. Al solito saranno gli italiani a rimetterci. Quando la politica non è capace di governare e litiga sempre, sono i cittadini a perdere soldi.
E l’Europa che farà ?
Siamo sotto pressione della UE e del Fondo Monetario Internazionale. Quest’ultimo, è una mia previsione, “inviterà ” l’Italia (e non solo noi) a trovare soluzioni alternative per battere cassa, addirittura suggerendo soluzioni per riportare il debito pubblico a margini di sicurezza ante – crisi. ( ad esempio con prelievi forzosi sui conti correnti bancari)
Convinciamoci tutti che è così. Vorrei tanto sapere Saccomanni quale verità volesse raccontare agli italiani. Se lo avesse fatto lo avrebbero fatto dimettere. Capito l’antifona?
Il governo demandando l’applicazione delle imposte ai Comuni (che potranno fissare le aliquote) pare giocare allo scarica barile: alla fine chi ci rimetterà ?
Non è proprio un vero e proprio scarica barile. Io sono convinto che il malessere parta dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni. Sono fortemente indebitate e lo Stato in questo particolare momento fa fatica ad intervenire. Anzi, il Governo ha talmente bisogno di liquidità che ha finito di inguaiare i comuni. Con questa concessione offrono la possibilità ai comuni di aumentare le imposte, fermo restando che quello che devono allo Stato è dovuto. A rimetterci sarà sempre il cittadino che si troverà aumenti di tasse. Il Governo fa finta di non creare nuove tasse, non le riduce, ma incarica i comuni di fare quadrare i conti con nuove imposte, questa volta comunali. Come dire, pagate più tasse? Colpa dei vostri Sindaci. Non è solo uno scarica barile, una presa in giro ad arte.
Passiamo al cuneo fiscale, ridotto a 5 miliardi in tre anni per lavoratori e imprese: si parla di 12-14 euro mensili in più in busta paga, meno di quanto ha inciso l’aumento dell’Iva dal primo di ottobre. Si doveva fare di più?
Ci rendiamo conto che stiamo parlando di elemosine, di un provvedimento irrilevante e inutile? Stiamo parlando di circa 200 euro l’anno lordi, proprio mentre stanno pensando di parificare l’iva al 7 o al 10% sui beni di consumo: pane, latte, alimenti vari, benzina…Questo è un Governicchio assolutamente inutile e con la presunzione di poter prendere in giro milioni di cittadini italiani. Ma non hanno ottenuto, non otterranno mai, l’effetto desiderato. Questi signori sono abituati a vivere da anni in palazzi di lusso e la vita da “cittadino” semplice l’hanno scordata. Ma stanno scherzando? Questi signori ci hanno fatto superare la soglia della pazienza
Anche il beneficio per le imprese sarà minimo, Confindustria è molto critica: risolverà qualche problema per le aziende che boccheggiano?
Su Confindustria ho tante critiche da fare proprio in merito alle tante discusse “posizioni favorevoli” sul ventennio berlusconiano. Oggi ne pagano, ne paghiamo tutti le conseguenze. Ne parlaremo in altre altre occasioni. Tornando al tema, Squinzi fa bene a preoccuparsi, fa bene a temere che una volta in aula il provvedimento possa subire delle modifiche peggiorative. Questo è quello che temiamo tutti. Con la Riforma Monti/Fornero, in merito all’ex art. 18 Confindustria ottenne un grandissimo risultato, poteva licenziare per giusta causa, senza però doversi domandare quale fosse la causa. Avevano pensato che con questo provvedimento si desse ossigeno alle imprese, illusi: calano i lavoratori, cala la produzione. Anche loro devono insistere sulla riduzione di imposte. Nè io, ne altri Partiti di minoranza abbiamo il potere di intervenire, mentre loro avrebbero dovuto farlo nell’interesse delle aziende e dei lavoratori. Pensassero ogni tanto a salvare il Paese e non solo se stessi.
Tutti parlano di puntare sullo sviluppo: di cosa ha necessità l’imprenditoria italiana per rilanciarsi?
Quella del fisco sulle imprese è la prima riforma da fare. Altrimenti non cambierà nulla, anzi, continueremo a perdere aziende che continueranno ad andare all’estero.
La burocrazia e il sistema bancario uccidono l’impresa?
Tutti pensano alla Banca come “mutua assistenza” e non pensano che il denaro che viene erogato per finanziamenti a privati ed imprese viene prelevato dai risparmiatori per poi essere restituito quando questi ultimi ne richiedessero la disponibilità . La causa di questa crisi non dipende solo dal sistema bancario (anch’esso in crisi), dipende sempre dalla situazione politica in generale.
A mente ricordo la recessione del 1993 e da allora non ho mai visto una ripresa, ho solo visto peggiorare sempre più l’economia delle famiglie ed ho visto che le imprese non riuscivano più a rientrare degli affidamenti concessi dalle banche. Infatti, partendo dal ’93 il contenzioso è sempre andato più in crescendo e le banche hanno dovuto fare degli interventi straordinari, prestandosi a loro volta il denaro, per restituirlo ai risparmiatori e per continuare a fare impresa.
Da allora si innescato un vortice finanziario per le imprese ad alto rischio, debiti, riduzione dei fatturati, licenziamenti, ecc.. Poi sono arrivati gli stranieri e hanno finito il resto.
Aggiungiamo che lo Stato ha delle grossissime responsabilità , non riesce a rimborsare quei 120 miliardi di euro. Gli italiani devono conoscere la verità , e non è quella detta da Grillo e altri politici che, per prendere voti, hanno attaccato il sistema bancario. Penso al Montepaschi e a quanta strumentalizzazione han fatto sul prestito erogato da Monti. Dissero che era una concessione di Stato, i fatti invece hanno dimostrato che, a distanza di meno di un. anno, la Banca senese abbia (o stia per farlo) rimborsato il prestito con un tasso di interesse alto. Prestiti (Tremonti-bond) che altre Banche, invece, utilizzarono per compensare perdite e finanziarie imprese e famiglie. Ovviamente quelle rimaste, perchè nel frattempo moltissime Aziende hanno chiuso e tantissime altre sono fuggite all’estero e non per responsabilità diretta degli istituti di credito, ma per pressioni fiscali troppo alte e non più sostenibili per le imprese stesse.
Parliamo di ben oltre il 70% di pressione fiscale sulle imprese, tra costo del lavoro e tasse varie. Non contento il Governo Monti introdusse la TARES e il Governicchio Letta le ha cambiato nome in TRISE accorpandone addirittura 3 in 1.
Canton Ticino ed Austria pare stiano facendo ponti d’oro alle aziende italiane disposte a trasferirsi…
Solo? Non dimentichiamo che la Romania, la Serbia, l’Albania, la Polonia, la Macedonia fanno parte della lunga fila di Stati che operano per portare sul loro territorio le nostre Aziende. Pensate che è nato anche un nuovo business: reclutare aziende, impacchettarle, e trasferirle all’estero. Con quali vantaggi? Tassazione netta al 16% per le Imprese Italiane che si trasferiscono all’estero, bassissimi costi sulla manodopera e agevolazioni fiscali concrete sulle assunzioni. Questo giustifica numericamente, con forti preoccupazioni per il futuro, l’aumento della disoccupazione. Feci in gennaio una previsione: scrissi che nel 2013, con il Governo Letta, il tasso di disoccupazione avrebbe avuto un incremento dell’ 1,5% (azzeccato per difetto, in realtà è più alto). Scrissi anche che nel 2014, se avessero continuato a far finta di governare nel 2013, ci sarebbe stato un ulteriore incremento del 2,4%. Spero di non azzeccare anche questa previsione.
Mgo sta ricevendo molti adesioni nel campo dei piccoli imprenditori, che battaglie porterete avanti per rappresentarli?
Ormai tutti han capito che lo Stato Italiano è nei guai fino al collo. La dimostrazione dell’altro giorno a Roma è inquietante: bombe carta sotto i Ministeri, banche attaccate, la gente in piazza che si sente abbandonata dalle istituzioni. Tutto questo è avvenuto dopo la tanto attesa riforma di (in)stabilità approvata. Credo che i nostri Imprenditori abbiano compreso che il problema del paese non siano i politici ma gli elettori. Per questo ci appoggiano, per riuscire a convincere il cittadino e perchè siamo un Movimento che parte dal basso, fatto da cittadini.
Meglio tardi che mai, presidente?
Spero non sia troppo tardi.
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Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile
“FLI HA PERSO CONSENSI PERCHE’ SI E’ TROPPO SCHIACCIATO SU MONTI” “ABBIAMO UNA DIVERSA SENSIBILITA’ DAL PDL, UN CORPO ESTRANEO AI VALORI LIBERALI E AL RISPETTO DELLE ISTITUZIONI”… “IN UNA FUTURA UN’ALLEANZA DI CENTRODESTRA, UNA NUOVA DESTRA DEVE CARATTERIZZARSI DALL’ APPORTO ORIGINALE DI IDEE ALLA COALIZIONE”
Il coordinatore nazionale di Futuro e Libertà , impegnato in questi giorni alla Festa Tricolore di Mirabello, ha gentilmente risposto, in questa intervista, alle domande anche un poco “provocatorie”, postegli dal nostro direttore.
Due giorni fa è iniziativa la Festa tricolore a Mirabello senza tanti amici di un tempo e senza Fini: che sensazioni ha provato?
Del tempo che passa, di nuove responsabilità che s’avanzano e della complessità della vita e della politica in particolare ma di un futuro da costruire, sempre.
Tracciamo un bilancio dell’esperienza di Fli? Sincero: quali i meriti e quali gli errori.
Il merito, di aver colto le contraddizioni di un PdL inadeguato a rappresentare, politicamente, le istanze profonde di una destra moderna, costruttiva e coinvolgente. Da solo, infatti, non ha conquistato il primato del favore elettorale e si barcamena, nell’esperienza di governo, in uno sfibrante equilibrismo di sintesi con il Pd.
Gli errori, di essere stati forse troppo schiacciati sul governo Monti la cui figura ha finito per cannibalizzare gli alleati, dopo aver svilito anche se stessa, da un lato con un deficit di coraggio nell’affrontare i più grandi tabù della politica italiana, il funzionamento malato e ipertrofico della pubblica amministrazione, anzitutto, e, dall’altro lato, con la decisione di tuffarsi nell’agone elettorale, perdendo irrimediabilmente quel profilo super partes su cui molto del favore dell’opinione pubblica s’era formato. Nel rincorrere l’“agenda Monti”, poi, poco o punto si è veicolato di messaggi di destra. Infine, diversamente da come si supponeva, l’elettorato, ha condiviso solo in minima parte il messaggio terzopolista e di ciò abbiamo preso atto.
A giudizio di molti militanti due degli errori più evidenti sono stati quelli di aver avuto una linea politica oscillante e di non aver saputo essere coerenti al manifesto fondativo. Non mi dirà che sono così fuori strada…
Mah! Oscillante non direi, semmai, come ho notato, eccessivamente appiattita sul Governo Monti. Quanto alla coerenza con il manifesto fondativo il discorso è più complesso perchè documenti di quel genere rappresentano riferimenti ideali ai quali tendere ma, ovviamente, tra mille difficoltà . Comunque, almeno sulle ispirazioni di fondo la coerenza mi pare ci sia stata. L’essere alternativi al Pdl discende dal diverso modo di intendere e, soprattutto, di interpretare la sensibilità politica di destra; e l’essere antagonisti al Pd è perchè ci si discosta dai suoi valori di fondo, per la diversa attenzione e sensibilità che riserviamo all’individuo, alle sue capacità , alla sua libertà , pur regolata e contemperata rispetto alle esigenze della collettività e al bene comune.
Eravate oltre 20 deputati, lei è uno dei pochi rimasti non alla finestra, Fini stesso ha passato la mano. E’ opinione di taluni che qualcuno sia rimasto per cercare un posto futuro da parlamentare europeo in una grande area di ex An. Visto che lei è un affermato imprenditore, cosa la spinge a questo tentativo?
La coerenza con le ragioni del mio ingresso in politica, ossia l’ambizione di cimentarmi in un contributo per la realizzazione, nel nostro Paese, di una società liberale e democratica nella quale mi piacerebbe vivere e far vivere i nostri figli.
Lei due giorni fa ha auspicato la nascita di una nuova destra “alternativa al Pdl e antagonista alla sinistra. Un vero partito di destra, visto che la destra berlusconiana non esiste”. Vuole chiarire meglio?
Antagonista alla sinistra perchè i nostri valori, le nostre idee non sono quelle della sinistra, non antepongono lo Stato al cittadino ma pongono lo Stato a servizio del cittadino. Può sembrare una banale affermazione di principio ma, invece, i concetti hanno una pesantissima ricaduta pratica. Inoltre, per dirla con John Kennedy, un liberale e democratico “non si chiede cosa lo Stato può fare per lui ma cosa lui può fare per lo Stato”, dando per scontato quello che da noi scontato non è, ossia che lo Stato non faccia nulla per creare difficoltà al cittadino e, al contrario, gli assicuri ogni sforzo per realizzare quel “servizio” che la cosa pubblica dovrebbe rendere alla comunità . Il Pdl ha mancato nella rappresentanza del pensiero autenticamente liberale e, soprattutto, nel sostegno alla sua crescita in seno alla nostra società . La lievitazione della presenza dello Stato nella vita del cittadino, il dilagare della burocrazia, la crescita inarrestabile della spesa pubblica testimoniano non tanto il fallimento del Pdl rispetto all’affermazione dei valori liberali bensì la sua sostanziale estraneità ad essi.
C’è una destra in Italia che non vuole più saperne sia di Berlusconi che degli ex colonnelli di An. Vorrebbero ricostruire un movimento di destra moderna ed europea dal basso, senza padrini. Si sente in sintonia con loro?
Personalmente, sì. Non perchè abbia in astio il presidente Berlusconi ma perchè sono disallienato rispetto al suo modo di intendere la politica, poco attento alla reale importanza delle istituzioni che devono essere rispettate fino in fondo anche se, proprio per questo, ben delimitate nelle funzioni e nei poteri. “Ex colonnelli di An” mi pare un’espressione ormai un po’ insignificante, essendosi determinata una diaspora che ne inficia ogni valenza politica d’insieme.
Non sembra che il tentativo di raggruppare i vari partitini di destra finora abbia dato risultati: Fratelli d’Italia pare voglia più annettere che rifondare, Alemanno è per un’alleanza con il Pdl, Storace e Fli pare abbiano perso ogni speranza. Non è un tentativo disperato?
Beh, non è sulle probabilità di successo che si misura il valore di un tentativo ma sul grado di convincimento che il progetto perseguito sia giusto e valido. Il pensiero moderato, di destra, in Italia è, anche in modo latente, strutturalmente maggioritario. Le divisioni non riguardano ideali e valori; quelli sono interpretabili anche con accentuazioni e sensibilità diverse, ma sono indivisibili. Ciò che può distaccarsi, dividersi, anche polverizzarsi, sono le posizioni personali specie se dettate da ambizioni soggettive, da egoismi di parte, da partigianerie di gruppi
Se anche andasse in porto chi sarebbero i capolista alle Europee? Facce nuove o i soliti noti?
Mi permetto di dire che il riferimento ai soliti noti è divenuto quasi un intercalare, un luogo comune. In ogni caso, si può stare tranquilli. Basta guardare l’attuale composizione del Parlamento per constatare che “i soliti noti” sono ormai una specie in via di estinzione. Battute a parte, è ben prematuro, credo comprensibilmente, parlare di liste di candidati. La distanza che ci separa dalle elezioni europee è persino maggiore di quella trascorsa dalle elezioni politiche. Comunque, per restare alle facce, la stessa decisione del presidente Fini indica, in maniera non equivoca, un modello comportamentale.
Con l’affermarsi di Renzi il Pd si sposterà sempre più verso una politica pragmatica e poco sociale, mentre il disagio di ormai 9 milioni di famiglie italiane è certificato dalle statistiche. Una futura destra pensa debba rivolgersi anche a loro?
Non so dire del futuro pragmatismo di Renzi. Sono però convinto che una politica autenticamente liberale gioverebbe a quelle famiglie ben più degli attuali orientamenti. Esemplificando, se è vero che i Centri per l’impiego “riescono a intermediare solo 3 assunzioni su cento”, come si legge su un importante quotidiano italiano, è chiaro che a non funzionare, piuttosto che il mercato sia lo Stato che, in quel modo, dissipa risorse ingenti per mantenere in piedi una rete burocratica con costi ragguardevoli per personale, logistica e consumi vari, sostanzialmente inutile tant’è che, stando alla notizia, non impiegherebbe praticamente nessuno. Una destra di valori e non di proclami deve prestare il massimo di attenzioni a queste questioni che sembrano disinteressare tutti pur essendo tutti interessati al tema delle risorse che non ci sono. E se ne deve occupare per questione di principio, non solo di risorse dissipate.
Non pensa che una futura destra debba porsi una questione dirimente: allearsi o no con un Pdl berlusconizzato? Perchè uno dovrebbe votare una nuova formazione se poi si allea con il Pdl, tanto vale votarlo direttamente… Fratelli d’Italia in tal senso è un esempio, lei si pone un altro obiettivo?
Io, che non ho la spocchia di credermi espressione di un soggetto politico maggioritario, penso che le alleanze debbano evidentemente ricercarsi e che il nostro ambito di riferimento ideale sia la destra non è un’eresia. Vecchia o nuova formazione che sia, in ogni caso, uno la vota perchè condivide idee e programmi, pur contemperati, nell’ottica di un’alleanza, con idee e programmi di altri. Il ragionamento semplificativo vale se nel progetto politico di una formazione non è espressa nessuna originalità ; allora, forse, può valere la pena di votare per il suo principale alleato; diversamente, significa privare di sostegno chi nell’alleanza o nella coalizione darebbe un apporto originale e, dunque, importante. Le operazioni di “reductio ad unum”, le massificazioni, in società complesse come le nostre possono semplificare il lavoro di chi detiene il potere ma non la vita di coloro sui quali quel potere si esercita. L’obiettivo che mi pongo è di elaborare, con gli amici e colleghi di partito, un progetto valido e originale da offrire agli elettori.
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Agosto 5th, 2013 Riccardo Fucile
ERA UN ESTREMISTA PRO CAVALIERE: “DOVEVA RITIRARSI DA TEMPO, IL SUO GRUPPO DIRIGENTE E’ FATTO DI ZOMBIE E BONDI SPARA STRONZATE”
C’è stato un tempo in cui Giorgio Stracquadanio era il più fedele dei seguaci di Silvio Berlusconi, al punto di dirigere il (defunto) giornale on line ‘Il Predellino’ e guadagnarsi sul campo l’appellativo di «droide berlusconiano».
Poi la fine del quarto governo del Cavaliere, i dissidi col Pdl, il tentativo (fallito) di riciclarsi con Mario Monti, un tentativo di nuova carriera come ‘consulente politico’.
Oggi Stracquadanio ha quindi abbandonato le vesti dell’urlatore e del presenzialista. Finora non aveva nemmeno commentato la sentenza di condanna per frode fiscale in Cassazione al suo ex ‘caro leader’.
‘L’Espresso’ lo raggiunge in vacanza, mentre prepara un ambizioso ritorno sulla scena.
Prima di tutto con un nuovo quotidiano web, ‘Il Presidenzialista’, dove proporre – insieme a Davide Giacalone, Fabrizio Rondolino e Giovanni Guzzetta – «l’indizione di un referendum di indirizzo» su forma dello Stato («unitario o federale», dice), di governo («parlamentare o presidenziale») e per una nuova assemblea costituente.
Ma, insieme, Stracquadanio coltiva il ruolo di spin doctor.
Per un gruppo di giovani che vuole cambiare il centrodestra. Perchè, racconta, «una nuova generazione c’è, ma trova ostacolo innanzitutto nel Pdl, perchè più parla di rinnovamento, più ci ritroviamo Cicchitto e Schifani. Che non ne sono proprio l’emblema», dice ridendo.
Stracquadanio, il governo sopravviverà alla condanna definitiva a Berlusconi?
«Le sue parole di domenica sono state lapidarie: il governo deve andare avanti per approvare i provvedimenti economici concordati. La riforma della giustizia come priorità non è stata nemmeno evocata».
Nessun aut aut per ora?
«No, il governo non subisce alcun contraccolpo da questa vicenda».
E le minacce di dimissioni in massa?
«Non ci sono mai state, concrete. Quando si deve rappresentare una situazione di gravità si enfatizzano molto i toni. Ma l’operazione fatta in questi due giorni è stata evitare il rischio della dispersione all’interno del partito. Berlusconi ha ancora molto forte in mente l’assemblea a Roma di Italia Popolare, che era sul punto di schierarsi con Monti e aprire una frattura nel partito».
In soldoni?
«Prima ha indurito i toni per tenere insieme il partito, e poi ha dovuto attenuarli per garantire il governo e mantenere il rapporto con il capo dello Stato».
Dovrebbe farsi da parte, dopo la condanna definitiva?
«Doveva farsi da parte prima, per evitare i guai. L’ultimo colloquio che ebbi con lui fu prima della caduta del suo ultimo governo. Allora lo incontrai per tre ore, e gli consigliai di mettersi sotto la tutela dello Stato e organizzare il suo ritiro di scena facendosi dare delle garanzie. Sono sicuro che se allora il Cavaliere avesse deciso di rimanere il ‘padre nobile’ del suo partito, oggi non sarebbe un condannato. Anzi magari sarebbe senatore a vita».
Anche oggi si parla di salvacondotto.
«L’unica possibilità seria è la commutazione della pena – da detentiva a pecuniaria – per l’anno residuo, non coperto da indulto. Non sarebbe irragionevole, e gli risparmierebbe l’umiliazione dei domiciliari. Per Sallusti è stato fatto senza grandi scuotimenti nel quadro istituzionale o giudiziario».
Ma Berlusconi è condannato per evasione fiscale.
«Di leader democratici che siano incappati in problemi giudiziari ne ho sentiti tanti. Ma che siano andati in galera, ne ho sentiti pochi. Anzi, non ne ho sentiti affatto».
Il problema è della giustizia o di chi commette i reati?
«Il problema è che quel reato lì se Berlusconi non avesse fatto politica non si sarebbe mai neanche ipotizzato. Sono convinto, come lo sono sempre stato, che sia oggetto di una persecuzione. Perchè se lei squaderna la vita di qualunque imprenditore italiano, di evasioni fiscali gliene contestano venticinque».
Questo è un suo parere.
«L’incertezza del diritto tributario è talmente elevata che l’applicazione di una norma o meno è ampiamente discrezionale».
Quindi Berlusconi doveva farsi da parte all’epoca della caduta del suo ultimo governo, dice. Ma oggi?
«Oggi a maggior ragione. Non per le ragioni giudiziarie. E’ che ha perso sei milioni e mezzo di voti. Questo vale molto più di una condanna. Oggi il centrodestra, per ragioni totalmente politiche, è destinato a essere minoritario».
Eppure senza Berlusconi i sondaggi lo davano anche più minoritario.
«Non importa. Quel che importa sono le prospettive. Con Berlusconi leader e la mancata rivoluzione liberale, mai perseguita seriamente, non c’è possibilità per cui si recuperi la maggioranza degli elettori. Non può diventare vincente».
Quindi deve rifondarsi.
«Esattamente, perchè si è esaurita una fase di vent’anni. E se anche ci fosse stato un rinvio o un’assoluzione, il tema politico non sarebbe cambiato di una virgola. La possibilità del Cavaliere di riconquistare la maggioranza degli elettori non c’è più. L’asse del blocco sociale che vota centrodestra si è rotto, spostato a destra ed è molto più statalista di quanto lo fosse originariamente. Si è perso il vento del Nord, il blocco liberale».
Il Pdl è diventato un partito che tutela interessi corporativi?
«In qualche misura sì. Non è più il partito della liberalizzazione, della riduzione del peso della spesa pubblica, del taglio del debito. Non è il partito tatcheriano che abbiamo tentato di costruire. Berlusconi non è stato la Tatcher. Berlusconi perde sul piano giudiziario perchè prima perde sul piano politico, non il contrario».
Un tempo non troppo lontano probabilmente sarebbe stato sul balcone di palazzo Grazioli insieme a Santanchè, Verdini e al resto della dirigenza Pdl.
«Ho visto la foto del gruppo dirigente che va a trovare il Cavaliere, subito dopo la sentenza: sembravano degli zombie. Sono contento di non essere lì in mezzo».
Perchè?
«Perchè lì si sta consumando la fine di una storia, non l’inizio di una nuova».
E il ritorno a Forza Italia?
«Non è che perchè si chiama Forza Italia torna il 1994. Il Cavaliere ha vent’anni di più; la classe dirigente è particolarmente logorata».
Quanto al rischio di «guerra civile» paventato da Bondi?
«Ma quando mai, è una stronzata. Bondi ha detto una fesseria. C’è stata una guerra civile fredda tra i due blocchi elettorali e sociali, ma il fatto che non si sia venuti a capo di nulla – perchè non ci sono state le riforme – sostanzialmente ha attenuato questo scontro. Se il centrodestra avesse realizzato il suo programma elettorale del 1994, avremmo avuto una rivoluzione simile a quella tatcheriana. E tutti ricordano che livello di scontro sociale ha dovuto superare. Se uno smantella un sistema assistenziale e lo sposta verso il mondo produttivo, deve fare i conti con i lavoratori. Ma non è successo. E’ stata un’espressione buttata là in una gara a chi la sparava più grossa».
Fabio Chiusi
(da “L’Espresso”)
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Marzo 24th, 2013 Riccardo Fucile
“I CINQUESTELLE ESPRIMONO UN NUOVISMO MONCO”
Presidente Bertinotti, la moda del nuovismo è tornata, e prepotente.
«Il nuovismo è la scienza dei nullatenenti perchè è una categoria così lassa che può essere maneggiata a qualsiasi fine, è applicabile sempre e ovunque. Per me è difficilmente interpretabile e scarsamente significativa, come tutti i concetti di cui non è sostenibile il contrario: si può essere contro il nuovo?».
Però oggi il desiderio di nuovo è dominante, il nuovo purchessia.
«È un desiderio assai rilevante in tempi di politica flebile o desertificata, quando le categorie forti sono sotto schiaffo. In momenti così evapora il riformismo. Emergono termini come rivoluzione, trasformazione, rivolta, che alludono a un potere che si è esaurito. Ed è lì che qualcuno si alza per dare corso a una nuova società . È successo alla fine della Prima repubblica, succede ora che finisce la Seconda».
Nuovo vuol dire giusto?
«Oggi nuovo ancora non vuol dire giusto. Ci sono momenti in cui il nuovo si qualifica per ciò da cui si distacca. Se il vecchio fa schifo, in quel momento il nuovo prende un significato che non ha, e lo prende in modo transitorio. Intanto basta essere nuovi. Il problema è che io non capisco che tipo di società si sta proponendo. Non capisco qual è il punto di rottura col passato».
Più che nel ’94?
«Molto di più. Nel ’94 il nuovismo si accoppiava a un’idea di società nascente, che io trovo orribile, ma questo conta poco. Si faceva largo una teoria economica che si è chiamata neoliberismo e quel “nuovo” caratterizzava la società verso cui si era diretti, una società che faceva riferimento alle esperienze di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, e che faceva postulato della morte delle ideologie».
E adesso?
«Adesso trovo del tutto incomprensibile la domanda che si fa a Beppe Grillo, quando gli chiedono quale sia il suo programma. Non c’è sintonia fra gli interlocutori, perchè Grillo non vuole riformare il sistema, vuole abbatterlo. Lui e i suoi sono come i mercanti nel tempio, prima pensano a sgombrarlo. A come riempirlo penseranno dopo».
Uno dei problemi è che ci si adegua un po’ acriticamente. In posizioni di potere, alla presidenza della Camera e del Senato, a capogruppo anche del Pd vanno persone a cui è esplicitamente richiesto di essere inesperti, novelli. Cioè non competenti.
«Non voglio assolutamente parlare di persone che stimo o non conosco. Dico in generale che in un periodo come questo l’esperienza e la competenza sono applicate a un corpo debole, cioè alle istituzioni. Mi spiego: se un politico inesperto avesse avuto a che fare col Parlamento di Alcide De Gasperi, di Palmiro Togliatti e di Ugo La Malfa, il suo problema sarebbe stato un problema serio. Ma oggi? ».
Oggi non c’è bisogno di uno come Pietro Ingrao?
«Ma Ingrao era straordinariamente competente ed era al servizio di un Parlamento in cui la competenza era imprescindibile. Sennò si era in seconda fila. Ma ormai le istituzioni sono decadute al punto che se fossero sospese non se ne accorgerebbe nessuno. In una situazione del genere la competenza minima necessaria te la fai immediatamente. Io in fondo ho sbagliato».
Ha sbagliato?
«Quando ho fatto il presidente della Camera, pensavo proprio a figure come quella di Pietro Ingrao. Non mi sono accorto di quello che mi succedeva sotto gli occhi: ho cercato di improntare la mia presidenza a criteri di conoscenza e dimestichezza, e non mi erano richieste».
Basta poco per essere adeguati al poco?
«Esattamente. Tanto decidono il governo e Bruxelles. È chiaro che per riforme importanti come quella elettorale, dei regolamenti parlamentari, dei diritti civili, che pure mi stanno straordinariamente a cuore, il Parlamento serve. Ma se un uomo intelligente e cinico come Mario Draghi dice all’Europa di non preoccuparsi che tanto innestiamo il pilota automatico, bè, qualcosa vorrà dire… ».
Dunque la moda del nuovismo tanti danni non li farà .
«Il problema è sapere se il sistema sia riformabile dall’interno, e io temo di no. Il successo del Movimento 5 Stelle deriva dal desiderio di un colpo d’ariete che butta giù tutto, e poi vediamo che cosa succede. Oggi ci sarebbe una grande necessità di barbari senza barbarie, e quando dico barbari intendo in senso letterale “quelli che vengono da fuori”».
E i grillini non sono i barbari che dice lei?
«Nooo. Non sono barbari. Manca un elemento: c’è la critica al sistema ma manca la critica alla società . Guardo con interesse ai cinque stelle, vedo che hanno una fortissima motivazione, una fortissima tensione verso il nuovo, ma è un nuovo monco, che si preclude le critiche alla causa».
Mattia Feltri
(da “La Stampa“)
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Marzo 24th, 2012 Riccardo Fucile
PARLA UNO DEI LEADER DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEGLI HACKER CHE ATTACCA I SITI DI NEMICI POTENTI: DA TRENITALIA AL VATICANO… UN INSOSPETTABILE PROFESSIONISTA RACCONTA COSA C’E’ DIETRO IL GRUPPO PIU’ RICERCATO DEL MONDO… UN MOVIMENTO SENZA GERARCHIE CHE AGISCE SENZA LASCIARE ALCUNA TRACCIA DI SE’
Incontro con uno dei leader dell’organizzazione mondiale di hacker che, in rete, attacca i siti di “nemici” potenti: da Trenitalia, per difendere la causa dei No Tav, al Vaticano.
Un insospettabile professionista racconta cosa c’è dietro al gruppo più segreto e ricercato del mondo.
Appuntamento al buio. Ci vediamo in una città del Sud che ho promesso di non rivelare.
Non conosco il suo nome nè il suo numero di telefono. Ho semplicemente scritto un’email.
Per due settimane non ha risposto nessuno (“Ti stavo facendo le radiografie con Google”), poi il messaggio possibilista.
Le condizioni sono chiare: dovrà essere assolutamente impossibile anche per sua madre e per la sua compagna, per non dire della polizia postale, riconoscerlo in quanto scriverò.
Un’intervista criptata. Pixelata in ogni dettaglio che, incrociato con altri, possa far risalire alla sua vera identità .
Perchè i reati che ha commesso prevedono il carcere. Anche otto anni quando il bersaglio è governativo o militare.
E lui, per un’altra storia di violazioni di sistemi informatici, ha già avuto problemi con la giustizia.
Un’ora prima dell’appuntamento controllo la posta. “Ci vediamo nella tal piazza, vicino alla fontana”. Se uno si è fidato del sole abbacinante, ora è punito dal vento gelido. Giornata a doppio taglio: sembra estate, ma è ancora inverno.
Quanto a sorprese, però, siamo solo agli inizi.
La persona che pronuncia il mio nome, da dietro le spalle, è un uomo non alto, occhiali neri a goccia e divisa d’ordinanza del manager senza guizzi: giacca blu, camicia azzurra a righe e cravatta blu a pois bianchi.
Anonimo. “Non si aspettava qualcuno del genere, eh?” dice, allungando la mano. Inutile negare. Dov’è la felpa col cappuccio, magari un piercing o un tatuaggio?
Per il leader-non leader di Anonymous Italia sembrerebbero più adeguati.
Ma se uno si fida delle apparenze è condannato a non capire niente in questa storia.
È arrivato in anticipo di un’ora per perlustrare la zona.
Andiamo in un bar con pretese malriposte, i tavoli bianchi e la musica alta.
Ribadisce le regole del gioco: “Non puoi neanche scrivere il mio nickname, quindi scrivi che hai parlato con uno tra Mendax, Attila, Savant, Phate Lucas, N4pst3r, Kirya, Case, B, Tor4k1k1, Netsec”.
Mentre snocciola i vari soprannomi è come se calcolasse la robustezza della password: più è lunga, più è difficile indovinarla.
Dieci nomi, milioni di possibilità .
La Valdisusa è sulla prima pagina dei giornali sparpagliati sul tavolo accanto. “Anonymous è totalmente No Tav: per i costi, l’inutilità , i rischi per la salute” dice.
E aggiunge: “Per questo qualche giorno fa abbiamo fatto un attacco blando a Trenitalia. Un DDoS fatto bene, non solo al sito, ma anche alle biglietterie online. Però qualcuno dei nostri ha fatto filtrare in anticipo la rivendicazione, favorendo la difesa. E i loro tecnici sono stati bravi”.
Il DDos è un distributed denial of service, la loro arma più consueta. In pratica è come se a uno sportello pensato per servire dieci clienti si presentassero nello stesso momento in mille.
La differenza è che qui non servono fisicamente mille o diecimila utenti per mandare in tilt il sito bersaglio.
Basta che chi lancia l’attacco possa azionare a distanza un certo numero di computer (botnet), dirigendoli tutti contro lo stesso indirizzo.
Sopraffatto dal traffico inaspettato e simultaneo, questo non riuscirà più a visualizzare le pagine. “Impossibile collegarsi a Trenitalia. com” è la resa scritta sullo schermo.
Gli aggressori esultano online: “Trenitalia: Tango Down”, dal gergo delle forze speciali per dire che un terrorista (T come Tango) è stato abbattuto.
Che, per gente definita “terroristi informatici”, è prova di discreto senso dell’umorismo.
Quindi ci sono questi computer zombie, infettati in precedenza da virus, che possono essere risvegliati al momento giusto e sguinzagliati contro la preda.
“Ma non è vero, come hanno scritto i giornali, che servono centinaia di persone armate del software Loic per sferrare una carica congiunta. Per Trenitalia eravamo in tre. Noi inondavamo il sito di richieste e loro dirottavano il traffico su altri indirizzi. E noi li inseguivamo, per buttare giù anche quelli”.
In un OK Corral cibernetico durato circa quattro ore che ha lasciato a terra il sito per circa un’ora e mezzo (“comprese le biglietterie automatiche nelle stazioni”, anche se Trenitalia minimizza i disservizi).
Tre erano anche contro i siti di Equitalia, di Enel, del Vaticano e di Radio Vaticana. C’è una logica in questa razzia.
“Il nostro interesse principale è salvaguardare la libertà di informazione. Ma ci schieriamo contro ogni violazione di diritti”.
Le colpe, si legge sui comunicati, sono di “una ferocia inaudita nella riscossione di (presunti) tributi” o di ingerenze nella vita pubblica, contro preservativo e aborto, nel caso della Chiesa.
In genere i media sono risparmiati, ma qui la vendetta era per lo scandalo delle leucemie dovute ai ripetitori.
Bastano pochi hacktivisti, fusione a freddo tra hacker e attivisti, per grandi operazioni. Piace raccontarli come moltitudini, magari per accrescere l’epica e precostituire alibi di mancate catture, ma l’Anonymous italica è più “due camere e cucina”.
“Chiunque può partecipare. Basta entrare in uno dei nostri canali Irc (forum paleo-internettiani), farsi un’idea nei canali pubblici ed eventualmente approfondire la conversazione in quelli privati, a prova di intrusione poliziesca. Comunque direi che siamo una cinquantina di persone che contribuiscono regolarmente e sei-sette con un ruolo di coordinamento, gli organizzatori”.
La parola tabù è “capo”. Qui, come nei vari Occupy, non c’è gerarchia.
Chiunque può proporre delle azioni nelle chat. “Magari segnalano di aver scoperto una falla nella sicurezza di un sito.
A quel punto bisogna vedere se violarlo ha un senso strategico per noi. In ogni caso, le informazioni vengono salvate in una specie di grande blocco note online”.
È come collezionare chiavi di casa e annotare quali porte aprono. Non si sa mai che un giorno torni utile entrare.
Il nostro uomo, con tutte le vaghezze del caso, è un professionista.
Nella vita vera, come spesso succede, si occupa di sicurezza.
“È successo che abbia lanciato attacchi a partire dai computer di aziende per cui prestavo i miei servizi”. In passato ha lavorato anche per lo Stato.
È venuto in contatto con reti e documenti molto delicati.
Ciò che ha visto non gli è piaciuto: “Lo Stato insabbia, copre. Il mio senso delle istituzioni lo espleto in Anonymous”.
Racconta storie complicate, torbide, che è difficile verificare. Dà molti dettagli, ostenta familiarità con un’architettura bizantina di potere. “Il nostro colpo più ardito? Aver “bucato” la Vitrociset, ovvero l’azienda che gestisce tutte le reti delle forze dell’ordine.
Prendono un sacco di soldi dallo Stato, dovrebbero essere i garanti della sicurezza e gli abbiamo fatto tunnel per ben tre volte.
L’ultima, abbiamo defacciato (cambiato i connotati) la loro home page postando una specie di ricevuta del prezzo che avrebbero dovuto pagarci per la lezione che gli stavamo dando”.
Goliardici, anche.
La cosa più difficile è impadronirsi della password della sua personalità .
Del poco che si può dire, nel suo curriculum ci sono studi classici e pianoforte.
Poi un’impegnativa facoltà scientifica. Quindi la professione in importanti aziende private e pubbliche.
Un paio di anni fa, qualcuno l’avvicina. Intercetta il suo risentimento nei confronti del governo e, di fatto, lo arruola.
“Ero berlusconiano, non lo sono più. Più per fatto privato che politico. Ma neppure mi direi di sinistra”.
Il suo scaffale recente comprende La solitudine dei numeri primi (“Bella idea, realizzazione deludente “) e tutto Camilleri.
Musicalmente cita i Carmina Burana di Orff, i Pink Floyd, ma non gli viene in mente un italiano.
Al cinema ha visto sia Benvenuti al Nord che Benvenuti al Sud e gli sono piaciuti. “Ho bisogno di cose leggere” aggiunge quasi a scusarsi, “perchè la mia vita è sempre sul chi vive”.
Gli cito il titolo dell’autobiografia di un grande informatico, l’Andrew Grove che ha creato Intel: Only the Paranoid Survive.
Concorda. Il suo cellulare ha una scheda ricaricabile intestata al cinese sotto casa sua, cui ha dato cento euro per il disturbo. La sua email è criptata a 256 bit: “L’inespugnabilità non esiste, ma questa è la cosa che più gli si avvicina”.
Ogni volta che si connette a internet, come adesso per mostrarmi le schermate con la telecronaca dell’assalto a Trenitalia, entra in una specie di tunnel telematico (Tor) che, di nodo in nodo, cancella ogni traccia del passaggio.
Il suo disco fisso è blindato da varie mandate di TrueCrypt che, in caso di sequestro, dovrebbe renderne illeggibile il contenuto.
Dunque è tranquillo? “Neppure per idea. Ti rilassi un momento e quello dopo ti beccano. Le nostre chat sono infiltrate. Le “polpette avvelenate” sono frequenti, come quando ci hanno attribuito il furto dai server del Cnaipic, il centro anticrimine informatico che a luglio 2011 aveva indagato 15 presunti hacker, di 6 gigabyte di informazioni riservate che imbarazzavano la polizia. Ecco, approfitto di quest’occasione per ribadire che non siamo stati noi. Il file c’è arrivato da Sabu, un noto esponente di Anonymous americana. Peccato però che, nella data in cui l’abbiamo ricevuto, lui fosse già stato catturato dall’Fbi. Così, a occhio, sono stati i federali a recapitarlo: per quale motivo?”.
Se possibile, la storia si fa ancora più ingarbugliata.
Sembra che tutti vogliano depistare tutti.
L’unico dettaglio che manca è il perchè.
Il signor Anonymous ricorda che ha molto da perdere: “La mia compagna mi vede armeggiare al computer di notte e ogni tanto fa battute su siti porno. Preferisco continui a pensare a quello”.
Promette nuove iniziative.
Mi invita a seguirlo su twitter per essere il primo a sapere. “Ci saranno un paio di botti, nelle prossime settimane. Alcuni obiettivi grossi sui quali abbiamo, a grande maggioranza, convenuto”.
Mi mette anche in guardia dagli usurpatori.
Su Facebook, per dire, sono nate varie pagine che usano il nome di Anonymous senza avere niente a che fare, giura, con la cellula originaria.
Per quel tanto o poco che significa al tempo dell’opera rivoluzionaria nell’epoca della sua riproducibilità telematica.
Riccardo Taglianò
(da “la Repubblica“)
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Settembre 19th, 2011 Riccardo Fucile
IL RUOLO DI ELVIRA SAVINO E LICIA RONZULLI NEL GIRO DI ESCORT DEL PREMIER.. LA PRIMA PRESENTA CAROLINA MARCONI LA SECONDA SMISTAVA LE GIOVANI A VILLA CERTOSA
I “cacciatori” di ragazze giovani, belle, magre e non molto alte non erano soltanto Gianpi Tarantini o Gianpi Traversi, l’uomo che Berlusconi scambia per Tarantini al telefono e che secondo Lele Mora portò per la prima volta Ruby ad una festa ad Arcore.
Ma anche due insospettabili deputate del Pdl, Elvira Savino e Licia Ronzulli, la prima che siede nel Parlamento italiano l’altra in quello europeo.
Non sono indagate, ma una decina di conversazioni intercettate dalla Guardia di finanza e depositate agli atti dell’inchiesta barese, non lasciano dubbi sul ruolo delle due belle politiche nel reclutamento, o comunque nell’organizzazione, delle ragazze nelle feste organizzate dal Cavaliere.
La Savino, per esempio, è la “responsabile” dell’incontro tra Tarantini e Berlusconi che avviene proprio al suo matrimonio.
Il Cavaliere era il testimone delle nozze.
E’ in quell’occasione che il premier perde la testa per Carolina Marconi (protagonista di un’edizione del Grande fratello), una sorta di battesimo per Tarantini che per la prima volta si dà da fare per portare una ragazza nel grande harem di Silvio Berlusconi.
«Si trattava – ricostruisce la Finanza – del primo “test” con il Presidente Berluscon per dimostrare la propria affidabilità , atteso che in occasione del ricevimento di nozze della Elvira Savino con un imprenditore napoletano che si celebrarono a San Lorenzo in Lucina a Roma, si era impegnato a organizzare un’occasione di incontro tra la soubrette e il presidente».
Cosa è accaduto al matrimonio della Savino lo racconta lo stesso Tarantini a telefono con Elvira.
«Quello (ndr, Berlusconi) a un certo punto è impazzito per Carolina Marconi e ha detto “Fammi avere il numero”».
Tarantini esegue: «Sono andato da lei e quella subito ha preso il telefono, se ne è andata in bagno, me lo ha memorizzato, è ritornata e mi ha dato il telefono».
La Marconi usa però una precauzione: «Non dire niente a nessuno assolutamente, fammi chiamare dal lunedì al venerdì il pomeriggio».
E l’imprenditore barese torna dal Cavaliere: «Presidente, ha detto volentieri, quando vuole organizziamo una cena. Ma non le posso dare il numero perchè sta sempre con il fidanzato. Le do il mio numero e chiami me quando vuole».
Nel racconto di Tarantini, Berlusconi ha risposto: «Va bene, scrivilo su un pezzettino di carta e dallo alla guardia, quello dietro di me».
E’ il 13 settembre. Il 18 sul telefonino di Gianpi arriva un sms del Cavaliere con il nuovo numero di telefono del premier.
Il 19 organizzano la prima cena. E il trofeo da esporre è proprio la Marconi che viene contattata proprio grazie alla Savino.
E’ a lei che Gianpi chiede il numero di telefono.
Ed è lei a fare pressioni su Carolina perchè accetti.
Dice Gianpi all’ex Grande fratello: «Senti, tu martedì sera riusciresti a venire a Roma? Martedì ci vediamo alle sette, sette e mezzo al De Russie, così parliamo e poi andiamo lì».
Concluso l’accordo con Carolina, Tarantini avverte subito la Savino che gli domanda via sms: «Tutto ok. Ci hai parlato vero?» e l’imprenditore barese risponde: «Sì, ho parlato con lei e mi ha detto di sì…e mi vedo domani pomeriggio al De Russie alle sette parlo di persona con le e poi andiamo là ». A questo punto la Savino, curiosa (sottolineano gli investigatori), chiedeva “ma con lui (Silvio Berlusconi ndr) è già fissato?…. dico con lui hai già fissato?””, ricevendo questa risposta: «Sì, con lui ho già fissato!…”».
Ora, la Savino non ha un ruolo qualsiasi nella vicenda.
Annotano i magistrati, che il deputato è molto amica dell’ “Ape Regina”, Sabina Began con la quale per qualche tempo ha condiviso un appartamento a Roma per poi litigare, dicono i maligni, proprio su questioni di gelosia per il Cavaliere.
La Savino, inoltre, non è nuova a guai giudiziari a Bari: è imputata con l’accusa di aver aiutato un imprenditore che riciclava denaro per conto di un clan mafioso.
Non è l’unica a prodigarsi per le serate del Cavaliere.
A lavorare perchè i festini del presidente Berlusconi andassero al meglio c’era anche la collega Licia Ronzulli, oggi eurodeputata del Pdl.
Come racconta in un interrogatorio Barbara Montereale, la Ronzulli si dava da fare ed a Villa Certosa aveva il compito di “smistare” le giovani ospiti del presidente nei bungalow di Villa Certosa in Sardegna.
Era lei a organizzare gli spostamenti aerei. Il cinque gennaio del 2009, per esempio, Tarantini sta organizzando una spedizione in Sardegna nella villa del Cavaliere.
«Siamo io, Linda (Santaguida), Belen, la sorella, l’amica di Belen, Chiara quella ragazza di Modena che dice che lei conosce e una mia amica di Milano (…) vuole che mi metto d’accordo con Marinella?».
Berlusconi risponde: «No, dovresti accordarti con la dottoressa Ronzulli». Tarantini sa di chi si parla: «Chi, Licia?». «Si, Lucia – risponde il Cavaliere – è qui a farmi da segretaria».
La Ronzulli era anche “deputata” a procurare, su incarico di Berlusconi, i biglietti dello stadio per i derby Milan-Inter dove nell’intervallo Berlusconi e Tarantini s’incontravano per “programmare” le serate ad Arcore.
Oppure sempre la Ronzulli si occupava di organizzare i tavoli per la festa del Milan. «Te ne ho preparato uno per 10 persone – diceva orgogliosa a Tarantini – proprio vicino a quello del presidente Berlusconi».
Qualche mese dopo è volata a Bruxelles.
Giuliano Foschini e Francesco Viviano
(da “La Repubblica”)
argomento: Berlusconi, Costume, governo, Interviste, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »