Marzo 7th, 2014 Riccardo Fucile
“DA FRANCESCO SOLO PAROLE, MAI UN TENTATIVO DI RICOMPOSIZIONE”… LA REPLICA: “NON SCIOLGO UN PARTITINO PER ENTRARE IN UN ALTRO PARTITINO, IL PROGETTO ERA UN ALTRO”… DUE PARODIE DI DESTRE AL SERVIZIO DI SILVIO
I militanti ci avevano sperato, ma ad oggi l’ipotesi di un unico partito di destra, che potesse ripercorrere l’epopea di Alleanza Nazionale si fa sempre più remota.
Tra Giorgia Meloni, leader di Fdi-An, e Francesco Storace, animatore de La Destra, volano gli stracci.
L’ultima puntata di un rapporto controverso che, tuttavia, negli ultimi mesi aveva fatto segnare anche qualche tentativo di riavvicinamento, sta nelle parole – durissime – che l’ex ministro della Gioventù ha vergato in una lettera aperta a Storace: «Caro Francesco – scrive la Meloni – continui a scrivere della tua delusione per tutto quello che io e noi non avremmo fatto per dare una speranza alla destra italiana. Ma i fatti dicono un’altra cosa. Dicono che da una parte c’è stato chi ha avviato un percorso lungo, pieno di segnali e tentativi. Imperfetto magari, ma animato da uno sforzo continuo e progressivo per far nascere un nuovo soggetto politico fondato sullo spirito di Fiuggi di Alleanza Nazionale».
A Storace, la Meloni rimprovera di non aver «fatto mezzo passo in avanti per dimostrare che – al di là delle parole – tenevi davvero a ricomporre la destra».
«Oggi che vorresti ancora una volta scaricare la responsabilità su di noi, io non ci sto» continua la leader di An.
Che solo alla fine prova a tenere ancora una finestra aperta: «Hai detto che la tua Direzione Nazionale deciderà il da farsi questo venerdì (oggi, ndr). Se all’esito non fosse più di chiusura preconcetta ma prendesse atto del definitivo e importante percorso da noi compiuto non potremmo che esserne felici».
La direzione nazionale de La Destra – che anticipa di un giorno il congresso di Fdi-An che si terrà domani e domenica a Fiuggi, là dove vide la luce, 19 anni fa, Alleanza Nazionale – rappresenta quindi uno snodo cruciale.
Anche se al momento una ricomposizione appare impossibile.
«Ci sarà la mia relazione – spiega Storace – su quella che è la situazione attuale nel centrodestra, anche alla luce delle regole dell’Italicum. Non si parlerà solo di collocazione elettorale, perchè un partito è anche una comunità . Ma poi, inevitabilmente, ci chiederemo in quale contenitore continuare a far valere la nostra testimonianza».
Ma, pur riservandosi di non portare in direzione una posizione predefinita, l’ex governatore del Lazio non sembra propenso a unire la sua strada con quella di Fdi-An: «Un vero leader – attacca – cerca di accattivarsi gli alleati, non di insultarli. Io ero disponibile a fare un nuovo grande partito di destra, ma se devo sciogliere il mio partitino per entrare in un altro partitino non sono d’accordo».
Sullo sfondo, l’ombra di una possibile intesa con Forza Italia.
Ieri sera, infatti, Storace ha varcato i cancelli di Palazzo Grazioli per incontrare Berlusconi. Ignoti – ma ipotizzabili – i contenuti del colloquio.
(da “il Tempo“)
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Maggio 15th, 2013 Riccardo Fucile
STORACE PER AFFIGGERE I MANIFESTI DEL “QUOZIENTE ITALIA” SI DEVE AFFIDARE AGLI IMMIGRATI… CHE ABBIA CARENZA DI MILITANTI? NON SI DISPERI, TRA POCO POTRA’ CONTARE SULL’AIUTO DI MENIA
Roma, zona stazione Termini.
La campagna elettorale per la corsa al Campidoglio offre spunti di riflessione: giovani immigrati che attaccano i manifesti de La Destra di Storace a sostegno di Gianni Alemanno (Pdl), sui quali campeggia in bella vista lo slogan: ‘Roma s’è Destra. Quoziente Italia. Asili nido e servizi sociali agli italiani’.
Chissà se Storace e Alemanno sanno che la loro campagna elettorale è resa possibile, dall’alba alla notte, dalle persone contro le quali si scagliano per farsi eleggere.
La domanda che si pone “il Fatto Quotidiano” (che ha realizzato il video da cui abbiamo tratto la foto che pubblichiamo) è solo retorica: lo sanno, lo sanno…
Una volta le affissioni venivano effettuate dai militanti, ma, in mancanza di questi, ci si affida agli immigrati tanto disprezzati…
Che esempio di coerenza…
Sarebbe interessante sapere se l’agenzia cui si sono affidati ha messo in regola questi attacchini o meno: basterebbe che il comune di Roma, guidato da Alemanno, mandasse in giro qualche vigile per gli opportuni controlli.
Sarebbe il colmo che le due “anime sociali che più sociali non si può” della destra italiana fossero inconsapevoli mandanti di sfruttamento del lavoro nero.
Certo, una volta il problema non si sarebbe posto, perchè a destra i manifesti li affiggevano i militanti.
Forse non ci saranno più, forse i copiosi rimborsi elettorali hanno indotto a meno sacrifici personali, forse gli immigrati li attaccano meglio, chissà …
Ma appena andrà in porto la riunificazione della destra italiana, Storace può stare tranquillo: per le affissioni potrà contare almeno sull’aiuto di Menia.
Dal manifesto di Bastia Umbra a quelli della stazione Termini il passo per qualcuno è breve.
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Febbraio 21st, 2013 Riccardo Fucile
SUSY DE MARTINI, CAPOLISTA DEL PARTITO ALLE COMUNALI DI GENOVA, HA DENUNCIATO STORACE PER NON AVER FATTO FRONTE A UN IMPEGNO SCRITTO DI RIFONDERLE 40.770 EURO ANTICIPATE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE… ARRIVA L’INGIUNZIONE DEL TRIBUNALE MA INCREDIBILMENTE NON SI TROVANO CONTI CORRENTI INTESTATI AL PARTITO
Ingiunzione di pagamento a carico de “la Destra” di Francesco Storace: non ha pagato le spese elettorali del candidato a sindaco di Genova, Susy De Martini, in lizza lo scorso anno.
Ma il provvedimento del tribunale di Genova, varato ormai oltre due mesi fa, non ha ancora avuto effetto: gli avvocati della De Martini, non solo non hanno avuto risposta dal partito, ma non hanno trovato conti correnti intestati a “la Destra” su cui far valere l’ingiunzione, anche con un pignoramento.
La notizia, però, ieri è trapelata perchè finalmente un conto corrente intestato al movimento di Storace è uscito fuori: è su una banca di Tivoli, ma il timore dei legali è che non sia così florido da coprire le spese.
La De Martini d’altra parte, ha pagato di tasca sua fatture per la Destra per 40.770 euro, forte di un documento agli atti che le consentiva di spendere fino a 50.000 euro.
Due questioni.
Prima: non era mai accaduto che un candidato sindaco si dovesse rivolgere alla macchina della Giustizia per ottenere un rimborso spese, con una legge vigente peraltro estremamente precisa.
Secondo: le difficoltà dei suoi legali a reperire beni mobili e immobili intestati a la Destra hanno fatto pensare il peggio alla candidata: “Dove finiscono i soldi del partito?”.
E, in assenza di risposte da parte di Storace, i legali hanno già fatto fare un calcolo di quanto possa valere la sede romana del partito o di quanto potrebbe valere un pignoramento di strumenti informatici o di arredo.
De Martini ieri ha ammesso la circostanza e, dopo qualche titubanza, ha svelato la sua ira verso l’attuale candidato governatore alla Regione Lazio: “Gli avevo dato fiducia perchè pensavo fosse la parte sana del centrodestra. Invece dopo aver esposto il mio nome e aver coinvolto persone che stimo nel progetto della candidatura a sindaco, in cambio sto ricevendo oltre al danno morale anche quello economico. La politica dovrebbe dare fiducia ai cittadini onesti: altro che rimborso dell’Imu, se non viene rispettato neppure un minimo accordo scritto, come accaduto a me”.
La rabbia cresce: “Berlusconi ha scelto Storace nel Lazio, ma è proprio Storace che non mantiene gli impegni, nonostante a luglio abbia ricevuto i fondi del rimborso elettorale”.
Giovanni Mari
(da “il Secolo XIX“)
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Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile
LA GDF CERCA DI FARE LUCE SULLA DESTINAZIONE DI 2,3 MILIONI DI EURO VERSATI AI GRUPPI CONSILIARI DI STORACE (CHE HA SPESO COME SE AVESSE 24 COLLABORATORI) E DELLA LISTA POLVERINI
Due milioni e 280mila euro di soldi pubblici. E’ l’ammontare del denaro su cui sta investigando la Guardia di Finanza nella regione Lazio secondo quanto riportato dal Secolo XIX.
La cifra è stata erogata nelle casse de La Destra e della Lista Polverini nell’anno 2011 attraverso dei versamenti che riportavano la causale “assunzione di personale”.
Si tratta di 721mila e 426 euro per il partito di Francesco Storace e un milione e 560mila euro per quello di Renata Polverini, soldi extra rispetto ai contributi già destinati ai singoli consiglieri (136mila euro a testa di cui 36mila per i collaboratori).
Se si considera che questi fondi non hanno a che fare con le consulenze, ma dovrebbero riguardare i soli collaboratori assunti, è una somma spropositata.
Abnorme soprattutto alla luce del fatto che nel 2011 La Destra aveva in consiglio regionale solo due membri: se un collaboratore può costare circa 30mila euro all’anno, per arrivare a 721mila euro significa che i due consiglieri si sarebbero avvalsi di 24 collaboratori.
Per quanto riguarda la lista Polverini, invece, per 13 consiglieri dovrebbero essere stati assunti 52 collaboratori.
Gli investigatori stanno dunque cercando di fare luce su questi fondi.
E nel frattempo Storace ha annunciato querele rispondendo a Franco Fiorito che in un verbale di alcuni mesi fa aveva detto: “In realtà io ho copiato da lui“.
Er Batman ha accusato il leader de La Destra, candidato alla presidenza della regione Lazio, di essersi fatto versare del denaro pubblico direttamente con dei bonifici, “troverete forse sul suo conto le quote in più”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 31st, 2013 Riccardo Fucile
CENTRODESTRA SPACCATO IN LISTE RIVALI TRA EX AN, EX FORZA ITALIA E CENTRISTI
Diaspora nel Pdl: una grana che rischia di far perdere a Francesco Storace il sempre determinante apporto del Lazio sud alla causa del centrodestra.
Reduci dalla battaglie intestine contro Renata Polverini ed un governo centrale mai tenero con le periferie, i maggiorenti di quel che resta della creatura di Berlusconi decidono comunque di marciare.
Ma in liste diverse. E divise.
Tra i sostenitori dell’ex governatore a caccia del bis molti consiglieri uscenti, in prima linea o nelle retrovie dell’imbarazzante stagione degli scandali alla Pisana
CORSA IN SALITA
La campagna elettorale di Francesco Storace, già in salita per via del ritardo con cui il centrodestra ha individuato il proprio candidato alla Regione Lazio, prosegue all’insegna di un unico grande argomento-motivazione: sovvertire i pronostici che lo danno soccombente e affermarsi come quando, ormai tredici anni orsono, sconfisse Piero Badaloni con il 51,2% delle preferenze , mentre il giornalista prestato alla politica si fermò al 47%.
FRAMMENTAZIONE ECCESSIVA
La non trascurabile guerra di riposizionamento dei big del Pdl a livello regionale e provinciale, conferisce ulteriore incertezza alla sfida nei confronti di Zingaretti: le scissioni del Pdl berlusconiano hanno portato a coagularsi da un lato i vecchi esponenti di Forza Italia, dall’altro una buona dose di ex An nostalgici di una destra identitaria, mentre i centristi hanno scelto una ricetta alternativa che mette insieme Futuro e libertà con l’Udc.
Storace si trova a gestire un panorama frammentato, in cui anche le vecchie certezze rischiano di venir meno.
RISORSE ELETTORALI A RISCHIO
La provincia di Latina per esempio, potrebbe non dare al candidato del centrodestra quell’apporto del 57% di preferenze registrato nel 2005 quando, lo stesso Storace, perdeva sul piano regionale con il 47%, contro Marrazzo che conquistava il 50%. Oppure di non determinare la vittoria del candidato al contrario di quanto accadde con Polverini nel 2010: quando perdeva Roma con il 47,6%, Latina le conferiva voti a palate: il 63,3% ( tant’è che per vantarsene troppo, di lì a poco il sindaco del capoluogo incappò nella sfiducia e cadde), insieme a Frosinone con un ragguardevole 60%.
Anche nel Frusinate, per Storace, la situazione non è rosea.
FRUSINATE E NOMI IN LIZZA
Nelle liste regionali del Pdl a Latina e nel Frusinate restano i signori delle tessere e amministratori eletti (molti di rito forzista) che spesso hanno contestato il proprio partito e le scelte politiche che negativamente sono – o sarebbero – ricadute sul territorio.
Per la Ciociaria i nomi sono quelli di Antonello Iannarilli, presidente della provincia dimissionario, insieme a Mario Abbruzzese, reduce dalla presidenza del consiglio regionale guidato nella torbida stagione degli scandali non senza finirne in qualche modo invischiato.
Con loro anche l’uscente Annalisa D’Aguanno.
Nel Pontino corrono nomi nuovi (eccetto Lilli D’Ottavi consigliera Pdl uscente eletta con un pugno di voti): si tratta di Enrico Tiero (sostenitore di primarie mai svolte), Angelo Tripodi (gasparriano) e Pino Simeone, uomo di fiducia del potente Claudio Fazzone, sempre il più votato nonostante la flessione registrata nel 2010 con 28 mila preferenze. Storace, poi, mette nel listino un altro uomo di Fazzone, il costruttore Michele Nasso.
LA CAMPAGNA ACQUISTI DI MELONI
Si chiama Fratelli d’Italia l’ulteriore spina nel fianco: il movimento di Giorgia Meloni, Crosetto e La Russa ha operato una imponente campagna acquisti in casa Pdl.
Si prende, per candidarlo, il presidente del consiglio comunale di Latina Nicola Calandrini; poi incassa l’apporto del sindaco di Terracina Nicola Procaccini e di quello dello stesso capoluogo Giovanni Di Giorgi. Altro big di preferenze viene lanciato alla Camera: si tratta dell’ assessore comunale Pasquale Maietta.
A Frosinone è fuga di massa: tanti ex Pdl sono ora in lizza con la corrente Meloni-Rampelli.
Pensiamo al vicesindaco del capoluogo ciociaro Fulvio De Santis, all’ex portavoce di Iannarilli Antonio Salvati, all’assessore provinciale Massimo Ruspandini.
GLI «ANTI REGIONE»
In coalizione per Storace anche una lista che paradossalmente non vuole la Regione così com’è, bensi propugna una istituzione fatta delle sole province senza la troppo ingombrante Roma.
Parliamo di Mcl (Movimento cittadini e lavoratori) che ha tra i sui sponsor il presidente della provincia di Latina Armando Cusani.
Quello che ha riconsegnato la tessera del Pdl protestando contro lo scampato riassetto delle province, che non ha mancato di bacchettare un ministro di Berlusconi come Stefania Prestigiacomo, e che è in eterna lotta con la Regione sul tema del ciclo dei rifiuti, sino all’ultima battaglia sulla questione del conferimento dei rifiuti romani a Latina sulla scorta del decreto Clini.
Il movimento è presieduto da Giuseppe Paliotta e tra i candidati in Ciociaria schiera il sindaco di Ripi Gianni Celli, anche lui ex Pdl.
FRANCESCO E RENATA
Intanto Francesco Storace corre ai ripari prendendo con sè quel che resta dell’esperimento Città Nuove.
Dopo aver irrimediabilmente perso Gianfranco Sciscione, ex polveriniano divenuto presidente dell’Ater che ha ottenuto la candidatura in quota Udc per la Bongiorno, l’ex governatore accoglie in lista con la Destra Alessandra Mandarelli che era stata eletto alla Pisana con la lista di Renata Polverini.
A Latina invece corre il consulente della Polverini, ex Ugl , Claudio Durigon, inserito nella lista Storace.
Alla fine resta un dubbio: se tutte queste truppe, pur marciando divise, riusciranno a colpire unite.
Michele Marangon
(da “il Corriere della Sera“)
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Gennaio 20th, 2013 Riccardo Fucile
RIVOLTA SIA DEI MILITANTI DE “LA DESTRA” CHE DELLA BASE RADICALE: PERO’ HANNO DATO SFOGO AL LORO ESIBIZIONISMO
Finisce in farsa il tentato e già abortito accordo Radicali-Storace.
Il candidato della Destra nel Lazio solo ieri nel pomeriggio ha potuto portare a Pannella un simbolo che però non poteva affiancare il logo radicale al suo.
Storace ha comunque offerto di inserire – direttamente nella sua lista – uno dei due consiglieri radicali, Berardo o Rossodivita.
A quel punto Pannella ha ringraziato, ma era chiaro che l’accordo era tecnicamente fallito: «Non siamo noi che ci siamo ritirati; Storace si è scusato, credo abbia avuto tanto casino dalla sua parte”.
E loro? Continueranno la difficile raccolta delle firme: «Usciamo da questa vicenda col merito di aver fatto esprimere, a un fascista, uno spirito più liberale del Pd».
E così l’anziano leader col codino riesce nella specie di salto mortale che consiste nel non chiudere un accordo ormai scomodissimo, e di evitare di presentarla come una sua ingloriosa retromarcia.
Da canto suo Storace ha preso qualche titolo in più sui media e qualche “traditore” in più dalla sua base.
Per due rappresentanti della vecchia politica degli inciuci buona la prima.
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Gennaio 15th, 2013 Riccardo Fucile
RITORNA LA MACCHIETTA STORACE, EX DIPENDENTE DI FINI E STIPENDIATO DAL PARTITO, CHE SPUTA SUL PIATTO DOVE HA POTUTO INGRASSARE PER TANTI ANNI… E ORA, BASTA ACCHIAPPARE UNA POLTRONA, RITORNA ALLEATO DELLA LEGA CHE VUOLE AFFAMARE IL CENTROSUD
Ennesimo colpo di scena nella farsa e nella corsa alla presidenza della Regione Lazio. Alla fine sarà il leader de La Destra Francesco Storace il candidato della coalizione di centrodestra che sfiderà , con l’appoggio del Pdl, Nicola Zingaretti.
A ufficializzare la notizia è stato in serata il profilo twitter Berlusconi2013, gestito dal Pdl.
Se fino a ieri sembrava essere passata la linea di schierare la deputata Pdl Beatrice Lorenzin, per non disperdere voti e seggi in favore di altri partiti, oggi i giochi si sono conclusi in favore dell’ex governatore.
A persuadere Silvio Berlusconi, che già in passato, nonostante le resistenze del partito locale, aveva lanciato Storace, sarebbe stata alla fine una riflessione tattica a livello nazionale, suffragata da sondaggi a favorevoli all’ex governatore.
Il capo de La Destra sarebbe risultato infatti il trascinatore più efficace per la coalizione nel Lazio, con lo scopo, complice l’election day, di puntare al premio di maggioranza al Senato.
Seggi pesantissimi quelli che potrebbero prendere gli storaciani, illuminati dal faro della campagna regionale, ma comunque `blindati’ da un corposo patto di coalizione stretto col Pdl su punti programmatici molto cari alla Destra.
Seggi in ogni caso più pesanti, si ragiona nel centrodestra, di quelli che avrebbe guadagnato il Pdl in un Consiglio regionale comunque davvero ostico da strappare a Zingaretti.
Storace oggi aveva mostrato i muscoli: «Sarebbe assurdo scegliere un candidato che prende pochi voti – ha affermato – A livello nazionale possiamo aspirare al 5%. Portiamo un milione di voti. E credo che possiamo conquistare anche la Regione Lazio».
«Torna in campo Mr 10 Miliardi di Debito – ironizza il segretario romano del Pd Marco Miccoli – I cittadini non dimenticano», mentre per il capogruppo di Sel Luigi Nieri «è un film già visto che certifica la crisi del centrodestra. Non possiamo che essere avvantaggiati».
Nicola Zingaretti, da parte sua, è lanciatissimo.
Oggi ha presentato la Lista Civica, che sarà guidata da Livia Azzariti, e ha promesso che, dopo il suo quinquennio, la Regione sarà «più trasparente, più giusta e più competitiva».
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Dicembre 31st, 2012 Riccardo Fucile
L’EX PORTAVOCE DI FINI SI GENUFLETTE: “E’ UNA BELLA SORPRESA, LO RINGRAZIO”
Silvio Berlusconi sostiene ufficialmente Francesco Storace nella sua corsa alle elezioni per la regione Lazio.
“Sono amico di Storace e dopo quello che gli è accaduto, perseguitato dalla giustizia, dovendosi dimettere da ministro alla Sanità nel mio governo, credo gli sia dovuto appoggiarlo nella sua candidatura alla regione Lazio”.
Continua Berlusconi: “E’ un uomo deciso, di ottima esperienza e credo possa fare molto bene”.
Storace risponde all’endorsement dell’ex premier: ”Berlusconi devo ancora sentirlo. Mi hanno detto di questa dichiarazione. Se le cose stanno così — ha detto — è una bella sorpresa e ho la responsabilità ulteriore di far vincere il centrodestra nel Lazio. Lo ringrazio. Lo chiamerò”.
L’ex An, ex governatore, ora a capo de La Destra, ha dunque ricevuto la “benedizione” ufficiale del leader Pdl ed è finora l’unico candidato del centrodestra alla regione Lazio, dopo che la giunta Polverini si è dimessa in seguito allo scandalo Fiorito.
L’avversario del centrosinistra che Storace si troverà di fronte è Nicola Zingaretti, già presidenta della provincia di Roma.
Ma non è ancora detto che non si presenteranno altri candidati da qui al voto.
Il mese scorso era circolato il nome di Simonetta Matone per il centrodestra e recentemente Gianni Alemanno aveva parlato della possibilità di avere un candidato proveniente dalla società civile.
Per ora si accontentano di Storace, poi si vedrà .
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 29th, 2012 Riccardo Fucile
LA CANDIDATA DE “LA DESTRA” CONTRO I DUE CLAUDI CHE SI SPARTISCONO IL POTERE IN LIGURIA…”IL GOVERNO MONTI STA AFFAMANDO GLI ITALIANI ONESTI, LE BANCHE LA FANNO DA PADRONE”…”RESCINDERE L’APPALTO A EQUITALIA, INTRODURRE IL MUTUO SOCIALE PER LE GIOVANI COPPIE, NO ALLA GRONDA, DEVIARE IL BISAGNO”
Le interviste in esclusiva di “Destra di popolo”
La sua candidatura con la Destra di Francesco Storace è stata per molti una sorpresa. Perchè questa scelta e perchè proprio adesso?
Perchè Genova oggi è nelle mani di un clan politico, che lavora solo e sempre per i suoi interessi. Un gruppo che fa clientela e i cui confini superano quelli della sinistra classica, che ha l’egemonia politica ma non quella culturale di Genova da troppi anni. Io parlo spesso di PdP, partito del potere, riferendomi alla spartizione che da almeno quindici anni vede protagonisti i due “Claudio”, Burlando e Scajola.
Con tutta la loro pletora di yes man e yes woman. Voglio combattere per cambiare questo sistema di potere . In un passato recente, ho creduto e sperato di poter cambiare il modo di amministrare questa nostra città dall’interno. Ma le incrostazioni sono troppo forti: il PdP non può cambiare ma solo riciclarsi cercando facce più presentabili.
E Marco Doria, il professore che siede nel consiglio di indirizzo della Compagnia San Paolo di Torino, il consigliere comunale del Pci all’inizio degli anni Novanta, è l’ennesima controfigura che la sinistra propone per mantenere le sue rendite di potere.
E’ per questo che la mia autonomia e il mio desiderio di fare politica per il bene della mia gente e non per i soliti amici è stato visto come un pericolo. Negli anni sono stata lusingata da destra e da sinistra, ma quando ho dimostrato di non essere in vendita, sono stata attaccata sul piano personale.
Genova è una delle due grandi città italiane in cui si vota il 6 e 7 maggio (l’altra è Palermo). Si può parlare di valore nazionali del voto?
Certamente. La mia campagna elettorale è stata tutta per Genova e contro il governo Monti-Fornero, che sta affamando gli italiani onesti. Da Genova deve partire un messaggio netto contro la politica dell’esecutivo, contro le Banche che la fanno da padrone.
Dobbiamo dare una sberla, in senso politico, a chi sta demolendo lo stato sociale, la sicurezza delle famiglie, il valore del lavoro. E noi della Destra siamo l’unico partito che davvero si batte contro Monti.
A Genova voglio ricordare che le coalizioni che appoggiano Marco Doria, Enrico Musso e Pierluigi Vinai sono tutte formate da partiti che sostengono Monti. La loro posizione è di pura ipocrisia politica: dicono di volere il bene di Genova e poi sostengono il governo ammazza Italia.
In che modo ha dichiarato guerra ad Equitalia?
Genova deve essere la prima grande città liberata da Equitalia, per rispettare la dignità delle persone. Per questo nel mio programma elettorale che la rescissione dell’appalto ad Equitalia.
Vogliamo che i nostri cittadini siano rispettati nella loro dignità ; circostanza che le procedure di riscossione di Equitalia non garantiscono, poichè non rispettano alcun criterio di umanità nel rapporto tra ente riscossore e cittadino.
Gestendo in maniera diversa e legata al territorio i casi di recupero crediti, potremo monitorare i casi ed intervenire con la necessaria attenzione alle diverse situazioni. Io non voglio che i cittadini rischino il pignoramento della casa per una multa per divieto di sosta.
Non voglio che in una situazione tanto difficile e resa ancora più dura da un governo delle tasse come quello Monti, i Genovesi finiscano per essere colpiti anche a livello comunale. E’ in base alla legge 166/2011, la quale da la possibilità ai Comuni di sbarazzarsi da Equitalia, che intendo far diventare Genova il primo grande Comune de-Equitalizzato d’Italia.
Lei parla di deviazione del Bisagno e di rinascita della vallata. Come?
Non è un sogno ma un progetto concreto, realizzabile, definitivo.
Il torrente Bisagno va deviato, così come è stato fatto a Valencia per il Turia, torrente dalla portata media molto maggiore di quello genovese.
Tutti gli interventi effettuati fino a oggi a Genova sono stati inutili per la città e utili solamente a spendere milioni e milioni di denaro pubblico.
La vera sicurezza per la città passa per una soluzione definitiva di questo epocale problema. La deviazione del Bisagno è la soluzione che propongo. A Valencia è stato deviato, dopo l’ennesima alluvione , il fiume Turia, un corso d’acqua cinque volte più capiente del Bisagno.
La stessa cosa si può fare a Genova, costruendo due gallerie sotterranee di circa 6 metri di diametro (lo scolmatore del Fereggiano è una galleria di 3 metri di diametro) e trasformare la Val Bisagno in un’isola felice, con parchi, spazi urbani e di servizi.
Il Mutuo Sociale è uno dei punti programmatici più forti del suo programma. Come funziona?
Il Mutuo Sociale Comunale, che riprendendo il sistema già applicato con successo dalla Regione Lazio, punta a sfruttare il gettito della nuova imposta municipale unificata (Imu, ex Ici) per premettere di comprare la casa a tutti quelli che non possono avere il mutuo dalle banche.
Mi rivolgo soprattutto alle giovani famiglie, ai lavoratori precari che non hanno un contratto a tempo indeterminato.
Per usufruire del Mutuo Sociale Comunale si possono individuare delle tipologie di alloggi che è possibile acquistare: quelli di proprietà comunale innanzitutto ed eventualmente quelli Arte creando una collaborazione con la Regione.
Il Mutuo Sociale Comunale viene dato per l’intero importo dell’immobile da acquistare, il tasso di interesse applicato sarà super agevolato 0,5%-1,0% e l’importo della rata mensile potrà essere al massimo il 20% del proprio reddito mensile.
Nel caso in cui, durante la vita del mutuo, il mutuatario avesse problemi lavorativi (licenziamento), si ha l’opportunità di sospendere il pagamento del mutuo.
Lei in campagna elettorale ha detto anche due no molto netti?
Sì, riguardano il ponente della città . Ho detto no alla speculazione sulla collina degli Erzelli e no alla gronda di ponente.
Nel primo caso sono favorevole alla creazione di un “Polo Tecnologico” in qualsiasi altra zona della città , ma sono assolutamente contraria al trasferimento su quella isolata collina della Facoltà di Ingegneria.
La sinistra genovese vuole usare l’Università come foglia di fico per nascondere il vero obiettivo del piano: cementificare, costruire, far fare soldi alla solita cricca.
I recenti arresti compiuti per fatti di corruzione riguardanti la costruzione degli immobili su quella collina, già denominata “del disonore” in passato, non possono che aumentare la mia ferma e più che documentata contrarietà al progetto.
Per quanto riguarda la gronda, non è davvero una priorità . Tutti parlano di gronda, di comitati, di viadotti e gallerie, io metto in evidenza l’ipocrisia interessata che muove da anni le scelte politiche sulle grandi opere: al di là delle proteste dei Comitati, la questione gronda non è una priorità , ma l’ennesimo favore che il Pdp, il partito del potere, rappresentato in Liguria da Claudio Burlando e Claudio Scajola, vuole fare ai grandi speculatori e ai grandi gruppi.
La scusa è quello di risolvere un falso problema: quello del traffico viario. Quando in tutto il mondo e certamente in tutti i Paesi occidentali si spinge per trasportare le merci su rotaie, a Genova siamo gli unici a voler bucare montagne e creare problemi per far viaggiare i Tir.
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