Destra di Popolo.net

LA COERENZA DI STORACE: A CANTU’ SI ALLEA CON LA LEGA E APPOGGIA UN CANDIDATO SINDACO DEL CARROCCIO

Marzo 30th, 2012 Riccardo Fucile

LA STRANA ALLEANZA TRA “LA DESTRA”   E IL LEGHISTA MOLTENI, DEPUTATO FEDELE A MARONI… E LA “DESTRA SOCIALE” DI STORACE SI RIVELA UNA PATACCA

In politica, quando si tratta di correre per vincere, ogni alleato è quello giusto.
Ma il matrimonio tra la Lega Nord e La Destra siglato nei giorni scorsi a Cantù, cittadina brianzola di 40 mila abitanti, lascia alquanto sorpresi.
Se è vero che ogni realtà  va letta sotto la lente locale, è vero anche che ciascuno dei due partiti fonda la propria esistenza su principi antitetici.
Il primo, la Lega Nord, annovera tra le finalità  il “conseguimento dell’indipendenza della Padania“ (articolo 1 dello statuto del Carroccio) e l’altro, La Destra, fonda i propri principi sulla “tradizione culturale e storica del popolo italiano” e sulla “integrità  e la tutela dell’interesse Nazionale” (articolo 1 dello statuto del partito di Storace e Buontempo).
L’alleanza canturina, nata anche sotto il segno della comune distanza dal governo Monti e dal Pdl, è stata ufficializzata nei giorni scorsi in una conferenza stampa a cui hanno preso parte l’esponente locale de La Destra Antonio Metrangolo e il candidato sindaco della Lega, il deputato Nicola Molteni.
In quell’occasione Molteni ha espresso soddisfazione per l’accordo, specificando che “l’obiettivo principale, il punto focale del programma è porre l’accento sulla sicurezza in città ”, rimarcando il tema che rappresenta probabilmente uno dei pochi punti contatto tra le due forze politiche.
Il patto tra la Lega e La Destra ha ricevuto anche il sostegno indiretto del principale sponsor di Molteni, Roberto Maroni, che nei giorni scorsi ha tenuto un comizio a Cantù.
Tra il pubblico, ad applaudire alle parole dell’ex ministro dell’Interno c’era infatti anche il leader locale del partito di Storace.
In quell’occasione, Maroni ha rivendicato la scelta di correre separati dal Pdl e, spingendosi anche oltre, ha confermato che non ci sarà  “nessun appoggio al Pdl neanche a un eventuale ballottaggio. Loro se ne sono andati. Per noi al momento l’alleanza è chiusa”.
Senza Pdl l’obiettivo più alto per il Carroccio canturino, nella inedita veste di alleato de La Destra, è il ballottaggio.
Risultato arduo da raggiungere se si pensa che la Lega, dopo aver guidato la città  in solitaria per un decennio, non ha mai sfondato alle urne, portando a casa un magro 15,7 per cento nel 2002 e un ancor più risicato 14,6 per cento nel 2007.
Gli ex alleati del Pdl correranno per la poltronissima con il vicepresidente di Federfarma Lombardia Attilio Marcantonio, un nome considerato credibile nel panorama dei candidati canturini e che proprio per questo preoccupa i leghisti.
A contendersi la seconda piazza per il ballottaggio sono in molti (10 in tutto i candidati sindaco): più di altri sembrano poter centrare l’obiettivo Claudio Bizzozero (a capo della civica Lavori in corso) e il candidato del centrosinistra Antonio Pagani (Pd, Idv, Psi e Sinistra per Cantù).
In questo scenario l’alleanza tra la Lega e La Destra (a cui vanno sommate due liste civiche) assume contorni più chiari: stare assieme per sperare di mettere insieme i voti necessari per giocarsi il tutto per tutto al ballottaggio.

Alessandro Madron
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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DOVE C’E’ BUONTEMPO C’E’ CASA

Gennaio 24th, 2012 Riccardo Fucile

IL SUO PORTAVOCE VINCE IL CONCORSO DI CAPO UFFICIO STAMPA ALL’ATER DI VITERBO

Lui, storico storaciano, è assessore per la Casa della Regione Lazio guidata dalla Polverini. Il suo caposegreteria diventa capo ufficio stampa dell’azienda edilizia pubblica (Ater) di Viterbo. Scoppiano le polemiche.
A difendere la correttezza del concorso è il direttore generale dell’Ater, guarda caso fratello del presidente della commissione Politiche della Casa al Consiglio regionale.
Il braccio destro dell’assessore della Regione Lazio Teodoro Buontempo cambia lavoro.
Nulla di strano, se non fosse che Massimo Bindi, fino ad oggi caposegreteria del titolare delle Politiche per la casa, tra una settimana diventerà  il responsabile ufficio stampa dell’Ater viterbese, l’azienda che si occupa di edilizia residenziale pubblica. Coincidenza o conflitto di interessi?
Mentre alla Pisana (sede del consiglio regionale) si interrogano, il concorso che ha messo in palio l’ambito posto di lavoro – 60mila euro lo stipendio annuo – finisce al centro delle polemiche.
A sollevare la questione è il capogruppo dell’Italia dei Valori alla Regione Lazio, Vincenzo Maruccio.
Pochi giorni fa il dipietrista ha presentato un’interrogazione urgente all’assessore Buontempo, chiedendo chiarezza sulla vicenda.
Le principali perplessità  riguardano le modalità  del concorso. «L’avviso – si legge nel documento – è stato pubblicato in pieno agosto, con poca pubblicità ».
In poche parole si è trattato di «un concorso bandito in modo inopportuno e quasi clandestino, denuncia Claudio Bucci, un altro consigliere regionale Idv.
Non solo. Quando quest’estate è stato pubblicato il bando, l’Ater viterbese era guidata da un commissario nominato dalla Giunta Polverini (il nuovo consiglio d’amministrazione dell’azienda è operativo dallo scorso novembre).
Abbastanza, sempre leggendo l’interrogazione di Maruccio, per individuare «una dubbia legittimità  formale» dell’iniziativa.
Di coincidenza in coincidenza, il mistero si infittisce.
A presiedere la commissione d’esame – le prove sono state svolte lo scorso autunno – c’era il direttore generale dell’Ater di Viterbo Ugo Gigli.
Fratello del consigliere regionale dell’Udc Rodolfo. «E che devo fare? Disconoscere le mie parentele?». Raggiunto al telefono, il direttore dell’Ater racconta la sua versione della storia: «In questa vicenda non c’è alcun conflitto di interessi – spiega – Il bando è stato fatto ad agosto, è vero. Ma è stato pubblicato per un mese, sul nostro sito e su diversi giornali». Insomma, nessun concorso clandestino. «Clandestino un c….», alza la voce Gigli.
Dodici candidati. Un esame scritto su due diverse materie e una prova orale.
E a spuntarla è l’assistente dell’assessore regionale per la Casa.
Oggi qualcuno ironizza sulle connessioni tra assessorato regionale alla Casa e l’azienda che si occupa di edilizia pubblica.
«Nessuna stranezza – continua Gigli – con l’assessorato non abbiamo alcun rapporto di dipendenza. Noi siamo un ente pubblico autonomo. Quello di Buontempo è un organo che ha solo potere di vigilanza su alcuni nostri atti. D’altronde mi rendo conto che giornalisticamente questa è una polemica appetitosa…».
Gigli conferma la regolarità  del concorso. Anzi, rivela una particolarità .
Recentemente uno dei candidati avrebbe chiesto di controllare la correzione del suo scritto. «E come da regolamento noi glielo abbiamo permesso. Nessuna scorrettezza. Ma se la Regione vuole aprire un’inchiesta non abbiamo problemi a mostrare tutta la documentazione anche a loro».
Intanto sulla vicenda si è alzato un polverone. «Adesso – racconta Gigli – temo che il vincitore del concorso non abbia più intenzione di venire a lavorare da noi».
Lui, Massimo Bindi, preferisce non rispondere. Dall’Ater raccontano che si sarebbe già  dimesso dal suo incarico in Regione.
In realtà  sul sito dell’assessorato risulta ancora caposegreteria di Buontempo. Davanti alla richiesta di una spiegazione, i suoi collaboratori preferiscono sbattere giù il telefono.
A sorpresa, a chiedere ulteriori chiarimenti è Francesco Storace.
Il leader de La Destra – partito politico di Buontempo – con cui Bindi ha lavorato in passato. «La mia posizione è molto chiara – racconta l’ex presidente della Regione Lazio a Linkiesta – voglio che si verifichi quello che è successo. Se il concorso è irregolare, la nomina va annullata».
Al di là  delle irregolarità  resta una vicenda caratterizzata da antipatiche coincidenze. «La simpatia o l’antipatia non c’entrano nulla – taglia corto Storace – Se ci sono state anomalie il concorso va annullato. Altrimenti è tutto a posto». La reazione è stizzita. Anche perchè a pagare le conseguenze rischia di essere il «patrimonio morale» del suo partito.
Come ha spiegato Storace in un comunicato: «La sinistra non deve essere messa nelle condizioni di speculare nei confronti dell’amministrazione regionale».

Marco Sarti
(da linkietsta.it ripresa da “Il Fatto Quotidiano”)

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LA BEFANA DI TEODORO BONTEMPO: IN GIRO CON LA FAMIGLIA IN AUTO BLU

Gennaio 9th, 2012 Riccardo Fucile

L’ESPONENTE DE “LA DESTRA” VIAGGIA DA MONTECOMPATRI A PERUGIA CON MOGLIE, FIGLIA E AUTISTA DELLA REGIONE…CERCA DI GIUSTIFICARSI: “DEVO VEDERE DELLE PERSONE PER LAVORO”

Il regolamento della regione Lazio parla chiaro: “E’ vietato trasportare sui mezzi persone estranee all’amministrazione regionale”.
In questi giorni di feste, l’assessore per la Casa della Regione Lazio Teodoro Buontempo ha deciso di passare il giorno della Befana anche con la famiglia.
Così venerdì 6 gennaio è partito per Perugia dal paese dove risiede a sud di Roma, Montecompatri, con la moglie, la figlia e l’autista che la Regione gli mette a disposizione per il suo ruolo istituzionale.
Il problema è che di istituzionale nella trasferta in auto blu a spese dei contribuenti sembrava ci fosse ben poco, e infatti si trincera dietro un generico: “devo vedere delle persone con le quali devo parlare di lavoro”.
Chi fossero le persone però non ce l’ha detto, nè ci ha consentito di documentare i suoi incontri. Poco prima delle 17 ci richiama al cellulare informandoci che si trova fuori la sede della Regione — chiusa per le feste — in compagnia del consigliere regionale Pdl Rocco Valentino.
I due si conoscono da una vita, visto che il consigliere umbro in passato ha fatto parte del comitato centrale del Movimento sociale in cui per anni ha militato Buontempo.
Dopo una mezz’oretta il solerte assessore ci chiama nuovamente per ulteriori aggiornamenti.
Sta ripartendo con l’autista della Regione in direzione di Roma perchè l’altro appuntamento non è andato bene.
Più che di incontri istituzionali o di rappresentanza, ci sono parsi appuntamenti improvvisati al solo scopo di giustificare il viaggio di famiglia con auto blu e autista nel giorno della befana.
Abruzzese di nascita, Teodoro Buontempo è stato quattro volte deputato della Repubblica e dopo esser confluito dal Msi i in Alleanza Nazionale ne fuoriesce nel 2007 per partecipare alla fondazione de La Destra di Francesco Storace.
Nel 2010 dopo la vittoria della Polverini all’elezioni regionali, Buontempo è stato nominato assessore alla Casa e alla tutela Consumatori nella giunta regionale del Lazio, diventando uno dei 14 assessori esterni della giunta Polverini, cioè quelli non eletti ma nominati direttamente dalla Presidente.
Mentre in questi giorni in parlamento si discute sui compensi della politica, a Natale nella regione Lazio è arrivato un dono inaspettato: nella finanziaria approvata dal consiglio regionale è stato esteso il vitalizio anche agli assessori esterni, come Buontempo.
“Pensioni” che fino a ieri non sarebbero spettate a chi non è stato eletto ma solo nominato. Considerando che 14 su 15 non sono eletti, sembra proprio una norma confezionata su misura.

Luca Chianca e Francesca Mannocchi
(da “Il Corriere della Sera“)

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PATACCA LEGHISTA CONTRO IL QUIRINALE. REGUZZONI: “QUARANTA AUTO BLU PER NAPOLITANO”, LA REPLICA: “SONO SOLO TRE”

Agosto 5th, 2011 Riccardo Fucile

SCONTRO LEGA-QUIRINALE: LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA RISPONDE ALL’INTERVENTO DEL CAPOGRUPPO DEL CARROCCIO CHE HA PRESO UNA BUFALA

La bordata era partita dalla Lega verso il Quirinale.
Marco Reguzzoni, capogruppo del Carroccio alla Camera, durante il suo intervento a Montecitorio dopo l’informativa del premier Silvio Berlusconi, aveva detto: “Basta con gli alti costi della politica. Non è possibile che il presidente della Repubblica abbia a disposizione 40 auto blu”.
E ieri è arrivata la risposta dallo staff di Napolitano, per voce del segretariato generale della presidenza della Repubblica Donato Marra.
Il parco macchine del Quirinale, si legge nella sua nota, “ammonta complessivamente a 35 autovetture e non a 40 come è stato sostenuto in Parlamento. Di queste sono a disposizione del Presidente per i suoi spostamenti solo tre Lancia Thesis blindate per ragioni di sicurezza ed usate alternativamente per esigenze di manutenzione (particolarmente frequente in tali autovetture). Altre due sono veicoli storici, come la Lancia Flaminia 335 del 1961, utilizzate in occasioni particolari”.
Altre due vetture d’epoca-si legge sempre nella nota- sono in concessione al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e al Museo Storico della Motorizzazione militare a Roma.
“A disposizione dell’intera struttura restano 24 autovetture, di cui due sono pulmini utilizzati per abbreviare i cortei nei trasferimenti collettivi. In occasione delle sostituzioni è stata programmata l’utilizzazione di autovetture di cilindrata inferiore ancora prima delle disposizioni emanate in proposito e anche di ciò è stata data puntuale comunicazione al Ministro Brunetta che già  lo scorso anno aveva ottenuto e resi pubblici i dati richiesti”.

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TRA “IL GIORNALE” E “LA PADANIA” VOLANO GLI STRACCI: “TREMONTI AIZZA LA LEGA”, “IL CAV SBAGLIA”, “GIULIO PERDE LA TESTA”

Aprile 28th, 2011 Riccardo Fucile

DRAGHI ALLA BCE E OPA SU PARMALAT SONO SULLO SFONDO DEI MALUMORI…SALLUSTI AMMETTE MALUMORI, MA AMMONISCE: “SFASCIARE TUTTO PER CHE COSA?”…LA PADANIA USA IL SUO CHIODO FISSO: “BOMBE UGUALE PIU’ CLANDESTINI”

«Altro che Libia e clandestini: dietro lo strappo del Carroccio c’è la manina del ministro Tremonti che vuole vendicarsi della nomina di Draghi alla Bce e dell’Opa francese su Parmalat».
Alessandro Sallusti non è Bondi nè Verdini nè La Russa – il triunvirato di coordinatori del Popolo delle Libertà  -, ma il Giornale da lui diretto, quotidiano della famiglia Berlusconi, è considerato un termometro affidabile per misurare gli umori in casa Pdl e soprattutto dalle parti del Cavaliere.
Umori, ma soprattutto malumori, dopo le ultime sortite leghiste sulla questione libica con l’invito esplicito di Maroni a portare il caso in Parlamento.
Che Tremonti non abbia gradito le manovre francesi attorno al latte italiano e l’avallo arrivato all’opa dal premier in occasione del vertice italo-francese dei giorni scorsi è cosa nota.
Ma per il Giornale il ministro dell’Economia non si sarebbe limitato ad una manifestazione di disappunto.
Avrebbe invece in corpo un risentimento tale da indurlo ad «aizzare» – questo il verbo utilizzato – gli amici della Lega contro il governo.
Da cui sarebbe sortito l’altolà  di Bossi sui bombardamenti e l’invito di Maroni a portare in Aula la questione Libia.
Esplicito l’occhiello in rosso che sulla prima del quotidiano di via Negri introduce il titolo di apertura: «Giulio perde la testa».
Nel suo editoriale Sallusti riconosce che ci sono effettivi malumori in casa leghista, culminati nel titolo della Padania di mercoledì «Berlusconi in ginocchio a Parigi» ma si dice certo che Bossi «sa che il progetto federalista è realizzabile soltanto al fianco del Pdl» e ammonisce la Lega: «Sfasciare tutto per che cosa? Per vendicare Tremonti? Un po’ poco ed è difficile farlo digerire al popolo leghista».
La Lega, dal canto suo, torna ad insistere sulla questione immigrazione, che per il Giornale sarebbe solo un pretesto.
Anche oggi la Padania lo dice a caratteri cubitali: «Bombe uguale più clandestini».
Sottotitolo: «Il Carroccio non arretra e resta contrario all’intervento militare italiano, come anticipato da Bossi su la Padania».
E in un’intervista ad Affaritaliani.it il sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbo, che è anche il capo della Lega in Veneto, lo dice senza girarci troppo attorno: «Certamente ci sono due posizioni che sembrano inconciliabili…».
Ci può dunque essere la crisi? «Può darsi».

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“È L’ECONOMIA, CAZZAROLA!”

Marzo 13th, 2011 Riccardo Fucile

TREMONTI, IL PRECARIO DELLA SCUOLA DI “ANNO ZERO” E LO SFOGO FUORI ONDA DOPO LA LEZIONE ALLA LAVAGNA…IL CONFRONTO TRA I RAGAZZI DELLA GENERAZIONE PERDUTA E IL MINISTRO   DELL’ECONOMIA E’ PROSEGUITO DOPO LA FINE DELLA TRASMISSIONE DI SANTORO

Rischi fatali.
Il titolo della puntata di Annozero di giovedì, dedicata alle conseguenze della crisi maghrebina, alla globalizzazione e all’impoverimento dell’occidente, cade a pennello sulla testa di uno degli ospiti, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Per lui il rischio fatale non è stato, durante la trasmissione, il contraddittorio con un redivivo Fausto Bertinotti, il severo Eugenio Scalfari e Ferruccio de Bortoli.
Il rischio è arrivato a fine puntata nella persona di Giacomo Russo, palermitano precario della scuola che ad agosto era finito all’ospedale dopo uno sciopero della fame di 15 giorni contro i tagli all’istruzione.
Russo, ospite di Generazione zero e intervistato da Giulia Innocenzi, a Tremonti non le aveva mandate a dire: “È lei il ministro dell’Istruzione, lo abbiamo capito tutti”.
Le decisioni di Mariastellla Gelmini, insomma, sono una conseguenza delle forbici.
E a proposito di crisi, Russo rincara: “Prima era povero chi non lavorava, oggi anche chi lavora. Produciamo di più, lavoriamo di più e guadagniamo meno”.
E rivolto a Tremonti: “In un paese migliore non ci sarà  posto per i suoi privilegi”. Se Bertinotti, rinvigorito dall’impeto del giovane, dice che la rabbia del 30enne precario è “un’energia per il paese”, il ministro non risponde all’intervento perchè “personale e violento”.
Ma, aggiunge, “in termini meno aggressivi, le risponderei volentieri”.
Il momento è arrivato prima del previsto.
A sipario calato, appena spente le telecamere, il ministro e Russo iniziano il match.
Russo, circondato dagli altri ragazzi della “generazione” perduta, resta sul balcone dello studio.
Tremonti, per mezz’ora, lo guarda dal basso all’alto, appoggiato alla balaustra della scenografia.
“Sono tre anni che protestiamo — esordisce Russo — occupiamo     provveditorati e non vi degnate nemmeno di vederci”.
Russo incalza, non lascia tregua. Tremonti balbetta: “Mi sembra la qualunque di sinistra”.
Russo parla con la foga di chi, finalmente, può rivolgersi a chi in teoria dovrebbe ascoltarlo sempre.
E allora il ministro è in difficoltà : “Posso…?”, gli chiede.
Alla fine Tremonti sbotta, infondendo un insegnamento di vita: “Alla mia età , posso dirlo: non esiste uno che ha tutte le ragioni! Cazzarola! Questo modo di fare è totalmente intollerante: devi capire anche le ragioni degli altri. Devi chiederti cosa è successo in questi vent’anni”.
Interviene un altro ragazzo: “Sì, ma     lei, pensa di aver fatto il massimo?”. Sì.
“In coscienza — si confessa Tremonti — ho fatto tutto quel che potevo”.
Al che, il precario Giacomo si arrabbia sul serio.
“Il centrodestra, negli ultimi 17 anni, ha governato la maggior parte del tempo. La Corte dei conti dice che in Italia la corruzione raggiunge i 65 miliardi di euro. Ma se uno che è al governo non è capace di fare qualcosa! E non dico totalmente, ma almeno di dire: rubate la metà ! Ma mi rendo conto che ho più interesse di lei a risolvere il problema: ho 30 anni, secondo le statistiche devo vivere in questo paese quasi altri 50 anni. Mentre lei vive in un ambiente ovattato e ha più anni di me”.
E Giacomo snocciola i dati sui tagli firmati Gelmini.
Centocinquantamila stabilizzazioni accantonate, sei miliardi in meno in tre anni università  escluse. Tremonti scuote la testa: “No, non è così”.
E Giacomo: “Allora com’è che io sono disoccupato?”.
“Ma tu, da quando sei disoccupato”, gli chiede il ministro.
“Da quando voi siete al governo” risponde il precario.
Al che Tremonti fa per     andarsene borbottando ah, ecco. “Se vuole le porto i contratti di lavoro”.
Tremonti ci ripensa: “Posso parlare?”.
E Russo va avanti, a raffica: “Perchè non mettete il reddito minimo garantito? C’è in Francia, Germania, Spagna”.
Tremonti continua a fare “no, no” con la testa.
Giacomo, quasi impietosito, gli lascia la parola.
“In molti paesi d’Europa non ci sono gli assegni alle famiglie che esistono in Italia — spiega il ministro, illustrando l’amore italico per il focolare domestico — Poi uno può dire: invece di dare l’assegno al genitore, è meglio darlo al figlio. Da noi la scelta è sempre stata di usare la famiglia come ammortizzatore”.
Russo non è per niente convinto: “Allora com’è che vedo ragazzi che, una volta scaduta la disoccupazione, non hanno nessuno che li aiuti?”.
Tremonti è all’angolo. Non gli resta che appellarsi agli usi consolidati: “Non il governo ma la Repubblica italiana ha una spesa sociale enorme.     Puoi dire che deve essere diversa, ma è altissima”.
E anche Russo alza il tiro: “Di vita ne abbiamo una sola. La produttività  ha senso se produce benessere collettivo, ma se produce malessere collettivo, non ha senso. Noi vogliamo la vita. Vogliamo innamorarci! Ha capito cosa intendo?”. Tremonti, ironico: “Vagamente, il monopolio dell’intelligenza ce l’hai tu. Io sono disumano e tu sei umano. Tu sei intelligente, io sono un pirla”.
Prosaicamente, i massimi sistemi sono interrotti da un tecnico : s’è fatta l’ora.
Gli studi devono chiudere.
Tempo scaduto.   Il ministro si è salvato.

Elisa Battistini
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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AL TG1, PRIMA LE RISPOSTE E POI LE DOMANDE: IL COMIZIO DI BERLUSCONI ERA GIA’ PREDISPOSTO, ALTRO CHE INTERVISTA

Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile

LA REDAZIONE: “E’ STATO USATO IL GOBBO, COSA GRAVE: DOMANDE E RISPOSTE CONCORDATE FANNO DIVENTARE UN’INTERVISTA UN VIDEO MESSAGGIO”… LA RICOSTRUZIONE DELLA PSEUDO INTERVISTA DI RENZULLI

Il comizio elettorale di Silvio Berlusconi al Tg1 di una settimana fa, spacciato per esclusiva, fa ancora discutere i giornalisti Rai.
Il comitato di redazione del telegiornale di Rai Uno, trascorsi invano tre giorni, ieri ha scritto un comunicato per ricordare un appuntamento ad Augusto Minzolini: “Abbiamo chiesto al direttore di spiegare come è stata realizzata l’intervista al presidente del Consiglio trasmessa il 2 febbraio. Siamo ancora in attesa di risposta. Di fronte all’indisponibilità  a riceverci, riproponiamo la domanda: è vero, come ci risulta, che il premier abbia usato il gobbo? Quello che solleviamo — sottolinea ancora il Cdr — è un problema professionale di grande rilevanza perchè l’uso del gobbo implica che domande e risposte siano scritte preventivamente. Insomma si è trattato di un’intervista o di un videomessaggio?”.
La strategia dello sviare.
Il “Fatto” è in grado di rispondere ai quesiti del Cdr e di spiegare i retroscena di un servizio pensato male e costruito tra mille difficoltà .
Minzolini da settimane annunciava un colloquio con il presidente del Consiglio, un discorso su economia e finanza, a debita distanza da scandali sessuali e dall’inchiesta di Milano che l’ex notista politico, con vanto, più volte ha ignorato.
Una strategia per ‘parlare d’altro’ e ‘sviare su Ruby e festini’, una strategia consigliata anche da Giuliano Ferrara al Cavaliere.
Il giorno dell’incontro a Palazzo Chigi, martedì 2 febbraio, a Saxa Rubra c’era ressa per aggiudicarsi l’esclusiva: in corsa il caporedattore Francesco Giorgino e il responsabile economico Michele Renzulli.
Il direttorissimo sceglie Renzulli.
I collaboratori di Berlusconi preparano le luci e il gobbo.
Quando Renzulli in completo grigio arriva a Palazzo Chigi scopre il primo intoppo: il gobbo sistemato sotto una telecamera di viale Mazzini, un video di piccole dimensioni su cui scorre il testo che Berlusconi legge come se fosse un messaggio preconfezionato per i Promotori della Libertà  del ministro Michela Vittoria Brambilla.
Il presidente del Consiglio ha ‘fronteggiato’ domande molto facili, stile tema a piacere, dell’inviato Renzulli: “Presidente, negli ultimi due anni l’Italia ha tenuto alto l’argine della stabilità  dei conti, come hanno riconosciuto l’Europa e il Fondo monetario: è il momento di tornare a crescere, in che modo?”.
Ma il premier ha evitato persino l’effetto sorpresa, prima ha letto il suo ‘messaggio’ che, grazie al montaggio del Tg1, sembrava un’intervista seppur morbidissima, poi Renzulli ha cercato di infilarci le risposte.
Due prove: la telecamera non inquadra mai Renzulli e Berlusconi insieme, non poteva perchè sarebbe spuntato il gobbo; Renzulli durante le domande aveva il fiatone perchè doveva rispettare i tempi dettati dall’illustre interlocutore che, in quel momento, aveva già  abbandonato il set di Palazzo Chigi.
Ora Minzolini dovrà  rispondere alle domande (vere) del Cdr per capire se il Tg1 s’è prestato davvero a un comizio elettorale davanti a oltre 6 milioni di telespettatori.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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IL “VENDUTO” STORACE AL GOVERNO, I MILITANTI INSORGONO: “SE C’ERA IL DUCE, SILVIO STAVA IN GALERA”

Febbraio 5th, 2011 Riccardo Fucile

LA BASE DE “LA DESTRA” SI RIVOLTA CONTRO L’EX AUTISTA DI MARCHIO PER LA PROSSIMA NOMINA DI MUSUMECI A SOTTOSEGRETARIO….SULLE PAGINE DI FACEBOOK   STORACE MESSO SOTTO ACCUSA: “CHE FINE HA FATTO LA NOSTRA COERENZA?”

Nello Musumeci, siciliano e numero due della Destra, sarà  un nuovo sottosegretario del governo Berlusconi.
Lo ha annunciato il presidente del Consiglio in una lettera a Francesco Storace, leader del partito nato da una scissione della vecchia An.
Ma la notizia, riferita dallo stesso Storace sul suo sito e sul suo profilo Facebook, non sembra entusiasmare i simpatizzanti del movimento.
Anzi, la prima reazione dei militanti su internet appare estremamente critica: “Che schifezza”, scrive un certo Beppe. “Se c’era il Duce ‘questo qui’ a quest’ora stava a marcire in galera”.
La base della Destra, eveidentemente, non dimentica che, meno di tre anni fa, fu invitata a votare alle elezioni per un candidato premier diverso da Berlusconi: quella Daniela Santanchè che a proposito del futuro premier si esprimeva in questi termini: “Vede noi donne solo in orizzontale. Non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno” (25 marzo 2008).
O Storace che, agenzie alla mano (11 aprile 2008) spiegava che “Berlusconi è un fuorilegge. L’unica risposta è in sede penale e soprattutto civile. L’ultima sconcertante esibizione sui sondaggi falsi, al Tg1, denota uno straordinario sprezzo delle regole”.
Tre anni dopo le cose cambiano, tanto da portare la torcia tricolore, erede della fiamma, nell’esecutivo.
Scrive Marco: “Ma dove è andata a finire la coerenza di un partito del quale ho sempre stimato le iniziative e le proposte?”.
Davide: “Poi chiamiamo Fini traditore, se ricordo bene Storace e la Santanchè dissero che mai e poi mai sarebbero entrati nel governo. Come cambiano le cose, tra il dire e il fare c’è di mezzo una poltrona”.
Un altro Marco: “Caro Francesco Storace, spero che il Berlusconi sirena non incanti anche te. Personalmente spero vivamente che mai la Destra possa fare da spalla ad un Berlusconi così, meschino. Siamo di un’altra pasta. Altrimenti possiamo spegnere la fiamma e fare quello che ha fatto Fini”. Giulio scrive sempre al segretario: “Tre anni fa dicevi peste e corna si Silvio, quanto ti ha dato?”.
Johnny: “Per un pugno di dollari hai tradito l’ideale di nazione, di legalità , di parola”.
Il terzo Marco: “Con voi la destra è diventata solo l’indicazione per toccarsi il fegato”.
Luca ironizza sulle precedenti esperienze amministrative di Storace: “E io che mi aspettavo che lo rifacessero ministro della Sanità , dopo i meravigliosi risultati ottenuti alla Regione Lazio… che peccato”.
Massimo: “Vergogna, come si fa ad andare ancora con quella persona solo per un’auto blu ed un sottosegretario in più?”.
Aran premette di non masticare molto di politica, ma si chiede “come può un partito come la Destra che fa della patria, della famiglia, dei valori dell’unità  d’Italia andare a braccetto con chi vuole invece dividere, che spesso non ha rispetto di Roma Capitale, dei romani, del sud. Sono veramente deluso”. Naturalmente c’è anche chi si felicita, come Donatella, la quale riconosce che di punti di convergenza tra una destra radicale “ordine e legalità ” e Berlusconi ci sono, vecchie formule tipo “ci si allea sull’anticomunismo”.
Ancora Massimo prova a difendere i giudici di Milano (“è colpa loro se Berlusconi chiama in questura per liberare Ruby dicendo che è la nipote di Mubarak?”), risponde Fabrizio individuando i colpevoli in quei “cogl… comunisti di m… come te, sparisci schifoso fai vomitare”.
Infine c’è Filippo che osa dire l’indicibile: “La prossima volta voto Vendola che almeno è onesto e dice quello che è”.
Sondaggi alla mano, il partito retto dalla diarchia Storace-Buontempo viaggia tra lo zero virgola e il 2%. Voti preziosissimi, in caso di elezioni, per spostare il premio di maggioranza previsto dal “Porcellum” da uno schieramento a un altro.
E ai quali Berlusconi non può permettersi di rinunciare.

Matteo Pucciarelli
(da “La Repubblica“)

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IL PDL NON VA IN PIAZZA PER IL PREMIER: A MILANO CRESCE LA RIVOLTA DELLA BASE DEL PDL CONTRO BERLUSCONI

Gennaio 23rd, 2011 Riccardo Fucile

LA RUSSA E GELMINI HANNO DOVUTO RINUNCIARE AI BANCHETTI E AL VOLANTINAGGIO A SOSTEGNO DEL PREMIER PER MANCANZA DI MILITANTI…LA BASE CHIEDE LE DIMISSIONI DELLA MINETTI, DELLA RONZULLI, DELLA ROSSI E DI PURICELLI…”LA MINETTI CI HA FATTO PERDERE 300.000   VOTI”: FORTE IMBARAZZO NEI CIELLINI

Ignazio La Russa e Mariastella Gelmini hanno dovuto ripiegare: niente banchetti nè volantinaggio in giro per Milano: i consiglieri di zona del Pdl si sono ribellati.
Più che una fronda interna si tratta della base lombarda del partito: Sara Giudice, figlia del socialista Vincenzo, il “noto estremista fascista” (come si definisce), Roberto Jonghi Lavarini e Fabrizio Henning, hanno lanciato una rivolta contro “i nani e le ballerine eletti nelle istituzioni”, raccogliendo oltre duemila adesioni e chiedendo le dimissioni dei consiglieri regionali lombardi Nicole Minetti e Giorgio Puricelli, della deputata Maria Rosaria Rossi e dell’europarlamentare Licia Ronzulli.
Tutti coinvolti nello scandalo dei festini ad Arcore e “con incarichi istituzionali e nomine”.
Giudice sintetizza la posizione degli oltre duemila firmatari. “Vogliamo essere i rottamatori del centrodestra, esigiamo pulizia nel partito; i vertici del Pdl accolgano la nostra richiesta e impongano a Minetti di dimettersi. Altrimenti dovremo recepire il messaggio: se i giovani che il partito vuole sono quelli come lei allora sono io che     non mi riconosco più nel partito”.
Giudice già  un anno fa aveva denunciato lo scandalo della candidatura di Minetti nel listino blindato di Roberto Formigoni.
“Se avevamo dei dubbi oggi quei dubbi sono divenuti certezze assolute”, spiega Jonghi Lavarini. “Le intercettazioni della Minetti non lasciano spazio a interpretazioni, è evidente il motivo per cui è stata messa in lista. Così come Ronzulli o a Roma sulla Rossi, tutti avevano perplessità  sulle candidature che uscivano dal cilindro di Berlusconi. Ronzulli addirittura una volta si presentò pretendendo di diventare coordinatore regionale del partito al posto della Gelmini, una vergogna”.
Dopo la pubblicazione delle intercettazioni risulta evidente quale sia il motivo dell’ascesa politica “di alcuni di loro”, prosegue Lavarini.
“Il problema è che se per la Minetti un pompino vale 300 euro, per noi la Minetti vale 300 mila voti in meno che regaliamo alla Lega”.
Ci sono, aggiunge, “posizioni indifendibili, se n’è accorto persino Lupi.
Lo ha riconosciuto anche Romano La Russa, in camera caritatis, così fan tutti; forse la Santanchè finge di non vedere la realtà , mentre Formigoni si è chiuso nel silenzio”.
Niente banchetti nè volantini a Milano, dunque: “Si deve fare pulizia, basta così”.

argomento: Berlusconi, Bossi, Comune, criminalità, economia, emergenza, Giustizia, governo, La Destra, Milano, Politica, radici e valori | Commenta »

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