Giugno 2nd, 2021 Riccardo Fucile
GIOVANNI RESTUCCIA NON CONDIVIDEVA LA POSIZIONE UNILATERALE A FAVORE DI ISRAELE ED E’ STATO CACCIATO: “E’ UNA DITTATURA, NON UN PARTITO”… “C’E’ MOLTO MALUMORE VERSO SALVINI ALL’INTERNO DELLA LEGA”… “SE UNO FA 50 INTERVISTE ALLA SETTIMANA E’ CHIARO CHE DICI TROPPE CAZZATE”… “LA MELONI RAGIONA, SALVINI E’ IMPREPARATO”
“Voglio fare una premessa: ho tanti bellissimi ricordi, tantissime persone della Lega io le ammiro, ma purtroppo sono rimasto basito per questo comportamento”.
Giovanni Restuccia, 37enne ex coordinatore della Lega giovani della Valcamonica, a Fanpage.it racconta cosa gli è successo negli scorsi giorni a causa di alcuni suoi post su Facebook in cui aveva preso le difese della Palestina nella recente escalation di violenza tra lo Stato arabo e Israele, contravvenendo così alla linea del partito (e in primis di Matteo Salvini) pro Israele.
Cosa le è successo esattamente?
Ho avuto da ridire per questo schieramento unilaterale della Lega su Israele. Io dicevo: ‘Guardate che stanno morendo dei bambini, non è bello e soprattutto non siamo sicuri di come siano andate le cose’. Ma la risposta è stata: ‘L’ha detto Matteo Salvini’. E il coordinatore federale della Lega giovani Luca Toccalini ha ritenuto di dovermi sostituire perché non la pensavo come Salvini. Io sono rimasto basito dalla mancanza di approfondimento su una vicenda del genere.
Che ruolo ricopriva all’interno della Lega?
La Lega ha un compartimento giovanile, la Lega giovani, che ha una struttura federale. In Lombardia è divisa per province, ma ce ne sono 13 (più di quelle amministrative, ndr) perché ci sono anche territori come la Martesana e la Valcamonica. E io ero appunto il coordinatore della Lega giovani Valcamonica.
Da quanto tempo ricopriva questo incarico?
Stavo da tre anni nella Lega e da un anno circa ero coordinatore. La mia coscienza è sempre stata di destra, ma a livello di partiti la Lega è stato il primo al quale mi sono avvicinato. E ci tengo a sottolineare una cosa: non è che cestino tutti gli ideali della Lega, ma credo che un movimento giovanile dovrebbe approfondire certi temi prima di prendere posizione, perché sennò non si formano delle coscienze politiche, ma soltanto delle statuette costruite a immagine e somiglianza di Salvini. È chiaro che possano esserci dei pensieri diversi: e trovo assurdo che in un momento in cui si parla di libertà di espressione e di opinione io sia stato destituito dal mio ruolo solo perché la penso diversamente su una vicenda. E voglio dire anche che non c’erano mai state altre discussioni: ho solo detto che sulla pagina Lega Valle Camonica non avremmo inserito cose pro Israele perché non ero convinto e non mi andava di schierarmi come se fossi un tifoso di una squadra di calcio.
Dal centro vi dicevano cosa dover scrivere?
Nel momento in cui si fa parte di un partito politico si sposa quella che è l’idea politica. Nessuno ti mette le parole in bocca, però abbiamo una centralità nella comunicazione. Vengono elargiti post, immagini, i classici meme. Non è una forma obbligatoria, è una linea di partito. C’è un responsabile comunicazione per ogni provincia che non passa neanche dal coordinatore, inserisce direttamente ciò che dicono dal centrale: le classiche dichiarazioni di Salvini o di altri rappresentanti. Ma così avviene per ogni partito.
E anche sui profili personali vi dicevano cosa scrivere?
Considera che io sono stato destituito proprio per quello che ho scritto sul mio profilo social personale. Ho preso posizione per la Palestina, o comunque in maniera meno unilaterale di quanto fatto dal partito. Ho fatto presente che Israele non diventa sempre più grosso perché si difende, ma perché attacca e occupa. Israele non ha il vangelo in mano, non parliamo di uno Stato che è buono come il pane.
È stato rimosso solo dal ruolo di coordinatore o proprio cacciato dal partito?
Sono uscito fuori dalla Lega. Ho tanti bellissimi ricordi, tantissime persone della Lega io le ammiro, ma purtroppo rimango basito per questo comportamento. È anche una questione di coerenza: nel momento in cui non mi è stato permesso di esprimere una mia idea parliamo di una dittatura, non di un partito.
Ha detto che per altri valori si sente ancora affine alla Lega: ritiene che questo appiattimento sulle posizioni di Salvini sia un male?
Assolutamente: un partito che non permette ai ragazzi di approfondire ma gli impone ciò che dice Matteo Salvini non è destinato a crescere. Io sono stato rimosso direttamente dal coordinatore federale della Lega giovani Luca Toccalini: resto basito dalla linea per cui se una persona non dice ciò che vuole o dice Salvini, viene rimossa.
Altri la pensano come te, auspicano un maggiore pluralismo nel partito?
Tantissimi. E non è un caso che Luca Zaia abbia ottenuto più voti in Veneto con la sua lista che non con quella di Salvini premier. E non credo che la Lega non si fosse accorta che le persone che hanno preso più voti erano nella lista Zaia perché lui si era smarcato da Salvini.
E su altri casi, tipo quello che ha coinvolto il sottosegretario all’Economia Claudio Durigon (coinvolto nella recente inchiesta giornalistica di Fanpage “Follow the money”, ndr)? Cioè quando ci sono delle vicende che possono creare imbarazzo e che negli altri partiti creerebbero discussione, cosa succede all’interno della Lega?
Se lei mi chiede se all’interno della Lega c’è malcontento su Matteo Salvini glielo confermo. La scusante è che se fa 50 interviste a settimana, è chiaro che su 500 cose che dice ci sono anche delle caz… Come avvenne quando fu intervistato da Floris (a “Di martedì”, ndr), sulla storia della mascherina e della sua famosa risposta: ‘Ah no?’. Lì siamo stati noi a prenderlo in giro, più degli altri partiti. Ma il problema è proprio che non ci sono altre coscienze. Un partito che deve crescere dovrebbe permettere anche ad altre persone oltre a Salvini di parlare. E che non cresce non lo dico io, lo dicono i dati. L’elettorato di Giorgia Meloni, al contrario, sta crescendo in maniera consapevole, perché comprende ciò che dice: gli slogan di Matteo Salvini hanno meno appeal perché non sono seguite da argomentazioni serie.
Se ti dovessi vedere in un altro partito, ti orienteresti su Fratelli d’Italia?
Sicuramente il partito che sta esprimendo maggiore coerenza secondo quelli che sono i miei ideali è Fratelli d’Italia.
Che tu sappia anche altri leghisti, magari come te giovani e nei coordinamenti giovanili, ci stanno facendo un pensierino?
Guarda voglio chiarire che non è una questione di opportunità, ma di consapevolezza. Nel momento in cui inizi usare la testa, quando inizi ad avere una certa consuetudine con la politica, se ascolti la Meloni magari non la prima, ma la seconda e terza volta capisci che è una persona che ragiona. Matteo invece, tolti gli elenchi che utilizza, si fa trovare spesso impreparato a parere mio. Sicuramente a qualcuno arriva quel modo di comunicare: sull’elettorato elementare, se Matteo dice una cosa quella cosa è buona. Ma se poi vai ad argomentare ti accorgi che ci sono delle lacune: non dappertutto, ma ci sono delle mancanze che vengono analizzate un po’ meno, anche a livello della sua espressione parlamentare.
(da Fanpage)
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Aprile 16th, 2021 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE DEL VENETO FA TROPPA CONCORRENZA A SALVINI?
Dal sito ufficiale della Liga Veneta per Salvini Premier (www.ligaonline.it) il governatore del Veneto Luca Zaia e i suoi fedeli sono scomparsi. Come se non esistessero. Anche se tra loro ci sono assessori che si occupano dei problemi dei veneti, militanti di lungo corso.
Ad accorgersene è stato il Gazzettino, a cui sono arrivate le osservazioni critiche degli zaiani. Come accade da sempre in casa della Lega, nessuno esce allo scoperto, anche se i sussurri e i mugugni si sprecano.
Ma restano tali soprattutto dopo che il Direttivo, un mese fa, aveva dettato la linea: nessuna polemica pubblica, i panni vanno lavati in casa. In molti hanno malignato che la scelta del sito della Liga Veneta per Salvini Premier fosse conseguente a una certa “concorrenza” tra il governatore del Veneto che presto dovrà decidere cosa fare da grande e il Capitano finora indiscusso capo del Carroccio ma ultimamente un po’ in difficoltà nei sondaggi.
E invece secondo il giornale veneto edito dal gruppo Caltagirone anche Salvini si sarebbe arrabbiato per la storia. Mentre le chat del partito si sono riempite in poche ore di contestazioni. Salvini viene descritto come irritato, mentre Alberto Stefani, commissario regionale leghista, ha tentato di gettare acqua sul fuoco. “Le notizie sono caricate in ordine cronologico e le ultime cinque sono dedicate alle notizie sui parlamentari eletti nel territorio”, ha detto Stefani al Gazzettino. “Bastava andare a pagina 2 per trovare Zaia”.
Ma, sempre secondo il quotidiano, la spiegazione non regge perché bisogna risalire fino al 3 gennaio per trovare traccia dell’esistenza di Zaia.
Che pure è una delle personalità più amate del Carroccio in Veneto come altrove. Per quasi quattro mesi quindi c’è un buco netto e le iniziative politiche del presidente della Regione non vengono riportate. C’è invece ampio spazio per i parlamentari salviniani di stretta osservanza e l’unico assessore che compare è Roberto Marcato.
Sempre secondo Stefani sulla pagina facebook della Liga Veneta si trovano aggiornamenti su tutti. E visto che la Liga in Veneto sta crescendo, “non ha bisogno di queste polemiche sterili”. Sarà. Ma visto che ad arrabbiarsi finora sono stati soprattutto i suoi compagni di partito, non bisognerebbe dirlo a loro?
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 10th, 2021 Riccardo Fucile
LA PRODUZIONE DEL VACCINO RUSSO ACUISCE LE DISTANZE TRA I DUE
L’uno non fa che parlare. L’altro preferibilmente tace.
Matteo Salvini si è ritagliato il ruolo di spina nel fianco del governo Draghi. Giancarlo Giorgetti funge invece da principale stabilizzatore dell’esecutivo.
C’è chi dice che sia un gioco delle parti e c’è chi sostiene invece che tra il numero uno e il numero due della Lega la divaricazione si stia accentuando. Il caso del vaccino Sputnik V, la cui produzione potrebbe avvenire in Italia tra l’esultanza del leader leghista, dimostra per eccellenza questo gioco politico.
Gioco politico anche definibile braccio di ferro tra l’ex ministro dell’Interno e il ministro dello Sviluppo economico che è stato quello che più di tutti ha spinto il Carroccio sulla via del nuovo governo fino a convincere un Salvini inizialmente riluttante.
La prima immagine parlamentare dell’esecutivo, il giorno della fiducia in Senato, è eloquente. Tra Giorgetti e Draghi fu subito palese l’intesa, negli sguardi e nelle parole. E quando il premier ha detto rivolto polemicamente verso Salvini che l’euro è irreversibile, il titolare del Mise che gli sedeva accanto non solo non ha fatto una piega ma ha mostrato segni di assenso.
Lo scontro adesso all’interno della Lega è sulla collocazione europea e sui rapporti che da sempre Salvini intrattiene con la Russia, da cui invece Giorgetti ha da sempre sottolineato, attraverso i suoi comportamenti, una certa distanza.
Quindi, ecco che ieri è arrivato l’annuncio che l’Italia sarà il primo paese in Europa a produrre il vaccino russo: “Sarà coinvolto lo stabilimento della Adienne Srl a Caponago, a Monza, a partire da luglio”, ha spiegato Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa.
L’accordo è stato firmato tra l’amministratore delegato Kirill Dmitriev del Russian Direct Investment Fund (Fondo governativo del Cremlino, ndr) e l’azienda svizzera con una sede in italiana per la produzione di 10 milioni di dosi entro l’anno.
Chi è Trani? Il presidente della Camera di commercio Italo-Russa è molto conosciuto dal Cremlino. È in contatto con Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia, il quale ha annunciato che ci sono altre due aziende italiane interessate alla produzione del vaccino russo sono due: “Molto note nel settore – spiega Fallico – sono nella fase finale delle trattative con il Fondo russo”. Ma soprattutto Trani ha sempre difeso l’operato dell’ex ministro Salvini in particolare all’epoca dello scandalo sui presunti fondi russi alla Lega dicendo che si trattava di una “bufala”.
Nell’inchiesta finì anche l’incontro all’hotel Metropol di Mosca, durante il quale Gianluca Savoini, molto vicino alla Lega e presidente Lombardia Russia, sodale di Matteo Salvini, parla con alcuni russi di strategie sovraniste anti-Ue e di affari legati al petrolio.
Quindi i legami tra la Lega di Salvini e la Camera di commercio Italo-Russa sono sempre stati forti. Mentre Giorgetti nel febbraio scorso in un’intervista sul Corriere ribadiva che la Lega è filo-americana, che la Russia è un paese strategico “sia per il commercio che per il suo peso strategico. Dunque dobbiamo avere rapporti buoni e proficui. Certo seri e formali, non dilettanteschi e carnevaleschi”.
Nel settembre scorso La Padania, sito non ufficiale del partito leghista, si domandava se Giorgetti voglia mettere il Carroccio contro la Russia.
Nel caos leghista e nell’imbarazzo generale, ieri Giorgetti si è ritrovato a dover smentire il senatore Roberto Calderoli che gli attribuiva il merito dell’accordo sul vaccino Sputnik con la Russia.
Fonti vicine al Mise hanno preso le distanze. “La produzione di Sputnik V in Italia è una “operazione legittima che rientra nelle logiche di mercato” e in quanto tale “non può essere attribuita al ministero dello Sviluppo economico. Nel momento in cui si arriverà alla produzione il vaccino non potrà essere utilizzato fino a quando sarà completata l’istruttoria di Ema, e ogni suo utilizzo sarà vincolato al via libera della struttura competente”.
Inoltre le stesse fonti hanno fatto sapere che domani ci sarà una nuova riunione con Farmindustria, il commissario straordinario per l’emergenza Covid 19, Francesco Paolo Figliuolo, e il consulente economico del Mise per i vaccini, Giovanni Tria. Un modo per ribadire la presa di distanza dalle manovre leghiste e del segretario Salvini che ha esultato.
Salvini, che si era fatto convincere all’avvicinamento alla famiglia dei Popolari europei, ora il caso Sputnik lo ha ricacciato all’indietro e lo sta facendo avvicinare non ad Angela Merkel ma alla creazione di un nuovo gruppo europeo con Orban e i reazionari polacchi. Un’area politica e culturale dalla quale Giorgetti è lontanissimo.
(da “Huffingotonpost”)
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Marzo 4th, 2021 Riccardo Fucile
“PREFERISCO CHI NON ACCETTA AMMUCCHIATE”
La Lega perde un altro pezzo a favore di Fratelli d’Italia: si tratta della consigliera della provincia autonoma di Trento Alessia Ambrosi. Alla base della decisione la mancata condivisione della scelta di appoggiare il governo Draghi.
“Oggi che il mio partito, la Lega, ha fatto legittimamente che non è per me condivisibile, è naturale per me prenderne atto e con coerenza annuncio perciò di aver scelto di seguire Giorgia Meloni in Fratelli d’Italia”, scrive Ambrosi su Facebook.
“Ho formalmente comunicato la mie dimissioni ai gruppi provinciale e regionale della Lega, Lega che ringrazio – prosegue – per i tanti anni di belle esperienze, grandi battaglie e militanza appassionata. Ovviamente, a livello locale, qui in Trentino, nulla cambia nel mio convinto sostegno alla Giunta Fugatti. Ma preferisco, restando convintamente nel centrodestra, far parte di un centrodestra che con i grillini e con il Pd e le ammucchiate non accetta di governare”.
(da agenzie)
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Febbraio 18th, 2021 Riccardo Fucile
IL FIDANZATO DI MARION LE PEN VERSO IL GRUPPO DELLA MELONI
L’europarlamentare Vincenzo Sofo lascia la Lega dopo il voto di fiducia su Mario Draghi. Il deputato 35enne, milanese con origini calabresi e fidanzato con Marion Marèchal Le Pen, nipote di Marine Le Pen, fu uno degli artefici dell’avvicinamento tra quel mondo e la allora Lega Nord del neosegretario Matteo Salvini.
“Sono entrato in questo movimento nel 2009 perchè era l’unica alternativa al Pdl e a una deriva centrista del centrodestra che lasciava orfani milioni di italiani in cerca di qualcuno che ne difendesse le istanze identitarie. Proprio per questo fui tra i primissimi e più entusiasti sostenitori della svolta nazionale impressa al Carroccio da Salvini per costruire una forza politica in grado di dare battaglia a Bruxelles per impedire il suicidio dell’Europa e del nostro paese a colpi di folli direttive Ue – dice Sofo – Oltre che essere tra i più convinti promotori di un’alleanza con Fratelli d’Italia come alternativa al monopolio politico del centrismo. Ecco perchè, pur comprendendo il momento emergenziale, per coerenza con le mie convinzioni non posso condividere il percorso intrapreso entrando nella grande alleanza a sostegno del neonato governo Draghi, il quale temo che provvederà passo dopo passo a un reset di tutto ciò per il quale ci siamo battuti
La svolta draghiana e lontana dal sovranismo del nuovo corso spinge quindi Sofo ad un ritorno alle origini, nell’area di Fratelli d’Italia. Infatti a livello europeo traslocherà al gruppo Erc – conservatori e progressisti di Giorgia Meloni, lascia Identità e democrazia, a propria volta area che sembra essersi incamminata verso il Ppe.
“La missione della Lega cambia e mira a raccogliere l’eredità del Pdl più che a costruire un grande movimento patriottico, identitario, conservatore e sociale. Scelta legittima e probabilmente affine alla sua natura originaria ma in contrasto con le ragioni per le quali personalmente aderii a questo movimento e ai fondamenti che hanno sempre caratterizzato la mia attività politica. Prendo dunque atto di questa svolta che però, nonostante sia difficile e doloroso lasciare un movimento dopo quasi dodici anni e molte battaglie fatte, mi impedisce di proseguire oltre la militanza per la Lega”, conclude Sofo.
(da agenzie)
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Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile
CON GIORGETTI NEL CUORE DEI POTERI FORTI, ORA TEME PER LA SUA LEADERSHIP… SE LA LEGA SCENDE SOTTO IL 20% SCATTA L’ASSALTO ALLA SEGRETERIA
Ha vinto Giorgetti con il governo Draghi? “La Lega è una squadra, in queste ore leggo del travaglio Pd, di Renzi, del M5s, noi siamo una comunità , quando si sceglie una strada si va dritti, quando facciamo una scelta me ne assumo la responsabilità e penso questa sia stata scelta giusta”. Lo ha detto Matteo Salvini a Mezz’ora in più.
In realtà il capitano leghista sa perfettamente che le cose non stanno così, come sa altrettanto bene che tra qualche mese potrebbe essere ridotto al rango di semplice “nostromo” perchè i signori che con la scelta dei ministri hanno definitivamente tagliato le ali al sovranismo siedono a Palazzo Chigi e al Quirinale.
D’altra parte i poteri forti di mezzo mondo, a cominciare da quelli di stanza a Berlino e Bruxelles (per non parlare della Casa Bianca ora che non c’è più Trump) non dimenticheranno facilmente il suo passato. “Da quelle parti non è facile come in Italia rifarsi una verginità politica” spiegano ambienti dello Stato profondo tricolore.
E si ricorda la stima e l’affetto che hanno per il tifosissimo del Southampton Giancarlo Giorgetti (che Salvini non a caso con i fedelissimi descrive “in quota Draghi”): “Gli dobbiamo molto, non ultimo il fatto che ha contribuito moltissimo per portare Mario Draghi a palazzo Chigi”.
E adesso, per concludere l’operazione, proverà , parallelamente all’azione di governo, a costruire la nuova Lega. Per parlare a tutto il mondo moderato. Per ragionare con i cattolici che hanno smesso di votare (le parole del Cardinale Ruini di tanto tempo fa non sono state dimenticate).
Insomma, Salvini ha fiutato la trappola: “Ora mi tengono lontano dalla stanza dei bottoni, aspettano che il partito scenda sotto la soglia psicologica del 20% (cosa possibile visto che c’è la Meloni da sola all’opposizione) e poi cominceranno l’assalto alla segreteria magari proprio per mettere Giorgetti (GG per gli amici, ndr) o Zaia”.
In poche parole, il Capitano ora è costretto a fare buon viso a cattivo gioco ma non è affatto tranquillo per il futuro tanto che per parare il colpo cercherà di blindare il più possibile con i fedelissimi le poltrone di viceministro e sottosegretario. Draghi permettendo.
(da TPI)
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Febbraio 5th, 2021 Riccardo Fucile
PER NON PERDERE I POTENTATI DEL NORD FINIRA’ PER SCONTENTARE I POPULISTI: APPOGGIARE DRAGHI GLI COSTERA’ CARO .. LA MELONI ATTENDE SULLE RIVE DEL FIUME
La strada è stretta, strettissima per Matteo Salvini, che sull’ipotesi di un governo Draghi si ritrova con un partito spaccato (come ultimamente gli accade troppo spesso) ed è di fronte al difficile bivio di rispondere all’appello di Mattarella accontentando Giorgetti (e molti dei suoi grandi elettori del nord) oppure insistere sulla sua ala populista mettendosi all’opposizione.
Se sceglierà di essere della partita potrà vantarsi (anche lui) del suo “senso di responsabilità ” ma certo scontenterà l’ala No Euro a cui ha guardato con molto interesse in questi mesi.
Insomma Salvini si ritrova a scegliere e lui odia scegliere perchè in fondo la politica per lui è solo un profluvio di social e di dichiarazioni che seguono lo stomaco del suo Paese e invece gli tocca fare politica.
Ieri, piuttosto imbarazzato di fronte ai palazzi romani, è riuscito addirittura a ritirare fuori la questione dei “porti aperti”: “Se Draghi vuole chiudere i porti noi siamo con lui” ha dichiarato ieri di fronte a un’esterrefatta platea di giornalisti che lo osservavano straniti come se si trovassero di fronte a un leader di partito scongelato da un lungo sonno.
Ma Salvini si sa, alle giravolte ci è abituato e la credibilità non è mai stata un suo problema, così dalla Lega cominciano a sentirsi cose impensabili solo fino a qualche ora fa come Giorgetti che definisce Draghi “un Ronaldo che non possiamo tenere in panchina” (con un metafora calcistica, ovviamente, per non correre il rischio di non essere compresi), con Bagnai (quello che diceva “l’euro è una stronzata” e tutti lo applaudivano) che ora si impegna in una patetica retromarcia definendo Draghi “un collega economista, come me” (e riuscendo addirittura non sentirsi ridicolo) e prova a trovare similitudini per essere pronto ad appoggiarlo.
Anche il prode rivoluzionario Borghi ora si è camomilizzato e lancia un sondaggio tra i suoi follower per preparare il terreno (“fare opposizione è troppo facile” dice dimenticandosi che la Lega faceva opposizione anche mentre era al governo). I nemici del’Europa si sono già cambiati in un batter d’occhio e sono pronti a reinventarsi europeisti per non rimanere fuori dai giochi.
E intanto Giorgia Meloni si gusta la scena, si chiama fuori e ha già cominciato la sua opposizione interna per scalzare Salvini nella leadership del centrodestra: “Salvini dice a Draghi di scegliere tra M5s e Lega. Quindi Pd e LeU vanno bene?”, ha già tuonato dall’Aventino. E sarà un logorio lento e continuo.
(da TPI)
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Agosto 24th, 2020 Riccardo Fucile
A OMNIBUS L’EX GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA: “IO MANTENGO LE TRADIZIONI DI UN GRANDE PARTITO CHE SI CHIAMA LEGA NORD, PER ORA FERMIAMOCI QUA”
Alla vigilia delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 aveva fatto molto discutere l’improvviso cambio di nome della Lega, che perdeva il suo appellativo “Nord” e abbandonava la sua impronta secessionista per diventare un partito nazionalista.
Oggi, a distanza di due anni, la “vecchia” Lega Nord potrebbe tornare alla luce.
Ad annunciarlo, in diretta su La7 durante la trasmissione Omnibus, è stato l’ex segretario del Carroccio, Roberto Maroni.
Incalzato dal conduttore Andrea Pennacchioli, che gli chiedeva come mai alle sue spalle ci fosse il sole delle Alpi (celebre simbolo della Padania), l’ex governatore della Lombardia ha risposto così: “Io mantengo le tradizioni e la storia di un grande partito che si chiama Lega Nord. Il futuro riposa sulle ginocchia di Giove, vediamo cosa succederà . Come un fiume Carsico potrebbe riemergere, ma per ora fermiamoci qua”.
Maroni non ha voluto commentare oltre, nonostante le domande dei conduttori: “Novità a breve? Non vi sento bene…”, ha detto, trincerandosi dietro un sorriso.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2020 Riccardo Fucile
A VIADANA FAVA APPOGGIA UNA LISTA CIVICA CONTRO IL CENTRODESTRA SOVRANISTA… A SABBIONETA AVEVA GIA’ BATTUTO LA COALIZIONE DI CENTRODESTRA… LA VECCHIA GUARDIA VUOLE IL VECCHIO SIMBOLO, SALVINI NON LO MOLLA, LA QUESTIONE FINIRA’ IN TRIBUNALE
Prima o poi, direbbe il saggio, doveva accadere. Inevitabile come insanabile è la frattura interna alla Lega. O Lega Nord, e la differenza stavolta non è di poco conto. Per la verità non la è mai stata.
Ora che Matteo Salvini, leader della Lega, sembra avere perso molti punti in percentuale rispetto all’anno scorso quando veleggiava oltre il 30%, ecco che la minoranza — che mai è stata silenziosa ed è incarnata da un uomo del comprensorio Oglio Po come Gianni Fava — fa un passo (con annessa richiesta) in più.
Nei fatti, e nel locale, Fava si era già opposto alla Lega ufficiale, vincendo peraltro a Sabbioneta, ad esempio, dove ha sostenuto apertamente la candidatura di Marco Pasquali contro quella proposta dal centro-destra ufficiale.
E lo stesso fa a Viadana, sostenendo Alessia Minotti contro Nicola Cavatorta, espressione della giunta uscente.
La novità ha un rilievo nazionale, in ogni caso. Gli ex deputati Gianluca Pini e Gianni Fava — quest’ultimo ex sfidante di Matteo Salvini al congresso del 2017 — si fanno portavoce della richiesta di poter utilizzare il simbolo elettorale della Lega Nord alle prossime amministrative nei Comuni romagnoli, a Mantova e a Viadana.
“Siamo ancora iscritti a un partito, la Lega Nord per l’indipendenza della Padania, e uno degli obiettivi di ogni partito è partecipare alle tornate elettorali — spiega Fava -. Da più parti mi è giunta la richiesta di poter correre sotto l’egida della Lega Nord per l’indipendenza della Padania. Non si capisce perchè un Movimento che ha un tesseramento non possa partecipare alle elezioni. La Lega Salvini premier è un altro partito, è libera di correre con altri candidati”.
Per questo, sia Fava che Pini hanno inviato una richiesta al commissario federale della Lega Nord Igor Iezzi di poter utilizzare il simbolo con il guerriero Alberto da Giussano.
“A Viadana — spiega Fava — per esempio sosterremmo la candidata sindaca di area civica Alessia Minotti, contro l’esponente di Fratelli d’Italia Nicola Cavatorta”.
Le battaglie per la Lega di Salvini non sono più le stesse di un tempo, sostiene da sempre Fava, quando cioè la questione settentrionale era stata il motore fondante della Lega Nord di Umberto Bossi.
Ora la Lega ufficiale, quella di Salvini, ha scordato quelle mozioni per provare a diventare un partito più forte in tutta Italia, dimenticando però — l’accusa di Fava — le proprie origini. Le stesse origini che col vecchio — ma nemmeno troppo, dato che fino a un anno e mezzo fa era ancora in voga — simbolo Lega Nord proverebbero a tornare, sostenute da radici forti soprattutto nel locale.
(da “OglioPo”)
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