Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
ALLA SCUOLA DI CACCIARI 720.000 EURO….133.000 EURO IN ENOTECA
“Aridaje”. Si apre così la lettera di Francesco Rutelli in risposta all’articolo di ieri del Fatto nel quale davamo conto dell’elenco dei bonifici e degli assegni pagati dalla Margherita nell’era Lusi.
Quella lista, stilata dal consulente tecnico del pm di Roma Stefano Pesci, include al quinto posto per importo tra i beneficiari il Centro per il Futuro Sostenibile presieduto da Francesco Rutelli con 1 milione e 126 mila euro.
Rutelli non contesta la cifra ma la novità del dato.
E sul punto ha ragione, salvo però poi far discendere da questa constatazione un’autoassoluzione totale un po’ generosa: “La conclusione delle indagini – scrive Rutelli – sul caso Lusi sarebbe l’occasione, anche per Il Fatto per evidenziare un fatto molto raro in Italia: che un’indagine capillare e sistematica svolta per 10 mesi dalla Procura di Roma… su bilanci, bonifici, conti correnti, fornitori della Margherita ha evidenziato che neppure un euro del partito ha preso una destinazione illecita o per interesse privato”.
Un’affermazione un po’ forte se si pensa ai 3 milioni e 600 mila ricevuti con bonifico dalla moglie di Lusi e ai 13 milioni e mezzo della società riferibile al tesoriere, la TTT srl. Rutelli, se fosse un giornalista del Fatto non si curerebbe di simili quisquilie ma darebbe questa lettura della chiusura indagine su Lusi: “Sarebbe l’occasione per fare ammenda per aver pubblicato più volte come credibili asserzioni dell’ex-tesoriere ladro, che le indagini hanno invece dimostrato essere calunniose. Invece… Il Fatto mi ha dedicato ieri l’ennesimo titolo a tutta pagina, corredato dall’ennesima falsa informazione (che le risorse attribuite al CFS siano state “330mila euro in più di quanto si sapeva finora”). Non è vero: anche quelle cifre figuravano nei rendiconti, regolarmente approvati e pubblicati, e riportati dalla stampa. Per precisione: nell’arco di 11 anni, risultano euro 6.619.010 destinati dalla Margherita ad associazioni, fondazioni, attività di formazione; tra questi – altro che “spese folli del tesoriere” – i contributi da voi citati al Centro Futuro Sostenibile e all’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, come anche al CFP (scuola di formazione di giovani presieduta da Massimo Cacciari, destinataria di 720.497 euro) e a diversi altri soggetti. Sapete già che io non ho comperato una casa, nè una casetta, nè una cuccia per il cane, con i soldi della Margherita. Che non ho ricevuto un centesimo per il lavoro svolto per il CFS, cui ho anzi contribuito con donazioni personali”. Nessuno ha mai insinuato l’arricchimento personale del leader della Margherita e dell’Api ma sulla trasparenza dei conti e sul controllo dei fondi forse si poteva fare di più.
Solo dopo lo scandalo Lusi e la pubblicazione di un articolo su L’espresso nel quale si svelava il flusso di bonifici per 860 mila euro da Margherita a Cfs – Rutelli aveva convocato una conferenza stampa nella quale era stata diffusa la cifra esatta e più alta di 1 milione e 126 mila euro, riportata allora dal Fatto e riproposta, senza ricordarlo, ieri.
Resta però un passo ulteriore da fare sulla strada della trasparenza per Rutelli: rendicontare con esattezza su internet quello che ha fatto e quello che intende fare il Cfs con il milione e 126 mila euro di soldi pubblici ricevuti dalla Margherita e girati all’associazione ambientalista.
E magari rendi-contare all’euro anche il destino dei 192 mila euro, annotati nella lista della procura di Roma, e passati dalla Margherita all’associazione Cento Città , vicina a Rutelli.
Rutelli nella sua risposta aggiunge in compenso un dato interessante: la scuola di formazione politica presieduta da Massimo Cacciari, il CFP di Milano, ha incassato 720 mila euro.
“A partire dal 2005”, spiega il direttore del CFP, Nicola Pasini, “siamo stati rimborsati dalla Margherita con 150 mila euro all’anno per i costi dei nostri corsi di formazione politica. Mi creda è tutto trasparente. Tutto on line. Anche la lezione di Luigi Lusi. Pensi che – conclude Pasini – il senatore venne a farci lezione sul finanziamento della politica. Era preparatissimo”.
Chissà se quel giorno Lusi agli alunni avrà spiegato il senso delle spese sostenute a carico del partito.
Per esempio i 133 mila euro di soldi pubblici bonificati dalla Margherita alla Vino Vip che distribuisce vino e prodotti locali in tutta Italia.
Lusi dal 2008 al 2010 spende circa 20 mi-la euro ogni anno agli inizi del mese di gennaio per saldare le fatture relative ai regali di natale. “Il senatore Lusi non ha mai comprato una bottiglia per se.
Ordinava vini sempre di origine abruzzese che avrebbe dovuto regalare.
Di solito, passavano a ritirare i pacchi regalo gli autisti di Lusi, spesso erano destinati ad esponenti del partito”.
Passando al setaccio le spese dell’ex tesoriere della Margherita sorgono altri dubbi. A cosa servivano i 35 mila euro bonificati a favore della società Cantiere Navale, che si occupa di riparazioni di barche e yacht a Brindisi?
Lusi era comunque un uomo generoso, con i soldi pubblici, e forse un po’ preveggente.
Il senatore cattolico dona 133 mila euro al monastero Visitazione S. Maria di Reggio Calabria e altri 50 mila euro all’Associazione di volontariato Liberi per liberare, che si occupa dei detenuti.
Oggi il munifico tesoriere è agli arresti domiciliari in un monastero in Abruzzo.
Marco Lillo e Valeria Pacelli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Margherita | Commenta »
Agosto 8th, 2012 Riccardo Fucile
LA DIMORA DI GENZANO COMPRATA CON I SOLDI DELLA MARGHERITA… TRE ETTARI DI PARCO PER LE FESTE CON IL CAMPO DA CALCETTO
Oltre tre ettari di parco con campo di calcetto e area barbecue .
Almeno 1.600 metri quadri di casa suddivisi su quattro piani con ascensore interno e vasca idromassaggio sul terrazzo padronale che affaccia sul lago.
Eccola la villa di Luigi Lusi a Genzano. Ecco la lussuosa dimora alle porte di Roma comprata e ristrutturata con i soldi della Margherita.
Le foto allegate alla prima relazione consegnata dal perito al giudice Simonetta D’Alessandro rivelano lo sfarzo nel quale vivevano l’ex tesoriere e sua moglie.
Ora entrambi sono andati via.
Lui è chiuso nel carcere di Rebibbia, lei si è trasferita in un’altra abitazione.
Hanno fatto sapere di voler restituire tutto quello che hanno sottratto al partito, compreso questo immobile. Intanto bisogna stabilirne l’esatto valore.
E scoprire pure se i lavori di rifacimento siano avvenuti in maniera regolare, o se invece siano stati pagati «in nero».
Non ha mai badato a spese Lusi, sia per la struttura, sia per gli arredi.
Al piano terra i saloni affacciano tutti sul giardino e al posto dei muri hanno enormi vetrate.
Ci sono due cucine, una laccata di rosso, l’altra attrezzata con frigo, friggitrici e forni come fosse quella del ristorante di un grande chef.
Al piano superiore si trovano otto stanze da letto tutte con bagno annesso. Alcuni hanno i mosaici alle pareti, altri il marmo.
Il vano doccia misura circa quindici metri quadri ed è completamente rivestito da piccole mattonelle con venature dorate.
Lussuoso, come la vasca idromassaggio alla quale si accede direttamente dalla camera da letto dei padroni di casa, ma consente di immergersi guardando il panorama.
In tutta la villa i pavimenti sono di parquet, alternato al marmo, la scala che collega i vari piani è rivestita in legno, così come molte altre pareti della zona di rappresentanza.
Al piano interrato, che ha comunque accesso diretto all’esterno, ci sono la sala biliardo, la palestra, la sauna.
E soprattutto c’è un’immensa cantina: sono almeno centro metri quadri che prendono umidità dall’enorme vasca sistemata nel parco.
Lusi, che molti descrivono come enologo esperto, l’aveva divisa in due settori: quello dei bianchi e quello dei rossi.
E lì, a pochi metri, aveva fatto allestire una vera e propria sala macchine con l’impianto di domotica che permette di monitorare e gestire gli apparati elettrici interni e quelli del parco, compresi gli allarmi e le telecamere di sorveglianza sistemate sul muro di cinta.
Memorabile è rimasta l’ultima festa organizzata da Lusi per festeggiare i suoi 50 anni, con gli invitati che potevano parcheggiare le auto nella grande rotonda stile americano di accesso alla villa e gustare i piatti preparati da Gianfranco Vissani.
L’inventario dei beni richiesto dal giudice D’Alessandro riguarda tutti gli immobili intestati alla «Paradiso Immobiliare», una delle società create da Lusi per occultare gli oltre 25 milioni che è accusato di aver rubato.
Al perito Luigi Lausi il gip ha chiesto di quantificare il valore della villa e quello dell’appartamento – attico e superattico – acquistato al centro di Roma, ma anche i soldi spesi per le ristrutturazioni.
Una verifica necessaria in vista della trattativa avviata con la Margherita per l’eventuale restituzione dei beni, ma anche per accertare se ci siano stati eventuali irregolarità durante il rifacimento di entrambe le dimore.
E se altro denaro sia stato nascosto e reimpiegato. Ufficialmente la villa di Genzano è costata cinque milioni di euro a cui vanno aggiunti 1 milione e 200 mila euro di lavori.
Ma il sospetto è che possa valere molto di più.
«Più che una casa – spiega Lausi, commercialista e revisore contabile – sembra un albergo di lusso e come tale potrebbe essere utilizzato in futuro. Un magnifico resort attrezzato con ogni tipo di confort. Basti pensare che annesso al corpo principale, c’è una dependance per la servitù composta da due stanze e due bagni che misura almeno 80 metri quadri».
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera”)
argomento: Margherita | Commenta »
Giugno 26th, 2012 Riccardo Fucile
I TRE PUNTI DEL MEMORANDUM DI LUSI E LA REPLICA DI RUTELLI
È diviso in tre punti il memorandum di Francesco Rutelli a Luigi Lusi.
Si tratta di un foglio scritto a mano che dà disposizioni sull’organizzazione del partito, ma anche sulla destinazione di alcuni fondi.
In ballo ci sono 600 mila euro, oltre ad alcuni rimborsi relativi al Parlamento europeo. Ed è su questo che adesso si concentra l’attenzione dei magistrati.
Perchè l’indagine deve accertare se oltre al tesoriere – accusato di aver sottratto dalle casse della Margherita oltre 25 milioni di euro utilizzati per acquistare immobili e in parte trasferiti all’estero – altri possano aver destinato a fini personali il denaro proveniente dai rimborsi elettorali.
Dunque, si effettueranno riscontri sull’appunto, ma dovranno essere esaminate anche le mail che i due si sono scambiati nello stesso anno e che riguardano proprio la gestione finanziaria del partito.
Un settore del quale Rutelli aveva finora detto di non essersi mai occupato «perchè lo abbiamo delegato completamente al tesoriere, però abbiamo sbagliato visto che ci siamo fidati di un ladro».
Quel «ladro» che adesso ha evidentemente deciso di vendicarsi per la scelta dei suoi ex colleghi di partito di concedere il via libera all’arresto disposto dal giudice Simonetta D’Alessandro e ha consegnato la corrispondenza tra sè e il leader accusandolo in sostanza di essere al corrente di come venivano impiegati i finanziamenti.
«Parla dei 600 e soldi Pde»
Sarà la Guardia di Finanza a svolgere le verifiche sui nuovi documenti.
Il memorandum è composto da un’unica pagina e non è datato, è stato Lusi a dire che risale a novembre 2009.
Scrive Rutelli: «Luigi, 1) la vicenda dei tre – Sensi, Podda, Cucinotta – va risolta entro Natale 2) ho incontrato Tommaso, tutto a posto 3) Parla con Improta su punto 1, sulla vicenda dei 600 e sui soldi del Pde (la formazione europea di cui Lusi amministrava le finanze, ndr ) che sono stati gestiti frettolosamente e male per paura».
È Lusi – sollecitato nel corso dell’interrogatorio dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci – a fornire la sua spiegazione su quell’appunto.
Sensi – dichiara il tesoriere – è il portavoce di Rutelli, le altre sono dipendenti della Margherita e il problema da risolvere riguardava i loro contratti lavorativi. Tommaso è un politico abruzzese che doveva passare all’Api», il partito fondato da Rutelli nell’ottobre 2009.
Poi entra nei dettagli del terzo punto, quello che appare rilevante per l’inchiesta. «Guido Improta è l’organizzatore dell’Api», spiega riferendosi al sottosegretario ai Trasporti del governo guidato da Mario Monti.
E aggiunge: «I 600 mila euro cui si fa riferimento equivalgono al 40 per cento di un milione e mezzo di euro che dovevo gestire e che sono esattamente la parte destinata ai rutelliani sulla base di quel patto di spartizione concordato con Rutelli ed Enzo Bianco di cui ero garante. Di quei soldi 100 mila andarono a Matteo Renzi, 200 mila alla fondazione Centocittà e il resto, 300 mila euro, al Cfs, Centro per un futuro sostenibile, la fondazione di Rutelli».
Tutti i bonifici frazionati
È su questo che dovranno essere effettuati accertamenti per stabilire se sia stata davvero questa la destinazione dei fondi e come siano stati poi utilizzati i soldi.
La ricostruzione della movimentazione bancaria è stata da tempo affidata agli analisti delle Fiamme Gialle e a due consulenti di Bankitalia e adesso si chiederà proprio a loro una relazione specifica.
Da parte sua Lusi sostiene che tutti i bonifici sono stati frazionati ed effettuati «avendo cura di non superare la soglia dei 50 mila euro, oltre la quale sarebbe scattata la segnalazione di operazione sospetta».
Soltanto quando saranno terminati i nuovi controlli si deciderà se convocare nuovamente Rutelli e gli altri leader del partito.
La linea stabilita dall’accusa prevede di cercare eventuali riscontri a tutto quello che viene sostenuto grazie alla presentazione di nuovi documenti, mentre non si dà molto credito a quelle dichiarazioni fatte dal tesoriere senza però supportarle con pezze di appoggio.
Per esempio la tesi secondo la quale l’appartamento al centro di Roma e le ville in campagna sarebbero state acquistate come investimento per la corrente rutelliana. «Quegli immobili – ribadiscono in procura – sono la prova delle ruberie compiute dal tesoriere».
«Sono falsità mostruose»
Subito dopo l’interrogatorio di sabato scorso tutti i politici chiamati in causa – lo stesso Rutelli, Bianco e Renzi – avevano accusato Lusi di mentire. Ieri il livello dello scontro si è alzato con l’annuncio del leader dell’Api di una denuncia per calunnia che sarà presentata questa mattina.
«Si tratta di falsità mostruose e grossolane», afferma Rutelli e il suo avvocato Titta Madia afferma: «Eventuali mail e appunti non possono che riguardare l’ordinaria attività politica e la normale dialettica sull’uso delle risorse del partito».
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: Giustizia, Margherita | Commenta »
Giugno 25th, 2012 Riccardo Fucile
LE INDAGINI SULL’EX TESORIERE: SPUNTA UN APPUNTO CON LE INDICAZIONI PER LA GESTIONE DI 1,5 MILIONI DI EURO… POSSIBILI NUOVI INTERROGATORI PER RUTELLI E BIANCO
Ha sempre sostenuto di non essersi occupato della gestione finanziaria del partito «perchè a questo avevamo delegato il tesoriere».
E invece sarebbero proprio i documenti consegnati due giorni fa da Luigi Lusi ai magistrati romani a smentire la tesi di Francesco Rutelli.
Tra le carte depositate durante l’interrogatorio che si è svolto sabato pomeriggio nel carcere di Rebibbia ci sono infatti due lettere, una a mano e una al computer, scritte proprio da Rutelli.
Ed entrambe riguardano la destinazione dei rimborsi elettorali ottenuti dalla Margherita dopo lo scioglimento e la fusione con i Ds nel Partito democratico avvenuta nel 2007. Non solo.
Altri appunti si riferiscono alle somme versate a diversi esponenti del partito, in particolare Enzo Bianco e Matteo Renzi.
«E le indicazioni – ha sostenuto Lusi – arrivavano dal segretario con il quale avevo un confronto costante, anche se spesso riuscivamo a parlarci per non più di dieci minuti». Subito dopo ribadisce che «lui era perfettamente a conoscenza degli investimenti immobiliari, tanto da suggerirmi la creazione di una società estera».
Versione smentita da Rutelli che su questo ha già depositato una querela.
Il confronto a distanza dunque non è terminato, anzi, promette scintille.
Perchè da questa mattina cominceranno le verifiche affidate alla Guardia di Finanza e al termine è possibile che Rutelli, ma anche Enzo Bianco e altri leader del partito vengano nuovamente interrogati dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal suo sostituto Stefano Pesci, i titolari dell’indagine avviata nel dicembre dello scorso anno su alcune operazioni bancarie sospette che hanno consentito di scoprire un ammanco di oltre 25 milioni.
Soldi che Lusi è accusato di aver rubato insieme alla moglie, ad altri familiari e a due commercialisti.
Nell’appunto scritto a mano, che Lusi colloca nel 2009 ma senza poter specificare la data precisa, Rutelli parlerebbe della destinazione di un milione e mezzo di euro, di cui almeno 600 mila per la sua corrente.
Soldi che il tesoriere avrebbe dovuto gestire.
Poi rimprovererebbe Lusi per aver restituito al Parlamento europeo alcuni fondi destinati al Pd di Bruxelles di cui il senatore amministrava le finanze.
Anche nell’altra lettera, scritta al computer e datata 10 novembre 2009 si parla di denaro, ma su quale sia l’uso che ne deve essere fatto bisognerà adesso effettuare alcuni accertamenti perchè, come sottolineano gli inquirenti, «si tratta di comunicazioni molto sintetiche e non esplicite, dunque si dovrà capire dove sono effettivamente finite le somme».
Molto più dettagliate sono le mail che Lusi spediva a Rutelli, anch’esse consegnate durante l’interrogatorio di fronte al giudice Simonetta D’Alessandro che ha ordinato l’arresto del tesoriere e ha ottenuto il via libera all’esecuzione dall’aula di Palazzo Madama con un voto che non ha precedenti visto che mai prima d’ora era stata autorizzata la cattura di un senatore.
In tutto agli atti sono state allegate una decina di pagine nelle quali il tesoriere fa presente che i «soldi saranno destinati a singole persone» e questo, ha affermato rispondendo alle domande del giudice, «dopo aver preso la decisione di spartire il denaro dei rimborsi per evitare che dopo la fusione finissero nelle casse del Pd».
In particolare c’è una mail nella quale Lusi avrebbe proposto di far confluire i fondi sui conti di «associazioni e fondazioni» cosa che effettivamente è poi avvenuta, almeno in parte.
Ed è proprio quando affronta l’argomento relativo a questa presunta spartizione che Lusi cita Bianco e Renzi.
Secondo il tesoriere la scelta di spartirsi i finanziamenti tra le correnti dei rutelliani e dei popolari risale al 2007.
Un mese fa, durante la sua audizione di fronte alla Giunta del Senato, aveva sostenuto che anche gli investimenti immobiliari rientravano in questa politica di divisione e che lui era di fatto il «fiduciario» dell’operazione.
Ieri ha aggiunto nuovi dettagli, e anche su questo bisognerà adesso cercare eventuali riscontri. Perchè Lusi sostiene che quegli acquisti di appartamenti e ville furono «fatti per conto dei rutelliani e decisi ben prima dello scioglimento della Margherita».
La tesi – che è accusato di aver rubato circa 25 milioni di euro al partito una parte dei quali utilizzati proprio per comprare lussuose proprietà al centro di Roma e in campagna, ma anche per ristrutturare appartamenti che già possedeva in Abruzzo – è che «fu Rutelli ad autorizzare quegli acquisiti consigliandomi anche di utilizzare una società estera, visto che mia moglie è canadese».
L’interessato ha smentito parlando di «bufale pronunciate da un ladro», ma ora Lusi aggiunge un nuovo dettaglio: «Accadde prima del 2007», dunque quando la Margherita era ancora un partito autonomo e Rutelli era vicepresidente del Consiglio con il governo guidato a Romano Prodi.
L’ennesima bordata in una guerra che appare senza fine.
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera”)
argomento: Margherita | Commenta »
Giugno 24th, 2012 Riccardo Fucile
I GIUDICI: “IL QUADRO ACCUSATORIO SI E’ RAFFORZATO ED E’ STATO CORROBORATO DA DETTAGLI CHE ORA DOVRANNO ESSERE ESAMINATI”… RUTELLI: “VUOL FARE LA FINE DI IGOR MARINI”
“Tutti gli investimenti immobiliari che ho fatto dal 2007 in poi li ho fatti per conto della corrente rutelliana, c’era un preciso patto fiduciario”.
Questo uno dei passaggi del lungo interrogatorio di oggi del senatore Luigi Lusi.
L’ex tesoriere della Margherita è stato ascoltato per oltre sette ore a Rebibbia dal gip Simonetta D’Alessandro e dai pm della procura di Roma. Il senatore è accusato dell’ammanco di oltre 23 milioni di euro dalle casse del partito confluito nel Pd.
Il senatore durante l’interrogatorio di garanzia ha ripercorso puntualmente tutta la sua attività di tesoriere della Margherita.
Ha precisato che “dal 2001 al 2007” il controllo che operava sui bilanci del partito era “regolare e rigoroso e riguardava una verifica accurata di tutte le entrate e le uscite”.
Dal 2007 in poi, ovvero da quando il partito si scioglie, ha precisato Lusi davanti al gip, il suo controllo operato sui bilanci “è stato solo un controllo formale e non riguardava le entrate e le uscite”, dunque “era meno accurato”. L’ex tesoriere ha ribadito che con la fusione con i Ds e la costituzione del Pd, all’interno della Margherita fu raggiunto un accordo, del quale lo stesso Lusi era il garante, per la ripartizione dei fondi e delle spese tra Popolari (60 per cento) e Rutelliani (40 per cento), ma ha aggiunto “che tutti gli investimenti immobiliari” da lui compiuti, tracciabili e riconducibili appunto alla sua persona, “sono stati fatti per conto della corrente rutelliana e in virtù di un patto fiduciario con tale corrente per fare rientrare i soldi in questa maniera”. Allo stesso tempo Lusi ha anche ammesso che in questo meccanismo di gestione poco accurata dei bilanci si è appropriato di somme di denaro.
Ma ha più volte sottolineato che la stragrande maggioranza degli acquisti di immobili sono stati fatti proprio in virtù del patto con la corrente del’ex presidente Dl Rutelli.
Immediata la reazione del leader Api: “Se è vero che ha detto di aver concordato con la ‘corrente rutelliana’ le operazioni di ladrocinio a beneficio personale e dei suoi familiari, significa che Lusi vuol fare la fine di Igor Marini”.
Marini – viene ricordato in una nota – fu condannato a 10 anni di carcere anche per calunnia a danno di Rutelli. Il deputato del Pd ed ex dirigente della Margherita Giampiero Bocci ha a sua volta dichiarato: “Se ha detto questo, è proprio andato fuori di testa”.
La deposizione potrebbe segnare uno spartiacque nell’inchiesta della procura capitolina.
Lusi, in carcere da tre giorni, aveva infatti lasciato intendere, nei giorni scorsi tramite i suoi avvocati, che oggi sarebbe stato il “momento della verita”. Della sua verità . I penalisti dell’ex tesoriere della Margherita avevano anche aggiunto che il loro assistito avrebbe fornito oggi tutti i particolari a sua conoscenza sulla sottrazione di fondi dalle casse del partito per chiamare così in causa altri soggetti.
“Ha parlato di come funzionava il sistema e di quello che era il suo ruolo”, hanno detto i difensori lasciando il carcere di Rebibbia.
Gli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono hanno anche spiegato che il senatore ha portato all’attenzione degli inquirenti documenti e fatto riferimento a carte che la procura può acquisire e che adesso saranno oggetto di valutazione dei pubblici ministeri.
I legali hanno precisato di non aver presentato istanza per la remissione in libertà del parlamentare. La richiesta sarà presentata la prossima settimana. Massimo riserbo in ambienti della Procura sull’esito dell’interrogatorio di garanzia , ma fonti di piazzale Clodio affermano che “il quadro accusatorio si è rinforzato ed è stato corroborato da dettagli che ora dovranno essere esaminati”.
Il senatore, che deve rispondere delle accuse di associazione a delinquere e appropriazione indebita, è finito in carcere due giorni fa dopo il via libera dell’assemblea di Palazzo Madama.
Nell’ambito della stessa inchiesta è già agli arresti domiciliari la moglie di Lusi, la signora Giovanna Petricone, mentre i due commercialisti che erano stati raggiunti dall’ordinanza di custodia hanno ottenuto nelle scorse settimane l’obbligo di firma.
(da “La Repubblica”)
argomento: Giustizia, Margherita | Commenta »
Giugno 23rd, 2012 Riccardo Fucile
“E’ STATO PRATICAMENTE SCARICATO PERCHE’ CONSIDERATO L’UNICO CAPRO ESPIATORIO”
Sembra quasi una minaccia. “Credo che Luigi Lusi abbia intenzione di raccontare tutto quello che sa, tanto ormai gli accordi politici sono saltati e lui, con il Senato che ha votato l’arresto, è stato praticamente scaricato. Perchè considerato unico capro espiatorio”.
L’avvocato Luca Petrucci, in vista dell’interrogatorio di garanzia di oggi, fa capire quanto sia determinato il senatore: “Sta a lui decidere quanto stare ancora in carcere. Gli atti processuali a suo carico sono arcinoti. Quindi, è nel suo interesse rivelare quello che sa, a patto che ci sia qualcuno dei pm disposto ad ascoltarlo e a fare le dovute indagini”.
“Voglio dire che – precisa Petrucci – Lusi potrà dire a chi ha dato determinate somme di denaro, non che uso, da parte di altri, sia stato fatto di quei soldi. Non ha ovviamente le prove per poterlo dire. Lui può raccontare quello che sa, ma il resto lo deve accertare la magistratura, se ne ha voglia. Altrimenti, è meglio che Lusi stia zitto”.
L’interrogatorio di oggi si annuncia molto lungo anche perchè il gip, Simonetta D’Alessandro, potrebbe non limitarsi a chiedere a Lusi di chiarire le circostanze che hanno portato all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare per associazione per delinquere e l’appropriazione indebita di oltre 23 milioni di euro.
La procura, dal canto suo, evita le polemiche a distanza ed evidenzia “che non è colpa di nessuno se gli accertamenti sui conti della Margherita fin qui eseguiti hanno condotto a Lusi e a lui solo. E non dimentichiamoci che l’ex tesoriere si è limitato ad ammettere la sottrazione dei primi 13 milioni di euro, quando fu sentito la prima volta, senza fornire spiegazioni ulteriori e se poi l’ammanco è lievitato a oltre 23 milioni, questo è dipeso dagli accertamenti che sono stati effettuati, non certo dalle sue dichiarazioni. Se Lusi ha spunti nuovi da darci che non siano le solite illazioni, lo ascolteremo volentieri’
Insomma, si preannuncia un sabato “caldo”.
argomento: Margherita | Commenta »
Giugno 21st, 2012 Riccardo Fucile
IL SENATO VOTA SI’ ALL’ARRESTO 155 A 13, IL PDL NON VOTA… E’ DAVVERO GIUSTIZIA UGUALE PER TUTTI?
Luigi Lusi è in carcere a Rebibbia. Il Senato ha autorizzato l’arresto per l’ex tesoriere della Margherita.
Il voto è arrivato dopo una giornata tesa, con polemiche e interventi “velenosi” in aula.
Poi lo scrutinio palese: 155 i “sì”, 13 i “no” e un astenuto.
E’ la prima volta che i senatori votano nominalmente su una richiesta d’arresto. Il Pdl, come annunciato durante la riunione di questo pomeriggio, ha abbandonato l’emiciclo.
Il primo commento: “Sto vivendo un incubo, voglio rispetto”. Poi aggiunge: “Non ho detto tutto”.
Prima del suo intervento, l’ex tesoriere della Margherita ha rivelato di avere ricevuto tanta solidarietà , “più di quanto possiate immaginare”.
Poi, durante il suo intervento in Aula: “Non intendo sottrarmi alle mie responsabilità e non intendo affatto sottrarmi al processo. Mi si vuole mandare in carcere perchè, parlando con i media, inquinerei il percorso investigativo. Non c’è altra motivazione”.
Ma “il legislatore – ammonisce Lusi – deve tenere distinta l’autorizzazione alla misura cautelare dall’istituto, ancora non previsto, dell’anticipazione della pena”.
Non manca una richiesta: “Non fatemi diventare un capro espiatorio”. L
‘ex tesoriere entra nel merito delle accuse.
Chiamando in causa i vertici della Margherita. “La gestione dei flussi finanziari è stata effettuata per comune assenso al fine di accantonarle per le attività politiche di diversi esponenti del partito”.
Dopo il voto, il messaggio a Rutelli: “ha avuto la decenza di non votare a favore del mio arresto”.
E dopo il voto del Senato, Lusi è un fiume in piena. “Sto vivendo un incubo, voglio rispetto”.
Poi. sulle indagini: “Non ho detto tutto, c’è una marea di approfondimenti da fare”.
L’ex tesoriere aspetterà nella sua villa di Genzano l’ordine di esecuzione dell’arresto che gli sarà consegnato dalla Guardia di Finanza.
Poi l’analisi del voto: “Sulla mia testa si è giocata una partita politica molto ampia”.
Poi aggiunge: “Ho notato che se la Lega non fosse rimasta in aula sarebbe probabilmente mancato il numero legale, così come ho visto che Enzo Bianco ha votato. Almeno Rutelli ha avuto l’intelligenza di non votare”.
Ancora: “Io voglio combattere”. L’ex tesoriere della Margherita, lasciando palazzo Madama, si è congedato dai giornalisti con la frase: “Ora lasciatemi andare dove devo andare”.
Ecco i senatori che hanno votato contro la richiesta di autorizzazione all’arresto nei confronti di Luigi Lusi come risulta dai tabulati del voto.
Per il Pdl: Diana de Feo, Sergio De Gregorio, Marcello Dell’Utri, Marcello Pera, Guido Possa, Piero Longo.
Per il gruppo di Coesione Nazionale: Valerio Carrara, Mario Ferrara, Salvo Fleres, Massimo Palmizio, Riccardo Villari.
Per il Gruppo Misto: Antonio Del Pennino e Alberto Tedesco.
Potrebbe svolgersi già nella giornata di domani l’interrogatorio di garanzia in carcere per il senatore Luigi Lusi.
L’ex tesoriere comparirà davanti al gup Simonetta D’Alessandro, che il 3 maggio firmò il provvedimento con cui chiedeva l’arresto per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita.
“L’arresto di Lusi? “Ho sempre detto che senatori e deputati sono uguali agli altri cittadini”. Così il segretario del pd, Pier Luigi Bersani.
Tra i primi a commentare, l’ex ministro degli Interni, Roberto Maroni. “E’ andata come doveva andare. L’arresto è sempre una brutta cosa ma non c’erano alternative”.
Per Felice Belisario, Idv, “il Pdl ha fatto come Ponzio Pilato: se ne è lavato le mani con un comportamento molto grave. Gli italiani sapranno valutare”.
Il commento del nostro direttore
UNA OCCASIONE PERSA PER METTERE SOTTO ACCUSA IL SISTEMA POLITICO NEL SUO COMPLESSO
Su questa vicenda occorre dire qualcosa controcorrente.
Intanto i partiti hanno votato Sì al carcere per Lusi solo per paura di perdere consensi a favore della demagogia grillina, senza entrare nel merito.
Tale è ormai il timore di perdere voti in primavera, alle imminenti politiche, che avrebbero mandato a Rebibbia anche la propria madre.
Un commento ci sembra sia stato azzeccato, quello di Enzo Carra, Udc, su Twitter: “Il Senato ha votato contro il suo Schettino. Un uomo solo muoia perchè tutti gli altri vivano”.
E’ giustizia quella che fa di Lusi il capro espiatorio di una allegra gestione dei fondi della Margherita quando il suo bilancio era stato contestato da Parisi e altri già un anno fa?
Quando esisteva un collegio di revisori dei conti che non ha revisionato un bel nulla?
Quando in altri tempi si sarebbe detto che Rutelli “non poteva non sapere”? Quando pare dimostrato che centinaia di migliaia di euro sono stati devoluti per finanziare campagne elettorali di altri esponenti della ex Margherita (compresi Rutelli, Franceschini, Bindi e Bianco, a leggere i resoconti sui media)?
Lusi ha fatto i suoi affari illeciti, ma siamo certi che non fosse il terminale di una prassi diffusa?
Questo lo stabilirà il giudice, certo. Ma pare anomala la necessità di arrestare dopo mesi Lusi, quando non vediamo come avrebbe potuto inquinare prove o reiterare il reato, mentre altri suoi ex sodali si sono travestiti da suoi carnefici.
Vogliamo chiederci che giustizia vige in Italia se Lusi deve essere arrestato, mentre Belsito no?
Come mai Lusi deve anticipare la pena a Rebibbia, mentre qualche sera fa abbiamo visto il buon Belsito dilettarsi nella sua discoteca Sol Levante di Lavagna di cui ha acquistato recentemente una quota societaria per centinaia di migliaia di euro?
E i lingotti d’oro, i conti esteri, le cifre non giustificate, i rapporti con la ‘ndrangheta di cui i giudici hanno parlato, non sono aspetti tali da far temere l’inquinamento delle prove?
E l’origine della disponibilità finanziaria di Belsito da dove deriverebbe?
Vorremmo solo capire se esiste un criterio oggettivo nelle valutazioni della “pericolosità sociale” di un imputato oppure no.
Perchè un conto è la richiesta di arresto di un politico per associazione mafiosa, laddove fosse provata, altra cosa il caso Lusi dove sarebbe stato sufficiente un processo per direttissima in modo che uno sconti subito la eventuale pena comminata.
Possibimente verificando eventuali connivenze e complicità .
Altrimenti resta la brutta sensazione che si sia voluto trovare un capro espiatorio, “un uomo solo che muoia perchè tutti gli altri vivano”.
Un occasione persa per “vedere oltre” e chiamare in correità un sistema politico che genera mostri.
Avrebbe potuto essere,. per un nuovo movimento politico, l’occasione di differenziarsi con un’analisi seria e non superficiale.
Non sempre accodarsi al branco è la via giusta: il coraggio politico certe volte alla lunga paga di più.
Ma come diceva don Abbondio “se il coraggio uno non l’ha, non puo certo dimostrarlo”.
argomento: Giustizia, Margherita, Parlamento | Commenta »
Giugno 17th, 2012 Riccardo Fucile
L’EX TESORIERE DELLA MARGHERITA, A TRE GIORNI DAL VOTO DEL SENATO SUL SUO ARRESTO, RIBADISCE DI AVER AGITO SU INDICAZIONE DEI VERTICI :”HO FATTO OPERAZIONI SULLA BASE DI ACCORDI VERBALI, QUESTO IL MIO ERRORE”…E ANNUNCIA: “NON PATTEGGERO’ LA PENA”
“Facevo tutto quello che mi era stato detto di fare all’interno di un sistema di relazioni fiduciarie”.
L’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, ribadisce la sua versione sul caso dei rimborsi elettorali sottratti al partito.
Tradotto: i vertici erano a conoscenza di tutti i soldi che uscivano dalla cassa.
Di più, erano loro a ordinare le operazioni.
“Ho applicato nei fatti un patto fiduciario”, dice Lusi intervistato da Maria Latella su Sky.
Si difende in vista del voto di mercoledì prossimo, quando il Senato deciderà sulla richiesta di arresto avanzata dalla procura di Roma, che lo accusa, tra l’altro, di appropriazione indebita e associazione per delinquere.
Annuncia che non chiederà di patteggiare la pena. E ridimensiona quanto detto in passato sul centrosinistra (“se parlo, salta”): una frase che ora non ripeterebbe più.
“Il patto scellerato — spiega Lusi — è stato quello di accettare da parte mia di compiere delle operazioni senza che la richiesta venisse scritta da alcuna parte. Nei partiti non c’è un meccanismo come il consiglio di amministrazione dove qualcuno scrive le delibere e qualcuno le esegue. Non c’è una spesa che io abbia sostenuto che abbia dietro uno scritto. Il tesoriere è uno che esegue degli ordini, che sono verbali. Se ora nessuno li conferma, allora te li sei inventati tu”.
Parole che suonano come accuse implicite a chi, secondo Lusi, non poteva non sapere. Come Francesco Rutelli ed Enzo Bianco, membri del gruppo dirigente del partito confluito nel 2007 nel Pd.
L’ex tesoriere dice di avere chiesto di svelare i conti del partito, di scoprire le carte.
Ma — accusa — quelli che allora erano i vertici della Margherita non sono d’accordo.
Parole che arrivano il giorno dopo dell’assemblea federale che ha sancito lo scioglimento del partito.
Una decisione presa a porte chiuse, senza che nessun giornalista potesse assistere, tanto che Arturo Parisi, uno dei fondatori, se n’è andato via subito parlando di “colpo di Stato”.
La società KStudio Associato, incaricata di controllare i conti, ha certificato che le uscite curate da Lusi non documentate ammontano a oltre 26 milioni di euro.
Lusi ribadisce: “Ho fatto operazioni sulla base di accordi verbali, questo è stato il mio errore. Dei 194 milioni di euro spesi in 11 anni non c’è alcuna traccia scritta”.
Gli ex compagni di partito lo accusano di avere truccato i conti, ma il senatore si difende: “Tutte le spese sono alla luce del sole. Le mie spese venivano controllate. C’erano tre organi che controllavano, i revisori dei conti avevano in mano di tutto”.
Sul processo che dovrà subire, Lusi dice di non voler ricorrere al patteggiamento: “Devo recuperare onorabilità e dignità rispetto alla mia famiglia ed al Paese, non patteggerò, mi difenderò nel dibattimento”.
Per quanto riguarda la richiesta di arrresto su cui questa settimana si esprimerà il Senato, l’ex tesoriere chiede di votare contro: “Non ci sono gli elementi sul pericolo di fuga e della possibilità di inquinamento delle prove e della reiterazione del reato”.
E se invece finirà in carcere, sostiene di avere già “un’idea per essere utile al Paese”.
L’ex tesoriere si dice “preoccupato per moglie e figli”. E torna sull’episodio di qualche giorno fa, quando una persona incappucciata ha dato fuoco alla centralina elettrica accanto al cancello elettrico della sua abitazione.
Infine fa marcia indietro sulla frase detta lo scorso marzo a un inviato di Servizio pubblico che lo riprendeva di nascosto (“questa partita fa saltare il centrosinistra”): ”E’ una frase che non avrei mai detto pubblicamente. E’ una frase che viene fuori da uno stato d’animo appesantito, non la ridirei e conferma che si trattava di un colloquio riservato e rubato. E’ eccessiva. Non credo che il futuro del centrosinistra dipenda da me”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Margherita | Commenta »
Giugno 16th, 2012 Riccardo Fucile
RUTELLI ARCHIVIA IL PARTITO: “SU LUSI NON C’ERANO SOSPETTI…. QUEL CHE RESTA DEI SOLDI ALLO STATO
Margherita, addio tra i veleni. L’assemblea federale del partito ha sancito oggi la fine formale dell’esperienza politica nata del 2000 e che sette anni dopo confluirà nel partito Democratico.
Ma l’ultimo atto della vita dei Dl, traumatizzati dalle conseguenze del “caso Lusi”, si è consumato tra polemiche e veleni.
Al termine di una lunga riunione durata oltre cinque ore, l’assemblea (composta da circa 400 persone, presenti circa un centinaio) ha votato a stragrande maggioranza la definitiva archiviazione del partito.
Ad un collegio di liquidatori composto da tre persone definite “indipendenti”, il compito di occuparsi del patrimonio, che a parte un finanziamento di circa 3 miliardi da destinare al quotidiano “Europa” sarà interamente «restituito allo stato».
L’epilogo del partito, anima centrista e cattolica delle alleanze di centrosinistra dell’ultimo decennio, si consuma in un torrido pomeriggio estivo, all’auditorium Antonianum, a pochi metri dalla basilica di San Giovanni in laterano.
L’assemblea si svolge a porte chiuse per preciso volere dei delegati, che votano due volte perchè la stampa non assista alla riunione.
«Un golpe», dice Arturo Parisi, storico esponente Ulivista del partito – non ci hanno nemmeno fatto vedere i bilanci».
«Nessun golpe – replicherà alla fine Francesco Rutelli – non ricordo una sola assemblea in cui Parisi non sia andato via prima protestando. Il bilancio c’è nero su bianco, è il resoconto degli ultimi 11 anni, compreso le spese per le fotocopiatrici».
Fatto sta che lo spettro del “caso Lusi” è la cifra dell’ultimo atto di vita del partito.
In una lunga relazione iniziale, Rutelli chiede più volte «scusa ai militanti, ai cittadini, agli elettori», rivendica il fatto che nessuno («nemmeno nel Pd») si aspettava da Lusi quel che è poi emerso dalle carte processuali, e assicura che la storia della Margherita si chiuderà «dignitosamente».
«L’errore sulla persona è evidente – aggiunge Rutelli – le vicende degli ultimi mesi illuminano ancora di più la doppia personalità dell’uomo che si manifestava scrupoloso, intransigente. Oggi – continua il leader dell’Api – resta solo il suo secondo volto: dal rifiuto di ammettere tutti i misfatti e di restituire senza sotterfugi il maltolto, all’attività di allusiva aggressione e velenoso inquinamento efficacemente analizzata negli atti della Magistratura, fino a un cinico “muoia tutta la politica”, pur di tentare di salvare se stesso».
Rutelli ammette che le attività dell’ex tesoriere del partito, «attraverso sofisticati artifici, attuati secondo la Magistratura con il contributo di commercialisti, avvocati, famigliari, non hanno trovato nelle nostre regole interne difese ne sensori adeguati. La gran parte della classe dirigente è stata troppo fiduciosa in una persona sola, la cui delega cresceva via via che eravamo impegnati ad agire oltre la Margherita».
Oltre 13 milioni di euro sono stati spesi senza alcun rendiconto, ribadisce Rutelli. Ma la «nostra risposta sarà limpida e forte – conclude srotolando davanti ai giornalisti un enorme pannello che riproduce il bilancio della Margherita – e restituiremo tutto allo Stato».
Ma gli oppositori oltre che sul modo in cui la riunione è stata convocata e sull’assenza di moltissimi delegati, hanno da ridire anche sulla consegna in tempi molto stretti delle carte contabili.
«È stata messa una pietra tombale su quanto accaduto – denuncia Luciano Neri – una scelta di auto assoluzione che tiene conto delle conseguenze politiche, morali e gestionali. Non poteva esserci epilogo peggiore».«Dobbiamo chiedere scusa agli italiani e vergognarci per quello che è successo – aggiunge sconsolato Pierluigi Castagnetti – poi le responsabilità penali di Lusi sono di tutta evidenza e sarà la magistratura a continuare il suo lavoro».
Scuse che arriveranno direttamente sia da Rutelli che da Enzo Bianco al termine dell’assemblea: «Non ci sono conseguenze politiche da trarre – dice l’ex ministro dell’Interno – qui l’unica cosa da fare e che abbiamo fatto è chiedere scusa agli italiani».
(da “La Stampa”)
argomento: Margherita | Commenta »