Maggio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
“NESSUNA ZONA GRIGIA, O SI STA CONTRO LA MAFIA O SI E’ COMPLICI DEI MAFIOSI”
Ventinove anni fa venivano uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie, e gli uomini della scorta. Fatti saltare in aria poco prima dello svincolo autostradale per Capaci. Oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato lì per ricordare le vittime della Mafia, e ha parlato dall’Aula bunker di Palermo e poi dalla caserma Lungaro:
L’onda di sdegno e di commozione generale, suscitata dopo i gravissimi attentati a Falcone e a Borsellino, il grido di dolore e di protesta che si è levato dagli italiani liberi e onesti è diventato movimento, passione, azione. Hanno messo radici solide nella società. Con un lavorio paziente e incessante, hanno contribuito a spezzare le catene della paura, della reticenza, dell’ambiguità, del conformismo, del silenzio, della complicità. Nessuna zona grigia, nessuna omertà né tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi. Non vi sono alternative”.
La mafia ha sicuramente paura di Forze dell’ordine efficienti, capaci di contrastare e reprimere le attività illecite. Ma questa paura l’avverte anche di fronte alla ripulsa e al disprezzo da parte dei cittadini e, soprattutto, dei giovani. Anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere, sempre, esercitata esclusivamente in base alla legge provoca turbamento. Se la Magistratura perdesse credibilità agli occhi della pubblica opinione, s’indebolirebbe anche la lotta al crimine e alla mafia.
“A figure di magistrati come Falcone e Borsellino la società civile guarda con riconoscenza. Vi guarda come lezioni che consentono di nutrire fiducia nella giustizia amministrata in nome del popolo italiano. In direzione contraria sentimenti di contrapposizione, contese, divisioni, polemiche all’interno della Magistratura, minano il prestigio e l’autorevolezza dell’Ordine Giudiziario”.
“Vorrei ribadire qui, oggi, quanto già detto nel giugno 2019 al Csm e nel giugno 2020 al Quirinale: la credibilità della Magistratura e la sua capacità di riscuotere fiducia sono imprescindibili per il funzionamento del sistema costituzionale e per il positivo svolgimento della vita della Repubblica”.
“Falcone e Borsellino erano due magistrati di grande valore e di altissima moralità. L’intelligenza e la capacità investigativa erano valorizzate e ingigantite da una coscienza limpida, un attaccamento ai valori della Costituzione, una fiducia sacrale nella legge e nella sua efficacia. La mafia volle eliminarli non soltanto per la loro competenza nella lotta alla criminalità organizzata, per la loro efficienza, per la loro conoscenza dei metodi e delle prassi del crimine organizzato- dice -Li assassinò anche perché erano simboli di legalità, intransigenza, coraggio, determinazione. Erano di stimolo e di esempio per tanti giovani colleghi magistrati e per i cittadini, che li amavano e riponevano in loro fiducia e speranza. Sono rimasti modelli di stimolo e di esempio”.
“Gli strumenti a disposizione non mancano. Si prosegua, rapidamente e rigorosamente, a far luce su dubbi, ombre, sospetti su responsabilità. Si affrontino sollecitamente e in maniera incisiva i progetti di riforma nelle sedi cui questo compito è affidato dalla Costituzione”.
“La mafia, diceva Antonino Caponnetto, teme la scuola più della Giustizia, l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa. Una organizzazione criminale, che ha fatto di una malintesa, distorta e falsa onorabilità il suo codice di condotta, in questi ultimi decenni ha perduto terreno nella capacita’ di aggregare e di generare, anche attraverso il terrore, consenso e omertà tra la popolazione – ha aggiunto – La mafia, può essere definitivamente sconfitta, realizzando così la lucida profezia di Giovanni Falcone”.
“Il ricordo di Giovanni Falcone appartiene all’intera Repubblica, alle istituzioni e ai cittadini. Il dovere della memoria non appartiene soltanto alla Polizia, ai Carabinieri, alla Gdf, riguarda la Repubblica che ha il dovere di custodirla con riconoscenza”.
(da agenzie)
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Maggio 19th, 2021 Riccardo Fucile
SA CHE DI FRONTE A UN’IMPASSE POTREBBE ESSERE COSTRETTO AD ACCETTARE
In più occasioni Sergio Mattarella ha lasciato intendere di non essere disponibile per un secondo mandato presidenziale. Lo ha fatto en passant nel discorso di fine anno con quel “care concittadine e cari concittadini, quello che inizia sarà il mio ultimo anno da presidente della Repubblica”.
Lo ha fatto indirettamente, a inizio febbraio, ricordando Antonio Segni a 130 anni dalla nascita e, in particolare, una proposta che l’ex capo dello Stato avanzò agli inizi degli anni Sessanta. Riguardava, non a caso, l’opportunità di introdurre in Costituzione la non rieleggibilità del capo dello Stato.
Stavolta, parlando ai bambini della scuola elementare Geronimo Stilton di Roma, l’ha messa giù con inequivocabile chiarezza, introducendo un elemento personale: “Il mio è un lavoro impegnativo, ma tra otto mesi il mio incarico termina, potrò riposarmi, sono vecchio”.
Il prossimo 23 luglio Mattarella compirà 80 anni che non è propriamente un’età incompatibile col ruolo. Sandro Pertini, al momento dell’elezione di anni ne aveva 82. Napolitano, alla seconda elezione 88, il che significa che alla prima ne aveva 81.
Più che il riferimento anagrafico, evidentemente vale il senso complessivo del messaggio, in relazione al rumore di sottofondo che si ode nei Palazzi sull’eventualità del suo bis, resistente anche alle insistenti precisazioni.
Anzi, i più maliziosi, avvezzi ad attribuire ai democristiani l’antica arte della simulazione e della dissimulazione, proprio in questa insistenza nel negare, vedono una preparazione ad una eventualità che deve consumare fino in fondo i suoi rituali dell’eccezionalità: l’indisponibilità, gli scatoloni a palazzo Giustiniani, fino alla grande chiamata in assenza di alternative.
La sensazione del cronista è che non ci sono ragioni per dubitare della sincerità di Mattarella.
Già in tempi non sospetti, prima del default politico che ha imposto una situazione di emergenza, ha espresso le sue perplessità sul considerare ordinaria la rielezione di un capo dello Stato perché sette anni sono già un tempo congruo e raddoppiarli significa portare ai vertici delle istituzioni una anomalia politica e in fondo anche costituzionale. Proprio il citato Segni, nel presentare la sua proposta, definiva “il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato” e aggiungeva che l’introduzione della ineleggibilità “vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione”.
Il che non è certo il caso di Mattarella, ma il punto è proprio questo: quanto la sua permanenza al Quirinale ne altererebbe, nella percezione e nella sostanza, il ruolo? Inevitabilmente, dopo due bis, ogni inquilino del Colle verrebbe percepito come il primo successore di se stesso e, anche involontariamente, i suoi atti durante il settennato potrebbero essere letti sotto questa luce.
E fin qui c’è la dottrina, le buone intenzioni di oggi, la stanchezza di anni pesanti, soprattutto l’ultima legislatura, iniziata con la richiesta di impeachment e le effervescenze populiste, e terminata con un governo del presidente per far fronte alla più drammatica emergenza degli ultimi cinquant’anni.
Poi c’è la situazione concreta. Domanda: si può escludere che, di fronte a una impasse di straordinaria gravità, con i partiti che non riescono a mettersi d’accordo su un nome, l’ennesimo scenario di emergenza nel quale garantire la continuità di un governo di emergenza, l’effervescenza dei mercati, Mattarella sia “costretto” a piegarsi alla ragion di Stato? La risposta è no.
E dunque, le ultime uscite del capo dello Stato, dalla convocazione dei presidenti delle Camere al Colle per sollecitare i partiti a mettere la testa sul Recovery all’appello ad evitare inutili tensioni, raccontano proprio questo: la consapevolezza che, per concedersi un meritato riposo, la precondizione è che il quadro politico sia in sicurezza.
Se altrimenti l’attuale maggioranza affronta la partita del Quirinale in ordine sparso si crea automaticamente un contesto che giustifica l’appello a rimanere contro le sue intenzioni.
Il tema politico è questo: se Draghi, l’unico che può avere un consenso largo in un Parlamento in cui né centrodestra né centrosinistra sono in grado di eleggersi il capo dello Stato da soli, è costretto a rimanere nella sala macchine di palazzo Chigi come garanzia sul Recovery, si può, ed è opportuno, cambiare presidente in una fase emergenziale di governo del presidente senza contraccolpi?
O in fondo c’è una missione comune da portare a termine che al dunque sarà più forte delle inclinazioni soggettive?
(da Huffingtonpost)
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Maggio 19th, 2021 Riccardo Fucile
LE PAROLE DAVANTI AGLI ALUNNI DI UNA SCUOLA DI ROMA
Quando mi hanno eletto ”mi sono preoccupato perché sapevo quanto era impegnativo il compito. Ma due cose mi hanno aiutato: ho ottimi collaboratori ma soprattutto il fatto che in Italia in base alla Costituzione non c’è un solo organo che decide, ma le decisioni sono distribuite tra tanti organi. Il presidente della Repubblica deve conoscere tutti, seguire tutti per poter intervenire con suggerimenti. Ma tra otto mesi il mio mandato di presidente termina. Io sono vecchio tra qualche mese potrò riposarmi” ha detto il presidente della Repubblica parlando con degli alunni di una scuola primaria di Roma.
Mattarella ha risposto ad alcune domande degli alunni. “La legge più importante è la Costituzione che contiene molte indicazioni: l’art 2 parla dei diritti inviolabili; subito dopo l’art 3 indica il valore dell’uguaglianza e questo è il diritto principale. Siamo tutti uguali di fronte alla legge, qualunque sia il colore della pelle, l’etnia, siamo tutti uguali. C’è una cosa che ci l’ha ricordato la pandemia, con tutti costretti a indossare le mascherine – ha spiegato il capo dello Stato – siamo tutti uguali, questo è il fondamento dei diritti, l’uguaglianza dei cittadini”.
(da agenzie)
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Marzo 30th, 2021 Riccardo Fucile
NON SI PRESTERA’ A CHI GLI CHIEDE DI RIMANERE UN ANNO ANCORA PER PERMETTERE A DRAGHI DI RESTARE PREMIER FINO AL 2013
Stavano lievitando gli scenari, i retroscena, le illazioni e gli esercizi di fantapolitica riguardanti un supplemento di settennato per Sergio Mattarella al Quirinale. Si delineava, nel tam tam parlamentare, nelle voci da stanze dei partiti e nel gossip mediatico, questa situazione: Mattarella dopo la scadenza del suo mandato nel 2022 resta ancora un anno sul Colle, per dare il tempo a Draghi di finire la sua opera di premier e subentrargli nel 2023. E invece? Niente.
Coerente con altre sue simili uscite — basti ricordare il discorso presidenziale dell’ ultimo Capodanno — Mattarella ribadisce il punto e mette a tacere una volta per tutte le voci e le fantasie.
«Quest’ anno, anche perchè è l’ ultimo del mio mandato, non potevo e non volevo fare a meno di questo incontro». Ecco con questo piccolo ma significativo inciso, inserito nei circa sette minuti di saluto rivolto dal Capo dello Stato alla rappresentanza dell’ Aeronautica militare che ha incontrato al Quirinale per il 98esimo anniversario della sua costituzione, Mattarella sottolinea ancora una volta di essere entrato nell’ ultimo anno del settennato, che terminerà il 3 febbraio del 2022, e di non volere un eventuale prolungamento. Altro che rielezione!
E bastava guardare anche la scena dell’ altro giorno — il 25 marzo, quando Benigni ha letto Dante al Quirinale — per accorgersi della convinzione assoluta di Mattarella a non restare oltre, nel caso gli venisse chiesto, sul Colle.
Benigni gli si è rivolto così: «Presidente, a me dispiace che stia per finire il suo mandato e che lei vada via». E Mattarella, con un lieve sorriso: «C’ è un tempo per ogni cosa».
Il suo tempo da Presidente finirà quando dovrà finire. «Quello che inizia — sottolineò infatti Mattarella nel messaggio di fine 2020 — sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica. Coinciderà con il primo anno da dedicare alla ripresa della vita economica e sociale del nostro Paese. La ripartenza sarà al centro di quest’ ultimo tratto del mio mandato. Sarà un anno di lavoro intenso».
Il fatto è che Mattarella ha fatto sua e non da oggi l’impostazione di Antonio Segni. Quella che, in occasione dei 130 anni della nascita di quel Presidente della Repubblica, l’attuale inquilino del Colle ha anche ricordato in un discorso all’ inizio di febbraio nel pieno della crisi di governo. Segni era contrario alla rieleggibilità immediata del Presidente della Repubblica.
Era convinto che bisognasse inserire una modifica nella Costituzione che la impedisse. E con Segni, Mattarella condivide questa posizione che l’antico Presidente della Repubblica esprimeva così: «Il periodo di sette anni è sufficiente a garantire una continuità nell’ azione dello Stato». E aggiungeva: «La proposta di modifica costituzionale vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorire la rielezione».
Ma c’ è di più nel Segni pensiero cui Mattarella aderisce: «Una volta disposta la non rieleggibilità del Presidente, si potrà anche abrogare la disposizione dell’ articolo 88 comma 2 della Costituzione, che toglie al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del suo mandato».
Nessuna rielezione immediata (e data l’età dei Presidenti della Repubblica significa nessuna rielezione e basta) e abolizione del semestre bianco: Mattarella la pensa così. E la sua «immutabile coerenza» — come la definisce il giurista Paolo Armaroli nel libro: «Conte e Mattarella. Sul palcoscenico e dietro le quinte del Quirinale» — lo porta sia per ragioni personali sia per ragioni costituzionali a non contemplare in alcun modo un bis.
(da “Il Messaggero”)
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Marzo 11th, 2021 Riccardo Fucile
ANTIEUROPEISTI, NEGAZIONISTI, EX FORZA NUOVA
Tutti o quasi accumunati da una simpatia per i sovranisti, qualcuno in passato impegnato anche in Forza Nuova, antieuropeisti e negazionisti.
Questo il profilo che va emergendo degli hater di Sergio Mattarella, gli undici indagati dal sostituto procuratore della Repubblica di Roma, Eugenio Albamonte, accusati di offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato, per gli insulti e le minacce di morte al Presidente della Repubblica fatti tramite i social network.
“Armiamoci e andiamo ad ammazzare quel figlio di tr…”, “Ti auguro di morire male”, “Non vedo l’ora che ci sia il tuo funerale”, “Pezzo di me…, ti voglio vedere morto”, sono alcuni dei messaggi incriminati, lanciati sul web contestando i provvedimenti anti-Covid.
Odiatori di diverse estrazioni
Si va dall’elettricista al cardiologo, fino al blogger. Questa mattina ad essere stati perquisiti dagli investigatori della Polizia, squadre mobili, Digos e polizia postale, sono stati così Simone Gagliardone, di Penago, in provincia di Asti, Renè Nani, di Gonzaga, in provincia di Mantova, Arjan Karagjozi, di Genova, Alessandra Pioli, di Terni, Carlo Botta, di Grosseto, antieuropeista e fautore dei mini bot, Rosario Ricci, di Viterbo, Irena Salati, di Marino, in provincia di Roma, Alessio Pichi, di Aprilia, in provincia di Latina, Salvatore Giuseppe Ingrosso, di Sava, in provincia di Taranto, Alessandro Bellomo, di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, e Vito Contesi, di Bari
Nel mirino non solo contro Mattarella
La campagna d’odio non sarebbe stata rivolta solo contro Mattarella, anche se il Presidente della Repubblica sarebbe stato preso particolarmente di mira.
Secondo gli inquirenti offese e minacce sarebbero state indirizzate anche contro gli ex premier Giuseppe Conte e Mario Monti e l’ex ministro Elsa Fornero. Ad ogni Dpcm pubblicato, per ogni norma adottata per contenere la diffusione del coronavirus e in occasione di ogni comunicazione istituzionale gli insulti e le minacce sarebbero aumentati.
(da “La Repubblica”)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
SI E’ MESSO IN FILA ALLO SPALLANZANI COME TUTTI
I suoi non volevano la photo opportunity. Alla fine è venuta fuori l’immagine più potente di tutte: Sergio Mattarella seduto nella sala dello Spallanzani, circondato da altri anziani, attende il suo turno come un cittadino qualunque.
Non ci sono pose, nè sorrisi di circostanza, nè trattamenti da salottino vip, è un’istantanea casuale, di normalità democratica. Nella patria dei furbetti, dove gli avvocati hanno avuto la precedenza sulle persone fragili, Mattarella, 80 anni a luglio, ha aspettato per due mesi il suo momento.
L’aveva detto nel discorso di fine anno, e l’ha fatto. Si è messo in fila in una grigia mattina di marzo, salutando le donne e gli uomini che erano lì con lui, e tutto questo adesso suscita stupore.
Joe Biden si era vaccinato in diretta tv, esponendo il braccio a favore di telecamera. Benjamin Netanyahu voleva essere il primo. Altri presidenti seguiranno. E’ giusto che un leader dia l’esempio, per cui non c’è nulla di male.
E’ comprensibile che un’autorità , che deve governare ogni giorno mille impicci legati alla pandemia, venga messa in sicurezza. E’ il ragionamento che ha fatto il governatore campano Vincenzo De Luca, che ha pensato bene di saltare direttamente la fila, non spiegando nemmeno le ragioni della sua premura.
Con i vaccini siamo indietro (ieri 114 mila iniezioni, troppo poche), ma Mattarella oggi ci ha ricordato la cosa più importante di tutte: in questa tempesta siamo tutti sulla stessa barca.
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
COMPIE 80 ANNI A LUGLIO MA NESSUN PRIVILEGIO, LA REGIONE LAZIO E’ PIU’ AVANTI DI ALTRE E VACCINA GIA’ LA FASCIA 78 E 79 ANNI
Oggi Sergio Mattarella verrà sottoposto alla vaccinazione anti COVID. Il presidente della Repubblica ha 79 anni, ne compirà 80 a luglio, e c’è qualcuno che dice che non avrebbe diritto. Ma le cose stanno diversamente.
Sergio Mattarella si vaccinerà oggi all’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma. Il Capo dello Stato è atteso a mezzogiorno nella struttura ospedaliera del quartiere Monteverde. La notizia è trapelata: secondo le intenzioni del Capo dello Stato sarebbe dovuta essere resa nota solo a vaccinazione avvenuta.
“Vaccinarsi -aveva affermato Mattarella nel messaggio di fine anno- è una scelta di responsabilità , un dovere. Tanto più per chi opera a contatto con i malati e le persone più fragili. Di fronte a una malattia così fortemente contagiosa, che provoca tante morti, è necessario tutelare la propria salute ed è doveroso proteggere quella degli altri, familiari, amici, colleghi. Io mi vaccinerò appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza”. Qualcuno però insinua che non sia così.
Altri su Facebook commentano: “Mia nonna, 84 anni, è ancora in attesa di essere chiamata. Da 3 settimane. Quindi sapere che Mattarella oggi si fa il vaccino cosa ci dà alla nostra vita?”, oppure “Ma ha ancora 79 anni, come mai lo vaccinano? Compirà 80 anni il 23 Luglio”.
Ma Mattarella non ha “saltato la fila”.
Nel Lazio le prenotazioni per gli over 78 sono attive già dal 5 marzo: in quella data chi appartiene alle classi d’età di 79 e 78 anni (le persone nate nel 1942 e 1943), ha potuto effettuare la prenotazione. E da domani partono quelle per le altre fasce di età oltre i 70 anni, come recita il calendario della regione:
77 — 76 anni (anni di nascita 1944 e 1945): dalle ore 00:00 del 10 marzo in poi
75 — 74 anni (anni di nascita 1946 e 1947): dalle ore 00:00 del 12 marzo in poi
73 — 72 anni (anni di nascita 1948 e 1949): dalle ore 00:00 del 15 marzo in poi
Insomma Mattarella ha seguito le regole, la regione Lazio ha dimostrato di essere un passo avanti con le vaccinazioni e non c’è nessun complotto o privilegio.
(da NextQuotidiano”)
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Gennaio 1st, 2021 Riccardo Fucile
SERVONO “RESPONSABILITA’ E SENSO DEL DOVERE” PERCHE’ “E’ IL TEMPO DEI COSTRUTTORI”
Il messaggio è già nell’immagine, prima ancora che nelle parole. Il “fuori” che entra “dentro”, attraverso le vetrate aperte del Quirinale.
La realtà che irrompe nel Palazzo, con il suo bisogno di normalità da riconquistare e con l’immane angoscia che suscita l’anno più orribile della storia recente: la tragedia di una pandemia nella quale siamo ancora immersi, il dolore di comunità spezzate, di disuguaglianze crescenti, in definitiva la profonda solitudine del popolo italiano che, in questa emergenza, ha dimostrato un senso di autocontrollo migliore della sua rappresentanza politica.
Luogo senza orpelli, decorazioni, alberi di Natale, parole crude, asciutte, “senza chiudere gli occhi di fronte alla realtà ” e con la “necessità di dare memoria di quello che abbiamo vissuto in questo anno”.
Parole senza autocompiacimenti retorici, come usa chi ha il senso del proprio ruolo.
Nel discorso di Mattarella di fine anno c’è tutta la gravitas del momento e la capacità di incarnare questo animo profondo degli italiani, con lo stile di chi questa crisi l’ha accompagnata passo dopo passo, senza l’ansia da palcoscenico, anche di fronte all’eccesso degli altrui protagonismi.
Un presidente solo in un paese solo, che entra nell’ultimo anno del proprio mandato, annunciando che non ce ne sarà un altro, e che vive nella tensione tra la speranza di salutare, nel prossimo discorso, un paese che si è rialzato e una certa non troppo celata disillusione rispetto alla situazione politica.
Nello stile di questo presidente non c’è mai una critica esplicita, un “non ci sto”, un “monito”, ma tutto racconta di una profonda diversità rispetto all’andazzo dei tempi, con i suoi picchi narcisistici sul “modello italiano”, il culto della comunicazione, il presentismo senza orizzonte.
Quanto è distante il chiacchiericcio della crisi strisciante che rimbomba nei palazzi della politica dal richiamo all’“unità civile e morale degli italiani”.
Unità che gli italiani hanno già dimostrato di avere e che va perseguita senza “annullare diversità di idee, ruoli e interessi”, ma ricercando quelle “convergenze di fondo per superare momenti storici di drammatiche difficoltà ”.
E quanto è distante l’ammissione, con la forza dell’umiltà , di “errori” che sono stati commessi, anche in buona fede, anche perchè a un certo punto la storia è stata più forte degli uomini chiamati a gestirla. Ma errori, non trionfi, come il “diffuso rilassamento” estivo.
Quattordici minuti, gli auguri più brevi del settennato, per squadernare la realtà , che sollecita “ancor di più la responsabilità ” delle istituzioni, della politica, dell’intera classe dirigente, proprio ora che scienza, attraverso il vaccino, fornisce l’arma più forte, “prevalendo su ignoranza e pregiudizi”: “Serietà , collaborazione e anche senso del dovere”.
Insomma, volendo tradurre in modo un po’ tranchant, ma efficace, il senso delle parole di Mattarella è: governate (se siete capaci). O meglio, l’imperativo, senza alternative, è “governare”, ove per governo si intende la capacità di assumere decisioni, scelte, nell’ambito di una visione del futuro.
Non è una difesa acritica dell’esistente, della stabilità a prescindere a tutti i costi — spetterà alle forze politiche trovare le modalità più consone per andare avanti – ma certo, nel richiamo, c’è l’invito a scongiurare una crisi come un’avventura. E, sempre a voler tradurre in modo prosaico, se questo è il messaggio rivolto al Governo, alle forze politiche, avvitate in un dibattito a tratti incomprensibile, l’invito è a “non perdere tempo” sprecando “energie per inseguire illusori e vantaggi di parte”.
Insomma, Mattarella non suggerisce una formula: rimpasto, riassetto, avanti così o in modo diverso.
Suggerisce però di acquisire una buona volta la consapevolezza della sfida e le aspettative degli italiani che meritano una classe dirigente di “costruttori”.
Non a caso parla di “ripartenza” ma sempre accompagnata alla parola “ricostruzione”, e non è un vezzo lessicale, ma un concetto politico. Perchè la pandemia non è una parentesi, dopo la quale tutto riprenderà come prima, ma uno tsunami che ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, ha acuito fragilità del passato, ha aggravato vecchie disuguaglianze e ne ha generate di nuove, come il solco, sempre più profondo, tra garantiti e non garantiti.
Questo impone la capacità di immaginare il futuro, a partire dal Recovery plan cui è dedicato uno dei passaggi più incisivi del discorso.
Dietro l’auspicio di un’azione “concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse”, che evoca le parole di Draghi sul debito buono e cattivo, c’è la tutta l’incertezza di un piano che, al momento non c’è, se non come collage di vecchi progetti. E da cui dipenderà gran parte del nostro futuro.
Non è una bestemmia ridiscuterlo, anzi dice Mattarella “cambiamo ciò che va cambiato”, in relazione al dibattito in corso, il che — è il non detto — può anche aiutare a stemperare le tensioni. Ma fate presto.
A proposito di sobrietà , i tweet del discorso si contano sulle dita di una mano (scelta voluta), a conferma che popolarità può far rima con serietà .
Buon anno.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 1st, 2021 Riccardo Fucile
SHARE AL 64,95% RISPETTO AL 59,51 DEL 2019
E’ stato il discorso dei record quello che ieri il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha tenuto agli italiani per i consueti auguri di fine anno.
Sono stati infatti 15.272.170 i telespettatori che si sono collegati sia attraverso i canali generalisti che attraverso quelli tematici, con il 64,95% di share.
Nel 2019 erano stati 10.121.552 i telespettatori, per uno share del 59,51%; nel 2018 erano stati 10.525.049, con il 62,13% di share; nel 2017 erano stati 9.700.277 con il 55,58% di share; nel 2016, 10.060.189, con il 58,63% di share; nel 2015 sono stati 10.075.487 con il 56,019% di share.
(da agenzie)
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