Gennaio 19th, 2015 Riccardo Fucile
IL SUO CURRICULUM E’ COSTELLATO DA FLOP: DA ITALO ALLA POLTRONA FRAU, PASSANDO PER GLI APPALTI DI ITALIA ’90
Matteo Renzi vuole Luca Cordero di Montezemolo come consigliere strategico per l’attrazione degli investimenti in Italia e la promozione del made in Italy.
A scriverlo è il Corriere della Sera, secondo cui il presidente del Consiglio, che martedì presenterà un decreto con norme per favorire gli investimenti nella Penisola di grandi gruppi e fondi sovrani stranieri, intende chiedere all’ex presidente di Fiat e Ferrari nonchè di Confindustria, di fare da “punto di riferimento e raccordo con il mondo imprenditoriale e finanziario italiano ed estero”.
Una decisione che, se confermata, promette di suscitare non poche polemiche.
Perchè, al contrario dell’ex numero uno di Luxottica Andrea Guerra, nominato a dicembre consulente economico personale di Renzi, Montezemolo siede ancora oggi su molte poltrone di peso.
E’ presidente della nuova Alitalia Sai post fusione con Etihad, di cui proprio oggi è in corso il primo consiglio di amministrazione, fondatore e azionista di maggioranza di Ntv, la società dei treni ad alta velocità Italo, vicepresidente di Unicredit e azionista del fondo lussemburghese di private equity Charme Investments.
Ed è pure il lizza per il comitato promotore delle Olimpiadi 2024, a cui Renzi ha deciso di candidare Roma.
Di conseguenza il conflitto di interessi, se diventasse consigliere del premier, sarebbe una certezza più che un rischio.
Ma a far sorgere più di un interrogativo sull’opportunità della nomina è soprattutto il bilancio dei vari affari e interessi del manager defenestrato in settembre da Sergio Marchionne (con una liquidazione da quasi 27 milioni di euro).
Infatti, anche lasciando da parte gli insuccessi della casa di Maranello in Formula 1 e la fallimentare parentesi politica con Italia Futura, i suoi business non godono affatto di buona salute.
La Ntv, fondata con il patron di Tod’s Diego Della Valle, Gianni Punzo e Giuseppe Sciarrone per fare concorrenza ai Frecciarossa, è affossata dai debiti e ha annunciato 248 esuberi, pari al 25% dei dipendenti, confermati nonostante l’Autorità dei trasporti le abbia accordato uno “sconto” del 37% sulla tariffa per l’uso della rete ad alta velocità .
Veniamo a Charme, fondo specializzato in investimenti nel lusso, controllato da Montezemolo e dal figlio Matteo attraverso Charme management e partecipato anche da Della Valle e dal presidente e amministratore delegato di Technogym Nerio Alessandri.
Gli esiti di quest’avventura imprenditoriale rappresentano un pessimo biglietto da visita per colui che Renzi vorrebbe come consigliere in virtù del suo curriculum da “alfiere del made in Italy”: poco meno di un anno fa, infatti, il fondo ha ceduto il glorioso marchio Poltrona Frau, a cui fanno capo anche Cassina e Cappellini, agli americani di Haworth, incassando una plusvalenza di oltre 160 milioni.
E ha venduto pure il produttore di scatole nere Octo Telematics, passato ai russi di Renova.
A fine 2013 era invece stata messa in liquidazione un’altra partecipata, la società del cachemire Ballantyne
Guardando al passato, poi, nel cv di Montezemolo spiccano il flop dell’acquisizione di Carolco Pictures da parte di Rcs Video, di cui a inizio anni 90 era amministratore delegato, la disastrosa quotazione in Borsa del gruppo Sole 24 Ore e la debacle degli appalti per Italia 90.
Dallo stadio Delle Alpi a Torino — nel frattempo demolito per far posto al Juventus Stadium — alla ristrutturazione dell’Olimpico di Roma e del Dall’Ara di Bologna, i costi delle opere lievitarono in media, stando alla relazione presentata dall’allora ministro delle Aree urbane Carmelo Conte, dell’84 per cento rispetto al budget previsto.
Per non parlare di sprechi come quello dell’Air terminal di Ostiense, che dopo la fine del campionato mondiale è rimasto abbandonato per oltre 20 anni prima di essere recuperato come sede di Eataly e, per coincidenza, stazione di partenza dei treni Italo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 29th, 2013 Riccardo Fucile
DOPO LA NOMINA DEI MINISTRI CHE HA VISTO PREMIATI SOLO MAURO, MOAVERO E L’UDC D’ALIA, CRESCE L’INSOFFERENZA SIA DI ITALIA FUTURA CHE DEI CATTOLICI DI RICCARDI
Alla fine Governo d’intesa fu. Quello che Scelta civica sperava dal giorno dopo le elezioni, e a dire il vero anche da prima, dal momento in cui Monti ne ha battezzato la nascita come movimento per poi ‘salire’ in politica.
Ma è un’intesa che, per i civici, potrebbe essere divisiva, e che ad oggi allontana ancora di più l’ala montezemoliana dal resto del movimento.
Basta guardare ai nomi che, tra tutti quelli che i civici consideravano papabili per il Governo, alla fine sono in squadra.
C’è Mario Mauro: non vice premier come sperato – bisognava dare spazio pieno ad Alfano per bilanciare Letta Premier -, ma in un ministero di peso, e di spesa, la Difesa.
Rappresentanza indispensabile, per i civici, quella dell’ex capogruppo Pdl al Parlamento europeo, figura di cerniera, di dialogo con il partito del Cavaliere.
Mario Monti non entra, anche per scelta.
E’ bene che leader e senior diano il loro appoggio senza entrare, diceva ieri il Premier uscente.
E poi un conto sarebbe stato un Governo dal profilo più tecnico, altra cosa un profilo così marcatamente politico, come chiarito da Giorgio Napolitano.
Ma c’è un uomo montiano in squadra, Enzo Moavero, riconfermato alle Politiche comunitarie, garanzie per il fronte europeo.
Restano invece fuori le altre componenti della galassia civica: a partire da quella che fa capo ad Andrea Riccardi, che pure contava in una conferma se non all’Integrazione in un altro ministero: un epilogo che potrebbe accrescere il distacco del fondatore di Sant’Egidio dal movimento che pure ha contribuito a fondare solo qualche mese fa.
Soprattutto – come in realtà previsto – restano fuori i montezemoliani, che ora attendono la partita su vice ministri e sottosegretari (Carlo Calenda, braccio destro di Montezemolo, aspirava ad un incarico allo Sviluppo).
“Un buon governo, con nomi di qualità . Purtroppo Scelta civica esprime il grado più basso di innovazione: nessuna donna, nessuna vera novità “, twitta Andrea Romano.
Anche perchè entra invece in squadra Giampiero D’Alia, uomo di Pier Ferdinando Casini, che dunque – seppure non con l’ardita manovra per portare Vietti alla Giustizia – alla fine l’ha vinta, a dispetto del tracollo elettorale: proprio l’Udc, che i futuristi hanno sempre bollato come il ‘vecchio’ dentro Scelta civica.
Uno scontro latente che potrebbe riproporsi a stretto giro, sia sul fronte del Governo nella partita su vice e sottogretari, sia su quello interno, a partire dalla sostituzione di Mauro come capogruppo al Senato.
Incarico per il quale era in corsa Maria Paola Merloni, vicina a Montezemolo, ma che invece ora vedrebbe papabile anche Benedetto Della Vedova, unico finiano in Parlamento.
Partita dunque aperta.
Un epilogo positivo e a tratti non sperato, il Governo Letta “è un grande successo” di Scelta civica, afferma Linda Lanzillotta, e si muove “sulla nostra linea, della responsabilità “, osserva Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera.
Certo, allontana il voto, ovvero lo scenario peggiore per i civici.
Ma non esclude la scissione all’interno dello stesso movimento.
Martina Cecchi de Rossi
(da “L’Huffington Post”)
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Dicembre 31st, 2012 Riccardo Fucile
LUI NON SI CANDIDA, NESSUN POLITICO NELLA LISTA CIVICA ALLA CAMERA
«Non mi candido». Luca Cordero di Montezemolo scioglie la riserva e annuncia che non sarà in lista alle prossime elezioni.
Il leader di Italia Futura ribadisce però che la sua formazione sarà a disposizione di Mario Monti e tra i candidati ci saranno rappresentanti della società civile e delle associazioni, imprenditori e professionisti: ma nessun politico o ex parlamentare. Nessun passo indietro, dunque, per Italia Futura, che conferma l’impegno nella coalizione centrista guidata da Monti.
Coalizione che sta lentamente prendendo forma, tra molte difficoltà .
Ci sono i candidati da scegliere, ma non è ancora chiaro neanche quante saranno le liste che alla Camera si presenteranno sotto il mantello del Professore: il tentativo è quello di riuscire a presentarsi con due sole liste, una «politica» e una composta soltanto dalla società civile.
Il primo vertice comune con Monti, al termine del quale si è deciso di procedere con liste separate a Montecitorio e non con due listoni unici alla Camera e al Senato, ha lasciato qualche strascico.
Il principale sostenitore della lista unica, il ministro Corrado Passera, ha fatto un passo indietro.
Montezemolo fa sapere di essere «dispiaciuto» per la sua defezione ma spiega che non c’è stato alcun veto e che la decisione finale sulla lista è stata presa dal premier.
Ora il dado è tratto e si tratta di capire quale sarà il ventaglio di formazioni che si presenteranno.
Scontata la presenza dell’Udc e della lista della società civile: quest’ultima vorrebbe presentare i candidati già entro l’Epifania.
Enrico Bondi, scelto dal leader della coalizione per valutare la compatibilità della candidature con i criteri rigorosi voluti proprio da Monti (dalla mancanza di precedenti penali al conflitto d’interessi), finirà il suo lavoro entro 48 ore
Si tratta però di capire quali altre liste ci saranno.
Gianfranco Fini annuncia la presenza di Futuro e Libertà , ma sono in diversi a nutrire dubbi sulla possibilità di superare la soglia necessaria.
Il problema non si porrebbe se ci fosse solo Fli, ma c’è l’ipotesi che arrivi nella federazione anche Fare per fermare il declino, di Oscar Luigi Giannino.
Lista che è accreditata di un due per cento, percentuale che rischierebbe di mettere in difficoltà Fli.
La trattativa è in corso ma Monti non sarebbe entusiasta dell’ipotesi di associare Giannino.
Andrea Riccardi, un altro dei componenti di «Verso la Terza Repubblica», ammette i momenti non facili: «Discussioni e difficoltà ce ne sono sempre, specie nella fase di avvio di un progetto politico nuovo. Mi auguro ora si possa ritrovare tutti il massimo di impegno e di unità ».
Indiscrezioni e conferme sui nomi in lista si susseguono. L’altro ieri Franco Frattini veniva dato come sicuro candidato al Senato, ieri lui stesso chiariva: «Un convinto sostegno all’agenda Monti e al presidente Monti in nome del popolarismo europeo si può ben dare anche senza una candidatura».
Ma è chiaro che gli ex parlamentari e i politici di peso finiranno nel listone del Senato. Si parla, tra gli altri, di Mario Mauro, Benedetto Della Vedova, Linda Lanzillotta e Nicola Rossi.
E mentre il premier è ancora a Venezia per una breve vacanza, stamattina a Roma ci sarà una riunione importante su simboli e candidature, presente lo stato maggiore di Italia Futura, Lorenzo Dellai, i rappresentanti delle associazioni e dell’Udc.
Tra le cose da decidere, anche il nome della formazione: l’ipotesi prevalente, al momento, è «Lista civica per Monti».
Ma lo Statuto, ancora da scrivere, dovrà prevedere anche chi avrà la titolarità del simbolo e il potere di utilizzo.
Il simbolo, che si richiamerà espressamente al Professore ed evocherà l’Europa, sarebbe già stato depositato a Bruxelles.
Un altro logo è spuntato nei giorni scorsi: una doppia ellisse incrociata (una grigia ed una blu) all’interno della quale orbita la scritta «Democratici popolari per Monti», con la parola popolari che risalta sulle altre perchè di colore nero, mentre «con Monti» è scritto in arancione.
Ma decisioni conclusive ancora non sono ancora state prese.
Alessandro Troncino
(da “il Corriere della Sera“)
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Dicembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
LA FONDAZIONE DI MONTEZEMOLO SARA’ LO ZOCCOLO DURO DEL MOVIMENTO
Ci vorranno 10-15 milioni di euro per la campagna elettorale della lista Monti.
Soldi che solo in parte arriveranno dal finanziamento pubblico ai partiti, quello al quale possono accedere l’Udc di Pier Ferdinando Casini e Fli di Gianfranco Fini, ma non ancora Italia Futura di Luca di Montezemolo con le altre associazioni della società civile di Verso la Terza Repubblica.
Una parte importante delle risorse, dunque, sarà raccolta tra i privati.
Tra chi, imprenditori in testa (ma con il limite di 10 mila euro come prescrive la nuova legge sul finanziamento ai partiti), deciderà di sostenere il nuovo movimento, che sorgerà dalle ceneri da Italia Futura, nata think tank tre anni fa e divenuta quasi movimento politico.
Dopo l’anomalia di Forza Italia nel 1994, quello Luca di Montezemolo, Andrea Riccardi, Andrea Olivero e Raffaele Bonanni è il nuovo tentativo (esclusi il Movimento, anch’esso anomalo, di Beppe Grillo e prima quello dell’Idv dell’ex pm Antonio Di Pietro) in circa un ventennio della seconda Repubblica, di presentare alle elezioni un nuovo partito, con ambizioni di governo, che non rappresenti un maquillage di uno già esistente.
E che quindi non erediti risorse, strutture organizzative, immobili, personale e vantaggi
competitivi come quello di non dover raccogliere le firme per la presentazione delle liste.
Servono soldi, quindi. «Ma non tantissimi. Non faremo una campagna elettorale miliardaria», dicono dalla sede di Italia Futura nel quartiere borghese romano di Prati. Senza aggiungere per ora nulla di più.
Perchè tutto dipenderà da come l’alleanza per Monti andrà alle elezioni: con una sola lista, che avrà il pregio pure di dimezzare i costi, dal momento che sarà più facile veicolare un unico messaggio; oppure con più liste, nel quale caso gli investimenti per i nuovi arrivati sono destinati ad aumentare.
A Italia Futura dicono di essere pronti, ma non danno alcun’altra informazione, nemmeno sulle attuali disponibilità finanziare della Fondazione movimento e sui suoi principali sostenitori.
Ma i conti sono stati fatti se uno dei promotori del nuovo partito stima, off the record, in «dieci, quindici milioni» le risorse necessarie.
Considerando che sarà una campagna elettorale piuttosto breve e soprattutto in un contesto recessivo.
Benzina e manifesti saranno le spese principali, tenendo conto pure che gli spazi con più appeal (quello delle grandi stazioni ferroviarie, per esempio) sono già stati prenotati dai vecchi partiti, Pd in particolare.
E non costerà usare i social network come dimostra la recente “salita” del senatore Monti su twitter.
Italia Futura sfiora i 70 mila iscritti. La quota minima di iscrizione è di 20 euro annuali, 100 per il cosiddetto aderente, 500 per il sostenitore.
Di certo in tanti, soprattutto imprenditori, hanno sborsato molto di più. In tutte le convention in giro per l’Italia, Montezemolo ha raccolto finanziamenti.
Italia Futura è il nocciolo duro del nuovo partito perchè nè Olivero, che si è dimesso da presidente in vista della sua prossima candidatura, nè Bonanni, che ha ormai fatto un passo indietro e non parteciperà personalmente alla campagna elettorale, possono schierare rispettivamente le Acli e la Cisl.
Singoli militanti e iscritti ci saranno, ma è evidentemente un’altra cosa.
Discorso identico per la Comunità di Sant’Egidio di Riccardi.
E le risorse per questo che appare un nuovo partito trasversale della borghesia, tanto più dopo l’abbraccio tra Sergio Marchionne (la Fiat è proprietaria della Ferrari di cui è presidente Montezemolo) e Monti davanti agli operai della fabbrica di Melfi, arriveranno soprattutto da imprenditori.
Ce ne sono alcuni già in prima fila, altri più defilati, tra questi in molti indicano il patron di Tod’s, Diego Della Valle, che però ha sempre smentito.
Certo c’è Gianni Punzo presidente dell’Interporto campano di Nola, e socio di Montezemolo, insieme, tra gli altri, allo stesso Della Valle, in Ntv, il treno ad alta velocità .
C’è poi Maria Paola Merloni, deputata Pd, ora presidente di If Marche e figlia di Vittorio Merloni, ex presidente di Confindustria, presidente onorario della Indesit.
C’è il proprietario e presidente della Ferrarelle, Carlo Pontecorvo che presiede If della Campania; Salvatore Matarrese, costruttore, presidente dell’Ance pugliese, che guida If Puglia; Cinzia Palazzetti, imprenditrice del settore edile, già presidente degli industriali di Pordenone; Federico Vecchioni, imprenditore agricolo, dimessosi recentemente da coordinatore di If dopo essere stato rinviato a giudizio con l’accusa di truffa dalla procura di Grosseto.
Insomma, «i soldi non sono proprio un problema», sintetizza uno degli esponenti della Fondazione che entro la fine di questa settimana si trasformerà formalmente in movimento politico, con i vincoli di legge in termini di democrazia interna e di trasparenza dei finanziamenti.
Roberto Mania
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 21st, 2012 Riccardo Fucile
SI ORGANIZZA SU INTERNET L’OPERAZIONE DI RACCOLTA DELLE FIRME
La discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo – secondo un processo estremamente laborioso – ha segnato un altro passetto: è cominciata la raccolta delle firme.
O meglio, delle pre-firme, apponibili da mezzogiorno sul sito puoicontarci.org.
In pratica, una dichiarazione di disponibilità a sottoscrivere la lista, quando sarà il momento giusto.
Il preliminare, dicono dallo staff di Italia Futura (la fondazione di Montezemolo, mentre la lista dovrebbe chiamarsi IF-Verso la Terza Repubblica ), è andato benone: «In poche ore abbiamo raccolto centinaia e centinaia di adesioni».
Non si è riscontrato altrettanto entusiasmo attorno alle candidature che sarebbero «in alto mare», secondo la prudenza classica e granitica dei montezemoliani.
Ma non è così vero.
E infatti nella giornata di martedì si era sparsa la voce, e peraltro sparsa da persone particolarmente bene informate – che ieri il leader di Italia Futura avrebbe tenuto una conferenza stampa attraverso la quale far conoscere i primi nomi eccellenti, le mosse immediate, le intese con i compagni di cordata (o quel che sarà ) e con il presidente del Consiglio, Mario Monti.
La voce è però stata smentita ieri da alcuni fra i collaboratori di Montezemolo.
Non è nemmeno tanto importante sapere se la conferenza stampa sia stata cancellata o mai indetta.
Il punto è che non c’è stata nè ci sono state comunicazioni ufficiali, e probabilmente dipende dalla necessità di aggiustare qualche ulteriore dettaglio, o di attendere una definitiva dichiarazione di intenti del premier.
Il quale si è incontrato a Palazzo Chigi con lo stesso Montezemolo e con Pierferdinando Casini, oltre che con il ministro Andrea Riccardi e con il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa.
Si sarebbe discusso, pare, della modalità di impegno di Monti, che nella serata di ieri non erano ancora chiarite.
Lista unica? Federazione? Altro?
Ecco probabilmente attorno a quali ragioni si è evitata la conferenza stampa, forse temuta come un’accelerazione un po’ troppo brusca.
Comunicazioni ufficiali o meno, su quali saranno i campioni di Montezemolo (che non dovrebbe invece candidarsi, anche se nemmeno qui vi è certezza) sono girate numerose notizie piuttosto attendibili.
Si parla anzitutto di due dei più stretti collaboratori del presidente della Ferrari: lo storico e saggista (oltre che play maker di Italia Futura) Andrea Romano, la giovane economista Irene Tinagli, naturalmente il fondatore di Sant’Egidio, Riccardi.
E poi si fanno i nomi di Carlo Calenda, ex manager di Ferrari e Sky; Stefania Giannini, linguista e rettore dell’Università per stranieri di Perugia; Federico Vecchioni, ex presidente di Confagricoltura; Ernesto Auci, giornalista, ex direttore del Sole 24Ore ed ex amministratore delegato della Stampa; il generale Francesco Camporini, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa.
Senz’altro sarà della partita anche Andrea Olivero, che proprio ieri si è dimesso dalla presidenza della Acli per avere mano libera (e che proprio ieri l’altro aveva espresso tutte le sue profonde perplessità su Fini).
Tanta società civile, come ripetutamente promesso.
Ma anche qualcuno della politica: il presidente della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e Giustina Destro, parlamentare ex berlusconiana.
Perchè tutto questo abbia la dignità dei timbri, bisogna aspettare ancora un poco.
Mattia Feltri
(da “La Stampa”)
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Dicembre 20th, 2012 Riccardo Fucile
UN BLOCCO UNICO AL SENATO PER SUPERARE LA SOGLIA ELETTORALE… POI DUE LISTE, UNA “POLITICA” GESTITA DA CASINI E UNA DELLA SOCIETA’ CIVILE ORGANIZZATA DA MONTEZEMOLO… I FINIANI FINIREBBERO NELLA PRIMA, ANCHE SE IL PRESIDENTE DELLA CAMERA PREFERIREBBE UNA TERZA LISTA DI FLI… POI VANNO COLLOCATI I TRANSFUGHI DAL PDL
Palazzo Chigi, studio del presidente Monti, pochi minuti alle dieci, ieri mattina. Monti ha fatto una manciata di inviti, gli invitati hanno prontamente risposto. Ecco arrivare il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, con il segretario del partito Lorenzo Cesa, il presidente di Italia Futura, Luca di Montezemolo e il ministro per la cooperazione Andrea Riccardi, in rappresentanza di una larga parte del mondo cattolico.
Sono loro a parlare, uno dietro l’altro.
Chiedono al presidente di impegnarsi direttamente, di sostenere il loro accordo elettorale, di guidarlo, di continuare – attraverso il loro appoggio – l’opera «incompiuta» del governo, approfondirla.
Non domandano soltanto di usare il nome «Monti», cercano di convincere l’ex presidente della università Bocconi a diventare un politico a pieno titolo.
Per esempio, prova a proporre Casini, Monti dovrebbe partecipare alla campagna elettorale.
Monti ascolta per lungo tempo, e su questo, a un certo punto, si dirà disponibile: solo tv, però, niente comizi.
Monti non si sbilancia ancora, ma la convocazione di questo incontro dice già molto.
Si fanno anche le ipotesi sulle liste «per Monti» che, in attesa della decisione finale, devono essere messe in moto. I convitati, nello studio di Palazzo Chigi, delineano un piano, che continua a essere perfezionato, ma ieri suonava come segue.
Lista unica al Senato, perchè la soglia della legge elettorale è alta.
Due liste alla Camera, una più «politica» governata da Casini e una più «civile» orchestrata dagli uomini di Montezemolo e dai movimenti cattolici riuniti in «Verso la terza Repubblica» (Riccardi, Olivero, Bonanni, Dellai). «Siamo pronti ad andare da soli», ha detto Montezemolo.
C’è anche, sul tavolo, l’ipotesi di partito unico alla Camera: farebbe risaltare più plasticamente la leadership di Monti, ma il pensiero corrente è che più partiti portino più voti.
Casini ha una preoccupazione, che la sua lista diventi una sorta di «bad company», quella che contiene i nomi gravati da molte legislature, e teme il confronto con Montezemolo, che punta apertamente sul rinnovamento dell’offerta politica.
Ieri Italia Futura ha dato il via alla raccolta delle disponibilità in tutta Italia a firmare per permettere la presentazione delle liste.
Come sempre, le liste sono un punto di alta tensione.
Esiste una questione che riguarda Fini.
Fini non era alla riunione ristretta nello studio del presidente del Consiglio. Motivi di opportunità , vista la carica di presidente della Camera, visto che si sta adoperando in questi giorni per stringere i tempi sulla legge di stabilità .
Nè ha ritenuto di delegare uno dei finiani a partecipare.
Ma ha visto Casini, dopo, e ha sentito Monti e Montezemolo.
Da Italia Futura affermano che non ci sono preclusioni nei confronti di Fini, ma insistono sul «rinnovamento».
Qualche maggiore resistenza verso l’ex fondatore di An viene dal mondo cattolico.
Comunque, i candidati finiani dovrebbero trovare posto – se le liste saranno due – accanto a quelli di Casini.
Fini, tuttavia, punta ancora su una sua lista da affiancare alle altre due.
Esistono altre manifestazioni d’interesse nei confronti di questo centro sotto l’egida di Monti.
Manifestazioni d’interesse da destra e da sinistra.
Uomini del Pdl che non sono avversi a Berlusconi, ma temono la sua deriva anti-europea e anti-rigore.
L’ex ministro degli Esteri, Frattini ha sentito Monti martedì mattina e il deputato europeo Mario Mauro ha avuto un colloquio con il premier nei giorni precedenti.
Con loro ci sarebbero Quagliariello, Cazzola, Mantovano, Malgieri, Valducci (uno dei fondatori di Forza Italia), l’esponente di Comunione e liberazione, Vignali.
Tutti pronti a creare una terza formazione.
Di certo, non vorrebbero finire in una lista segnata dall’impronta di Casini.
Dal settore «montiano» del Partito democratico sono stati invece avviati contatti con Italia Futura: Ichino, Ranieri, Morando, Ceccanti aspettano con interesse le decisioni ufficiali di Monti.
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 17th, 2012 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DI “ITALIA FUTURA” ANNUNCIA IL SUO INGRESSO IN POLITICA E LANCIA MONTI: “NESSUNO MEGLIO DI LUI”…DA SCIOGLIERE IL NODO DEI RAPPORTI CON FINI E CASINI
Dopo quasi due anni di tattica e calcoli, Luca Cordero di Montezemolo rompe gli indugi e annuncia il suo ingresso in politica. “Mai più accetteremo di vedere l’Italia derisa e disonorata, per questo scendiamo in campo”, dice il presidente di Italiafutura lanciando la convention ‘Verso la terza Repubblica’.
“Basta stare in tribuna: i cittadini e le eccellenze che costituiscono il nerbo della nostra azione abbandonino le tribunale e riportino a giocare in attacco a e vincere”, aggiunge l’ex presidente di Confindustria.
“Siamo qui – prosegue – perchè vogliamo che inizi finalmente un capitolo nuovo della nostra vita civile e democratica, che metta al centro questa Italia, l’Italia che rema. Dobbiamo aprire la strada verso la terza Repubblica”.
Resta da capire se l’iniziativa di Montezemolo è in sintonia o piuttosto in concorrenza con le forze di centro che si stanno organizzato attorno alle figure di Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini.
“Sentiremo i richiami valoriali e le loro priorità , ma è evidente che delle convergenze ci sono, quella che salta più agli occhi è che coloro che operano nella società civile, così come fanno gli amici dell’Udc e facciamo noi nella politica, è il fatto che si parta da un dato: dopo il voto serve un governo politico ma con Mario Monti come presidente del Consiglio”, commenta a distanza il presidente della Camera.
Fini insieme aI leader dell’Udc è tornato oggi a chiedere un impegno politico al presidente del Consiglio Mario Monti, e anche l’ex presidente di Confindustria si dice convinto che “Monti può fare il lavoro di ricostruzione in Italia e in Europa meglio di chiunque altro. Ammetterlo non è un segno di debolezza ma un’assunzione di responsabilità “.
Dal premier, che proprio oggi ha celebrato il suo anno di governo con un lungo bilancio pubblicato online, è arrivata però l’ennesima frenata.
“Nessuno mi domanda impegni oggi, e oggi non do nessun impegno”, ha ribadito Monti interpellato sulla possibilità di un suo ruolo futuro in politica dopo il termine del suo governo.
Ma Montezemolo sembra non avere fretta.
“Non chiediamo al premier di prendere oggi la leadership di questo movimento politico – dice – Ciò pregiudicherebbe il suo lavoro e davvero non ce lo possiamo permettere. Ci proponiamo di dare fondamento democratico ed elettorale al discorso iniziato dal suo governo perchè possa proseguire”.
Secondo Montezemolo “se non ci sarà una novità sostanziale nell’offerta politica il risultato delle elezioni potrebbe portare alla guida del paese uno schieramento eterogeneo e confuso, una riedizione di governi i cui ministri scendevano in piazza contro i provvedimenti varati dal loro esecutivo. Una compagine governativa ostaggio di populismi che rifiutano gli impegni internazionali sottoscritti dal nostro paese”.
“Già vediamo il riformarsi di alleanze che contengono tutto e il contrario di tutto – avverte il leader di Italiafutura – ma che soprattutto avranno l’effetto di ridare peso e potere di condizionamento alle componenti più ideologiche e populistiche” uno scenario che porterebbe al Paese “danni irreparabili”.
(da “La Repubblica”)
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