Marzo 20th, 2012 Riccardo Fucile
PER DIVERGENZE INTERNE ALLA MAGGIORANZA, CONGELATA LA DECISIONE: TUTTO RINVIATO ALLA NUOVA GIUNTA E AL NUOVO SINDACO… SI RIAPRONO I GIOCHI SULLA SCELTA DELL’AREA
È finita, anzi, non è finita nel peggiore dei modi.
La moschea di Genova si farà , ma dove, quando e come rimane un mistero.
La politica che non decide mai per non scontentare nessuno festeggia la sua affermazione in un tripudio di documenti, delibere, ordini del giorno che dicono tutto e il contrario di tutto.
Ma che ottengono il risultato prefisso: un contentino a te, un contentino a me, perchè ognuno possa cantar vittoria.
E non rimediare una brutta figura dopo aver digrignato i denti.
Le primarie sono alle spalle, ma ora arrivano le elezioni, quelle vere.
Quelle che decidono chi vince, ma anche quale sarà la forza in campo di ogni partito della coalizione.
E allora per qualche voto in più vale tutto.
Ma l’importante è rimandare, procrastinare, allungare un’altra volta i tempi.
E non decidere nulla prima della sfida delle urne.
Il Pd incassa un sì alla nobile affermazione che gli islamici hanno diritto a un luogo di culto. Poi si vedrà .
L’Idv ottiene che i giochi si riaprano sull’area individuata, sull’eventualità di “diverse” proposte e sul “processo partecipativo” del quartiere del Lagaccio.
Il “modello Tav”, che tanti successi ha ottenuto fino a oggi sul campo?
Gli islamici di Genova, di fronte all’ennesima soluzione di mediazione che salva solo gli equilibri e gli interessi piccini di parte, assistono sbigottiti all’ennesimo rinvio.
Sfoderano parole improntate alla diplomazia, ma sotto sotto minacciano di far saltare loro il banco: se entro l’estate le fantasticate “alternative”, magari pure “condivise”, non arriveranno, daranno il via ai lavori nell’immobile di Coronata.
Insomma: nel luogo dal quale era partito tutto e dove si rischia di tornare dopo un interminabile gioco dell’oca.
Di tutte le parti in causa, i musulmani genovesi sono stati fino a oggi gli unici a rispettare i patti.
Bisognava creare una fondazione, per dare a Tursi un interlocutore strutturato e credibile? Fatto.
Bisognava varare uno statuto iper-democratico? Fatto.
Bisognava ottenere le proprietà degli edifici dall’organizzazione che gestisce tutti gli affari degli islamici d’Italia, perchè il Comune avesse ogni garanzia? Fatto.
A quel punto tutto sembrava risolto.
E tra persone serie e leali i patti si rispettano.
Ma l’interlocutore non “strutturato e credibile” è diventato a questo punto Palazzo Tursi. Perchè ormai si era approssimato troppo il tempo delle primarie, perchè i contendenti si acconciavano a sfidarsi e anche chi era rimasto fuori dalla partita delle consultazioni, come l’Idv, studiava il modo di ottenere la massima rendita di posizione.
Risultato?
Chi prometteva che a quel punto sarebbe bastato un semplice passaggio in giunta per chiudere la partita ha dimostrato di dir solo parole al vento.
Tutte le carte dovevano tornare in consiglio: agone dove in questi mesi si sfogano i peggiori istinti pre-elettorali.
L’accordo finale è solo un bla-bla.
A Marta Vincenzi viene concesso l’onore della bandiera.
Chi sostiene che “gli islamici hanno diritto a un luogo dove pregare” ottiene il via libera a un’affermazione di principio più inconsistente di un ectoplasma.
L’Idv gonfia il petto per aver dimostrato ancora una volta la sua capacità d’interdizione. Ognuno porta a casa un pezzettino di successo.
Della figuraccia rimediata non sembra interessare nulla a nessuno.
Marco Menduni
(da “Il Secolo XIX”)
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Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DELL’AVVENIRE RESPINGE LE ACCUSE DI SALLUSTI E LA CEI SI DICHIARA A FAVORE DEI LUOGHI DI CULTO ISLAMICI… COME AL SOLITO IL GOVERNO DEGLI ACCATTONI HA PERSO UN’OCCASIONE PER TACERE
Dalla Chiesa “nessuna riserva verso i luoghi di culto”.
Così i vertici della conferenza episcopale rispondono agli allarmi lanciati da Berlusconi e Bossi nei confronti delle posizioni del candidato di centrosinistra, Giuliano Pisapia.
Mentre il direttore di ‘Avvenire’ risponde al ‘Giornale’: “Attaccare Tettamanzi per appoggiare la Moratti è una cantonata gigantesca”
“Le divinità accecano o rendono folli ‘coloro che vogliono perdere’”.
E’ con un proverbio — pagano — che la Cei scarica il centrodestra milanese, a pochi giorni dai ballottaggi. E per due volte.
La prima con una risposta del direttore del quotidiano dei vescovi ‘Avvenire’, Marco Tarquinio, al direttore del ‘Giornale’, Alessandro Sallusti, che ieri aveva attaccato il cardinale Tettamanazi e arringato i cattolici a riaffidarsi al sindaco Letizia Moratti.
La seconda volta con le dichiarazioni dei vertici della comunità episcopale che smentiscono il pericolo di ‘islamizzazione’ a Milano.
Uno dei temi principali su cui Pdl e Lega stanno basando la campagna elettorale, accusando il candidato di centrosinistra Giuliano Pisapia di volere una ‘zingaropoli islamica’.
Ma se gli elettori cattolici appaiono confusi sulla scelta di voto da fare al ballottaggio, molto meno lo sembrano i vertici della Chiesa.
“Non credo che ci sia affatto il pericolo di una islamizzazione”.
Così monsignore Domenico Mogavero, presidente del consiglio Cei per gli Affari giuridici, rimanda al mittente gli allarmi lanciati dal premier Silvio Berlusconi e dal leader della Lega Umberto Bossi.
“Pisapia vuole costruire una moschea a Milano”, urlano dal centrodestra?
“Noi non abbiamo nessuna riserva nei confronti dei luoghi di culto, chiunque ha la libertà di professare la propria fede e ha il diritto di professarla nei luoghi che gli sono consoni” risponde Mogavero.
Un “diritto fondamentale della libertà religiosa” anche secondo il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata.
Nessun problema per la Chiesa a patto che, specifica, il progetto risponda “alle esigenze di vita sociale e comunitaria secondo la nostra comunità civile, la nostra Costituzione e le leggi che in Italia regolano la convivenza”.
Proprio il richiamo contenuto nel programma dell’avvocato milanese
Ma i vescovi, per la maggioranza, sono scomodi anche quando non parlano.
E’ di ieri l’attacco del direttore del ‘Giornale’ Sallusti al cardinale Luigi Tettamanzi, vescovo di Milano, per non aver “dato indicazioni chiare al suo gregge”.
“La chiesa non si schiera nè con uno nè con l’altro”, ribadisce oggi monsignore Crociata. Non solo, secondo il ‘Giornale’, le “mezze frasi” e l’ambiguità di Tettamanzi, un po’ come oggi quelle della Cei forse, “sono certamente un aiuto ai mangiapreti alla Pisapia”.
Ma a Sallusti risponde il direttore di ‘Avvenire’, Marco Tarquinio, che parla di “cantonata gigantesca” da parte della maggioranza e “autogol evidente”.
“Se c’è — e infatti è emerso — un problema di rapporto” tra il centrodestra milanese e gli elettori cattolici, spiega Tarquinio, “qualcuno si illude davvero di risolverlo attaccando a testa bassa l’arcivescovo” e “il governatore lombardo di centrodestra Roberto Formigoni?”.
A quest’ultimo, proveniente da Comunione e Liberazione, Sallusti ha rinfacciato di aver dichiarato di poter lavorare bene “in fondo anche con Pisapia”.
La valutazione del direttore del quotidiano cattolico — che non nasconde i dubbi su alcune posizioni del candidato di centrosinistra — è morale ma soprattutto politica: il centrodestra sta fallendo la strategia di richiamo al voto di moderati e cattolici.
Una inutile campagna non solo politica, ma anche mediatica, per Tarquinio. Secondo cui, riferendosi a Sallusti e al ‘Giornale’, “accecati e insensati sono anche i polemisti incendiari che ‘vogliono far perdere’ quelli che dichiarano amici…”.
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Maggio 21st, 2011 Riccardo Fucile
SONO BEN 10 LE MOSCHEE SORTE A MILANO DA QUANDO GOVERNANO PDL E LEGA: CHI VOGLIONO PRENDERE PER I FONDELLI?…HANNO VOTATO UN ANNO FA UN EMENDAMENTO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA CHE HA INTRODOTTO GIUSTAMENTE i LUOGHI DI CULTO PER TUTTE LE RELIGIONI E ORA SPARANO AI PASSERI?
“Garanzia di luoghi di culto per tutte le religioni rappresentate in città , di ogni culto”.
L’impegno non è estrapolato dal programma di Giuliano Pisapia, che secondo la Lega in spolvero celodurista vorrebbe riempire Milano di minareti, ma dal Pgt firmato Letizia Moratti e approvato dalla maggioranza in Comune.
Che, con due emendamenti approvati dalla maggioranza nel giugno 2010, prevede la realizzazione delle moschee e anche “le aree di sosta per i nomadi”.
Il consigliere del Carroccio, Matteo Salvini, era assente alla votazione ufficialmente perchè impegnato nel suo incarico di europarlamentare o comunque non ha avuto il coraggio di esprimere il suo dissenso, squagliandosi.
Gli sarà sfuggito il Pgt voluto dalla maggioranza di cui ha fatto parte per cinque anni, tanto da essersi guadagnato la poltrona di vicesindaco in caso di vittoria della Moratti.
Va detto: Salvini ha spesso criticato le decisioni della giunta, come su Ecopass.
Salvo però allinearsi allegramente.
“Ma ero da solo”, ripete.
Come se uno anche da solo non potesse votare contro.
In realtà al momento l’unico confermato sarebbe ancora Salvini, con le 8913 preferenze, gli altri sei consiglieri di cui parla gli sono stati garantiti da Moratti: in caso di vittoria il premio di maggioranza sarà spartito anche con il Carroccio.
Così Salvini si impegna in una campagna elettorale dagli antichi toni belligeranti che ricorda quella di dieci anni fa, quando i vari Borghezio giravano per Milano gridando “Bastoni a Palazzo Marino”.
Uno slogan studiato per il candidato consigliere Massimiliano Bastoni che però non ha mai avuto grande fortuna: lunedì ha conquistato appena 602 voti.
Ed è il secondo più votato dopo Salvini.
Visti i “risultati” è difficile immaginare che il Pdl sia disposto a lasciare posti in consiglio, considerato che 600 voti li ha presi il 31esimo candidato della lista. Ma in campagna elettorale è lecito dire di tutto.
Soprattutto se il candidato sindaco che si sponsorizza deve recuperare sette punti di distacco dall’avversario in due settimane.
Si spara su Pisapia. E sul suo programma.
“Trasformeranno Milano in una zingaropoli”, è l’accusa più gettonata.
Ma anche “Pisapia vuole costruire la moschea più grande d’Europa” piace molto, tanto che persino Silvio Berlusconi, nella maratona televisiva serale (cinque tg diversi: Studio Aperto, Tg4, Tg5, Tg1 e Tg2), lo dice: “La sinistra prevede la costruzione di una grande moschea”.
Ignorando però che a Milano di moschee ce ne sono già dieci, abusive e non. Tutte sorte in questi anni in cui il comune è stato guidato proprio dal centrodestra.
Da viale Jenner a via Padova, poi Cascina Gobba, via Quaranta, via Stadera, via Meda e altre.
Luoghi di culto. Indispensabili in una città che aspira a tornare a essere una metropoli europea, tanto che la giunta di Letizia Moratti ha dovuto far fronte al problema e ha inserito nel Pgt la “garanzia di costruire luoghi di culto per tutte le religioni rappresentate in città ”.
Approvato dal consiglio.
Così come approvati dalla maggioranza due emendamenti al testo che hanno specificato come la garanzia è “per ogni culto”.
Così a Milano oggi è riconosciuto il diritto per tutte le religioni di richiedere aree dove poter realizzare i propri luoghi di culto.
Un Pgt fortemente voluto da Carlo Masseroli, assessore ciellino della giunta morattiana. In pieno accordo con il sindaco e con la maggioranza.
Eppure i manifesti della Lega recitano “Milano zingaropoli con Pisapia, più campi nomadi e la più grande moschea d’Europa”.
Il candidato del centrosinistra ovviamente smentisce e smaschera per primo il giochino della maggioranza: “Mi accusano di voler prevedere una struttura multiculturale e multietnica dicendo che comporterebbe decine di moschee, la zingaropoli; ma dovrebbero considerare quanta credibilità ha questa affermazione. Bossi e tanti elettori della Lega non sanno che il centro multiculturale è già previsto dal piano di governo del territorio approvato dal centrodestra”.
Nel dettaglio entra Pierfrancesco Maran, consigliere uscente del Pd e riconfermato con 3530 preferenze. “In occasione dell’adozione del Pgt, nel luglio del 2010, il consiglio con una votazione bipartisan aveva introdotto le innovazioni sul diritto ai luoghi di culto. E, sempre il consiglio comunale, a maggioranza, questa volta con il solo voto del centrodestra e di Letizia Moratti, aveva poi approvato l’intero Piano. Se Letizia Moratti ha cambiato idea deve proporre una modifica, cioè una variazione, del suo Pgt, intervenendo contro se stessa”.
La Lega fa finta di nulla.
Igor Iezzi, segretario provinciale e candidato consigliere comunale sconfitto con appena 363 voti, ribatte che il Pgt “è stato approvato in Consiglio comunale senza il nostro voto”.
Il determinante voto leghista?
Se ci fosse stato l’eurodeputato Salvini il Pgt mica sarebbe stato approvato.
Il pallista non ha neanche avuto il coraggio di essere presente e votare contro, figurarsi…
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Gennaio 20th, 2011 Riccardo Fucile
BERLUSCONI, DAL BUNKER DEL PRIVE’ DI ARCORE, INVOCA LA JIHAD CONTRO GLI INFEDELI E LA SOLIDARIETA’ DEL POPOLO DEI “PUTTA-COMBATTENTI”… MANCANO LE VERGINI DA OFFRIRE IN PREMIO AI MARTIRI AZZURRI: A DISPOSIZIONE PURTROPPO CI SONO SOLO ZOCCOLE
In fondo, in queste ore, è come un Bin Laden brianzolo asserragliato nel bunker che comunica con il mondo per videomessaggi, digrignando i denti (niente sorrisi) e paventando sfracelli.
Il primo proclama lo aveva lanciato scegliendo come scenografia una nuova libreria laccata di bianco; il secondo, quello di ieri, costruendosi un set pseudoquirinalizio con bandiera tricolore e scrivania presidenziale.
Gli elementi di contorno non sono meno interessanti: c’è la solidarietà alle combattenti in lotta (le povere ragazze torturate ed inquisite dai satana della magistratura), c’è la minaccia di una vendetta implacabile contro il Tribunale di Milano (“I magistrati devono essere puniti!”), purtroppo mancano (per evidenti motivi) le “vergini” da offrire in premio ai martiri del verbo azzurro. Tutto il resto c’è: fiducia nella vittoria, mobilitazione delle truppe, sofisticati piani di battaglia sul fronte mediatico.
Quel che è certo — per cominciare — è che Silvio Berlusconi ha riunito ad Arcore (lo ha rivelato per primo il quotidiano online Lettera 43) la pattuglia di mischia dei superdirettori: Alessandro Sallusti de Il Giornale, Giorgio Mulè di Panorama, Alfonso Signorini di Chi, il numero uno dell’informazione Mediaset Mauro Crippa.
In fondo – a sentirlo ieri – sembrava davvero un capo guerrigliero che minaccia la Fatwa e annuncia la sua rappresaglia: “Il governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini”.
Mica male per uno che dice di volersi far sentire dai magistrati (“Ma non da questi”).
In questa giornata di dura guerriglia, la strategia mediatica del Cavaliere si capisce alla luce di quel che ha detto e ripetuto ai suoi direttori e ai colonnelli del Pdl. Primo: “Fregatevene di quello che scrivono i giornali. Fra tre giorni ripeteremo i sondaggi e scopriremo che la mia popolarità cresce”.
E ancora: “Ai nostri elettori deve arrivare, ed è arrivato un solo messaggio: tutto quello che è uscito fuori sono solo tentativi di infangarmi per cercare di far cadere il governo per via giudiziaria”.
Terzo: “Bisogna intervenire in queste ore per cambiare l’immagine delle ragazze implicate nel caso, renderle più simpatiche, umane, innocenti”.
Era il passaggio più difficile. Ed è il vero tallone d’Achille del Cavaliere.
Così, è stato lo stesso Berlusconi a dettare la linea nel video messaggio, definendo le veline dell’Olgettina come militanti rivoluzionarie nelle mani della santa inquisizione: “Queste perquisizioni nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni – ha esordito Berlusconi utilizzando in principio un impersonale non sessuato – sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità . Sono state – ha aggiunto poi puntando sul martirio – maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer . Sono state portate in questura, alcune senza neppure poter chiamare un avvocato e tenute lì dalle otto di mattina fino alle otto di sera senza mangiare e senza poter avere alcun contatto con l’esterno. Trattate, dunque, come criminali in una pericolosa operazione antimafia”.
Che la manovra sia coordinata e sinergica ieri è stato evidente.
In tv irrompevano una versione angelica di Ruby, ospite – guarda caso – di Signorini: non più l’extra-comunitaria che finiva in questura per furto e bidonava i tassisti facendosi scarrozzare senza pagare fra Genova e Milano, ma una cenerentola perfettamente calata nella parte della povera ragazza indifesa, abusata da tutti, e difesa solo dal Cavaliere galante.
Su Sky, invece, fatta sparire l’impresentabile (almeno per ora) Nicole Minetti, si è esibita ‘altra geniale interprete del cenacolo arcoriano, l’ape regina Sabina Began, provvidenzialmente reincarnata nel ruolo di principessa romantica e innamorata.
Attenzione: dopo due giorni di titoli, scompare dal menu dei media berlusconiani la caccia alla “nuova fidanzata”.
Aver evocato una figura che per ora non esiste, infatti, è stato giudicato anche dagli uomini più vicini al Cavaliere “un errore madornale”. Spiega uno di loro, sotto garanzia di anonimato: “Ti rendi conto come è difficile: tirare fuori dal cilindro una quarantenne, credibile, estranea alla folla delle arcorine, che si cali nella parte senza ricattarlo a vita?”.
Di fronte a questa difficoltà evidente, l’arrocco mediatico è stato geniale: se non possiamo esibire una che non c’è, rifacciamo l’immagine di quelle che ci sono (Ruby e Began, appunto) e facciamo sparire le altre.
Giorgio Stracquadanio grida già vittoria: “Finchè non c’è un leader delll’opposizione che le… cavalchi, mi scuso per la parola ma è quella giusta, le storie delle intercettazioni e delle ragazze restano confinate sui giornali. Il grande pubblico apprende solo che c’è un tentativo di golpe. Stamattina un signore abbassa il finestrino e mi fa: ‘A’ Giò, te seguo: mena, mena!’. Funziona”.
Eppure non tutto è facile come sembra.
Come nei giochi enigmistici bisogna riconsiderare la distanza fra l’oleografia e la realtà .
Per dire: ad Arcore – per quanto sembri incredibile – non c’era Emilio Fede, coinvolto nell’inchiesta e “macchiato” dallo stigma del traditore.
E mancavano anche Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro, che tengono una linea smarcata: difendendo il premier, ma pubblicando tutto, a partire dagli atti più imbarazzanti.
A ministri e deputati, precettati per fare “testuggine” nei programmi tv il Cavaliere ha promesso questo timing: “Dobbiamo tenere duro per una settimana, poi tutto si placa. Hanno sparato le loro cartucce, l’inchiesta sarà tolta ai pm di Milano, non si arriverà al rinvio a giudizio”:
E anche questo progetto trova riscontro nel messaggio: “I giudici di Milano non hanno nè competenza territoriale, nè funzionale”.
I veri problemi, per Berlusconi, iniziano se il Tribunale di Milano mantiene l’inchiesta.
E se l’operazione di “angelicazione” delle rubacuori e delle apiregine non buca.
Il vero incubo del Cavaliere, la giornata critica è oggi: giovedì c’è l’ostacolo di Annozero.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 30th, 2010 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA HA PERSO CONTRO UNA SINISTRA CHE HA SAPUTO FARE GIOCO DI SQUADRA…LA LEGA RESTA CON LA MOSCHEA AL NASO, IL PDL COMPOSTO DA SOLI SOLISTI PERDE TUTTI I CANDIDATI DI AREA AN: “OCCORRE UN PARTITO CHE FACCIA POLITICA TRA LA GENTE, NON NEI SALOTTI”
Il candidato governatore del centrodestra Sandro Biasotti tornerà a Roma a fare il deputato: anche questa volta Claudio Burlando lo ha battuto con un 52,14% contro il 47,85% da lui raccolto.
Nonostante i sondaggi li dessero sul filo di lana fino a qualche settimana fa, la capacità di “fare gruppo” del centrosinistra ha avuto la meglio sulle troppe individualità che albergano nella coalizione di centrodestra.
Rispetto alle elezioni europee di un anno fa, il Pdl è sceso dal 34,40% al 29,33%, un 5% però recuperato dalla lista Biasotti (6%) .
Ma la Lega in Liguria non ha sfondato, anzi ha sbattuto il naso contro le mura della moschea tanto contestata e che alla fine non ha reso elettoralmente un bel nulla: la Lega passa dal 9,9% al 10,2%, percentuali inferiori persino all’Emilia Romagna, con un misero 8,5 in Genova città .
Persino nel quartiere dove hanno contestato la costruzione di una moschea i leghisti hanno preso solo un 3% in più di consensi, mentre il centrosinistra raggiunngeva il 60% di voti.
Biasotti ha fatto l’errore di rincorrere la Lega su un terreno che di consensi non ne porta, ma al contrario contribuisce a consolidare l’immagine di una destra becera e reazionaria, priva di modernità e di sguardo al futuro.
Il sedicente “vicepresidente” Bruzzone, capolista leghista, rappresentante della lobbie dei cacciatori, a questo punto si ritroverà a sparare ai passeri, senza potersi fregiare dell’ambito titolo che incautamente aveva usato già in campagna elettorale.
Si consolerà con la considerevole diaria regionale e la solita oscura opposizione, mentre Biasotti che dieci anni fa vinse presentandosi come “l’uomo del rinnovamento”, tornerà alla Camera a fare il peones. Continua »
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Gennaio 14th, 2010 Riccardo Fucile
DURANTE IL MINI-CORTEO DI PROTESTA CONTRO L’IPOTESI DI COSTRUIRE UNA MOSCHEA A GENOVA, VOLANO INSULTI RAZZISTI ANCHE CONTRO TRE STUDENTESSE USA… LA LEGA HA MOBILITATO “BEN” 110 PERSONE: UNA SECCHIATA D’ACQUA DA UNA FINESTRA SUI MANIFESTANTI L’ATTO PIU’ INTELLIGENTE E RINFRESCANTE
Genova è notoriamente una città “conservatrice”, anche se vota da una vita a sinistra: la mentalità delle grandi famiglie è caratterizzata dal “non lasciar fare agli altri quello che gli altri non lascerebbero fare a te”, da cui deriva un immobilismo decennale.
I cittadini, per lo più anziani, si distinguono invece per il “mugugno”, ovvero l’abitudine a lamentarsi su tutto.
Chiunque proponga una novità , si trova di fronte a “veti incrociati” e a critiche trasversali.
Non a a caso è una città in decandenza economica e culturale.
Un piccolo esempio: il presidente di una delle due squadre di calcio cittadine da tre anni ha avanzato la proposta di costruire un nuovo stadio a sue spese, chiedendo al Comune la disponibilità di un’area adeguata.
In altre città avrebero fatto ponti d’oro, a Genova hanno trovato mille cavilli per ostacolare l’iniziativa che è ovviamente ferma.
Vuoi far passare un nuovo raccordo autostradale per collegare il porto agli svincoli? Trovi subito un quartiere che si mobilita e blocca il traffico per protestare contro il progetto.
Figuriamoci quindi quando anni fa è stata ventilata la possibilità che la comunità islamica potesse costruirsi, a sue spese, una moschea per pregare, diritto peraltro sancito dall nostra Costituzione.
Avevano acquistato un immobile a Coronata ma ecco puntuale l’insurrezione dei locali per problemi di viabilità .
Il Comune ora ha individuato un terreno nella zona del Lagaccio come idoneo e da un anno gli abitanti del quartiere manifestano contro l’ipotesi di trovarsi una moschea a qualche centinaio di metri dalle loro case.
In nome del fatto che il Comune aveva promesso di sistemare il terreno per la bocciofila locale e di destinare spazi a strutture per il quartiere.
Avendo vissuto per venti anni in zona, possiamo dire a ragion veduta che non esiste incompatiblità tra le varie esigenze.
Se è vero che l’amministrazione comunale per il quartiere ha fatto ben poco, non possiamo non rilevare che per anni nessuno degli abitanti si è mai messo a fare barricare o a bloccare la strada per esigere che il terreno da bocce fosse piallato.
Chissà come mai improvvisamente, di fronte all’ipotesi di una moschea, peraltro poco invasiva, si scoprono così tanti sportivi amanti delle bocce.
In verità chi fomenta la protesta è la Lega che vede l’occasione per prendere qualche voto in un quartiere popolare.
Non vogliamo entrare nel merito della questione, ma rimarchiamo un aspetto. La legge italiana e la costituzione vanno rispettati, così come la libertà religiosa. Non ci piacciono le strumentalizzazioni.
Genova è una città che già nel ‘600 aveva in darsena una moschea, proprio perchè città di interscambi economici sul Mediterraneo e nota per la sua accoglienza nei confronti di altre etnie.
E’ una città che in tal senso ha una forte storia alle spalle.
Si parla di problemi di sicurezza, perchè una moschea potrebbe diventare luogo di aggregazione di potenziali terroristi.
Semmai è il contrario: meglio tenere sotto controllo un luogo solo, che permettere che tanti si disperdano in mille rivoli. Continua »
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Dicembre 2nd, 2009 Riccardo Fucile
DOPO AVER DECANTATO LE AUTONOMIE SPAGNOLE, BOSSI INVITA A CENA IL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO CATALANO CHE NON CONDIVIDE PER NULLA LE SUE SPARATE CONTRO GLI IMMIGRATI….”NOI SIAMO FAVOREVOLI AL VOTO AGLI IMMIGRATI ALLE AMMINISTRATIVE”…. E A BOSSI VA DI TRAVERSO L’OSSOBUCO
La padagna del magna magna ha trovato la location adatta in un noto albergo milanese per una cena in onore del presidente del parlamento catalano, Ernest Benach Pascual.
Finalmente il rappresentante di uno dei miti federalisti e autonomisti della Lega si siede a tavola imbadita con loro, curioso di conoscere le ultime novità della politica italiana.
Se il vino annebbia la vista, la Coca Cola fa forse parlare troppo il Senatur che liquida gli alleati con la solita arroganza privata: “Berlusconi? Lo controlliamo bene, senza di noi va a casa. Fini? Un ex fascista ora amico della sinistra”.
Pascual, poveretto, deve sorbettarsi le solite sparate uso gonzi del Senatur contro “chi vuole dare il voto agli immigrati, ma dovrà fare i conti con la nostra gente, prima dei diritti contano i doveri e da noi i musulmani sbatteranno sempre le corna”.
Ma, anche per Pascual, a tutto c’è un limite ed ecco che gela il Senatur con un “noi siamo favorevoli al voto agli immigrati alle elezioni amministrative”. Panico in sala, che sia anche il catalano una spia di Fini?
E Bossi fa una analisi delle sue, profonde e circostanziare : “E allora vorrà dire che li manderemo tutti da voi”.
Il leader catalano si limita a una battuta raffinata: “Lei fuma troppo” che forse non viene compresa a fondo, nella bolgia di fauci affamate. Continua »
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Dicembre 1st, 2009 Riccardo Fucile
ORA VUOLE METTERCI LA CROCE, IN PASSATO PREFERI’ USUFRUIRE DELLA “CROCE SOPRA” IL REATO DI VILIPENDIO…. SPUTTANATO ANCHE DALLA CHIESA: “IL NO AI MINARETI EQUIVALE AL DIVIETO DI ESPORRE I CROCEFISSI”…. AI LEGHISTI NON RESTA CHE BESTEMMIARE, COME HANNO FATTO A GENOVA
La memoria storica in qualsiasi Paese riveste una importanza fondamentale, ma anche la semplice annotazione diligente dei fatti e degli avvenimenti può servire per dimostrare la coerenza di una forza politica.
Partiamo da un passato molto recente, siamo a Reggio Emilia, anno 2008, il leader della Lega, Umberto Bossi, tiene un comizio: al suo arrivo le camicie verdi, senza essere minimamente redarguite, intonano una mezza strofa storpiata di “Bella ciao”: “Una mattina mi son svegliato / e ho bruciato il tricolor”.
Andiamo indietro nel tempo?
Come dimenticare Borghezio con ” il tricolore è il simbolo degli spaghetti e della mafia”?
O qualcuno finge di dimenticare i comizi di Bossi a Cantù e Cabiate con relative denunce e il clou a Venezia, Riva degli Schiavoni, con la raffinata citazione: “Io con il tricolore mi ci pulisco il culo”?
O nel 1997, sempre a Venezia, di fronte a una signora che aveva esposto il tricolore dalla finestra il dotto invito: “Signora, lo metta nel cesso”?
E qualcuno ricorda forse i diversi gradi di giudizio, fino alla Suprema Corte, con la condanna del Senatur?
Chissà come mai però il rivoluzionario della “padagna del magna magna”, non volle fare il martire della causa, entrando a San Vittore intonando il “Va pensiero”, ma si avvalse contestualmente della depenalizzazione del reato di vilipendio e dell’indulto, a parole tanto osteggiato.
Ma che bel rivoluzionario, ma che fulgido esempio di crociato, forse la difesa della croce deve intendersi come chi predilige “mettere una croce sopra” i reati per cui è stato condannato.
Ecco l’interpretazione idonea quando qualcuno sostiene che vuole apporre la croce sul tricolore. Continua »
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Dicembre 1st, 2009 Riccardo Fucile
I BESTEMMIATORI ORA VOGLIONO LA CROCE NEL TRICOLORE, ECCO IL SOGGETTO ADATTO INVECE PER LA BANDIERA LEGHISTA…. QUALCUNO PENSA CHE LA BANDIERA SIA UNO STRACCIO MODIFICABILE A SECONDA DEL GRADO ALCOLICO… CRITICHE DA ALEMANNO E LA RUSSA
“Un segnale assolutamente negativo” è stato il commento che la presidenza di turno svedese della Ue ha dato al risultato del voto in Svizzera, sulla costruzione di nuovi minareti.
“La libertà di religione è fondamentale a prescindere dal credo”.
In una nota diffusa dalle chiese evangeliche svizzere si legge che “il referendum è un vero e proprio attacco alle libertà fondamentali, il divieto di costruire minareti non risolve alcun problema, semmai ne crea dei nuovi”. Stessa posizione dei vescovi svizzeri della Chiesa cattolica che hanno espresso forte preoccupazione per quello che hanno definito un duro colpo alla libertà religiosa e all’integrazione. Non si vede come un referendum possa impedire la libertà religiosa di una minoranza o a un gruppo di persone di avere la propria chiesa”.
Il presidente dell’assemblea del Consiglio d’Europa ha detto a sua volta che i risultati del referendum sono contrari ai valori di tolleranza, dialogo e rispetto che l’Europa sostiene”.
In Italia il viceministro Castelli propone di mettere la croce nel tricolore e La Russa lo critica: “Far discendere il cambiamento della bandiera da quel referendum lo può fare solo chi non la ama, una battuta che può fare solo chi non capisce che le bandiere non sono “bandierine” come se se ne possa sventolare una diversa ogni giorno”.
Per Bocchino il referendum svizzero rischia di alimentare lo scontro tra religioni e l’intolleranza.
Per “Farefuturo” la proposta della Lega “è la solita provocazione” , per Alemanno è pura demagogia.
“Chi predica come la Lega l’intolleranza e l’odio razziale non può utilizzare i valori cristiani a uso strumentale” sostiene l’Udc.
Tutte belle parole, ma senza costrutto, perchè poi chi sono gli alleati della Lega, partito del 10,2%, dato in discesa al 9,5% ? Chi sono gli alleati dei razzisti?
Gli stessi che ora avanzano critiche, il Pdl di Berlusconi.
Chi è che tollera i bestemmiatori che poi si fanno ricevere in Vaticano per spacciarsi come cattolici?
Le autorità ecclesiali che non hanno mai preso una posizione chiara verso un partito xenofobo che vive alimentando odio e paure. Continua »
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