Gennaio 1st, 2017 Riccardo Fucile
OGGI SUCCESSO PER IL GIOVANE DUDAMEL… PER IL GRANDE MAESTRO NAPOLETANO SARA’ LA QUINTA VOLTA: CHE SIA L’OCCASIONE PER LA RAI DI TRASMETTERE IL CONCERTO IN DIRETTA?
Dopo il successo all’esordio del giovane Gustavo Dudamel, il ritorno del veterano, il più grande degli italiani, Riccardo Muti.
Sarà lui infatti il direttore d’orchestra del concerto di Capodanno di Vienna nel 2018. L’annuncio è stato fatto dalla Wiener Philarmoniker.
Muti, 75 anni, direttore della Chicago Symphony Orchestra, ha già diretto quattro volte il concerto di Capodanno.
Il rapporto tra Muti e i Wiener è d’altra parte di lunga data e molto forte. L’ultima collaborazione è solo di alcuni mesi fa quando insieme hanno portato le Nozze di Figaro di Mozart in tour in Giappone, con ovazioni e osanna.
“Sono 46 anni consecutivi che lavoriamo assieme — aveva detto Muti in quell’occasione in un’intervista al Messaggero — Ho visto tre generazioni: nel ’71 c’erano gli anziani che avevano suonato con Toscanini e Furtwà¤ngler. Dai Wiener ho imparato molto: il senso del fraseggio soprattutto nel loro repertorio, il timbro, il colore, la cultura mitteleuropea. Questo tipo di suono unito al mio concetto e alla mia cultura italiana, questa combinazione, è ciò che ho sempre inteso portare alle altre orchestre. I Wiener sono gelosi della loro tradizione e amano quei direttori in grado, in un modo che cambia, di riportarli al loro suono originario. Sono una delle poche orchestre riconoscibili per la particolarità del loro suono e colore”.
Quest’anno alla Musikverein di Vienna il pubblico come sempre selezionatissimo — per le prenotazioni impossibili e per i prezzi stellari — ha apprezzato la prima conduzione del giovane venezuelano Gustavo Dudamel, 36 anni da compiere, una scelta che ha “rinfrescato” l’albo dei maestri che hanno salito il podio della sala da concerto di Bà¶sendorferstrasse.
Dudamel ha puntato su un approccio rispettoso anche nelle parti più “scherzose” del concerto, in cui da tradizione i direttori d’orchestra “giocano” con i musicisti e con il pubblico.
Peraltro il giovane direttore sudamericano ha diretto la famosissima An der schà¶nen blauen Donau, Sul bel Danubio blu, proprio a 150 anni dalla prima esecuzione.
“Ora posso morire felice — ha detto Dudamel dopo la prima prova del valzer — Ho diretto l’orchestra con il più bel valzer del mondo”.
Come si sa il Danubio blu — il più noto valzer di Johann Strauss jr — è insieme alla Marcia di Radetzky uno dei bis del concerto di Capodanno di Vienna, all’inizio del quale il maestro augura il buon anno alla platea.
E il venezuelano se l’è cavata anche con il tedesco.
Anche quest’anno la Rai ha trasmesso il Concerto di Capodanno di Vienna in differita su Rai2 per lasciare spazio alla diretta del concerto del teatro La Fenice di Venezia. Circostanza che ha provocato la protesta del senatore di Forza Italia Francesco Giro, ex sottosegretario alla Cultura: “Il prossimo anno sarà Riccardo Muti a dirigere il concerto di Capodanno dei Wiener da Vienna. Speriamo che la Rai se ne accorga perchè anche quest’anno, come gli anni precedenti, si è consumata a viale Mazzini la vergogna del celebre concerto da Vienna trasmesso non in diretta su Rai Uno ma in differita su un canale minore. Vergogna! Con Muti su podio non dovrà accadere”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 2nd, 2011 Riccardo Fucile
NECESSARI 41-43 ANNI DI LAVORO PER POTER LASCIARE OPPURE SI AUMENTANO LE QUOTE…PREVISTO UN PAIO DI PUNTI DI AUMENTO PER LE ALIQUOTE DEGLI AUTONOMI
La riforma-Fornero è pronta. Il neo ministro del Lavoro ha annunciato ieri a Bruxelles che lunedì il Consiglio dei ministri dovrebbe varare un pacchetto organico di interventi sulla previdenza.
Ci sarà l’estensione a tutti del sistema contributivo nella forma pro-rata per il calcolo della pensione e l’accelerazione dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne dipendenti del privato, che dovrebbe passare già dal 2012 da 60 a 63 anni per poi agganciarsi a quella degli uomini già nel 2018 e non più nel 2026.
Aumenteranno di un paio di punti percentuali i contributi a carico dei lavoratori autonomi attualmente intorno al 20-21 per cento.
Ci sarà il blocco – anche se i dettagli devono ancora essere definiti – dell’adeguamento degli assegni (con l’esclusione di quelli al minimo) alla dinamica dell’inflazione dal quale arriveranno quasi 5 miliardi di euro.
Il ministro punta al superamento delle pensioni di anzianità , ma questo è anche il capitolo non ancora chiuso.
C’è l’opposizione di tutti i sindacati e di una parte del Pd, mentre il Pdl e l’Udc potrebbero essere a favore.
La soluzione più hard, sulla quale si sono concentrati i tecnici del governo, è quella di prevedere per tutti un’unica soglia di età contributiva a 41-43 anni per andare in pensione, con l’esclusione di coloro che hanno raggiunto 63 anni senza avere però quella anzianità contributiva: a loro verrebbe concesso di lasciare il lavoro, ma con una penalizzazione.
In questo modo l’età di uscita tenderebbe a coincidere con quella della pensione di vecchiaia.
Se dovesse passare questa ipotesi, salterebbe il meccanismo delle quote che associa l’età con gli anni di contribuzione (fino alla fine del 2012 vale quota 96).
In alternativa potrebbe esserci un innalzamento immediato delle quote, per esempio a livello “100”.
Resta il fatto che la Fornero ha sempre criticato soluzioni a metà che coincidono sostanzialmente con dei rinvii. Meglio interventi organici che unifichino le regole e non distinguano tra generazioni.
“Faremo una riforma incisiva – ha infatti detto – ma che rispetti il criterio di equità tra generazioni”. Quello delle pensioni di anzianità , come tante altre volte nel passato (l’ultima con la Lega nel governo Berlusconi) sarà comunque il terreno dello scontro. Ieri il leader della Cgil, Susanna Camusso, ha ripetuto che “il 40 resta un numero magico”.
Un tetto invalicabile anche per Cisl e Uil. E va detto che ormai i due terzi delle uscite per anzianità avvengono attraverso il canale dei 40 anni di versamenti contributivi. Nel 2010 – dati dell’Inps – su oltre 174 mila pensionati per anzianità , 116 mila avevano 40 anni di contributi.
Sono destinate a saltare anche le cosiddette “finestre mobili” per lasciare il lavoro che, nei fatti, sono servite a far slittare, di un anno per i lavoratori dipendenti e di un anno e mezzo per gli autonomi, l’accesso alla quiescenza.
Un allungamento della permanenza al lavoro che, tra l’altro, non ha alcun effetto positivo sull’importo del futuro assegno. Pare sia ormai fuori dal menù l’ipotesi di anticipare dal prossimo anno e non più dal 2013, come previsto, il meccanismo che fa crescere l’età pensionabile con l’aumento della speranza di vita.
A partire dal primo gennaio del 2013 l’incremento sarà di tre mesi.
Subito dopo le pensioni, il ministro Fornero ha annunciato che aprirà il capitolo mercato del lavoro, con attenzione in particolare alle donne e ai giovani.
E, per quanto a titolo personale, ha voluto dire che punta pure all’introduzione del reddito minimo garantito.
Sferzante il commento del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni: “Mi pare un tema ripescato da pubblicazioni degli anni ’70. Non so a chi serve, forse serve a mandare un messaggio a chi vuole essere suggestionato. Parliamo invece di pensioni e non lanciamo messaggi subliminali. Lasciamo il reddito minimo garantito a quando avremo più soldi”.
Roberto Mania
(da “la Repubblica”)
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Novembre 28th, 2011 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE D’ORCHESTRA HA RICEVUTO IL PREMIO PAOLO BORSELLINO
«Non si può tenere la residenza fuori dall’Italia e poi sputare sul proprio Paese».
Il maestro Riccardo Muti, erede e massimo rappresentante della tradizione musicale italiana, si scaglia contro i suoi colleghi che polemizzano accodandosi a chi critica la classe politica, ma hanno residenza all’estero per risparmiare sulle tasse: «Ho la residenza in Italia e so che molti miei colleghi, direttori, registi e cantanti, non hanno la residenza in Italia – ha detto il direttore d’orchestra intervistato da Armando Torno su Radio24 -. È una loro scelta e ognuno è libero di fare quello che vuole. Però non sopporto chi poi polemizza contro la politica e i ministri».
Muti ha inaugurato la stagione dell’Opera di Roma dirigendo il verdiano Macbeth, trasposizione in musica della tragedia scespiriana.
Il teatro lirico della capitale qualche mese fa ha nominato Muti direttore onorario a vita del teatro.
Il maestro ha ricevuto in questi giorni il premio Paolo «Borsellino, eroe italiano», per «gli altissimi meriti artistici e morali».
Ed è stata questa l’occasione per discutere di chi rinuncia alla propria nazionalità per pagare meno tasse: «È chiaro che questo premio verrà tassato, ma sono comunque contento di avere la residenza fiscale in Italia».
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Giugno 10th, 2011 Riccardo Fucile
“PATETICO E DESOLANTE, NO GRAZIE” : IL MAESTRO RIFIUTA L’ONOREFICENZA CHE L’ASSEMBLEA CAPITOLINA, AL SECONDO TENTATIVO, ERA RIUSCITA A CONFERIRGLI… IL PDL E’ RIUSCITO ANCHE QUESTA VOLTA A SPUTTANARE L’ITALIA NEL MONDO
Sembrava aver raggiunto finalmente un lieto fine la vicenda Roma-Riccardo Muti.
Invece a sorpresa, il direttore d’orchestra non sarà cittadino onorario della Capitale.
«No grazie» ha detto, anzi ha scritto, in un fax inviato al sindaco Gianni Alemanno da Salisburgo dove il Maestro si trova in questi giorni.
E al quotidiano romano “Il Messaggero” racconta che «gli echi che mi sono arrivati da Roma sulla questione li ho trovati patetici e desolanti».
«Mi ha fatto sorridere un’associazione di idee – afferma Muti – la vicenda della cittadinanza fa il paio con l’incredibile storia della laurea honoris causa conferitami diversi anni fa, ero ancora il direttore musicale della Scala, dall’università La Sapienza di Roma».
Il maestro ricorda che in occasione del conferimento da parte del mondo accademico, dopo un concerto, nell’ateneo ci fu una diatriba tra gli studenti e il rettore e l’università non portò a termine la cerimonia di conferimento della laurea.
«Dopo anni c’è stato un tentativo di allestirla durante le recite del marzo scorso all’Opera, in occasione del Nabucco: ho preferito, dopo tanto tempo, lasciar cadere la cosa».
Muti spiega che la storia della cittadinanza onoraria di Roma «si è arenata in pastoie di un livello che ho definito basso solo per il mio ostinato spirito di collaborazione».
Lui che ha «ricevuto tante cittadinanze onorarie, in Italia e all’estero. Credo una quindicina. L’ultima, di poco fa, dalla città di Trieste. Organizzazione e cerimonie di consegna sono tutte avvenute nel segno del rispetto, della felicità e dell’amicizia».
L’ex sociale sindaco di Roma Alemanno, invece che andarsi a nascondere dall vergogna ha commentato: «Credo che quello che conta sia il voto unanime del Consiglio comunale che mostra il vero consenso attorno al maestro”.
Alemanno esclude uno smarcamento del maestro dall’Opera: «Direi proprio di no, l’episodio è stato enfatizzato, ma Muti ha solo detto che non vuole una cittadinanza onoraria contestata ed ha ribadito la sua collaborazione con l’Opera di Roma».
Il caso Muti era scoppiato lo scorso lunedì 6 giugno, quando l’Aula Giulio Cesare non aveva potuto votare perchè saltato il numero legale per il gruppo dei Rampelliani pidielllini che avevano lasciato l’Aula per le solite liti interne alla maggioranza.
Poche ore fa Muti ha fatto capire loro cosa significhi rispetto, serietà e classe.
Quando non ci pensa direttamente il premier a sputtanare l’Italia a livello internazionale, c’è sempre qualche pataccaro locale del partito degli accattoni che riesce a farne le veci.
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Giugno 8th, 2011 Riccardo Fucile
SI E’ RAGGIUNTO IL FONDO IN CAMPIDOGLIO: LA GUERRA PER BANDE DEI PIDIELLINI FA UNA VITTIMA ILLUSTRE…I RAMPELLIANI ERANO FUORI DALL’AULA…L’IRA DI AIUTI: “MI DISSOCIO DA QUESTO MODO DI FARE POLITICA, SONO AMAREGGIATO”
Manca il numero legale, in aula Giulio Cesare al momento della votazione della delibera per il conferimento della cittadinanza onoraria al maestro Riccardo Muti.
A far cadere il numero, poco prima della votazione della delibera, è stato il gruppo dei rampelliani, interno alla maggioranza, che con il consigliere comunale Federico Mollicone (Pdl) si era detto in disaccordo con la decisione di «votare a conclusione di una seduta di assemblea capitolina e senza un adeguato dibattito, una delibera così importante, che meriterebbe una discussione appropriata e allargata anche al futuro del teatro dell’Opera».
A conclusione del suo intervento, Mollicone ha comunque sottolineato di essere «favorevole al conferimento della cittadinanza onoraria al maestro Muti».
Dopodichè, ha fatto sapere di non voler partecipare al voto della delibera e ha annunciato di lasciare l’aula.
Lo hanno seguito i rampelliani Andrea De Priamo e Lavinia Mennuni, oltre ad altri consiglieri di maggioranza e opposizione.
«Come uomo di cultura e scienza mi sento amareggiato per la pessima figura fatta dal Consiglio comunale di Roma nei confronti del maestro Muti. C’era una proposta del sindaco Alemanno per dare la cittadinanza onoraria al maestro, ma il presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, non era d’accordo. L’opposizione ha quindi chiesto la verifica del numero legale che alla fine è mancato».
Lo afferma il presidente della Commissione consiliare Speciale Politiche Sanitarie del Comune di Roma. «Ritengo che non su queste cose – aggiunge – si debba consumare la lotta intestina del Pdl. Io mi dissocio da questo modo di fare politica».
E pensare che Muti è osannato in tutto il mondo: solo a Roma la sciatteria politica della nostra classe dirigente può arrivare al punto di esporre l’Italia a una figuraccia internazionale
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Marzo 14th, 2011 Riccardo Fucile
INTERVISTA A RICCARDO MUTI: IL MAESTRO CHE HA TRIONFATO ALL’OPERA DI ROMA RACCONTA COME E’ NATA L’IDEA DI FAR INTONARE “VA PENSIERO” AL PUBBLICO… “UN GRIDO CHE INVOCA IL RITORNO ALLE RADICI DELLA NOSTRA CULTURA”
Riccardo Muti in prima fila contro i tagli alla cultura.
Contro “la riduzione al nulla” della nostra cultura.
La serata di sabato, per la prima di Nabucco all’Opera di Roma, si è trasformata in una straordinaria manifestazione sulle note del “Va pensiero”.
Maestro Muti, una serata davvero speciale…
“Veramente fuori dalla norma, non preparata, ci tengo molto a dirlo. Io penso che i direttori d’orchestra non dovrebbero parlare dal podio, ma ieri, dopo l’intervento del sindaco di Roma, era necessario, importante, che anche il musicista prendesse la parola. Per un musicista come me che poi ha la fortuna di girare il mondo e vedere la realtà italiana dalle altre nazioni, e quindi soffrire per la situazione. Era doveroso parlare. Ma pensavo di aver terminato lì, dopo aver detto: ‘Il 9 marzo del 1842 Nabucco debuttava come opera patriottica tesa all’unità ed all’identità dell’Italia. Oggi, 12 marzo 2011 non vorrei che Nabucco fosse il canto funebre della cultura e della musica’. Perchè una nazione che perde la propria cultura perde la propria identità ”.
Cos’è accaduto allora?
“E’ chiaro che il ‘Va pensiero’, al di la delle assurdità che si dicono dell’inno nazionale, è un canto che esprime in maniera intensa l’animo degli italiani, una nostalgia, un senso di preghiera, una profondità mediterranea che Verdi attribuisce al popolo degli ebrei schiavi ma che gli italiani hanno scelto come bandiera del loro Risorgimento. E quando l’ho diretto la prima volta ho sentito, quando il coro ha cantato “oh mia patria si bella e perduta”, che quel momento fosse carico della situazione drammatica non solo per le istituzioni ma anche per la vita delle persone chiamate a studiare nei conservatori, nelle accademie, nelle università . Ho sentito che quel grido veniva dal profondo dell’animo, un grido vero da parte di chi sta vivendo questo dramma, uomini e donne che producono cultura nel nostro Paese. E lo fanno nel disinteresse sempre più grande da parte di chi deve preservare la cultura, non solo per rispetto del paese ma anche per il rispetto del mondo verso l’Italia. Il mondo non guarda a noi per le tecnologie, facciamo cose importanti ma quando si pensa all’Italia si pensa ai poeti, ai pittori, ai musicisti, ai nostri musei e teatri, a ciò che l’Italia rappresenta. È pieno di italiani — ricercatori, studiosi, medici — che sono nelle grandi università , come quelle americane, e fanno ben parlare di sè. Giovani che si fanno stimare fuori dall’Italia, perchè da noi trovano difficoltà . Noi non possiamo vedere questa barca affondare, sabato sentivo che il ‘Va pensiero’ era questo grido”.
E ha deciso di sorprendere tutti
“Dovevo decidere: faccio il bis come viene chiesto, una ripetizione consolidata nell’abitudine, oppure offro a questa ripetizione un carattere nuovo, aderente alla situazione? ho pensato, il coro ha cantato, ‘Oh mia patria, si bella e perduta’ e sicuramente se perdiamo al cultura andiamo in questa direzione, facciamo che questo grido sia contro questa operazione di riduzione al nulla della nostra cultura. Allora ho invitato, dato che il discorso doveva essere globale, tutti a cantare. Non mi aspettavo che l’intero teatro si unisse, tutti sapevano il testo. Poi, come in una situazione surreale, dal podio ho visto le persone alzarsi a piccoli gruppi, per cui tutto il teatro alla fine era in piedi, fino alle ultime gradinate. Era una specie di coralità straziata e straziante, un grido che invocava il ritorno alla luce della cultura che è la colonna portante dell’Italia, sono le nostre radici”.
E il pubblico si è commosso.
“Si, ho visto nelle prime file diverse persone con le lacrime agli occhi. E’ la dimostrazione di un popolo che si sente fortemente unito, al di la dei proclami. E della straordinaria attualità di Verdi, valido anche per il futuro, con la sua grande universalità . Verdi parla all’uomo dell’uomo e resterà sempre collegato alla nostra realtà , sempre assolutamente attuale”.
Ernesto Assante
(da “La Repubblica“)
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Marzo 13th, 2011 Riccardo Fucile
IERI SERA, ALL’OPERA DI ROMA, PUBBLICO IN DELIRIO PER IL GRANDE MAESTRO, ALLA PRESENZA DI NAPOLITANO… MUTI PRIMA CHIEDE CHE I TAGLI ALLA CULTURA VENGANO REVOCATI E POI AL TERZO ATTO DECIDE PER IL BIS DI “VA PENSIERO”….TUTTI IN PIEDI A CANTARE “PERCHE’ ANCHE L’ITALIA OGGI RISCHIA DI ESSERE BELLA E PERDUTA”…POI DIECI MINUTI DI APPLAUSI E GRIDA DI “W L’ITALIA”
Un Nabucco pervaso di spirito risorgimentale.
Ieri sera all’Opera di Roma l’obiettivo contro cui manifestare non era l’Austria imperiale, ma i tagli ai fondi per la cultura decisi dal governo.
E’ il maestro Muti, già sul podio con la bacchetta in mano, che si rivolge al pubblico e svolge questo paragone: “Il 9 marzo del 1842 Nabucco debuttava come opera patriottica tesa all’unità ed all’identità dell’Italia. Oggi, 12 marzo 2011, non vorrei che Nabucco fosse il canto funebre della cultura e della musica”.
Parole accolte da applausi e da una pioggia di volantini dalla balconata, che dicevano: “Italia risorgi nella difesa del patrimonio della cultura”, e ancora, in una diversa versione: “Lirica, identità unitaria dell’Italia nel mondo”.
Poi è cominciato lo spettacolo.
Ma l’episodio più inedito doveva ancora svolgersi.
Giunto al famoso coro del terzo atto, quel “Va’ pensiero” che ha fatto tremare il cuore dei patrioti di un secolo e mezzo fa, la domanda era nell’aria: ci sarà un bis?
Ma Muti, una volta finito il celeberrimo coro, fa di più.
Si gira verso il pubblico e dice: “Sono molto addolorato per ciò che sta avvenendo, non lo faccio solo per ragioni patriottiche ma noi rischiamo davvero che la nostra patria sarà ‘bella e perduta’, come dice Verdi. E se volete unirvi a noi, il bis lo facciamo insieme”.
E come ad un comando tacito tutti gli spettatori si sono alzati in piedi e hanno cantato insieme ai cento coristi rimasti sul palcoscenico.
Un fatto assolutamente inedito, arricchito ulteriormente da un nuovo lancio di volantini pseudo risorgimentali, che dicevano: “Viva Giuseppe Verdi”, oppure “Viva il nostro presidente Giorgio Napolitano”; ma anche: “Riccardo Muti senatore a vita”.
Da lì lo spettacolo ha imboccato la dirittura d’arrivo fino alle ultime note e ad una pioggia di oltre dieci minuti di applausi.
“Dico al coro, all’orchestra e ai tecnici di resistere nel portare avanti il loro lavoro, ma gli stipendi non permettono neanche di pagare le bollette alla fine del mese” ha detto poi il conduttore chiacchierando con i giornalisti nei camerini alla fine dell’esibizione.
“La cultura è vista come una specie di bonus aristocratico da troppi politici” ha concluso Muti.
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Giugno 15th, 2010 Riccardo Fucile
“NON C’ENTRA NULLA CON LO SPIRITO ANTI-AUSTRIACO, HANNO SCELTO L’OPERA SBAGLIATA PER L’ORGOGLIO LOMBARDO”… “FARNE UN INNO E’ UN AUTOGOL, SI PARLA DEGLI EBREI CHE PIANGONO LA LORO SCONFITTA”… RISPECCHIA UN POPOLO ESULE, SCHIAVO E PERDENTE: LA SOLITA PATACCA LEGHISTA
La famosa cancellazione dell’inno nazionale nel corso della cerimonia di inaugurazione della scuola in Veneto, sostituito dal verdiano “Va’ pensiero”, non ha dato luogo solo a polemiche politiche e a pesanti considerazioni sull’operato del leghista Zaia, ma, grazie a una intervista rilasciata al quotidiano Repubblica, a qualche riflessione sul testo stesso, da parte del grande direttore d’orchestra Riccardo Muti, spirito libero e fuori dagli schemi, oltre che orgoglio italiano nel mondo.
Il maestro ha subito precisato: “Il Va’ pensiero di Verdi innanzi tutto non può essere un inno, lo dissi a suo tempo anche a Bossi: avete scelto l’opera sbagliata per il vostro orgoglio lombardo. Il Va’ pensiero è un canto dei perdenti, forse i leghisti non hanno ascoltato bene le parole e sono caduti in un grosso equivoco”.
Spiega Muti che “per il Nabucco, da cui è tratto, Verdi si ispirà alla Bibbia, a un episodio carico di dramma in cui gli ebrei piangono la loro sconfitta. Non pensò certo a fomentare lo spirito rivoluzionario che serpeggiava nel nord Italia contro gli Austriaci: era il canto accorato di un popolo esule, schiavo e perdente”.
Il maestro va oltre nell’analisi e spiega : “Di Verdi, allora, meglio scegliere “l’Attila”, “La battaglia di Legnano”, “L’Aroldo”, che hanno un chiaro messaggio politico, o “I Lombardi alla prima crociata” che parla di prati e ruscelletti lombardi”. Continua »
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Settembre 8th, 2009 Riccardo Fucile
UN GRANDE MAESTRO DA’ DIGNITA AI TERREMOTATI, MENTRE IL GOVERNO BALBETTA E NASCONDE GLI SFOLLATI…..TRA TENDOPOLI, ALBERGHI E 4.500 CASETTE, SI SONO GIA’ SPESI 838 MILIONI PER AVERE 16.000 POSTI LETTO A FINE DICEMBRE.….CON GLI STESSI SOLDI, CON CASETTE DI LEGNO E MODULI DI LUSSO, CI SAREBBERO STATI 39.000 POSTI LETTO A SETTEMBRE
“L’inno di Mameli va lasciato così com’è”: parola e musica di Riccardo Muti che due giorni fa ha tenuto uno straordinario concerto all’Aquila, presente il presidente Napolitano e 9.000 terremotati commossi.
Muti loda “quest’Italia di cui spesso non si parla bene, ma che nel dolore e nella tragedia dimostra qualità umane straordinarie” e trasmette a tutti la “sensazione che siano le anime delle vittime a ispirare i musicisti”.
Muti dirige 300 musicisti, tutti abruzzesi, ha voluto così, che fossero di quella terra, e ha riunito le forze musicali della regione, per un concerto che ha creato un phatos incredibile.
Iniziato con l’inno di Mameli, il maestro, con un fuori programma, l’ha concluso nuovamente con l’Inno nazionale, alla faccia della Lega.
Una esecuzione da brividi, veloce come lui la vuole, cantavano i coristi, cantava la platea dei 9.000 aquilani, tra lacrime e ovazioni.
Non c’era nulla di mondano, niente arie di passerella, solo il fremito del nostro popolo.
Il giorno dopo si ritorna però alla normalità , ai tentativi di nascondere una verità ormai scomoda per le autorità . Continua »
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