Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
L’INTERO PARLAMENTO STA PROTESTANDO CONTRO LA LEGGE SUI PENTITI VOTATA DAL PARLAMENTO
Tre notizie.
Prima notizia: Salvatore Garau (leggo da Wikipedia) è un pittore e un batterista nato in provincia di Oristano sessantotto anni fa. Ora è anche uno scultore. Ha realizzato una scultura d’aria. Cioè una scultura che non si può vedere e non si può toccare ma la scultura, assicura Garau, esiste. E infatti l’ha anche venduta. Prezzo: quindicimila euro. Non si conosce il nome del fortunato collezionista ma, secondo istruzioni, la collocherà in casa in uno spazio vuoto dall’ingombro di circa un metro e mezzo per un metro e mezzo, di modo che lo spazio vuoto resti vuoto, o meglio sia riempito dal vuoto della scultura d’aria.
Seconda notizia: Matteo Salvini e Giorgia Meloni – che sono contrari all’abolizione dell’ergastolo ostativo, cioè sono per la carcerazione perenne e senza scampo di chi non si pente davanti al magistrato, e quindi non fa nomi, non svela responsabilità eccetera – si dichiarano furibondi per la scarcerazione dopo venticinque anni di Giovanni Brusca, assassino di Giovani Falcone e molto altro, che si è pentito, ha fatto nomi, ha svelato responsabilità eccetera.
Dunque, secondo Meloni e Salvini, chi non si pente non deve uscire mai, e chi si pente non deve uscire mai, e allora è inutile pentirsi e addio pentiti (chissà, magari è un bene).
Seconda notizia bis: l’intero Parlamento, dall’estrema destra all’estrema sinistra (tranne i soliti radicali), compresi Pd e Forza Italia, esprime la medesima indignazione: Brusca non andava scarcerato.
Pertanto il Parlamento è fuori di sé per l’applicazione della legge sui pentiti votata dal Parlamento.
Se ne deduce che il Parlamento sta protestando contro il Parlamento.
In questo caso non rimane che una strada impervia: per cambiare la legge il Parlamento dovrebbe affidarsi al Parlamento.
Terza notizia: stiamo pensando di raccogliere le firme per chiedere a Garau di realizzare una grande scultura d’aria che celebri la politica italiana.
(da Huffingotonpost)
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Aprile 28th, 2021 Riccardo Fucile
SOLO 29 A FAVORE, I CONTRARI SONO STATI 221
29 voti a favore, 221 quelli a sfavore. Il Senato si è così espresso riguardo la mozione di sfiducia presentata nei confronti del ministro della Salute Roberto Speranza presentata dal partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia.
Archiviato lo scoglio sul coprifuoco, che sarà ridiscusso a maggio, il governo Draghi è tornato in Parlamento per un altro test di tenuta della maggioranza con tre mozioni di sfiducia.
Ora l’aula proseguirà con il voto delle altre due, presentate rispettivamente dal senatore Gianluigi Paragone del Gruppo Misto e da Mattia Crucioli di “L’alternativa c’è”.
Il discorso del ministro Speranza
«Nessuno dovrebbe mai dimenticare che il nemico è il virus e che dovremmo essere più uniti che mai nel combatterlo, evitando di cadere nella tentazione di utilizzare la lotta alla pandemia per ragioni strumentali», ha detto nel corso della discussione al Senato il ministro della Salute Roberto Speranza.
«In un grande Paese non si fa politica su una epidemia. Con amarezza vedo prevalere invece lo scontro politico, spesso anche alimentando un linguaggio di odio che non può mai essere accettato. Si afferma il tentativo di sfruttare l’angoscia degli italiani per miopi interessi di parte: è sbagliato, perché produce danni enormi, non a me o al governo, ma al Paese che deve restare unito in un passaggio delicato».
E ha aggiunto: «Questa rimarrà sempre la mia linea: unità, unità, unità! Ho fatto tutto quanto in mio potere e nelle mie forze per difendere la salute degli italiani».
Piano pandemico non aggiornato: «Facile far finta di non vedere, tema che viene da lontano»
«Il mancato aggiornamento del piano pandemico antinfluenzale è un tema che viene da lontano. Tutte le mozioni sottolineano come il piano non sia stato aggiornato secondo le linee guida dell’Oms per molti anni. Fanno dunque riferimento a 180 mesi durante i quali si sono alternati ben 7 governi, con diverse maggioranze parlamentari. Adesso il piano pandemico aggiornato c’è». E poi: «Tutti i gruppi di quest’aula – ha proseguito – compresi quelli che hanno sottoscritto le mozioni oggi in discussione, hanno sostenuto alcuni di questi governi. Troppo facile oggi far finta di non vedere. Io ho fiducia e rispetto per il delicato lavoro che sta svolgendo la magistratura. Credo fermamente che chiunque, nessuno escluso, chiunque abbia avuto responsabilità in questi mesi così difficili, dai vertici dell’Oms fino al sindaco del più piccolo comune, debba essere pronto a rendere conto delle proprie azioni. Questa è la forza e la bellezza di una grande democrazia come la nostra»
Il centrodestra di governo «ha fiducia in Mario Draghi» e non ha motivo di appoggiare mozioni ritenute «inutili», fanno sapere da fonti vicine a Lega e Forza Italia.
(da Open)
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Aprile 27th, 2021 Riccardo Fucile
NESSUNO VOTA CONTRO IL PROGETTO RECOVERY ANCHE SE NESSUNO L’HA LETTO… MA, A DIFFERENZA DI CONTE, IN QUESTO CASO NON C’E’ STATO ALCUN ESPROPRIO, COM’E’ STRANA LA VITA
Parlamento fa rima con Ornamento?
Il piano che deve sollevare l’Italia dalla sua malattia, curarla e proiettarla nel nuovo mondo, è giunto nelle mani dei deputati due ore fa, verso le 14 e – facendosi impellente la cena – gli si sta già sfilando.
In effetti è un’apparizione. “Tutti insieme contiamo meno di un capo dipartimento del ministero dell’Economia”, dice il deputato Andrea Colletti, già provato dall’esperienza infelice con i 5stelle, dalle cui file è uscito e ora – davanti al mausoleo delle grandi opere che Mario Draghi ha illustrato nella mezz-oretta stabilita – appare in ulteriore ed evidente debito di autostima.
In effetti tutto è parso un pochino più floscio perché l’appuntamento con l’ora X della politica italiana, quella col Recovery, è trascorso come un pomeriggio in trattoria.
Lui, Super Mario o Super Mago (così Michele Anzaldi di Italia Viva) ha ammonito a non fare gli stupidi, “orgoglio e non stupidità” per la precisione, e i deputati hanno anche un po’ applaudito ma sempre con la mente sui rigatoni all’amatriciana.
“Ha visto mai una riunione di redazione con mille giornalisti che parlano, discutono, traccheggiano, propongono, revocano? Che giornale mai uscirebbe la mattina seguente? Una cosa sterminata ma illeggibile. Un guazzabuglio”.
I conti, i parametri, i paradigmi, le equazioni, i settori, le missioni.
Secondo Emanuele Fiano del Pd, la prova era così complicata da non poter essere alla portata del Parlamento che avrebbe fatto solo caciara. Dunque i partiti, attraverso i propri ministri, hanno fatto conoscere sottovoce i desideri e Draghi li ha accontentati.
Ricorda Fabio Mussi, osservatore estraneo al sangue versato durante la crisi di governo, che Renzi “annunciò il movimento di liberazione da Conte perché il Parlamento era stato espropriato del suo ruolo. E ora questa mimica, un siparietto per timbrare d’ufficio un piano concepito in quell’altrove di cui tanto ci si disperò? Bah”.
Bah! Sbadigli, qualche applauso, distanze confermate secondo i protocolli pandemici, e il Recovery plana nell’aula abulica, solennemente indifferente. “Mancano i partiti, questo è il guaio. La rappresentanza politica è in crisi, questo è il guaio. Un sindaco si sveglia e fa ciò che vuole. Un governatore decide per conto suo, e nessuno che si permetta di dirgli: uè, ma che stai combinando? Senza partiti non c’è Parlamento. E infatti si nota”.
Guglielmo Epifani si accomiata come quegli ospiti che – seppure invitati – alla festa non trovano posto. L’aula non piroetta, non si divide, non contesta, nemmeno annuisce. “Sul Sud belle parole e poco altro”, dice Stefania Prestigiacomo. “Lo spazio per intervenire c’è. Se esiste la volontà di non accucciarsi, non una ma dieci battaglie si possono ancora fare”, annuncia Stefano Fassina.
Svanita, perché trasferita in altri lidi, la benedetta governance, resta tra le mani di coloro che annunciarono la palingenesi draghiana non il fuoco ma paglia ormai divenuta cenere.
“Abbiamo un piano finalmente credibile”, dice Maria Elena Boschi, una di quelle che sei mesi fa ruggì come una leonessa ferita contro l’esproprio ordito dal “governo Casalino” e oggi accompagna con una carezza un Piano che non ha visto e nemmeno letto.
In effetti tira molto di più il coprifuoco e i suoi effetti collaterali: obbedire alla legge delle 22 oppure liberarsi dalla dittatura e fiondarsi a casa solo alle 23? Il tema divide, spacca, appassiona. Molto meglio del futuro digitale, dell’istruzione tecnica massiva, degli asili nido, e dei ponti, dei porti, del nuovo ufficio del processo penale, eccetera.
Per adesso non c’è gara. Resta il coprifuoco nel cuore del Palazzo, e infatti il Parlamento si scorda di Draghi che visto dall’Economist si rivela una “delusion” e invece raccontato in contemporanea dal Financial Times si ritrova un “modello” che mette in riga l’Italia che ama delinquere, ed esce per cena, oggi che finalmente si può.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 20th, 2021 Riccardo Fucile
ASSENTE O “IN MISSIONE”, I DATI UFFICIALI DI OPENPOLIS: SU 6.321 VOTAZIONI PRESENTE SOLO A 2.611
Matteo Renzi è pronto a ripartire per un nuovo viaggio che lo porterà in Senegal e in Kenya. Stavolta, il senatore non ha in programma di partecipare ad alcuna conferenza retribuita, ma parte per mantenere e rinsaldare il capitale di rapporti personali e relazioni istituzionali che si è costruito nel corso della sua carriera politica.
Nonostante la pandemia di Covid-19 ancora in corso e le polemiche scatenate dalle sue ultime trasferte in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi,il leader di Italia Viva è dunque deciso a proseguire le sue numerose trasferte all’estero, le quali, ovviamente, hanno un costo. Non ci riferiamo alle spese, ma al costo in termini di tempo
A confermarlo sono i dati sulle presenze e le assenza di Matteo Renzi al Senato per il suo ruolo di parlamentare. Questi lo vedono assente o “in missione” a quasi il 60 per cento delle votazioni.
Come risulta dai dati di Openparlamento, che registra le presenze e i rispettivi voti dei senatori, su 6.321 votazioni elettroniche complessive da inizio legislatura, Renzi è stato presente a 2.611 (il 41,3 per cento). Risultava invece assente a 2.520 (il 39,8 per cento). Infine, era in missione (ovvero impegnato in altri compiti istituzionali) durante le altre 1.190 votazioni (il 18,8 per cento).
Come spiega il sito di Openpolis, “un parlamentare può essere in missione per incarico ricevuto dalla camera o dal senato (solitamente se componente dell’Ufficio di Presidenza, Presidente di una Commissione parlamentare o Capogruppo) o se membro del governo. Per poter essere considerati in missione, i parlamentari devono inoltrare una comunicazione al servizio assemblea della propria camera di appartenenza. La missione è poi autorizzata dal Presidente dell’aula”.
Tra le assenze di Renzi, anche alcuni voti che Openparlamento definisce come “voti chiave” (ovvero le votazioni più importanti della legislatura sia per la rilevanza della materia trattata, sia per il valore politico del voto).
Alcuni esempi relativi alle ultime votazioni chiave: Renzi era assente al voto di fiducia per il decreto riorganizzazione Coni, così come al voto per la conversione del decreto di proroga dello stato di emergenza e a quello di fiducia per il decreto milleproroghe 2021. Era presente in occasione del voto di fiducia per il governo Draghi al Senato (dove ha votato a favore), mentre era assente alla conversione del decreto Natale bis.
(da TPI)
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Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile
DE TOMA ERA STATO ESPULSO PER NON AVER RESTITUITO I RIMBORSI
Due deputati ex M5s e oggi nel gruppo Misto, Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, entreranno nel gruppo di Fratelli d’Italia. La notizia è stata diffusa da fonti parlamentari di maggioranza. Fdi ha annunciato con una nota l’arrivo di due deputati a Montecitorio senza però fare i nomi: domani 18 marzo a mezzogiorno con una conferenza stampa ad hoc saranno ufficializzati i “neo acquisti”.
Sia De Toma che Silvestri, eletti a Roma e Ascoli Piceno, avevano lasciato i 5 stelle a gennaio 2020. Il primo era stato poi espulso dal Movimento per i mancati rimborsi previsti dal regolamento M5s. “Lascio perchè non mi riconosco nella leadership di Di Maio & Co: Davide Casaleggio e i cosiddetti vertici”, aveva detto De Toma intervistato dal Messaggero.
In un primo momento De Toma aveva detto di voler aderire al gruppo dell’ex ministro Lorenzo Fioramonti: “Vogliamo sostenere questa maggioranza cercando di incidere sui temi che il Movimento ha abbandonato”, aveva detto.
Silvestri, subito dopo l’uscita dal gruppo, era stata oggetto di violenti insulti sui social, tanto che lo stesso direttivo M5s alla Camera aveva espresso solidarietà alla collega.
(da agenzie)
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Marzo 3rd, 2021 Riccardo Fucile
LEGA SI ASTIENE, FORZA ITALIA SI ASSENTA, FDI VOTA CONTRO
Il tema migranti irrompe alla Camera. Come già avvenuto con gli emendamenti e gli ordini del giorno sulla prescrizione del Milleproroghe, ieri a scuotere la maggioranza è stato l’esito del voto di un provvedimento in commissione Esteri.
I deputati hanno discusso infatti un emendamento allo statuto istitutivo della corte penale internazionale che introduce il nuovo crimine internazionale di aggressione. In pratica, bloccare una nave di migranti viene consierata un attacco e, dunque, un reato penale.
Ma come è noto la questione dei migranti resta uno dei principali nodi che dividono i vari partiti che sostengono il governo di Mario Draghi. E il risultato si è visto, ancora una volta, ieri.
Al momento del voto, infatti, i componenti di Forza Italia della commissione Esteri di Montecitorio non erano presenti e i deputati della Lega si sono astenuti.
Una mossa interpretabile anche al contrario, ossia come una “non belligeranza” sul tema del centrodestra di governo.
L’emendamento, dunque, è stato approvato solo con il solo voto contrario di Fratelli d’Italia per i quali i cromini internazionali non valgono se operati da sedicenti patrioti.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2021 Riccardo Fucile
ACCORDO CON IDV PER IL SIMBOLO, HANNO GIA’ ADERITO SETTE SENATORI… SI ATTENDONO QUELLI CHE HANNO SCELTO DI FARE RICORSO
Ieri è nata la componente alla Camera, oggi invece viene presentata istanza al Senato richiamando l’utilizzo del simbolo di Italia dei Valori.
Una parte dei 40 espulsi dal M5S per il no alla fiducia al governo Draghi si sta riorganizzando sotto un nuovo motto e nome: “L’alternativa c’è”. Non saranno solo due gruppi parlamentari, perchè l’obiettivo è quello di creare una forza politica vera e propria.
Dice Ignazio Messina, segretario nazionale dell’Idv, che “l’accordo c’è e ha delle basi non squisitamente formali ma politiche: nasce un progetto politico che vuole offrire una opposizione a questo governo, perchè non può essere monopolizzata da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia”.
I numeri: per ora gli iscritti sono 13 alla Camera e sette al Senato. A Montecitorio non c’è bisogno di un simbolo di collegamento per aprire un gruppo, che per ora essendo composto da meno di 20 eletti resta una componente del Misto.
A Palazzo Madama ne occorrono dieci, la presidenza del Senato deve dare il via libera dell’apparentamento col simbolo che fu presente alle elezioni del 2018 dentro quello di Civica popolare di Beatrice Lorenzin.
Su Facebook è anche nata la pagina ‘L’Alternativa c’è’, le parole d’ordine sono “uguaglianza, rispetto e solidarietà “. E a vedere i primi post gli espulsi sembrano avere un primissimo obiettivo: contestare i 5 Stelle e dimostrare che hanno tradito la loro missione. “Ora stiamo aspettando alcuni colleghi che invece vogliono tentare l’azione legale contro il Movimento per non essere espulsi”, dice Bianca Laura Granato.
Personalità come Barbara Lezzi e Nicola Morra, ad esempio, che confidano di rientrare e però non sarà per nulla semplice.
C’è anche un simbolo di massima di L’Alternativa c’è, “ci stanno lavorando i grafici, per ora è solo un’idea”, spiega il deputato Pino Cabras. Si tratta di una ruota dentata – come quella nel simbolo della Repubblica – e una stella tricolore, il richiamo generale è al mondo del lavoro.
Anche il nome ha un significato storico, di contrapposizione alle famose parole della premier inglese Margaret Thatcher, alfiera della riscossa neoliberista degli anni ’80, “there is no alternative”: non esisteva orizzonte che non fossero le ragioni del mercato e del capitalismo.
“Organizzeremo una riscossa popolare e democratica”, assicura Mattia Crucioli. Non sarà per nulla semplice creare un “M5S 2” senza Beppe Grillo (nè, per ora, Alessandro Di Battista) e di risposta all’originale. Ma intanto la prova ha inizio.
(da agenzie)
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Gennaio 26th, 2021 Riccardo Fucile
SI TRATTA DEI DIECI PARLAMENTARI CHE AVEVANO VOTATO LA FIDUCIA A CONTE POCHI GIORNI FA… ORA SI CERCANO ALMENO ALTRE 4-5 ADESIONI
Si è costituito, di fatto, il gruppo dei responsabili al Senato.
A quanto apprende l’ANSA da fonti parlamentari in serata è stato raggiunto il numero base di dieci senatori.
Il gruppo si chiama “Europeisti Maie Centro Democratico” e, a quanto si apprende dalle stessi fonti, domani si costituirà anche alla Camera.
Dieci i componenti della nuova formazione politica centrista, tutti del Misto, provenienti dal Maie e dalla nuova componente ‘Centro democratico’ (che alla Camera fa riferimento a Bruno Tabacci). Noti i nomi di nove “responsabili”, ma non quello del decimo.
Si tratta dei cinque senatori del ‘Maie-Italia 23’ Ricardo Merlo, Saverio De Bonis, Adriano Cario, Maurizio Buccarella e Raffaele Fantetti (presidente dell’Associazione Italia 23) e degli ex azzurri Sandra Lonardo, Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin.
Ultimo arrivato è l’ex pentastellato Gregorio De Falco, che porterà in dote il simbolo ‘Cd’ ‘prestato’ da Tabacci.
“Confermo la nascita del gruppo di ‘Europeisti’ al Senato”. Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia commentando in diretta la formazione del gruppo di ‘Responsabili’ a Palazzo Madama, a Carta Bianca su Rai 3.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
NON ESISTE UN VINCOLO DI MANDATO: DI FRONTE A UN TEMA DI GRANDE RILEVANZA, NON CITATO NEL PROGRAMMA, OGNUNO HA DIRITTO A VOTARE COME GLI PARE NELL’INTERESSE NAZIONALE
Quasi sessant’anni fa concludendo un’importante ricerca sulle prime quattro legislature del Parlamento italiano, Giovanni Sartori si chiedeva a chi rispondessero i parlamentari italiani: ai partiti (e ai loro dirigenti), ai gruppi di interesse, agli elettori?
La risposta di allora era inequivocabile: ai dirigenti di partito e di corrente, i quali, aggiungo io, in una (in)certa misura, tenevano grande conto delle preferenze di non pochi gruppi di interesse. Grazie (sic) alla legge Rosato, liste sostanzialmente bloccate, pluricandidature e paracadutati/e, è chiaro che tutti/e parlamentari sanno a chi debbono la loro candidatura e la loro elezione (nonchè la probabilità di essere ricandidate/i).
Sanno anche che, in Parlamento, possono, se vogliono, operare senza vincolo di mandato (ne ho già variamente scritto anche per HuffPost). Non per questo meritano di essere automaticamente considerati degli eroi, ma neppure sistematicamente condannati come trasformisti e voltagabbana.
Se uno specifico gruppo parlamentare, con i suoi componenti più o meno consultati, assume una posizione, mai esplicitata nel programma elettorale, su un tema controverso comunque di grande rilevanza, allora è più che legittimo che uno o più parlamentari gli voltino le spalle e se ne vadano da un’altra parte armi, bagagli e libertà di voto.
Se altri insoddisfatti ed espulsi vorranno costituire un nuovo gruppo parlamentare, secondo i regolamenti vigenti, ciascuno di quei parlamentari avrà la facoltà di aderirvi. Se no, si accomoderanno nel Gruppo Misto. Ricordo che al Senato gli scissionisti di Italia Viva hanno potuto costituire un gruppo parlamentare autonomo soltanto grazie all’apporto decisivo del senatore socialista Riccardo Nencini.
Infatti, il nome ufficiale del gruppo è ItaliaViva-Socialisti. Se, su una decisione tanto significativa come è il mettere in crisi il governo Conte, il sen. Nencini non consente, è pienamente libero di andarsene, cercare accoglienza in un altro gruppo e votare liberamente di conseguenza.
Stessa facoltà va riconosciuta a tutti coloro che si trovano, per una pluralità di ragioni, sulle quali nessuno di noi ha il diritto di sindacare, ma di discutere certamente sì, nel Gruppo Misto.
Comunque, il problema non è quello di cambiare gruppo parlamentare. Piuttosto riguarda la responsabilità politica, l’accountability. A chi risponderanno i parlamentari che cambiano gruppo e esercitano liberamente il loro diritto di voto? Molti, non soltanto di loro, perderanno comunque il seggio a causa della drastica riduzione del numero dei parlamentari. La loro speranza di portare la legislatura alla sua conclusione naturale nel febbraio-marzo 2023 è comprensibile e legittima.
Come negare, però, che nel comportamento di molti degli eventuali “Costruttori” abbia un peso rilevante anche la convinzione che una crisi di governo in questa fase possa essere esiziale per l’Italia? Non pochi parlamentari sono consapevoli del loro compito di rappresentanza “nazionale”.
Semmai, il problema è che la legge elettorale vigente e quella di cui si discute rendono praticamente impossibile al parlamentare di spiegare ai suoi elettori le motivazioni dei suoi voti e comportamenti e agli elettori di poterli valutare. Tutto qui, ma in democrazia questo è un gravissimo inconveniente (che non viene risolto da stigmatizzazioni e insulti).
(da “Huffingtonpost”)
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