Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
IL MIRACOLO MELONI SI BASA SOPRATTUTTO SUL FATTO CHE NON HA FATTO NIENTE. IL SUO TALENTO È SAPER SFRUTTARE LE RIFORME DEI SUOI PREDECESSORI (FRA I QUALI MARIO DRAGHI) E, PARADOSSO GUSTOSO, DELL’IMMENSA MANNA FINANZIARIA EUROPEA. SENZA L’UE, L’ITALIA OGGI SAREBBE IN RECESSIONE”
Apertura di prima pagina e tre pagine all’interno del quotidiano Libération, secondo il quale la premier italiana “elogiata dalla destra e dall’estrema destra francesi per i suoi risultati, cavalca in realtà le riforme dei suoi predecessori e approfitta degli aiuti massicci dell’Unione europea”.
“Tre anni dopo il suo arrivo al potere – scrive Libération – la premier è incensata all’estero dai conservatori per la buona salute economica del paese. Ma le riforme strutturali sono assenti e il PIL è mantenuto a galla dall’aiuto massiccio della UE”.
Nell’editoriale dal titolo “Menzogna”, il quotidiano scrive: “Giorgia Meloni, o il miracolo economico italiano…questo ritornello si è imposto da alcuni mesi. Viene ripreso in Francia da coloro che navigano sull’argomento che prima di gridare al lupo in caso di arrivo dell’estrema destra al potere, bisognerebbe forse provarla e giudicare sui fatti”.
“Ma – continua l’editoriale – appoggiarsi sui risultati economici di Meloni per far credere che funziona e anche non male, che tutto va bene, è una menzogna. Perché Oltralpe, di miracolo economico non ce n’è affatto. Se il deficit è controllato meglio che in Francia, il peso del debito resta più importante e la crescita ristagna.
Per riassumere, il miracolo Meloni si basa soprattutto sul fatto…che non ha fatto niente, o non un granché, in ogni caso nessuna riforma importante. Il suo talento è saper sfruttare le
riforme dei suoi predecessori (fra i quali Mario Draghi) e, paradosso gustoso, dell’immensa manna finanziaria europea. Senza l’Europa, l’Italia oggi sarebbe in recessione”.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
L’ADDIO ALLE GEMELLE KESSLER TRAMITE IL SUICIDIO ASSISTITO… LE LORO CENERI NELLA STESSA URNA… TUTTI I BENI LASCIATI A MEDICI SENZA FRONTIERE E ALTRE ASSOCIAZIONI UMANITARIE
Sono decedute – con il metodo del suicidio assistito – le gemelle Alice e Ellen Kessler, lo
riferisce l’agenzia di stampa Dpa. Le due avevano 89 anni e si sono spente a Gruenwald, nei pressi di Monaco di Baviera. Sembra che sia intervenuta la polizia che non ha fornito ulteriori dettagli. A confermare l’ipotesi del suicidio assistito è la Bild: «Avevano optato per il suicidio assistito», ha reso noto il quotidiano tedesco. Nel loro testamento, le 89enni gemelle avevano chiesto che le loro ceneri fossero conservate nella stessa urna. Destineranno tutti i loro beni a Medici senza frontiere. Altro dettaglio. Le due donne avevano anche deciso la data della loro morte: «La data del 17 novembre era stata scelta dalle due sorelle stesse», ha dichiarato a LaPresse Wega Wetzel, portavoce della Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (Dghs), la più antica e grande organizzazione tedesca per i diritti civili e la tutela dei pazienti, a cui le gemelle si erano rivolte per avviare la procedura di suicidio assistito.
La Kriminalpolizei del capoluogo della Baviera, dove le sorelle vivevano, ha aperto un’indagine. In Germania la “morte assistita” è consentita in alcuni casi e in condizioni specifiche. La persona deve «agire responsabilmente e di propria spontanea volontà», oltre che essere di maggiore età e avere le capacità giuridiche.
E poi c’è un particolare non proprio irrilevante. E riporta al gennaio del 2012 quando le due gemelle dissero: «Moriremo insieme». Vale la pena ripercorrere questo passaggio: «Se una di noi si ridurrà allo stato vegetativo, l’altra l’aiuterà a uscire di scena», dissero.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
“ABBIAMO MOLTA STRADA DA FARE. CI SONO ANCORA MOLTI UOMINI CHE NON PENSANO DI POTER ESSERE GUIDATI DA UNA DONNA, E LO ABBIAMO VISTO. QUINDI NON GUARDATE ME: NON SIETE PRONTI, NON FATEMI PERDERE TEMPO”
Michelle Obama ha nuovamente messo fine all’idea che un giorno potrebbe candidarsi alla presidenza. Parlando questo mese con Tracee Ellis Ross alla Brooklyn Academy of Music, Obama ha insistito che gli Stati Uniti “non sono pronti per una donna” alla guida del Paese.
“Be’, come abbiamo visto in queste ultime elezioni, purtroppo, non siamo pronti”, ha detto Obama facendo riferimento alle elezioni del 2024, vinte da Donald Trump contro Kamala Harris.
“Ecco perché dico: ‘Non guardate neanche me per una candidatura, perché voi mentite’”, ha continuato. “Non siete pronti per una donna. Non lo siete. Quindi non fatemi perdere tempo”.
Obama ha aggiunto: “Abbiamo ancora molta strada da fare, e ci sono ancora, purtroppo, molti uomini che non pensano di poter essere guidati da una donna, e lo abbiamo visto”.
L’autrice e moglie dell’ex presidente Barack Obama ha ripetutamente respinto, nel corso degli anni, richieste e voci sulla sua possibile candidatura. L’argomento era stato sollevato da
Savannah Guthrie nel 2018, quando durante un segmento del programma “Today” chiese a Michelle se avrebbe preso in considerazione una carriera politica.
“Assolutamente no. Non ho mai voluto essere una politica”, rispose Michelle. “In me non è cambiato nulla. Voglio servire… Ci sono tanti modi per avere un impatto. La politica non è la mia cosa. È semplice”.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
L’ATTO IN QUESTIONE È INTERCONNESSO CON LA DELIBERA DI AGOSTO DEL CIPESS
La Corte dei Conti “non ha ammesso al visto” il terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il
ministero dei Trasporti e la Società Stretto di Messina che regola i rapporti tra la stessa società Stretto di Messina in in quanto concessionaria delle opere per il Ponte sullo Stretto e il Mit, come amministrazione concedente e vigilante. Lo annuncia la stessa magistratura
contabile in una nota precisando che “le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note entro trenta giorni, con apposita Deliberazione”.
“La Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti, all’esito della Camera di consiglio seguita all’adunanza di oggi, 17 novembre 2025, – si legge in una nota – non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione il decreto dell’1 agosto 2025, n. 190, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, adottato ai sensi dell’articolo 2, comma 8, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, recante ‘Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria’.
Approvazione III Atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003, n. 3077, fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Stretto di Messina spa”. L’atto aggiuntivo in questione è strettamente interconnesso con la delibera di agosto del Cipess che riguardava l’assegnazione delle risorse e l’approvazione del progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto e alla quale la Corte dei Conti aveva già negato il visto di legittimità a fine ottobre scorso.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
IL TESTIMONE METTE IN GUARDIA I PM DI ROMA CHE INDAGANO SULLA MORTE DI ATTANASIO: “È UN DOSSIER SENSIBILE PERCHÉ FINORA LA VERITÀ RESTA UN INCUBO. NESSUNO SA LA MISSIONE CHE AVEVA L’AMBASCIATORE”
Elementi acquisiti in indagini difensive potrebbero dare nuovo impulso all’inchiesta ancora aperta sull’omicidio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso con il carabiniere Vittorio Iacovacci in Congo il 21 febbraio 2021, in un’imboscata al convoglio del World Food Program nel Nord Kivu.
A piazzale Clodio infatti, dopo che nel febbraio 2024 il gup di Roma ha dichiarato il non luogo a procedere per ”difetto di giurisdizione” per i due dipendenti del Pam Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, è ancora aperto un fascicolo nel quale si procede per omicidio a carico di ignoti.
La novità ora, a quanto apprende l’Adnkronos, è una testimonianza diretta di uno degli operatori presenti sulla scena dell’agguato, depositata in procura nell’ambito delle indagini difensive condotte dal legale dei genitori di Attanasio, coadiuvato da esperti di livello internazionale, che potrebbe
aprire un nuovo scenario.
Documenti, fotografie e cartografie a supporto della testimonianza diretta indicherebbero come ”destinazione finale” del convoglio ”non precisamente identificata” la zona di Ruthsuru e Lueshe, dove si trova una miniera di pirocloro-niobio storicamente legata a interessi russi: il niobio è un materiale raro e sensibile a livello strategico, fondamentale per lo sviluppo di veicoli ipersonici top secret di Mosca perché le sue leghe resistono a temperature estreme e all’ossidazione e per questo è ricercatissimo dall’industria militare.
Nell’imboscata, avvenuta in area Kibumba il 21 febbraio 2021, gli assalitori uccidono l’autista, estraggono dall’auto l’ambasciatore italiano e tentano di portarlo in un’area collinare, coperta da vegetazione. Qui avviene però l’incontro imprevisto con personale ranger addetto alla sicurezza degli operai impegnati nella zona delle ‘Tre Antenne’, e a quel punto, come riferito da testimoni oculari e da chi ha fatto i primi rilievi, gli assalitori uccidono il carabiniere e feriscono gravemente all’addome Attanasio, che muore poco dopo essere stato trasferito all’ospedale dell’Onu di Goma.
La ‘fonte’, contattata nell’ambito delle indagini difensive e protetta per ragioni di sicurezza, parla di coordinate, mappe, fotografie e informazioni che inequivocabilmente indicherebbero che l’ambasciatore fosse diretto verso Ruthshuru- Lueshe, ”dove c’è la miniera di niobio, una faccenda molto sensibile” ha sottolineato l’operatore. Non solo. L’uomo ha raccontato di aver avuto diversi furti nella sua abitazione e di temere gravi
ritorsioni per sé e per la famiglia.
”State indagando su un dossier sensibile perché finora la verità resta un incubo, dato che nessuno sa la missione che aveva l’ambasciatore”, ha detto il testimone al consulente legale della famiglia Attanasio. Tutte informazioni che sono ora all’attenzione dei magistrati capitolini.
(da Dagoreport)
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Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO
La campagna elettorale in Campania si sta trasformando in uno show trash a puntate. Alle
gaffe ormai quotidiane, tra saltelli e balletti, inviti al voto della tiktoker Rita De Crescenzo e il gozzo che resta sul gozzo di Fico, si aggiungono proposte venate di un populismo alla pummarola, con cui Fratelli d’Italia prova a cavalcare l’onda del consenso e risollevarsi nei sondaggi: di fronte al distacco del suo candidato, Edmondo Cirielli, da quello del campo largo, il “marinaio” Roberto Fico, si gioca all’attacco.
§L’ultima sparata è arrivata dal solitamente prudente Matteo Piantedosi.
Il ministro dell’Interno ha parlato dei condoni edilizi come una “scelta di buon senso”, una proposta che suscita perplessità anche in Forza Italia, che sulle sanatorie edilizie ha fatto intere campagne elettorali ai tempi di Berlusconi
E se Cirielli, come fa notare Elly Schlein (che per una volta, coglie il punto), somiglia sempre più a “Achille lauro, con una scarpa prima e una scarpa dopo”, va registrato che questo continuo tira e molla non fa certo bene all’immagine, più costruita che reale, di unità della maggioranza (dove si litiga per tutto, dalla politica estera all’economia passando per Rai, diritti sociali e rapporti con l’Europa).
Una situazione in cui ognuno va per la sua strada: per un Salvini che lancia la tassa sugli extraprofitti, c’è un Tajani che la stoppa per tutelare la Mediolanum “di famiglia” (Berlusconi); per una Meloni che si lancia a supporto di Kiev, arriva un leghista putiniano a mettere il freno.
Eppure, ci sarebbe una persona che potrebbe e dovrebbe intervenire a “monitorare” gli scazzi: c’è addirittura un ruolo ad hoc a Palazzo Chigi, quello di sottosegretario all’attuazione del programma di cui è incaricato Giovambattista Fazzolari, “l’uomo più intelligente” che Giorgia Meloni conosca (pensa gli altri). Fazzolari s’industria da “tuttologo”, si occupa di nomine e di querele temerarie ai giornalisti (nel senso che le fa), detta la linea ai parlamentari di Fratelli d’Italia con il suo “mattinale” e,
stando al racconto di Sigfrido Ranucci, si è anche interessato di servizi segreti. Eppure, non si occupa dell’unica cosa che dovrebbe seguire: il programma del centrodestra. Delle due l’una: o Fazzolari sta ampliando il perimetro delle sue ambizioni, mettendo bocca su troppe cose, o il famigerato “programma” da attuare non esiste.
(da La repubblica)
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Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
A FARE NOTIZIA NON SONO TANTO LE SPARATE CONTRO SALVINI, LEADER DI UN “PARTITO ASSISTENZIALISTA CHE VUOLE TOGLIERE SOLDI ALLE OPERE CHE SERVONO DAVVERO PER COSTRUIRE IL PONTE SULLO STRETTO”. QUANTO PIUTTOSTO LA PRESENZA DEL FRATELLO D’ITALIA MARCO OSNATO E DEL FORZISTA ALESSANDRO SORTE
“Noi siamo pronti, apriamo le sezioni, presentiamo le liste in tutti i Comuni nel 2026”, assicura il neosegretario del neonato
partito federalista che vorrebbe soppiantare la Lega, Paolo Grimoldi di Patto per il Nord. ‘Tutti’ si fa per dire: dall’Umbria in su. La due giorni di congresso fondativo a Treviglio si è concluso ieri, 65 interventi in tutto e ospiti trasversali: esponenti di FdI, Fi, Pd, +Europa, tra gli altri.
Non del Carroccio ovviamente: gli ex usciti in polemica con la svolta nazionalista di Matteo Salvini sono visti come fumo negli occhi in via Bellerio. Delle specie di traditori. Ma è un sentimento speculare a quello dei “pattisti”.
Grimoldi fa spallucce: “La Lega non esiste più, c’è la Salvini Premier che è un’altra cosa, un partito assistenzialista che preferisce aumentare le tasse per raccogliere voti al sud, che vuole togliere soldi alle opere che servono davvero per costruire il Ponte sullo Stretto”.
Ma quanto vale davvero il Patto per il Nord? Bella domanda.
La partecipazione congressuale non è stata malaccio: 300 persone, un’altra sala affittata il secondo giorno, e si sono fatte vedere anche persone per un periodo vicine a Roberto Vannacci, come la varesina Stefania Bardelli, detta la bersagliera del generale (ormai ex tale, sia lei che il militare).
Di sicuro va notato chi hanno mandato per portare ai presenti i loro saluti gli alleati del Carroccio: per la fiamma Marco Osnato, deputato milanese d’adozione nonché genero di Romano La Russa; per gli azzurri Alessandro Sorte, segretario regionale lombardo con ottimi uffici presso “la famiglia” Berlusconi.
Quando l’anno scorso fu espulso da Matteo Salvini, colpevole di aver fatto dichiarare a Umberto Bossi il suo voto alle Europee
per un candidato di Forza Italia (l’ex leghista Marco Reguzzoni), Grimoldi fu corteggiato proprio dai forzisti, impegnati a costruire la componente ‘Forza Nord’.
La decisione fu quella di andare avanti con una nuova associazione, ora diventata partito, animata da altre realtà autonomiste. I pattisti assicurano di essere presenti in 56 province.
“Ci avranno anche privati di un simbolo e una bandiera – è il riferimento dell’ex deputato alla Lega – ma non cambieranno mai le nostre identità ed il sentimento autonomista e federalista che ci accomuna”.
Marco Osnato, genero di Romano La Russa e fedelissimo di Ignazio, si è anche spinto più in là, complimentandosi con i fondatori del Patto per il Nord: «Anche noi poco più di dieci anni fa fummo costretti a ripartire da zero perché ci sentimmo traditi da chi ritenevamo dovesse portare avanti i nostri valori».
Un parallelo che rischia di non essere molto gradito a Matteo Salvini e ai leghisti doc, dipinti indirettamente come coloro che hanno tradito gli ideali. Ma è la presenza stessa di Osnato, e del segretario regionale lombardo di Forza Italia, Alessandro Sorte, in casa di chi ha lasciato la Lega o ne è stato espulso fondando un movimento che si presenta come l’unico vero soggetto politico del Nord, federalista e vicino al mondo delle partite Iva, a creare i presupposti per un possibile incidente diplomatico con l’alleato. Il deputato azzurro ne è consapevole.
Nel suo discorso di saluto al congresso sottolinea la necessità per il centrodestra di allargare i suoi confini. Ma subito dopo lancia
un richiamo: «Non dovete insultare i nostri alleati».
Riferimento indiretto a Matteo Salvini, il cui nome non appena viene evocato dai relatori viene ricoperto da salve di fischi e di improperi. Il corteggiamento, comunque, non è solo degli esponenti del centrodestra.
Anche l’ex deputato e ora consigliere regionale pd, Emilio Del Bono (possibile candidato alla guida della Lombardia nel 2028), stuzzica l’orgoglio dei presenti parlando degli enti locali calpestati dal centralismo e invitando tutti ad una battaglia autenticamente autonomista.
Luigi Marattin, ex renziano ora segretario del neonato Partito liberaldemocratico, gioca la carta di un invito a far parte di un terzo polo costituito da chi non si riconosce negli altri due, mentre Benedetto Della Vedova (+Europa) contrappone un Bossi euroscettico ma federalista ad un Salvini sovranista.
Impreviste ragioni di salute, invece, hanno fatto saltare l’atteso intervento di Carlo Calenda
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
I LAVORI DI BUONA PARTE DEGLI OSPEDALI E DELLE “CASE DI COMUNITÀ” PREVISTI DAL PIANO SONO COSÌ IN RITARDO CHE SERVIRANNO ALTRI 5-6 ANNI PRIMA DI VEDERLI COMPLETATI, BEN OLTRE LA SCADENZA TASSATIVA FISSATA DA BRUXELLES AD AGOSTO 2026
La progettazione e i lavori di buona parte degli ospedali e delle case di comunità previsti dal
Pnrr sono così in ritardo che serviranno altri 5-6 anni prima di vederli completati, ben oltre quindi la scadenza tassativa del Piano fissata ad agosto 2026.
Stando alla rilevazione rilasciata dal sistema ReGis ed aggiornata a tutto giugno, infatti, mentre complessivamente per la Missione 6 del Piano di ripresa e resilienza dedicata alla salute è stato speso il 34,4% dei fondi disponibili (6,6 miliardi su 19,3, di cui 14,5 garantiti dall’Europa) realizzando appena il 38,2% dei 10.100 progetti previsti, la situazione della costruzione delle nuove Case della Comunità e dei nuovi Ospedali di comunità è ben peggiore.
Scorrendo i dati si vede infatti che per l’investimento M6-C1.01 «Case della Comunità e presa in carico della persona» su 1.415 progetti finanziati (valore 2,8 miliardi di euro) a giugno risultavano effettuati pagamenti per 486,1 milioni, dunque, a pochi mesi dalla scadenza, è stato speso solo il 17,1% dei fondi disponibili.
Dei progetti finanziati per questo tipo di strutture chiamate a fare da punto di riferimento per l’assistenza socio-sanitaria di base (visite mediche, prelievi, vaccinazioni, attività di prevenzione, ecc.) ne risultano completati appena 50, pari al 3,5% del totale. [.
Non meno critica risulta la situazione degli Ospedali di Comunità, le strutture sanitarie a prevalente gestione infermieristica, fondamentali per garantire le cure intermedie e la continuità assistenziale soprattutto nel passaggio dall’ospedale al ritorno a casa dei pazienti. In questo caso per l’investimento M6
C1.02 con 1,3 miliardi di euro sono stati finanziati 428 progetti e di questi solo 14 sono completati (appena 4 quelli collaudati).
Dei progetti finanziati, ne risultano completati solo 14, pari al 3,3% del totale. Con questo ritmo ci vorranno almeno 6 anni per terminare tutto, calcola la Cgil. Ma non basta perché anche i 198 interventi del programma «Verso un ospedale sicuro e sostenibile» segnano il passo: sono appena 28 quelli completati.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2025 Riccardo Fucile
MA L’USCITA DEL FU “TRUCE DEL PAPEETE” NON E’ STATA CONCORDATA CON ZAIA, CHE NON L’HA PRESA BENE: “LE SUPPLETIVE PER IL PARLAMENTO? QUESTE SONO DISCUSSIONI DI FANTASIA” IPOTIZZARE UN INCARICO A ROMA PER IL GOVERNATORE USCENTE È UN MODO PER DEPOTENZIARLO E FARGLI PERDERE PREFERENZE, E SALVINI LO SA BENE
“Le suppletive per il Parlamento? Queste sono discussioni di fantasia che poi rischiano di fare i titoloni nei giornali. In questo momento sarà bene che mi dedichi anche in questa ultima settimana a una campagna importante, che è quella anche della difesa e della divulgazione di tutto quello che abbiamo fatto”.
Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia, a Rtl 102,5, rispondendo all’ipotesi, lanciata ieri da Matteo Salvini, di una candidatura alle elezioni suppletive dopo le regionali.
“Io – ha ricordato Zaia – sono sempre candidato a tutto quello che passa il convento, a tutte le cariche. Nelle ultime settimane sono passato dalla Presidenza dell’Eni alla Presidenza del Consiglio regionale, a parlamentare piuttosto che a sindaco di Venezia e altre attività. Direi che adesso sono concentrato assolutamente su questa campagna elettorale, e a dare comunque il mio contributo. Voglio sempre essere a disposizione della mia terra, questo l’ho
sempre detto. E quindi vedrò cosa fare”, ha concluso.
Comincia a essere un vizio. Da un anno a questa parte, quando Matteo Salvini vede una poltrona libera, tende a lanciare la candidatura di Luca Zaia. Con un piccolo problema ricorrente: prima di farlo, non consulta quasi mai il diretto interessato. Prima voleva il Doge europarlamentare a Bruxelles, poi ministro, sindaco di Venezia, «lo vedrei bene ovunque», diceva.
Stavolta, visto che il candidato del centrodestra alle Regionali venete, Alberto Stefani, «lascia libero un posto da parlamentare, i veneti potranno scegliere Luca per farlo venire in Parlamento, se lui lo vorrà». Altrimenti, aggiunge Salvini, «c’è anche la bellissima competizione di Venezia del prossimo anno».
La proposta, così formulata e per il tempismo con cui arriva, viene letta da Zaia come uno sgambetto, più che una lusinga. Il Doge non era stato avvertito della volontà di Salvini di fare il suo nome pubblicamente. Se lo avesse saputo, lo avrebbe fermato.
«Prima voglio vedere come vanno le Regionali», ripete a chi gli è vicino. Desidera pesarsi nelle urne, da capolista della Lega. È per questo che, a una settimana dal voto, ritiene un «errore» parlare di una sua possibile corsa in direzione Roma.
Gli elettori potrebbero infastidirsi, pensare che non vale la pena scrivere il nome di Zaia sulla scheda se poi non farà neanche un giorno in Consiglio regionale. Insomma, questo è il modo più facile per perdere preferenze.
E nessuno tra i leghisti veneti pensa davvero che un politico esperto come Salvini possa aver commesso uno sbaglio del genere in buona fede. Sono convinti, piuttosto, che abbia a che fare con la sfida tra i due che si è aperta nella Lega.
Alle Regionali venete il leader corre il rischio concreto di incassare meno voti di Fratelli d’Italia e cedere lo scettro di prima forza del centrodestra in Regione dopo 15 anni. Ha quindi bisogno di vincere almeno la competizione interna al partito, per evitare di andare incontro a una «vittoria mutilata».
Zaia è sempre stato il suo contraltare, mai iscritto al salvinismo, in grado di prendere quasi un milione di voti con la sua lista personale alle Regionali del 2020, sempre contrario alla deriva a destra della Lega.
È fondamentale, dunque, che non sia Zaia l’unico a trainare la lista del Carroccio. Non deve concretizzarsi, per Salvini, l’incubo che il governatore uscente ha ben rappresentato con lo slogan della sua campagna elettorale: «Dopo Zaia, scrivi Zaia». Come se nessuno potesse prendere davvero il potere in Regione senza passare da lui. Questa sfida si gioca tutta, quindi, sul numero di preferenze.
(da agenzie)
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