Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
A DIFFERENZA DEL GOVERNO ITALIANO LA GERMANIA ESTRADERA’ IL CRIMINALE ALLA CPI… LA GERMANIA RISPETTA LA LEGGE NON E’ COMPLICE DI CRIMINALI
La Cpi ha ringraziato le autorità tedesche per “la loro forte e costante cooperazione”, “che
ha portato” all’arresto il 16 luglio del libico al Hishri, noto come al Buti.
Secondo quanto riportato dai media tedeschi, Berlino avrebbe intenzione di collaborare ed estradare il cittadino libico arrestato, in contrasto con quanto avvenuto nel caso Almasri da parte delle autorità italiane.
Su quella vicenda è attualmente in corso un’indagine da parte del tribunale dei ministri, volta a verificare eventuali responsabilità di esponenti del governo. Tra gli indagati figurano la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, e il sottosegretario con delega ai servizi, Alfredo Mantovano.
Il caso
In Libia è noto come Al Buri, ma il suo nome è Khaled Mohamed Ali El Hishri. Ai vertici della milizia Rada assieme al generale Almasri, il criminale libico che fu prima arrestato all’alba del 19 gennaio scorso a Torino e poi liberato dal governo italiano dopo 48 ore con un volo di Stato per Tripoli, rallentando così le indagini del caso. Al Buri è stato arrestato dalle autorità tedesche a Francoforte, in Germania, che sono state premiate dal Tribunale Penale dell’Aia per la loro collaborazione ed impegno. Pendono inoltre altri 9 mandati di arresto contro altrettanti cittadini libici presumibilmente coinvolti.
I motivi dell’arresto
L’accusa, da parte della Corte penale internazionale, è di essere
stato uno dei funzionari di alto rango del carcere di Mitiga. Il sospetto è che abbia commesso direttamente, ordinato o partecipato a crimini contro l’umanità. Sono elencati tra i crimini : stupro, tortura, omicidio e violenza sessuale, tutti commessi tra il febbraio 2015 e l’inizio del 2020. La Cpi ricorda che il 12 maggio scorso la Libia ha accettato la giurisdizione della Corte sul suo territorio per eventi registrati tra il 2011 ed il 2027. Tra i ricercati c’è anche Saif Al-Islam Gheddafi, uno dei figli dell’ex rais del Paese.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
“NORDIO DOVEVA RISPETTARE LA LEGGE E CONSEGNARE ALMASRI ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE”
Raffaele Piccirillo, magistrato di Cassazione, è stato dal 2017 sino all’insediamento del governo Meloni, nei ruoli chiave del ministero della Giustizia: direttore generale della giustizia penale per tre anni, poi capo del dipartimento degli Affari di giustizia. Infine capo di gabinetto. Insomma, era l’uomo che avrebbe gestito il caso Almasri se fosse accaduto qualche anno fa.
Dottor Piccirillo, ma l’Italia davvero non poteva che restituire il generale accusato di omicidi e stupri alla Libia?
“Al contrario, credo che non vi fossero valide ragioni giuridiche per non convalidare l’arresto e non consegnarlo alla Corte penale internazionale”.
Chi ha sbagliato?
“Credo che si sia data una lettura gravemente lacunosa delle norme rilevanti in questa materia. L’arresto, disposto sulla base non della solita red notice (l’allerta inserita nella banca dati di
Interpol) ma di un mandato di arresto completo, regolarmente comunicato sia tramite Interpol sia attraverso i canali diplomatici era convalidabile senza attendere alcuna iniziativa ministeriale, naturalmente dopo aver convocato l’arrestato e avergli consentito di difendersi: cosa che, singolarmente, non è stata fatta. A quel punto, volendo applicare la norma che si applica in materia di estradizione, il ministro avrebbe avuto dieci giorni per chiedere, o meno, il mantenimento della misura, assumendosi la responsabilità di questa scelta”.
Il ministro poteva rilevare quei vizi e rimediare, in qualche maniera?
“Si tratta di cooperazione cosiddetta verticale. Gli Stati che hanno aderito allo Statuto di Roma (il trattato istitutivo della Corte penale internazionale aperto alla firma nel 1998), sottoscrivendolo e ratificandolo, hanno ceduto parte della propria sovranità giurisdizionale alla Corte che, diversamente da quanto accade in Italia e in altri paesi, non procede in assenza o in contumacia. Per questo omettere la consegna significa bloccare il processo. In questo contesto gli obblighi di cooperazione sono più stringenti di quelli che valgono tra paesi posti sullo stesso livello, perché la Corte, non disponendo di forze di polizia, ha bisogno delle autorità degli Stati come delle proprie braccia e gambe per operare. In questo contesto è paradossale che la Corte d’appello e la Procura generale di Roma abbiano ritenuto necessario attendere una sorta di nulla
osta del ministro che le norme non prevedono e che non è necessario neppure nella cooperazione di minor livello.
La stessa Autorità giudiziaria, per espressa previsione dello statuto, della legge di ratifica e della legge di cooperazione con la Corte del 2012, non può sindacare i gravi indizi e le esigenze cautelari che stanno alla base del mandato di arresto della Corte”.
Poteva farlo, quindi, il ministro?
“No. E non poteva nemmeno mettere in dubbio la giurisdizione della Corte che – laddove fosse stata messa in discussione dall’arrestato – avrebbe dovuto essere stabilita dalla stessa Corte penale internazionale. In buona sostanza, le giustificazioni offerte in occasione dell’informativa del ministro Nordio al Parlamento del febbraio scorso sono prive di fondamento giuridico. Del resto, nella tradizionale materia estradizionale, non si è mai visto un ministro che intercetta il provvedimento straniero prima di trasmetterlo all’Autorità giudiziaria per valutarne la legittimità.
Tecnicamente cosa poteva fare?
“Volendo assecondare la prospettiva giuridica errata delle autorità giudiziarie romane, il ministro avrebbe potuto sanare il ritenuto difetto di legittimazione. In realtà, l’unico spazio espressamente attribuito dallo Statuto e dalla legge al ministro attiene alla decisione finale di consegna che viene dopo la valutazione della Corte d’appello di Roma ed è anche questa
strettamente vincolata.
C’è chi autorevolmente ritiene che la peculiarità dei crimini trattati dalla Corte penale internazionale (genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità) e la posizione della Corte sono tali da escludere finanche l’ostacolo delle immunità funzionali, che comunque non riguardano Almasri che non è un capo di Stato o di governo. Abbiamo fallito in un caso, tutto sommato, semplice”.
(da La repubblica)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
E LA SITUAZIONE NON PUÒ CHE PEGGIORARE: SECONDO LA FED, MOLTE IMPRESE HANNO GIÀ INIZIATO A TRASFERIRE GLI AUMENTI DEI COSTI AI CONSUMATORI CON AUMENTI DI PREZZO
Solo circa un quarto degli adulti statunitensi afferma che le politiche del Presidente
Donald Trump li ha aiutati da quando è entrato in carica, secondo un nuovo sondaggio che lo vede sottotono su questioni chiave, tra cui l’economia, l’immigrazione, la spesa pubblica e l’assistenza sanitaria.
In effetti, il presidente repubblicano non riesce a ottenere la maggioranza dei consensi su nessuna delle questioni incluse nel sondaggio dell’Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research. Rispetto all’inizio dell’anno, il presidente ha addirittura subito un leggero calo sull’immigrazione, che è sempre stata un punto di forza del suo secondo mandato.
Sebbene la maggioranza degli americani consideri Trump almeno “in qualche modo” in grado di portare a termine le cose dopo l’approvazione della sua vasta legge sul bilancio, un numero minore di persone ritiene che egli comprenda i problemi che affliggono persone come loro.
Secondo il sondaggio, circa la metà degli adulti statunitensi ritiene che le politiche di Trump li abbia “danneggiati” dall’inizio del suo secondo mandato, sei mesi fa. Circa 2 su 10 affermano che le sue politiche non hanno “fatto la differenza” nella loro vita, mentre circa un quarto afferma che le sue politiche li hanno “aiutati”.
La stragrande maggioranza dei democratici e circa la metà degli
indipendenti affermano che le politiche di Trump hanno avuto un impatto negativo, mentre anche molti repubblicani dicono di non aver visto effetti positivi.
Il mese scorso l’inflazione ha raggiunto il livello più alto da febbraio, poiché le tariffe doganali di Trump hanno fatto aumentare il costo di tutto, dai generi alimentari ai vestiti, dai mobili agli elettrodomestici.
Inoltre, la legge di bilancio di Trump include tagli a Medicaid che porteranno 11,8 milioni di americani in più a non essere assicurati e aggiungeranno 3,3 trilioni di dollari al debito nazionale, secondo le stime del Congressional Budget Office.
Nel complesso, il nuovo sondaggio rileva che circa 4 adulti statunitensi su 10 approvano l’operato di Trump, una cifra in linea con il suo gradimento di giugno ma storicamente debole rispetto ai presidenti recenti.
Quasi la metà degli adulti statunitensi approvava il presidente Joe Biden e il presidente Barack Obama più o meno allo stesso punto delle loro presidenze democratiche, secondo i sondaggi di AP-NORC e Gallup, anche se l’indice di gradimento di Biden è diminuito nella seconda metà del suo primo anno ed è rimasto basso per il resto del suo mandato.
Trump ha ottenuto meno del 50% di approvazione su tutte le questioni incluse nel nuovo sondaggio AP-NORC, tra cui l’economia, la spesa pubblica, il commercio, le tasse, l’immigrazione, l’assistenza sanitaria e la gestione del conflitto
in Medio Oriente.
Solo il 43% degli adulti statunitensi ha dichiarato di approvare la sua gestione dell’immigrazione, in leggero calo rispetto al 49% che sosteneva il suo operato in materia a marzo.
Trump sembra aver perso anche un po’ di sostegno per le sue decisioni di spesa. Circa 4 americani su 10 approvano la gestione della spesa pubblica da parte di Trump, in calo rispetto al 46% di marzo.
Per quanto riguarda l’economia in generale, circa 4 adulti su 10 approvano la performance di Trump, che non è cambiata in modo significativo negli ultimi mesi.
Timothy Dwyer, di Dyersburg, Tennessee, un ventiseienne autodefinitosi indipendente che lavora nel settore delle vendite al dettaglio e che propende per il Partito Repubblicano, ha detto che il lavoro di Trump sull’economia, in particolare i suoi dazi, ha fatto “davvero schifo”.
“Ci ha trasformato in un cesso e ci ha reso lo zimbello del mondo”, ha detto Dwyer a proposito delle politiche commerciali di Trump, lamentando anche il lavoro del presidente sulla riduzione dei prezzi dei generi alimentari e sull’assistenza sanitaria.
Steve Peoples and Linley Sanders
per Associated Press
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
“È UNA ROBETTA SERIA. NON LA PUOI LIQUIDARLA DICENDO CHE È UNA CAVOLATA, SE SEI MIO ALLEATO. ANCHE GIORGIA MELONI NEL 2022 ERA D’ACCORDO” … LA FAIDA FORZISTA IN CORSO TRA I FEDELISSIMI DI TAJANI, TRA CUI BARELLI, E LE TRUPPE DEL NORD, CHE VOGLIONO PRENDERSI IL PARTITO
Non sa, o finge di non sapere che Antonio Tajani ha da poco rilanciato sullo Ius scholae, avvertendo gli alleati (e a leggerlo bene sembra anche Pier Silvio Berlusconi, da cui ha ricevuto critiche per aver puntato molto sulla riforma della cittadinanza) che la questione si chiuderà solo quando sarà lui stesso a deciderlo.
Però il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, che conosce benissimo il suo leader tanto da esserne uomo di estrema fiducia (“in generale, so come ragiona Antonio”) giura che il principale bersaglio dell’avvertimento del ministro degli Esteri è la Lega. Lo spiega conversando in Transatlantico. Con estrema disponibilità e concetti molto, molto duri verso il Carroccio
Barelli, ci faccia capire: quella di Tajani è una risposta a Piersilvio Berlusconi?
“No, era più nei confronti di chi ha marciato sopra a questa storia”.
Intende la Lega?
“La Lega. Poi, certo, il processo alle intenzioni non lo faccio, ma credo si riferisse al mondo della politica”.
Però siete voi che non calendarizzate la vostra stessa proposta. Perché volete che a farlo sia l’opposizione, e non prendete l’iniziativa politica, se insistete così tanto sulla riforma?
“Vi dico come la penso: sono loro che ci stanno strumentalizzando”.
Intende l’opposizione. Però il problema è nella maggioranza, dove non c’è accordo sullo Ius scholae.
“Quando si sta in una coalizione, si decide assieme cosa si fa. Ad esempio, a volte ci fanno ingoiare qualcosa che non è, diciamo, al massimo livello del nostro entusiasmo. E’ chiaro che qualunque cosa che sia profondamente divisiva non va fatta.
Però se tu mi stimoli e mi dici che la mia proposta è una ‘cavolata’, allora tu Lega mi costringi a dirti: leggitela, la nostra proposta. E dico anche: ignoranti, leggetela, perché dire che devi fare dieci anni di scuola dell’obbligo, studiando italiano, matematica, geografia e storia, è una robetta seria. Non la puoi liquidarla dicendo che è una cavolata, se sei mio alleato”.
Ma quindi andate avanti e la calendarizzate?
“E’ chiaro ed evidente che non si possono portare avanti questioni che, a torto o ragione, sono considerate divisive. E infatti Tajani non ha mai detto che sono al primo posto nell’agenda”.
Però, insomma: chi critica non conosce la proposta.
“L’hanno fatto in diversi della Lega, anche se non voglio fare nomi. E io gli ho detto: le cose non stanno così”.
A dire il vero anche Giorgia Meloni nel 2022 era favorevole allo Ius scholae, ricorda?
“Sì. Tanto è vero che anche nel programma c’è scritto di favorire l’inclusione e l’immigrazione regolare. Siamo d’accordo che non sia al primo punto, ma il tema c’è, esiste”.
Torniamo però a Pier Silvio Berlusconi: lei crede al fatto che possa scendere in politica?
“Non lo so. Se vuole entrare, può entrare. Entrasse, non è quello il problema”.
Lei ci crede, Barelli?
“Se entra, mi fa piacere. Tenendo presente quello che c’è. Chiunque voglia entrare, a prescindere dal partito, lo fa tenendo presente la volontà di valorizzare quello che c’è”.
Quello che già c’è, intende?
“E sì. Devi aggiungere, se entri. Considerando che c’è un leader al 30% che è Giorgia Meloni”.
(da La Repubblica)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
IL POPOLARE GIORNALE INGLESE RITIENE GIUSTAMENTE ECCESSIVE LE NORME E QUASI INVITA A EVITARE IL BORGO: OTTIMO RISULTATO, SINDACO
“Brutal crackdown”, brutale repressione. Così il popolare giornale inglese Daily Mail
definisce l’ordinanza del sindaco Matteo Viacava che oltre a vietare e sanzionare l’accattonaggio colpisce anche i tipici comportamenti dello sbracarsi estivo, come girare a torso nudo in paese, sedersi su gradini o muretti a mangiarsi un panino. Il turismo di massa, insomma.
Che il primo cittadino del comune più ricco d’Italia (ricchezza media dei residenti) abbia intrapreso da tempo una politica che premia un certo tipo di turisti – vedi l’affitto della piazzetta ai miliardari indiani per la loro festa di fidanzamento – è un dato di fatto ma la “repressione” in tempi di globalizzazione fa sentire i suoi effetti.
L’articolo del Daily Mail se non un invito a boicottare Portofino è comunque qualcosa che ci si avvicina
Scrive il giornale inglese «Una popolare meta turistica britannica ha vietato, tra le altre cose, di camminare a piedi nudi,
fare picnic e bere alcolici per strada, oltre a una serie di altri divieti in una brutale repressione. I turisti in visita a Portofino, una piccola città costiera sulla Riviera ligure, ora rischiano multe per aver compiuto una serie di azioni solitamente consentite all’estero».
I britannici sono sensibili a queste notizie perché se è vero che l’eleganza di aspetto e comportamenti è sicuramente made in England, lo è altrettanto che alcuni vacanzieri d’oltremanica, nelle loro gite, più che allo stile pensano alla comodità, al relax, al lasciarsi andare.
E queste restrizioni, questo brutal crackdown certo non li stimolerà a visitare la perla della Riviera. Il che paradossalmente, potrebbe convenire a Viacava sindaco e meno al Viacava imprenditore, visto che è titolare di una tabaccheria che vende molti souvenir.
Tra questi un paio di anni fa vennero scoperte anche false borse griffate. Un incidente di percorso non “brutale” ma spiacevole per il primo cittadino che non vuole gli accattoni.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
PER QUESTO STA PRESSANDO IL LEADER LEGHISTA PER UNA STERZATA SUL PROPORZIONALE CON PREMIO DI MAGGIORANZA (PENALIZZANTE PER IL CARROCCIO)
Immaginiamo una barca con tutti sopra. Seguiamo questa metafora che ci consegna un leghista, sotto garanzia di anonimato. La barca è la coalizione di centrodestra. La legge elettorale sono le braccia: più braccia significa che, in emergenza, meno acqua viene imbarcata, più la scialuppa è
solida per affrontare il mare aperto del voto.
La legge elettorale può apparire un tema per iniziati, un codice alchemico freddo e respingente. Ma a rendere tutto più accattivante da raccontare è il calcolo politico che vi sta dietro, a meno di due anni dalle elezioni.
Non è prematuro parlarne: tant’è che è stata proprio Giorgia Meloni ad ammettere, meno di due settimane fa, durante il suo intervento alla Masseria di Bruno Vespa, di voler cambiare le norme per il voto. Letteralmente il ragionamento condiviso da Meloni e dai suoi emissari di Fratelli d’Italia con il numero uno e il numero due della Lega, Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, è il seguente: «Con questa legge elettorale è molto alta la possibilità di perdere. Di sicuro perderemo il Senato». Perché nella parte del Rosatellum (legge attualmente in vigore) che prevede i collegi uninominali, il centrosinistra unito sarà molto più competitivo, soprattutto al Sud, rispetto all’ultima tornata.
A valle c’è una considerazione semplice: il campo progressista, o campo largo o larghissimo, difficilmente si frantumerà come avvenne nel 2022. Pd, M5S, Avs, Italia Viva, Più Europa e chiunque aspiri a far crescere la porzione riformista del centrosinistra, sacrificheranno gli ego dei propri leader per costruire un fronte contro Meloni e la destra di governo. Il modello è Romano Prodi nel 2006. Un’arca zeppa di alleati riluttanti. Che si costringono a stare assieme, pur di sconfiggere la destra.
La vittoria di Silvia Salis a Genova, con Italia Viva a suo modo decisiva dentro un’alleanza molto ampia, ha alimentato l’urgenza
e accelerato questa riflessione a Palazzo Chigi. Per Meloni è uno scenario concreto, limpido.§
Al punto che si è chiesta se anche di fronte a questa possibilità Salvini insisterà a non voler cambiare la legge elettorale in senso proporzionale perché più penalizzante per la Lega. La risposta della fonte leghista a La Stampa è quella che è stata al centro della discussione ai vertici del Carroccio dopo il confronto con la premier e i suoi: «Siamo costretti a farlo. Per necessità». Se la Lega si sfilasse, perderebbe l’intera coalizione. Dunque, perderebbero tutti. Lega compresa.
A gestire le trattative per conto di Meloni sono l’ex cognato e ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e, più nell’ombra, il presidente del Senato Ignazio La Russa. La formula che ha in testa la premier prevede il proporzionale, con premio di maggioranza, l’indicazione del candidato presidente del Consiglio, le preferenze, il capolista bloccato e – ma al momento è solo un’ipotesi – una soglia al 3%, che nelle intenzioni di FdI potrebbe attrarre verso destra Azione di Carlo Calenda.
Sono ingredienti che, come nella migliore tradizione italiana di fine legislatura, servono ad abbassare le chance di vittoria degli avversari.
Con l’indicazione del candidato premier la segretaria del Pd Elly Schlein e il presidente del M5S Giuseppe Conte si troverebbero in difficoltà: uno dei due dovrebbe rinunciare alle proprie aspirazioni su Palazzo Chigi, e potrebbero doversi orientare su un terzo nome, non potendo più adottare il metodo della destra, e cioè diventa capo del governo il leader del partito che ha preso di più.
Sta di fatto che il cambio in senso proporzionale, con preferenze, aumenterebbe la competizione tra i partiti all’interno della coalizione, a vantaggio di quelli che possono puntare a superare il 10%.
Per la Lega lo svantaggio sarebbe clamoroso: perché si priverebbe di quella leva che le avevano dato i collegi uninominali, quando pur con una percentuale quasi uguale a Forza Italia, incassò 94 parlamentari, numero nettamente superiore ai 70 azzurri, grazie anche al predominio al Nord, territorio di riferimento. Eppure, a quanto pare, Salvini dovrà cedere. Proprio per quel discorso della barca fatto dal leghista: se non lo farà il centrodestra affonderà.
Ma, in teoria, le regole della politica prevedono che per ogni cedimento ci sia una compensazione.
Il Veneto? La risposta non è chiara, perché il governatore leghista Luca Zaia, interdetto dal quarto mandato, non si è ancora fatto da parte. C’è anche un altro elemento, però, che facilita i piani di Meloni: il terzo socio di maggioranza. Forza Italia vuole cambiare la legge elettorale.
(da Dagoreport)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
LA LETTERA DI 700 PERSONALITA’ INTERNAZIONALI TRA CUI DIVERSI PREMI NOBEL CONTRO IL CONCERTO DIRETTO DA GERGIEV A CASERTA
“NON SI PUO’ DARE SPAZIO A UN PROPAGANDISTA DEL REGIME”… MENTRE A CASERTA CI SI MOBILITA PER CONTESTARE IL COMPLICE DEI CRIMINI RUSSI
Una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen e al governatore Vincenzo De Luca che
chiede la cancellazione del concerto del 27 luglio a Caserta diretto da Valery Gergiev ma anche l’istituzione di un’inchiesta sull’utilizzo di fondi pubblici per eventi legati alla propaganda russa nel territorio dell’Unione Europea e la promozione di un fondo culturale dedicato agli artisti che si oppongono al regime putiniano.
La petizione è stata sottoscritta da più di 700 persone, tra cui premi Nobel, in poco meno di un giorno.
Tra i firmatari illustri figurano Oleksandra Matviichuk (direttrice del Centro per le Libertà Civili di Kiev, Premio Nobel per la pace 2022), Oleg Orlov, Svetlana Gannushkina e Irina Scerbakova di Memorial (Premio Nobel per la pace 2022), gli scrittori Herta Müller (Premio Nobel per la letteratura 2009), Jonathan Littell (Prix Goncourt 2006) e Mikhail Shishkin (Russian Booker Prize 2000), il coreografo Alexei Ratmansky (New York City Ballet, Dutch National Ballet), la storica Anna Foa (Premio Strega saggistica 2025) e la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno.
“Noi sottoscritti scriviamo per esprimere la nostra più profonda preoccupazione per l’esibizione programmata di Valery Gergiev, sostenitore pubblico e ufficiale di Vladimir Putin, al festival Un’estate da Re di Caserta, in Italia, il 27 luglio 2025 – si legge nella lettera – Questo concerto, finanziato con fondi pubblici, segna il ritorno simbolico di Gergiev sulla scena culturale europea.
Non si tratta di un atto neutrale. È un gesto politico, che rischia di legittimare il regime che rappresenta e la violenza che continua a scatenare”.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
E NOI INVITIAMO UN INFAME COMPLICE DI CHI HA UCCISO E VIOLENTATO DONNE E BAMBINI IN UCRAINA PAGANDOLO 25.000 EURO DI SOLDI PUBBLICI… ALTRO CHE DIALOGO, CARO DE LUCA, CON GLI ASSASSINI C’E’ SOLO L’ERGASTOLO
Ieri il Bolshoj di Mosca ha chiuso la stagione teatrale con la prima dell’opera “Semjon Kotko” di Sergej Prokofiev, prodotta dal funzionario dell’amministrazione presidenziale Sergej Novikov e diretta dal maestro Valerij Gergiev.
Gergiev, vicino a Putin, è atteso alla Reggia di Caserta il 29
luglio al festival “Un’Estate da Re”, evento sul quale si era espressa anche Julija Navalnja, vedova del dissidente morto in carcere Aleksej Navalny che si era detta contraria, oltre a vari politici. A colpire, oggi, è l’immagine che appare sul palco prima dell’inizio dell’opera: sono le immagini che inneggiano alla liberazione del Donbass.
Le 16 mila firme
Ha superato in poche ore le 16 mila firme su Change.org, intanto, la petizione lanciata dall’Associazione dei Russi Liberi in Italia, che chiede alla Regione Campania di annullare il concerto del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev,
E’ quanto riferisce una nota diffusa dalla stessa Associazione Nel loro appello indirizzato al Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, gli attivisti denunciano il ruolo politico di Gergiev: «Utilizza consapevolmente il proprio nome e prestigio per legittimare l’aggressione e la dittatura. Da anni sostiene apertamente il potere russo, ha partecipato a eventi in supporto dell’annessione della Crimea e ha ribadito pubblicamente la propria fedeltà a Vladimir Putin, anche dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina».
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
“MA QUANDO QUALCUNO CHE È IL PROPRIETARIO DEL SUO PARTITO DICE ‘NO, NON LO PUOI FARE’ DICE: RAGAZZI MA IO SCHERZAVO. ABBI UN MINIMO DI CORAGGIO NEL DIFENDERE LE TUE IDEE, OPPUR TACI, SENZA ILLUDERE BAMBINI E FAMIGLIE”
Per il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che partecipa un dibattito alla Festa dell’Unità a
Melzo, nel Milanese, con Gianni Cuperlo è la politica, “intesa come alta forma di servizio, che ci unisce anche quando non la pensiamo allo stesso modo”. Ed è la politica che manca “in un Governo nel quale, al di là di tutte la valutazione che si possono fare, vi è l’uomo della bresaola, il profeta del sistema solare che fa il ministro della Cultura, la statista del turismo, il maggiordomo della politica estera: quel Tajani che secondo me è il peggiore di tutti”.
“E il peggiore di tutti – ha spiegato Renzi – perché dice una cosa nella quale fa finta di credere, oppure crede davvero come lo Ius culturae, lo Ius scholae e quando qualcuno che è il proprietario del suo partito dice ‘no, non lo puoi fare’ dice: ragazzi ma io scherzavo”. “Abbi un minimo di coraggio nel difendere le tue idee, oppur taci, senza illudere bambini e famiglie”, ha detto Renzi .
(da agenzie)
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