Aprile 15th, 2021 Riccardo Fucile
“RENZI E’ CAMBIATO, HA PERSO LA CAPACITA’ DI ESSERE LEADER”
Ha deciso di dire addio, Arianna.
“Italia viva non è un partito, è un brand, e io non ci credo più”, dice con un groppo alla gola questa ventitreenne bella come il sole, grandi occhi oscuri incorniciati da una massa di capelli biondi, che è stata una delle più appassionate sostenitrici di Matteo Renzi.
Classe ’98, maturità al liceo classico Visconti, iscritta a Giurisprudenza e un lavoro che già la soddisfa, ad appena 19 anni Arianna Furi diventa la più giovane componente della Direzione nazionale del Pd, allora guidato dall’ex sindaco di Firenze.
Una folgorazione per entrambi. In quel 2017 la vulcanica romana aveva difatti fondato l’associazione dei Millennials, che conta oggi più di 7mila under 30 impegnati nella politica e nel sociale.
Quando poi due anni fa si consuma la scissione Arianna non ci pensa neppure un secondo: “Per tener fede ai miei principi e ai miei ideali” segue il suo mentore nella nuova avventura, animatrice delle ultime due Leopolde, entrando subito nel Comitato nazionale di Iv (che è il corrispettivo della Direzione dem). “Peccato solo che non si sia mai riunito. Neanche una volta”.
Perché ha deciso di tornare nel Pd?
“Io sono nata a e cresciuta con Renzi, ma mi sono resa conto che non abbiamo più la stessa visione politica e del partito. Per me è stata una grande delusione. Non mi aspettavo che Iv sarebbe stata così fluida”.
Che significa fluida?
“Non abbiamo una sede, non siamo radicati sul territorio, non facciamo servizio alla comunità, gli organismi politici non vengono mai convocati. Più che un partito sembra un brand che ogni tanto prende una posizione su questioni contingenti e solo per bocca del suo leader”.
Non sarà un po’ ingenerosa?
“Il tema è che non si sta facendo letteralmente nulla. La partenza è stata molto pompata, gli annunci avevano una loro forza, ma dopo quella fase si è fermato tutto. Iv non esiste, se non in Parlamento. E noi iscritti servivamo, prima della pandemia, solo per riempire le sale degli eventi”.
Ma non è che va via perché ha litigato con Renzi?
“Assolutamente no, non ho avuto nessun conflitto né con lui né con altri. Torno nella casa dove sono nata perché la casa dove sono adesso, semplicemente, non c’è”.
Chissà Matteo come la prenderà…
“Gliene ho parlato, l’ho avvisato. Lui mi ha risposto: ‘Cara Arianna fa’ quello che senti di più vero nel tuo cuore’. Va bene così”.
Ha cambiato idea su di lui?
“È Matteo che a un certo punto è cambiato. Ha perso la capacità di essere leader. Il leader non è semplicemente il capo di qualcosa, è chi riesce a coinvolgere collaboratori e attivisti, e sa fare squadra. Ma qui la squadra è inesistente. Ed è veramente triste”.
C’è stato un momento preciso in cui ha maturato questa scelta?
“Quando ho letto che il mio ex circolo del Pd aveva creato un punto di ritrovo per le persone più anziane che avevano difficoltà a prenotare il vaccino online. Ecco, questa secondo me è la politica: un servizio. E ora vorrei riprendere la tessera lì, alla sezione Togliatti”.
Cosa le è mancato in Italia viva?
“Avere una casa, anche fisica. Spesso l’organizzazione è vista come qualcosa di negativo, ma non lo è. Diventare un punto di riferimento per le persone è invece fondamentale”.
Forse Iv ha solo bisogno di tempo per strutturarsi.
“Non credo. Secondo me ammettere che un progetto non è andato come si sperava è sintomo di maturità politica, ma nessuno in Iv ha il coraggio di dirlo. Io non ho mai pensato di fare politica per lavoro, io un lavoro ce l’ho, faccio politica solo per dare il mio contributo”.
Il cambio alla guida del Pd e l’arrivo di Enrico Letta ha influito in qualche modo?
“È innegabile che il suo arrivo abbia portato una ventata di riformismo, ma sinceramente sono mossa dal desiderio di ritrovare gli amici che sono rimasti nel Pd e con cui sono sempre restata in contatto. Il mio obiettivo è tornare a fare la militante, con spirito civico, insieme a loro”.
Crede che i Millennials la seguiranno?
“Io penso che in tanti stiano solo aspettando un segnale. La verità è che avevamo perso l’entusiasmo: noi abbiamo iscritti anche di 17-18 anni e farsi venire delle idee senza avere un luogo, né occasioni per discuterne, alla lunga è frustrante. Eppure noi abbiamo sempre cercato di darci da fare. Quando Renzi organizzava le scuole di formazione, i ragazzi li portavano noi, ma poi quando uscivamo di lì e ci confrontavamo, avevamo sempre la sensazione di non aver imparato niente”.
Cosa si aspetta, adesso dal Pd?
“Che mi facciano servire ai tavoli della festa dell’Unità, come una volta”, ride Arianna. “Non vedo l’ora. Mi manca poter mettere a disposizione le mie idee e la mia energia”.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile
IN CALO NEI SONDAGGI E CON IL LEADER ORMAI LONTANO DALLA POLITICA
“Draghi? Ne ha guadagnato il paese un po’ meno noi…”. In questa battuta di Ettore Rosato, uno dei coordinatori di Italia Viva, si rintraccia il punto esatto della parabola del partito di Matteo Renzi: artefice della caduta del governo di Giuseppe Conte, protagonista quotidiano delle cronache per almeno due mesi, motore primo di un nuovo esecutivo lodato da tutti, ma al minimo storico di consensi che per Swg sono poco oltre il due per cento.
Iv naviga in acque incerte: i sondaggi dicono che, a 18 mesi dal lancio, il progetto non è decollato e la folta rappresentanza parlamentare (45 fra deputati e senatori) si interroga sul proprio futuro che, nelle condizioni attuali, garantirebbe la rielezione a pochi fortunati.
Dubbi alimentati dall’intensa attività extra-politica dell’ex premier, che nel giro di un paio di mesi ha viaggiato quattro volte fra Africa e Medio Oriente, incontrando principi ereditari, sceicchi e capi di Stato.
Conferenziere, facilitatore di investimenti, tessitore di rapporti internazionali: ruoli molteplici e non tutti chiariti, quelli di Renzi.
L’unica certezza sono i redditi in aumento, per l’ex Rottamatore, che ha dichiarato oltre un milione di euro nel 2020, e la sua intuibile volontà di non rinunciare nell’avvenire alle missioni all’estero.
“Non è che ci lascia?”, è la domanda che, a questo punto e sempre con maggior frequenza, si pongono gli stessi eletti che hanno paura di essere finiti in una sorta di bad company politica.
I programmi sono vivaci: la Primavera delle idee per dare nuova linfa al partito, la scuola di formazione politica con 500 giovani programmata per inizio settembre a Pontedilegno, a “casa” di Salvini, una nuova Leopolda a novembre.
Ma tutto ciò non basta più a quanti – sono sempre di più – reclamano una struttura vera del partito che dopo la fondazione, nel settembre del 2019, si è data solo una prima organizzazione, poi ha celebrato giusto un paio di assemblee: nell’ultima di queste, venti giorni fa, il senatore di Rignano aveva promesso un riassetto che dovrebbe passare anche per la nomina dei responsabili regionali: ancora non si è visto nulla.
In questa situazione di transizione c’è chi propone primarie per la leadership (non si sa mai) e chi, come il senatore Leonardo Grimani, intravede il rischio di uno schianto: “Dobbiamo fare un salto di qualità e strutturarci sul territorio: altrimenti rimarremo un gruppo di parlamentari destinato a sciogliersi alle prossime elezioni”.
Renzi sa di preoccupazioni e malumori, veicolati anche da big quali Rosato e Luigi Marattin. E ai più insofferenti lancia un messaggio trasversale quando indica fuori dal Palazzo – in sindaci di periferia come Isabella Conti (San Lazzaro di Savena) e Ciro Bonajuto (Ercolani) – le forze fresche cui attingere domani.
Intanto lo schieramento a testuggine che ha permesso a Italia Viva di non disgregarsi al tempo della crisi, si va aprendo con il passare del tempo. E si sentono le voci critiche. Il deputato Camillo D’Alessandro non nega che le sortite di Renzi sul rinascimento arabo o la sua presenza al Gp del Bahrein mentre l’Italia è in semilockdown “creano un problema di percezione da parte della gente di cui dovrebbe farsi carico.
Ma sia chiaro: se siamo fermi al due per cento – spiega D’Alessandro – non è perché Matteo è antipatico ma perché la gente non sa in quale area politica finirà il proprio voto. Ecco il motivo per cui chiedo da tempo un congresso. Per me la collocazione è chiara ed è il centrosinistra, altri la pensano diversamente”.
Infatti: un big come il capogruppo al Senato Davide Faraone dichiara apertamente che per le prossime elezioni per il Comune di Palermo è necessario un patto con Forza Italia, a Torino si flirta con il candidato sostenuto dal centrodestra Paolo Damilano e in Calabria gli abboccamenti dei vertici locali verso Fi e Lega hanno suscitato una rivolta interna.
Il tutto mentre i corridoi sono sempre più stretti: sulla costruzione di un’area di centro pesa il no di Calenda, Fi non è disposta a dire sì a Renzi e rinunciare al traino di Matteo Salvini e il Pd non molla i 5 Stelle.
(da agenzie)
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Marzo 30th, 2021 Riccardo Fucile
INCARICHI SU COMMISSIONE E PUBBLICHE RELAZIONI IN TUTTO IL MONDO… ANCHE I SUOI FEDELISSIMI BONIFAZI E BOSCHI VANTANO CONSULENZE AZIENDALI DI PRESTIGIO
«Matthew d’ Arabia», come qualcuno tra i suoi ha iniziato a chiamarlo, facendo il verso al «Lawrence» del vecchio kolossal, sta costruendo la sua exit strategy dalla politica italiana. Come il protagonista del film con Peter O’ Toole, ormai, Renzi passa più tempo all’ estero che in patria.
Negli ultimi cinque mesi ha incontrato i presidenti del Consiglio che si sono succeduti a Palazzo Chigi lo stesso numero di volte che, in gran segreto, si è trovato faccia a faccia con Tony Blair: due incontri con Conte, due con Draghi e due — uno in Senegal e l’ altro a Londra — con l’ ex premier britannico di cui sta seguendo le orme.
Certo, il cachet blairiano da conferenziere supera di più del triplo la cifra media che l’ ex premier italiano incassa per ogni speech tenuto all’ estero.
Quanto al perimetro d’ azione, biglietti aerei alla mano, quello di Renzi non teme confronti neanche col collega più blasonato: diciotto viaggi in Cina negli ultimi due anni pre-Covid, avanti e indietro più volte dalla East alla West Coast degli Stati Uniti, e poi i Paesi arabi, dove si trovava anche ieri l’ altro a vedere il Gran premio di Formula 1 del Bahrein.
Che come domenica sia ospite gratuito del ceo della Formula 1 Stefano Domenicali, conosciuto all’ epoca in cui era ad della Lamborghini, oppure impegnato a disegnare il «Rinascimento arabo» in un intervento a pagamento dal controverso principe arabo Mohammed bin Salman, il leader di Italia viva ha messo nel palmares una dichiarazione di redditi a sei zeri muovendosi su un doppio binario: gli incarichi che svolge su commissione e le pubbliche relazioni, viaggi spesso di piacere che possono essere forieri di opportunità future.
Della sua sfera di conoscenze e competenze, in privato, parla come di un «network internazionale», potenzialmente in grado di mettere a contatto chiunque.
Il troppo girovagare in epoca Covid gli sta procurando più di un grattacapo: Maurizio Gasparri, ospite di Radio 1, gli ha mandato a dire che non può tornare già oggi a Palazzo Madama «perchè in Senato abbiamo regole precise»; in Rete c’ è il sospetto che abbia già fatto il vaccino. Renzi respinge entrambi i fendenti: giura che sta rispettando le regole sui viaggi internazionali e, quanto al siero, garantisce che non l’ ha ancora avuto.
L’ occasione per una corsia preferenziale, d’ altronde, gli sarebbe stata servita su un piatto d’ argento da uno dei tanti contratti di collaborazione, quello con il distaccamento italiano dell’ Università di Stanford.
La sede fiorentina dell’ ateneo californiano l’ ha chiamato qualche settimana fa per chiedergli se volesse accedere al vaccino previsto per i professori a contratto e lui ha detto no. Al Gp del Bahrein — come gli invitati, il personale e persino i piloti delle monoposto — è entrato con un tampone negativo.
Nel settembre 2019, con la fondazione di Italia viva, Renzi si era posto due obiettivi: arrivare al 10% e «alleggerirsi» dalle decine di fedelissimi le cui vite dipendevano quasi esclusivamente da lui, un fardello psicologico che non sopportava più.
Il primo obiettivo è fallito; il secondo no, come dimostrano le biografie personali dell’ ex braccio destro Luca Lotti e dei tanti «ex renziani» della corrente Pd Base riformista.
Di questa nuova vita, l’ ex premier ha cambiato quasi totalmente lo stile. Oltre alle relazioni internazionali, il suo primo comandamento è «basta stress»: corre, gioca a tennis, va in bici, gioca a calcetto nel campo realizzato accanto a casa sotto al Piazzale Michelangelo. Poi ci sono due belle auto e voli, tanti, su jet privati.
Di fronte al mancato decollo dell’ operazione Iv, anche Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi stanno diversificando i loro impegni, puntando più sul business privato che sulla politica: da tempo lavorano per emanciparsi dal passepartout di «renziani doc», che un tempo apriva ogni porta.
Senza una prospettiva politica solida, anche per rivendicare autonomia, nei giorni scorsi Bonifazi ha fatto sapere che BL, lo studio di avvocati che guida con Federico Lovadina (già nel cda di Ferrovie) ed Emanuele Boschi (fratello di Maria Elena), ha seguito diciassette pratiche che hanno consentito ai clienti di ricevere oltre 50 milioni di fondi per le Pmi.
Anche l’ ex ministra per le Riforme, esperta in diritto societario, da deputata-avvocato vanta consulenze di prestigio. Segno che il giglio magico di un tempo sta perdendo definitivamente i suoi petali. E ciascuno va da sè.
C’ è un’ eccezione: Carrai. Da quando Renzi ha lasciato Palazzo Chigi, i riflettori su Marco Carrai si sono abbassati. Ma per inseguire la tracce del primo, bisogna spesso inseguire le briciole lasciate sul terreno dal secondo. Il ruolo di presidente di Toscana Aeroporti è ormai pura rappresentanza, perchè oggi Carrai è vicepresidente esecutivo di Jsw Steel Italy, il colosso della siderurgia di Sajjan Jindal; e soprattutto console di Israele per Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Il manager fiorentino vanta ottimi rapporti con Benjamin Netanyahu, fresco di ennesima vittoria, per il quale scelse anche il ristorante stellato in cui potesse fumarsi l’ amato sigaro dopo il bilaterale con l’ allora premier a Palazzo Vecchio.
Renzi e Carrai si muovono spesso in coppia. A inizio marzo erano assieme nel lussuoso Jumeirah Beach Hotel di Dubai. Sulla carta, un viaggio di piacere; in realtà , un altro tassello di quelle pubbliche relazioni che con la politica attiva hanno sempre meno a che fare.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Marzo 30th, 2021 Riccardo Fucile
IL PARERE DEL MINISTERO: “PREVISTA DEROGA ALL’ABBLIGO DI QUARANTENA PER DEPUTATI E SENATORI “PER PROSEGUIRE IL MANDATO PARLAMENTARE”… MA AL GP DEL BAHREIN RENZI HA FORSE “PROSEGUITO IL SUO MANDATO PARLAMENTARE”?
Il viaggio in Bahrein era per sport. Matteo Renzi rivendica la libertà di poter girare il mondo in pandemia anche solo per guardare la Formula 1.
Di usare una presunta prerogativa dei parlamentari — viaggiare all’estero senza quarantena — per uno svago privato.
Sappiamo grazie al tampone effettuato in aeroporto, reso pubblico dal suo staff, che l’ex premier è arrivato a Manama sabato pomeriggio attorno alle 15, poi è andato al circuito a vedere le qualificazioni.
La trasparenza del viaggio finisce qui: Renzi non vuole rendere pubblici gli incontri e le motivazioni della sua trasferta nel Golfo Persico. Se si accredita la sua versione, quella in Bahrein è stata una vacanza.
Ne ha diritto? I parlamentari possono viaggiare e rientrare anche da Paesi extraeuropei senza doverne rendere conto?
Il tema è stato sciolto da un parere del direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, che ha stabilito la deroga all’obbligo di quarantena per onorevoli e senatori “per proseguire il mandato parlamentare”. Un’esenzione che in origine doveva “sanare” la situazione degli eletti all’estero, costretti a viaggi frequenti. Poi è stata interpretata in modo estensivo.
Sarebbe logico e opportuno che queste missioni quindi siano per l’esercizio delle funzioni parlamentari.
Il concetto volutamente ambiguo “per proseguire il mandato parlamentare” è diventato un modo per sottrarsi alla quarantena.
Renzi è andato in Bahrein in vacanza, secondo la sua versione: cosa c’entra la “prosecuzione del mandato parlamentare” in tutto questo?
Nulla, appunto.
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2021 Riccardo Fucile
DOMANI PARLA IN SENATO: E I 14 GIORNI DI ISOLAMENTO PER ESSERE RIENTRATO DA UN PAESE DI FASCIA E? … ECCO COSA PREVEDE LA NORMA VIGENTE
C’è qualcuno tra i lettori che considererebbe l’assistere al Gp di Formula 1 in Bahrein “una ragione strettamente necessaria” per andare all’estero?
Forse sì, qualche appassionato di motori che lo direbbe sorridendo. Ma non è questo il caso, perchè lui non è un fan delle auto (e se anche lo fosse non sarebbe giustificato), e perchè si chiama Matteo Renzi: ex presiedente del consiglio, ex segretario del Pd, ex 40 per cento.
Più titoli da “ex” che altro: ora è “solo” leader di Italia Viva e senatore della Repubblica. Poco in confronto a prima, ma è comunque parlamentare, numero uno di un partito del centrosinistra.
E forse è per questo che tra conferenze, documentari (in passato), partecipazioni a eventi (come il Gp), Renzi sta pensando a spianarsi la strada per un nuovo futuro. Anche perchè in molti si chiedono: ma nel bel mezzo di una pandemia, da politico, non dovrebbe dedicarsi al cento per cento all’attività parlamentare?
Ma su questo — che è un discorso valido se si vuol tirare in mezzo il buonsenso e lo stacanovismo — si potrebbe smentire presto chi scrive: la domenica Renzi non deve andare al lavoro, magari è il suo giorno libero e decide di passarlo in Bahrain con Jean Todt e il principe Salman ben Hamad Al Khalifa, principe ereditario e Primo Ministro del Paese Medio orientale. Tutto vero.
Chi siamo noi per dire a Renzi di non decollare vero nuovi nidi? E però (mettendo da parte il danno di immagine che si autoinfligge e che contribuisce a renderlo ancor meno popolare — forse chi lo consiglia dovrebbe avvertirlo): la pandemia, il covid, le restrizioni, il lockdown, la quarantena. Quella che dovrebbe fare anche lui, 14 giorni a casa sua. E invece martedì sarà al Senato. E interverrà in Aula.
Per l’appunto: Matteo Renzi si è fatto riprendere prima dalle telecamere di Sky, poi in foto nel tweet di Jean Todt. Ma come fa il leader di Italia Viva a fare su e giù dall’Italia (è stato prima anche in Aurabia Saudita e in Senegal nei giorni scorsi), senza essere soggetto a restrizioni?
Basta cliccare sul sito del Ministero degli Esteri per ricevere istruzioni sul come comportarsi nel caso in cui si abbia la necessità di andare all’estero. “Necessità ”, per l’appunto. Perchè la Farnesina inserisce questa parola proprio nel primo paragrafo della pagina del sito.
Scrive testualmente:
Considerato l’aggravarsi della situazione epidemiologica in Europa, la Farnesina raccomanda a tutti i connazionali di evitare viaggi all’estero se non per ragioni strettamente necessarie.
Giustamente la domanda sorge spontanea a tutti, simpatizzanti o meno di Renzi (qui la reazione di Letta). Ed è: è forse una necessità partecipare al Gp della Formula 1? È giusto che un parlamentare non ascolti i “consigli” della Farnesina? Ma comunque, parlando di quarantena.
È scritto chiaro e tondo nel modello di autocertificazione, e non c’entrano nulla i tamponi, che comunque sono obbligatori: “Nel caso di soggiorno o transito nei quattordici giorni anteriori all’ingresso in Italia in uno o più Stati e territori di cui agli elenchi D, ed E dell’allegato 20 il sottoscritto dichiara che svolgerà il periodo di 14 giorni di sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario”.
Il Bahrain fa parte proprio dell’elenco “E”. Ma no: Matteo Renzi martedì sarà in Senato: e quindi la quarantena?
Vero è che ci sono dei casi in cui si può evadere dall’autoisolamento, deroghe a cui però il leader di Italia Viva sembra non avere diritto.
E sarebbero: 1) I casi di voli “Covid-tested”, autorizzati dal ministero; 2)Il caso dei funzionari pubblico che si trovano in missione ufficiale.
E quindi? Chi lo sa.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 29th, 2021 Riccardo Fucile
“NON COMMENTO, SIAMO IN QUARESIMA E HO FATTO UN FIORETTO, QUELLO DI NON FARE POLEMICHE”
Quella faccia non mi è nuova. Lo stupore di Federica Masolin, conduttrice di Sky Sport per la Formula 1, è lo stesso che ha colpito i milioni di appassionati italiani che stavano attendendo la partenza del primo Gran Premio della stagione 2021.
Quel volto, apparso improvvisamente nel paddock, risponde al nome del leader di Italia Viva.
Da quel momento i social sono stati invasi da commenti di chi protestava per la presenza di Matteo Renzi in Bahrain (soprattutto in un periodo fatto di restrizioni, zone rosse e arancioni, che impediscono gli spostamenti). Enrico Letta, neo segretario del PD, ha preferito non commentare questa vicenda che si aggiunge al lungo passaporto dei viaggi di Renzi in Medio Oriente.
“Ieri mi sono guardato Gran premio di Formula uno e Gran premio delle moto — ha detto Enrico Letta, ospite della trasmissione ‘Forrest’ di Radiouno Rai. Siamo in Quaresima, e ho fatto un fioretto, di non farmi trascinare in polemiche. Nessuna provocazione, quando eravamo bambini facevamo i fioretti, io sono tornato bambino”.
Insomma, il segretario del Pd dribbla le polemiche parlando di un fioretto. Ma l’indignazione sui social non si è fermata. Perchè oltre alle immagini mostrate in diretta da SkySport, anche il Presidente della Fia — già amministratore delegato della Ferrari — ha pubblicato una foto sul suo profilo Twitter.
L’ufficio stampa del leader di Italia Viva ha provato immediatamente a spegnere le polemiche sottolineando come il viaggio di Matteo Renzi in Bahrain non fosse a carico dei contribuenti italiani (insomma, non era lì nelle vesti di senatore). Il problema, invece, è rappresentato dal ritorno.
Domani, infatti, è atteso il suo intervento in Senato. E la quarantena prevista per chi rientra da Paesi considerati a rischio, come il Bahrain?
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2021 Riccardo Fucile
“NOI IN QUARANTENA E LUI A DIVERTIRSI”… LUI REPLICA “TUTTO REGOLARE”
Che avrebbe fatto altri viaggi all’estero lo aveva annunciato nei giorni scorsi. Ma che si sarebbe intravisto, oggi, nelle inquadrature della diretta del Gran Premio del Bahrain non era prevedibile.
Dopo le polemiche sui suoi viaggi in Arabia Saudita e a Dubai, negli Emirati Arabi, Matteo Renzi è volato nel Paese del Medioriente per assistere dal vivo alla gara dei bolidi della Formula 1. E sui social è scoppiata una nuova polemica.
In molti, infatti, su Twitter e Facebook si domdandano come il leader di Italia viva sia potuto volare in Bahrain nonostante le restrizioni per il coronavirus e, soprattutto, molti utenti si chiedono se abbia ricevuto un invito per assistere alla gara e se gli sia stato pagato l’alloggio in albergo.
Polemiche analoghe a quelle che hanno accompagnato i viaggi del senatore Renzi in Arabia Sauita, dove è volato lo scorso mese per partecipare ad un incontro, tutto spesato, con il principe saudita Bin Salaman. Un evento organizzato dal Future Investement Initiative nel cui board risiede il leader di Italia viva. Nonostante le proteste, Renzi nelle settimene seguenti è volato a Dubai con il senatore Marco Carrai e, oggi, è stato visto nei Paddock del Gp in Barhain.
Renzi, però, fa sapere che a queste polemiche è abituato, ma che ha sempre rispettato tutte le norme e martedì sarà in aula, al Senato, per il suo intervento sul Family Act. L’ufficio stampa di Italia viva, inoltre, precisa in una nota che “i viaggi di Renzi riguardano solo lui e non costano un centesimo al contribuente”.
Le regole prevedono che in Barhain ci si possa recare solo per motivi di lavoro, di salute e di studio, si debba essere sottoposti al momento dello sbarco a un tampone molecolare e attenderne l’esito in auto-isolamento in albergo (minimo 24 ore), il quinto giorno un altro tampone molecolare.
Poi c’e’ il capitolo rientro in Italia, altro vaccino nelle 48 ore precedenti al rientro, altrimenti scatta quarantena
Renzi ha seguito e seguirà questo iter?
(da agenzie)
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Marzo 25th, 2021 Riccardo Fucile
ALLE DOMANDE VERE DI UNA GIORNALISTA DI CHANNEL 4 REPLICA CON DIFFICOLTA’
“Io ho preso… 80 mila euro, o dollari… Se lei pensa che un uomo possa cambiare le sue idee per soldi, lei non sa chi sono… non conosce la mia storia”.
Ci sono in rete due diversi video che segnano il punto di non ritorno nella storia di Matteo Renzi e dei suoi rapporti con l’Arabia Saudita. Sono due testimonianze quasi stupefacenti, a dire il vero, soprattutto per chi conosce la sagacia comunicativa dell’ex premier. Costituiscono l’ennesimo capitolo sul caso saudita, un inspiegabile harakiri mediatico.
Il primo video, quello da cui è tratto questa citazione, è l’intervista che da casa Renzi concede alla giornalista di Channel 4 News Fatima Manji .
Renzi è in poltrona, seduto comodo, in camicia e cravatta rossa, all’inizio sembra disinvolto. La giornalista gli chiede se davvero ha parlato di nuovo Rinascimento per l’Arabia Saudita. E lui risponde (calmo): “…Se lei segue la politica in quell’area, per la prima volta i sauditi con una leadership giovane provano a creare una visione per il futuro, capace di coinvolgere i diritti umani e l’emancipazione delle donne. E spero — aggiunge l’ex premier — che tutti supportino quella visione per il futuro”.
La cosa straordinaria, dopo questa risposta, e questa vertiginosa iperbole, è l’imperturbabilità dell’intervistatrice. Che dopo un sibillino “Ok” gli chiede: “Quanto è stato pagato per questo evento con MBS?”.
Domanda secca, dritta, senza giri di parole. Che arriva immediatamente dopo l’elogio alla politica saudita. Un ceffone metaforico. Il sottinteso è potente, proprio perchè non è esplicitato.
È la stessa domanda a cui Renzi da due mesi non aveva voluto rispondere in Italia, e lui si accorge immediatamente di questo messaggio che rischia di comunicare: “Faccio parte del Board del FII (Future Investment Iniziative Institute, ndr), e ho ricevuto, credo… 80 mila euro, forse dollari… ogni anno, come membro del comitato consultivo”.
La giornalista non commenta. Lui prosegue: “Più o meno un normale compenso di ogni comitato esecutivo…”.
La giornalista non aggiunge nulla, ma la faccia di Renzi dice tutto.
E così lui, anche se lei non lo ha chiesto, sente il bisogno di giustificarsi. Sembra disturbato dal non detto che aleggia nell’aria: “Se lei pensa che un uomo possa cambiare le sue idee per soldi , penso che lei non creda in… in… in…”. Non gli viene una parola per descriversi. Balbetta. Guarda di lato. Poi la trova: “Lei non sa chi sono… lei non conosce la mia storia”.
Punto. Zero commenti. Segue ha domanda sui suoi viaggi all’estero (in cui Renzi aggiunge che ha girato l’Europa con la sua famiglia), ma l’impressione è che in quel balbettio e in quella faccia disturbata, ci siano tutto.
*Il secondo video, invece, è una sorta di conferenza stampa volante che si svolge davanti al Senato. Renzi improvvisa davanti ad un gruppo di giornalisti che lo tempestano di domande. Il leader di Italia Viva ripete a nostro i suoi sofismi: “Non sono stato pagato per quell’intervento (ormai lo sappiamo, è stato pagato per la partecipazione al Board, una implicazione più stretta, dunque), “l’FII non è una emanazione diretta del governo saudita (e invece, purtroppo per lui lo è), “non c’è nessun conflitto di interessi” (e ovviamente invece c’è), fino alla perla sul Principe Bin Salmam: “È un mio amico e che sia il mandante dell’omicidio Khashoggi lo dite voi. L’amministrazione Biden non ha sanzionato Bin Salman”.
Quindi, ricapitolando: Renzi parla per la prima volta dei suoi rapporti con l’Arabia Saudita, conferma di guadagnare dei soldi per la partecipazione al board dell’organizzazione Riad di cui è consulente, si assolve da qualsiasi conflitto di interessi, e poi cade alla prima prova del budino, quando liquida le conclusioni di una indagine della CIA sul delitto più efferato contro un oppositore della corona saudita (fatto a pezzi in un consolato) con l’ormai leggendario “Questo lo dite voi”.
Renzi si spende, immediatamente per difendere l’onorabilità di “Our Royal highness” (con gli italiani) e la credibilità del “Nuovo Rinascimento saudita” nel mondo. Non sappiamo perchè proprio adesso il leader di Italia Viva abbia scelto di mettere fine al suo imbarazzante silenzio stampa sulla vicenda, e nemmeno perchè lo abbia fatto con questi due interventi.
Per la prima volta esibisce le sue incertezze sui temi cruciali che gli vengono posti, oscilla fra il voler dribblare le domande scomode, e l’essere costretto a lasciarsi sfuggire risposte per lui devastanti.
Ma è abbastanza evidente che in quei balbettii e in quelle capriole dialettiche c’è tutto il senso della vicenda. Adesso che ha parlato, dunque, si capisce bene perchè il silenzio fosse per lui insostenibile.
Ma si capisce anche che persino il silenzio gli sarebbe convenuto, rispetto all’insostenibile, e ferale leggerezza, di una sparata e di un balbettio. Anche perchè noi, la sua storia la conosciamo. E bene.
(da TPI)
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Marzo 24th, 2021 Riccardo Fucile
COSA SAPPIAMO DEL VIAGGIO A DAKAR DEL SENATORE DI RIGNANO
Dall’Arabia Saudia al Senegal, passando per Dubai. Il giro del mondo di Matteo Renzi sembra non finire mai. E, a ogni tappa, esplode più forte una nuova polemica.
L’ultima riguarda il suo recentissimo viaggio in Senegal, dove il leader di Italia Viva è arrivato con un volo organizzato da industriali bresciani. Un particolare di cui Renzi non ha fatto menzione nel post con cui ha comunicato la notizia sulla propria pagina Facebook e che, invece è stato ripreso e rilanciato dal “Fatto Quotidiano”.
Dalle suore italiane agli industriali italiani il passo è breve
“Sul suo profilo social ha postato tante foto che lo ritraevano insieme a suore italiane, bresciane precisamente, impegnate nella cooperazione” riporta “Il Secolo d’Italia” «Forse gli industriali non entravano nell’inquadratura», lo ha sfruculiato il Fatto Quotidiano.
La prosa ironica del giornale diretto da Marco Travaglio è in realtà il “rimbalzo” di un precedente articolo de La Verità , secondo cui a trasbordare Renzi a Dakar sarebbe stata l’Italfly aviation di Trento, con un volo organizzato da alcuni industriali bresciani. Gli stessi che lo avrebbero seguito in ambasciata per l’aperitivo di rito.
Oggi è stato lo stesso Renzi a dare la sua versione su questo soggiorno a Dakar, provando a fare chiarezza e a dribblare le polemiche:
“Ieri ero in Senegal — ha dichiarato Renzi — ho incontrato il presidente Macky Sall e mi ha raccontato tra le varie cose che lui da giovane voleva venire a studiare in Italia. Però ebbe la borsa di studio dai francesi e non dagli italiani. Quanto sarebbe bello se insieme al suo ministro dell’Università e assieme al ministro degli Esteri potessimo lanciare un progetto per 1000 talenti provenienti dall’Africa o dal Sudamerica per vivere un’occasione di formazione”.
L’incontro con Tony Blair
Nel viaggio senegalese di Renzi c’è anche l’incontro con uno dei suoi grandi miti politici: Tony Blair.
“In Senegal il senatore di Rignano è andato per abbracciare il presidente Macky Sall, suo «vecchio amico» sin dal primo vertice sui migranti tenutosi a Malta nel 2015. Il biglietto aereo, ha tenuto a precisare, lo ha pagato di tasca propria. Com’è normale, del resto. Meno normale, invece, è l’aver smentito al Fatto di aver introdotto presso le autorità locali imprenditori interessati ad instaurare affari con il Senegal. In realtà , all’aperitivo con l’ambasciatore Renzi è arrivato con i privati. Appunto, non c’è viaggio senza polemica.”
(da “NextQuotidiano”)
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