Febbraio 9th, 2019 Riccardo Fucile
CONSIGLIERI DIVISI, RAGGI SILENTE, AMA ALLO SFASCIO
Lei, Virginia Raggi, se ne frega altamente e dopo aver lasciato ieri sera sulla sua pagina Facebook il restyling con potatura dei ligusti di via delle Fornaci, attuato proprio dall’assessorato all’Ambiente, stamattina racconta della sua visita a una Onlus che usa un bene confiscato alla mafia.
Di Pinuccia Montanari e delle sue dimissioni annunciate ieri la sindaca non fa cenno, come se non fosse successo niente.
Come se non fosse stata cacciata quella che fino a ieri veniva dipinta come il genio dietro il Grande Piano per i Materiali Post Consumo che avrebbe dovuto risolvere a babbo morto (cioè nel Duemilaecredici) i problemi di una Capitale che senza impianti per lo smaltimento e senza discariche di servizio crede di poter impiantare una raccolta differenziata al 70% entro due anni dopo averla lasciata crescere di percentuali risibili nei 24 mesi precedenti.
In compenso il M5S Roma si scanna allegramente su Pinuccia.
L’ex-ma-anche-ancora capogruppo del M5S in Campidoglio Paolo Ferrara dice che le dimissioni di Montanari “sono un problema per la nostra città ” (evidentemente la monnezza che straborda dai cassonetti a causa dell’inefficienza della raccolta di cui Pinuccia è responsabile invece non lo è).
“Il suo impegno ha portato comunque i suoi frutti”, dice Ferrara che però per prudenza evidentemente preferisce non citare quali, e sostiene che le sue dimissioni non possano essere per la città e dei cittadini di Roma, il che potrebbe essere anche vero se contiamo tra i cittadini anche i topi.
Dall’altra parte, ovvero in Consiglio Regionale, c’è Devid Porrello che invece su Facebook fa sapere di essere “perplesso per la decisione del socio unico Roma Capitale di non approvare il bilancio, scelta che può determinare conseguenze preoccupanti. Comprendo la decisione dell’assessore Montanari, della quale ho personalmente constatato il grande impegno nell’affrontare la complessa situazione che ha trovato a Roma”.
Tra i like all’intervento di Porrello si ammira quello di Roberta Lombardi.
Nei commenti da Porrello c’è però chi lo accusa di equilibrismo, da Ferrara le battute si sprecano (“Le petunie chi le annaffia adesso?”) e nessuno sembra avere tanta voglia di sprecarsi a difendere la Montanari.
Lei nell’intervista rilasciata al Messaggero cita «giovani come Daniele Diaco, Simona Ficcardi e tanti altri che stanno dando il massimo per Roma. Io spero ancora che qualcun altro possa in futuro realizzare il nostro sogno» (certo, basta trovarne uno capace).
Ma Diaco e Ficcardi su Facebook di Montanari non scrivono niente, così come sulla sua pagina Facebook non ci sono troppi rimpianti per la decisione dell’assessora.
I grillini invece puntano il dito su AMA e sui lavoratori: «Bisogna licenziare i dipendenti, sono dei fannulloni, ho visto con i miei occhi svuotare i cassonetti, e lasciare rifiuti per terra, se non si eliminano i fannulloni non si potrà mai fare nulla, doveva VIRGINIA, appena stata eletta fare un esubero del personale ed eliminava i peggiori subito, anche alla ATAC. Lo so che questi pelandroni hanno l’art 18, ma con un esubero di personale si poteva buttare fuori anche quelli legati alla mafia, che fanno i sabotaggi».
Tutto giusto a parte un dettaglio: il MoVimento 5 Stelle ha ottenuto il voto e il consenso dei dipendenti delle municipalizzate romane dicendo ai sindacalisti che nulla si sarebbe toccato perchè il problema non sono i dipendenti, ma i manager incapaci (il che, tra l’altro, è parzialmente vero).
In cambio della filosofia consolatoria alla ricerca del consenso ha gestito il concordato ATAC e le emergenze rifiuti in AMA senza grandi sconquassi sindacali, che avrebbero peggiorato situazioni già incancrenite.
Come potrebbe oggi usare il pugno di ferro contro quelli che ha coccolato fino all’altroieri?
Oggi intanto spunta il nome di Paola Muraro e quello della dirigente Laura D’Aprile come possibili sostituti della Montanari.
Il problema però è che chiunque venga al posto di Pinuccia i risultati non cambieranno finchè il M5S non decide di cambiare strategia sui rifiuti mollando i piani futuribili per dedicarsi alla normalizzazione dell’esistente. Che però non può accadere senza decisioni forti e impopolari. Quelle che il M5S non ha il coraggio di prendere.
In attesa che quest’agonia finisca tramite i giudici o il voto.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 10th, 2018 Riccardo Fucile
TUTTE LE BALLE SUI COSTI DELLO SMALTIMENTO PER NASCONDERE LA LORO INETTITUDINE
40mila tonnellate di monnezza romana indifferenziata verranno smaltite dalla RIDA di Aprilia in provincia di Latina, azienda privata che ha siglato ieri un accordo con l’AMA. Che pensa anche di raddoppiare la quota di rifiuti lavorati nel tritovagliatore di Ostia, sulla cui messa in funzione ieri Paolo Ferrara ha dato una spiegazione limpida, in perfetta linea con la #trasparenzaquannocepare del M5S in Campidoglio.
Il tritovagliatore di Ostia dovrebbe raddoppiare la sua quota di immondizia lavorata per arrivare a circa 200 tonnellate al giorno a gennaio.
Le due soluzioni potrebbero essere alternative all’ipotesi dell’Abruzzo, ventilata dal M5S nei giorni scorsi sulla base di una falsità , ovvero che lo smaltimento in Abruzzo costerebbe meno di quello in Emilia Romagna.
«I presidenti di Emilia, Abruzzo e Lazio sono dello stesso partito, usano Roma per la campagna elettorale e stanno maliziosamente rilasciando interviste e temporeggiando», ha detto ieri Luigi Di Maio, rendendosi così improvvisamente conto del fatto che D’Alfonso è del Partito Democratico dopo che nei giorni scorsi diversi esponenti M5S avevano proposto l’Abruzzo al posto dell’Emilia.
«La Regione Emilia ha un costo di 180 euro a tonnellata, l’Abruzzo di 150. Noi per far risparmiare i romani scegliamo la Regione che ha meno costi», ha sostenuto ancora il candidato premier dei 5 Stelle. Una tesi già sostenuta dall’assessora Pinuccia Montanari, nei giorni scorsi in grande trance agonistica.
Una storia semplicemente falsa a detta dell’Emilia Romagna, come ha precisato ieri l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo, secondo cuibisogna “fermare i giochetti: ognuno si assuma le sue responsabilità in trasparenza”.
In particolare, osserva, “di cosa parla la Montanari? Quantificare in 200 euro il costo dello smaltimento dei rifiuti della Capitale in Emilia-Romagna significa sparare numeri in libertà . Le cifre diffuse sono prive di qualsiasi fondamento: come le ha calcolate? Sarebbe interessante saperlo, visto che Ama non ha nemmeno chiesto un preventivo ai nostri gestori e, anzi, si è negata ad ogni tentativo di contatto ufficiale come disposto dalla nostra delibera”.
A giudizio di Gazzolo, in merito, “il Rapporto rifiuti urbani 2017 di Ispra parla chiaro: il costo medio dello smaltimento in Emilia-Romagna è di 116,7 euro a tonnellata”, un prezzo inferiore sia alla media delle Regioni del Nord che è di 125,8 euro a tonnellata, sia ai 124,2 della media nazionale.
“In ogni caso — prosegue l’assessora emiliana — anche considerando i costi dei tre impianti che sarebbero stati coinvolti nello smaltimento dei rifiuti di Roma, e aggiungendo la quota di disagio ambientale, prevista dalle norme, e le spese di trasporto, non si sarebbe mai arrivati alle cifre di cui parla il Comune di Roma”
Va però ricordato che i rifiuti trattati dalla RIDA, così come quelli che potevano arrivare in Abruzzo, dovranno poi essere bruciati in un termovalorizzatore, che l’Emilia Romagna possiede e anche questo avrà un costo che sarà pagato dall’AMA con le bollette della TARI a carico di tutti i romani.
“Non è vero che non abbiamo un piano industriale. Nel passato non è stato fatto, soprattutto dal 2013, quando è stata chiusa la discarica di Malagrotta, che è stato un po’ il tappeto sotto cui si è nascosta la polvere per tanti anni, e che è costata molto cara ai cittadini. Nessuno all’epoca ha avviato e realizzato impianti industriali. La giunta Raggi in un anno e mezzo ha approvato un piano strategico, mentre Ama ha approvato un piano industriale”, dice intanto ai microfoni di ‘6 su Radio 1’, l’assessora Montanari.
Il piano industriale, però, non è visibile sul sito dell’AMA come denunciato dal grillino Carlo Sgandurra, nominato dall’Assemblea Capitolina nel settembre scorso.
Il Piano è stato approvato dal Cda di Ama il 4 maggio del 2017 e, in base all’affidamento del 2016 alla Società Axteria (per ‘l’assistenza specialistica a supporto dei processi di implementazione degli obiettivi strategici’) doveva essere disponibile sul sito di Ama. Eppure a distanza di 8 mesi ancora non è stato pubblicato
C’è di più: la Montanari sostiene che il piano industriale di AMA “prevede tre livelli di intervento, rispettando i dettami dell’Ue che prevedono la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata ma soprattutto tre impianti dei quali abbiamo già realizzato lo studio definitivo e sono impianti di trattamento aerobico, per trattare i rifiuti di Roma. Un impianto del genere, assai complesso, necessita per essere realizzato di 36-42 mesi. Quindi chi accusa ha invece delle grosse responsabilità ”.
Quello che la Montanari non dice è che la Città Metropolitana non ha mai comunicato alla Regione dove verranno fatti gli impianti immaginati dalla Montanari.
Il perchè è abbastanza semplice da comprendere: le popolazioni delle zone dove verrebbero costruiti i famosi tre impianti insorgerebbero e l’M5S si dovrebbe assumere la paternità della decisione.
“Entro fine gennaio presenteremo l’iter autorizzativo per i due impianti di compostaggio a Cesano e Casal Selce”, dice ora la Montanari confermando così di non averlo ancora presentato alla Regione. A fine gennaio si vedrà .
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile
E ADESSO IL CAMPIDOGLIO CHIEDE AIUTO ALL’ABRUZZO
“Roma non può permettersi un’emergenza rifiuti come quella che si sta prefigurando ancora una volta. Se da una parte vedo tanta solidarietà istituzionale da alcune regioni, penso innanzitutto all’Emilia Romagna come anche all’Abruzzo, dall’altra devo segnalare logiche che nulla hanno a che vedere con la gravità e l’urgenza del problema”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.
“Il Ministero – sottolinea in un comunicato – ha promosso un tavolo tecnico con Regione e Comune per affrontare i nodi strutturali che compromettono la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti: da lì è emerso ciò che è chiaro a tutti, ovvero la cronica carenza impiantistica, che determina una situazione delicata nella Capitale”. Galletti si è quindi detto disponibile a “cercare una soluzione”. “Ma se il ragionamento di partenza è dare un colore politico ai rifiuti, si rischia grosso”, ha precisato.
Il comunicato arriva dopo le dichiarazioni dell’assessora all’Ambiente capitolino Pinuccia Montanari, che ha affidato a Facebook il proprio commento sull’emergenza in cui versa la Capitale: “Facciamo chiarezza. Tutti sanno che dal 2013 – anno di chiusura della discarica di Malagrotta con il Pd che si dimenticò di pianificare una alternativa – il piano regionale del Lazio non è stato ancora aggiornato: di conseguenza, la Regione non riesce a trovare una alternativa per accogliere le tonnellate di indifferenziato prodotte da cittadini e imprese”.
“Al momento – prosegue Montanari – Roma raccoglie i rifiuti e prova a conferirli nelle poche strutture della Regione che, però, sono insufficienti. Si tratta di un sistema fragile che stiamo rendendo forte con la richiesta di autorizzazioni per costruire impianti di compostaggio e di riciclo; con l’estensione della raccolta differenziata spinta a oltre 1 milione abitanti nel 2018. Quindi, ci auguriamo che l’Abruzzo dia il via libera alla richiesta di accogliere rifiuti in impianti di Trattamento meccanico biologico: una richiesta presentata da Ama alla Regione Lazio lo scorso 22 ottobre ma che Zingaretti ha sbloccato solo dopo un mese per un ‘mancato funzionamento del sistema informatico’”.
“Noi – a differenza di Renzi e del Pd – non facciamo campagna elettorale ma pensiamo all’interesse delle persone. C’è il sospetto che qualcuno voglia speculare sulle spalle dei cittadini e proponga tariffe fuori mercato per mettere in difficoltà le amministrazioni e gli abitanti di Roma. No agli sciacalli della politica”, ha concluso.
Ma la replica della Regione non si è fatta attendere: “Dispiace che l’assessora Montanari preferisca polemizzare e non dire la verità : il piano regionale di gestione dei rifiuti è in via di aggiornamento, ma fermo a causa delle mancate risposte di Roma Capitale e della sua città metropolitana, che dovevano arrivare entro il 30 settembre 2017”, ha detto l’assessore ai Rifiuti e all’ambiente della Regione Lazio, Mauro Buschini. “Piuttosto, Roma Capitale rispetti la legge: risponda alla sollecitazione della Città metropolitana del luglio 2017 dicendo dove vuole realizzare gli impianti di smaltimento sui rifiuti residui – ha precisato Buschini – permettendo alla città metropolitana di rispondere alla Regione. Che così, finalmente, potrà adottare un nuovo piano”.
“Cercare di mischiare le carte, magari per cercare di dare la rappresentazione di uno scaricabarile non aiuta a svuotare i cassonetti – conclude l’assessore – “E’ un modo sconsiderato di agire, di usare le leggi e di negare la verità . Con le bugie e l’arroganza non si va da nessuna parte”.
Il piano della titolare dell’Ambiente Montanari prevede l’apertura degli impianti di compostaggio aerobico e una piattaforma di riciclaggio per la selezione del multimateriale, da attivare, con tutta probabilità , nel XIII e nel XV municipio. Misure volte a scongiurare il disastro. Mentre la rabbia monta tra i cittadini. “La mondezza romana? La grande bruttezza del M5S. Montanari si autoincensa per la raccolta rifiuti nel periodo natalizio e i romani la sbugiardano postando foto su FB. Cara finta miope Assessora i tuoi falsi annunci ridondanti non riescono più a celare l’evidenza!”. Lo scrive su Twitter il consigliere comunale Pd Ilaria Piccolo.
E sulle polemiche tra Giunta Raggi e Regione Lazio è intervenuto anche il segretario del Pd, Matteo Renzi: “La città di Roma ha un problema con i rifiuti. La società che se ne occupa ha chiesto una mano all’Emilia-Romagna che ha dato il via libera. Ma prima di iniziare a trasferire i rifiuti in Emilia Romagna, la città di Roma ha cambiato idea. I giornali scrivono che da Milano (forse un’azienda privata? Forse una società di sondaggi? Forse un piccione viaggiatore?) qualcuno ha suggerito alla sindaca di non farsi aiutare da un amministratore del Pd come Bonaccini”, scrive su Facebook Renzi.
“Allora la città di Roma ha chiesto una mano alla Regione Abruzzo che ha dato il via libera tramite il presidente D’Alfonso” – prosegue il segretario – Temo che nelle ultime ore si siano accorti che anche D’alfonso è iscritto al Pd. E quindi si è bloccata anche questa soluzione. Nel frattempo a roma i cassonetti sono pieni”. “Scherzi a parte – attacca Renzi – per favore, sui rifiuti non si scherza. I nostri amministratori non fanno polemiche di parte. Siamo pronti a dare una mano alla città di Roma. Perchè per noi i cittadini vengono prima dei compagni di partito. E allora fatela finita con queste polemiche e ripulite la capitale”.
Intanto da est a ovest, da Tor Pignattara alla Balduina finanche nelle zone dello shopping e al Tridente, la città è invasa di scarti alimentari, cartoni accatastati e vecchi mobili ormai in disuso. Una scia di immondizia che ai turisti regala una cartolina sporca, tra cattivo odore e cestini ricolmi, da via del Corso – presa d’assalto nella prima domenica di saldi – a via dei Serpenti. Mentre le proteste dei contribuenti si perdono nel vuoto amministrativo.
Istantanee di un degrado diffuso, che decisamente cozzano con le continue smentite della maggioranza grillina: “Rispetto alle festività dello scorso anno oltre mille tonnellate in più di rifiuti sono state raccolte e avviate a trattamento” scrive il M5S su Facebook, eppure ogni giorno altre mille tonnellate di immondizia restano in strada.
(da agenzie)
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Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile
LA RABBIA DEI CITTADINI: “STANCHI DI SOPPORTARE QUESTA PUZZA”… E UN SINDACO NEGA IL TRANSITO AI CAMION DIRETTI ALLA DISCARICA
All’inceneritore di Granarolo, uno dei tre impianti dell’Emilia scelti per smaltire le 15mila tonnellate di rifiuti romani, in qualche modo l’immondizia arriverà , ma per giungere fin qui dovrà evitare il comune di Castenaso.
È il paese confinante, e il sindaco ha già deciso che firmerà l’ordinanza con cui sarà vietato il passaggio della spazzatura attraverso il suo territorio.
Il motivo è che, pur trovandosi nel comune di Granarolo, l’impianto è molto più vicino all’abitato di Castenaso, che è investito direttamente dalle emissioni dell’inceneritore, come dimostrato anche da studi compiuti sulla qualità dell’aria.
Ora che ai rifiuti autoctoni si aggiungono quelli della Capitale, i malumori della popolazione aumentano.
La gente, dai paesi alle porte di Bologna fino a Modena e Parma, le altre città destinatarie in parti uguali dei rifiuti provenienti da Roma, già convive malvolentieri coi termovalorizzatori quando bruciano l’immondizia locale, ma quando a finire nei loro impianti è la spazzatura di qualcun altro lo scontento aumenta.
«Che se li smaltiscano a Roma i loro rifiuti», brontola Federico, pensionato, fra una partita di biliardo e l’altra al bar Gioia di Castenaso, principale punto di ritrovo del paese. Qui ci convivono da più di quarant’anni con l’inceneritore, e notizie come queste rinfocolano vecchi malumori: «La sera, quando l’impianto brucia di più, si sentono odori strani qui, e noi dobbiamo sopportare tutto questo».
Mirko, 40 anni, artigiano, aggiunge: «Che se la tengano la loro spazzatura, ma qui tanto comanda Hera (la multiutility che gestisce l’impianto, ndr), e finchè arrivano i soldi. E poi si sa che gli inceneritori, per funzionare al meglio, hanno bisogno di essere riforniti di rifiuti. Era già successo con quelli provenienti dalla Puglia, qualche anno fa».
Anche allora il sindaco Stefano Sermenghi aveva detto di no al passaggio nel suo territorio, un no simbolico, visto che i rifiuti faranno semplicemente un’altra strada, e ora si prepara a fare la stessa cosa: «Da noi è un problema molto sentito, anche perchè gli effluvi dell’inceneritore si dirigono per la maggior parte verso Castenaso – dice il sindaco -. Bisogna che con i rifiuti ognuno si prenda le sue responsabilità , e noi diremo no al transito di rifiuti extraterritoriali. Poi ci arriveranno passando da un’altra strada, ma almeno diamo un segnale».
Il sentimento dei suoi concittadini oscilla fra la rabbia e la rassegnazione: «La verità è che nessuno vuole i rifiuti sul proprio territorio – commenta Stefano Lodi, un altro avventore del bar Gioia -. Qui però, se non pulisci casa per un giorno, ti ritrovi con un dito di polvere sui mobili, per non parlare delle malattie oncologiche di cui si sente parlare in certe zone del paese a ridosso dell’impianto».
È anche un affare lo smaltimento dell’immondizia altrui: saremmo nell’ordine dei 200 euro a tonnellata, quanto è stato pagato per bruciare i rifiuti dalla Puglia la volta scorsa, anche se da Hera non arrivano conferme, quindi l’importo complessivo dovrebbe aggirarsi intorno ai 3 milioni di euro.
Daniela Lo Conte, sindaco di Granarolo, è più conciliante: «Cinquemila tonnellate nel nostro impianto significa che parliamo di 10 camion al giorno. Poi è anche vero che, trattandosi di Roma, fa più notizia, anche perchè Roma è un’emergenza che fa scappare da ridere, nel senso che ormai è un’emergenza storica.
Le regioni dovrebbero essere autonome per lo smaltimento dei rifiuti, però c’è anche una responsabilità dello Stato».
Il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli aggiunge: «Questa vicenda ci insegna che la demagogia si scontra col mondo reale. Noi siamo autosufficienti, basta chiamare emergenza ciò che è strutturale, come nel caso di Roma.
A Modena la raccolta differenziata supera il 64% e il resto finisce nei termovalorizzatori. È comunque importante precisare che siamo di fronte a un aiuto limitato, che sta dentro ai flussi autorizzati. I 5 Stelle devono essere realistici: non basta dire no ai termovalorizzatori e poi andare in crisi, non possiamo continuare a mandare i nostri rifiuti in Germania».
(da “La Stampa”)
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Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile
LA REGIONE EMILIA ROMAGNA ACCETTA DI PRENDERSI I RIFIUTI DI ROMA, MA A CARO PREZZO
La giunta Bonaccini (Pd) smaltirà 15mila tonnellate di immondizia proveniente da Roma, che saranno divise nei termovalorizzatori di Parma, Modena e Granarolo (Bologna).
L’accordo tra la Regione Lazio e l’Emilia Romagna risolve l’ennesima emergenza nata durante il governo di quelli dei rifiuti zero, dopo i no di Umbria e Lazio e la telefonata mancata di Virginia Raggi a Federico Pizzarotti.
Roma ha chiesto di smaltire 350 tonnellate giornaliere e così sarà .
La disponibilità dell’Emilia Romagna non supererà però i 43 giorni pieni in lasso di tempo complessivo di 60 giorni. I costi e le modalità di pagamento saranno pattuiti tra i gestori degli impianti di partenza e di arrivo dei rifiuti, in linea coni costi emiliano-romagnoli.
La mancata auto-sufficienza costerà alle casse del Comune 300mila euro
Anche in questa occasione quindi un problema tutto romano viene risolto dagli altri enti locali, esattamente come è successo negli anni precedenti e negli ultimi mesi di governo (?) a 5 Stelle della città .
Con questo provvedimento, «tassativamente non reiterabile», spiega il governatore Bonaccini, Roma potrà uscire dall’emergenza di questi giorni.
Una lunga teoria di cartoline dei quartieri ricoperti dall’immondizia, da nord a sud, passando per Ostia, il litorale, dove da qualche giorno si registrano anche gli incendi ai cassonetti. Fotografia di un’emergenza che si ripete ciclicamente per le feste ma anche in estate.
Dimostrazione che le mosse adottate dall’Ama non hanno funzionato:impianti stracolmi, pochi camion a disposizione e troppo personale che alla fine è rimasto con le mani in mano.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 28th, 2017 Riccardo Fucile
FORTINI, EX AMA, LANCIA L’ALLARME: RISCHIO EMULAZIONE PER LA MANCATA RACCOLTA DI RIFIUTI
Sulla vicenda dei cassonetti bruciati “il rischio è l’emulazione. Nel municipio X non si raccoglie la spazzatura e scatta la rivolta con blocchi del traffico e incendi. L’azienda dei rifiuti interviene. Il quartiere Y, vedendo il risultato, agisce allo stesso modo. A Napoli si arrivò a picchi di 400 segnalazioni al giorno. Non solo cassonetti bruciati, ma anche spostati per bloccare la circolazione, per richiamare l’attenzione”.
Lo afferma, in un’intervista al Messaggero, Daniele Fortini, ex presidente dell’Ama a Roma ed ex ad della società di rifiuti partenopea Asia, secondo cui Roma rischia di fare la fine di Napoli.
“Tra il 2007 e il 2008 a Napoli era un fenomeno molto diffuso che fu difficile arginare. Anche senza pensare alla malavita ed altri interessi, dietro il rogo di cassonetti e rifiuti c’è comunque il malessere del cittadino che non comprende perchè non venga raccolta la spazzatura”, osserva Fortini.
“Dietro c’è disagio ed esasperazione, questo è evidente, se è vero che a Roma ci sono zone in cui da dieci giorni non si raccolgono i rifiuti”.
Nel X Municipio, nella notte di Santo Stefano sono stati bruciati quattro cassonetti, in quella di Natale due campane per la raccolta del vetro, prima ancora cinque cassonetti nel centro di Ostia. In totale, da quando è iniziata l’emergenza 100 cassonetti a fuoco. Si era pensato all’inizio a una serie di azioni dolose in concomitanza con le elezioni, ma i roghi sono proseguiti anche a urne chiuse.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 23rd, 2017 Riccardo Fucile
“SIAMO RESPONSABILI, MA AVREI GRADITO UNA TELEFONATA DALLA RAGGI”
“Chi è più inefficiente chiede sostegno a chi è efficiente ma questo è un alibi che non deve diventare un fatto sistematico. Se la Regione Emilia Romagna, rispetto alla richiesta del Lazio, valuterà di fare una richiesta formale al Comune, ritengo che sarà un tema da Consiglio comunale. Parma non si sottrae al senso di responsabilità istituzionale, ma è bene chiarire un punto: in cinque anni la nostra città ha raggiunto l’80% di raccolta differenziata, divenendo uno dei modelli di eccellenza in Italia e in Europa”Lo scrive il sindaco di Parma Federico Pizzarotti nel commentare l’ipotesi che i rifiuti di Roma possano essere smaltiti nel termovalorizzatore di Parma.
L’inceneritore costruito e gestito dall’azenda Iren, nel 2012 era stato al centro della campagna elettorale dell’allora candidato sindaco grillino che si era impegnato a evitarne l’accensione.
Cosa che invece è avvenuta e oggi, con Pizzarotti rieletto a giugno da civico, quello che i parmigiani chiamano il “camino di Ugozzolo” potrebbe andare in soccorso della Giunta pentastellata guidata da Virginia Raggi.
Una possibilità commentata anche dal segretario del Pd Matteo Renzi.
“Sicuramente chiederemo a Parma: il suo impianto è il più moderno e tecnologico, oltre ad avere una grande capacità residua di smaltimento, visto che lì la differenziata è arrivata a quota 74%” ha detto a tal proposito l’assessora regionale Paola Gazzolo. E’ infatti la Regione Emilia Romagna a gestire il flusso dei rifiuti sul territorio.
Risultato che Pizzarotti rivendica: “Se tutte le città facessero come noi non ci sarebbe bisogno di queste richieste. Questo vale per Roma, per il Lazio e per l’Emilia Romagna. Noi lo abbiamo fatto con fatica e impegno, un grazie a Gabriele Folli (ex assessore all’Ambiente, ndr), e non senza polemiche e azioni impopolari. Ed è per questo che avrei gradito una telefonata del sindaco Raggi, perchè ogni Comune può avere delle difficoltà , ma sappiamo bene che i rapporti umani e le telefonate non sono nelle corde di molti esponenti del movimento”.
A Parma la raccolta avviene con il sistema del porta a porta, i cassonetti stradali tradizionali sono stati eliminati definitivamente nel 2014 anche se in diverse parti della città le proteste per l’abbandono indiscriminato della spazzatura non mancano.
“Ritengo che questo tema debba essere affrontato a livello più alto, astraendo dai singoli Comuni, perchè se vogliamo non costruire più impianti e anzi spegnere progressivamente gli attuali servirà una compensazione tra regioni, come ora avviene tra province. Serve una politica capace di affrontare i problemi, anche quelli più difficili, piuttosto che fare proclami che poi si infrangono contro la realtà di ogni giorno. La politica – conclude Pizzarotti – deve tornare ad essere il luogo dove il realizzabile viene pianificato, e non la terra delle promesse, solo così potremo riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 1st, 2017 Riccardo Fucile
MA DELUDE IL MANCATO CALO DELLA SPAZZATURA PRODOTTA
L’Italia potrebbe toccare nel 2016 il 50% di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, o almeno sfiorare tale quota simbolica.
I dati arrivano a rilento e vengono vagliati e rielaborati con lenta meticolosità dall’Ispra che solo in questi giorni ha pubblicato i consuntivi del 2015.
Dai quali emerge che “nel 2015, la percentuale di raccolta differenziata raggiunge il 47,5% della produzione nazionale, facendo rilevare una crescita di + 2,3 punti rispetto al 2014 (45,2%).
” E’ un dato ancora abbondantemente al di sotto del 65% previsto dalla direttiva europea, ma comunque del tutto rispettabile a livello europeo dove solo Germania, Svezia e Belgio fanno nettamente meglio, mentre anche Francia e Gran Bretagna, per non parlare della Spagna, sono ancora indietro nel cammino verso la “economia circolare”.
Ma andiamo con ordine, cominciando da un dato che solo per i più preparati addetti ai lavori è ovvio: il leggerissimo, millimetrico calo della produzione complessiva dei rifiuti solidi urbani.
Nel 2015 abbiamo prodotto complessivamente 29 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, con una media di circa 487 kilogrammi pro/capite.
Il calo della produzione complessiva è stato dello 0,4% ma in realtà , secondo le statistiche incrociate utilizzate da Ispra, c’è stato anche un calo della popolazione residente e quindi i rifiuti sono scesi solo dello 0,2% procapite. In pratica un kilo in meno a testa.
Le differenze notevoli di produzione procapite per regione o per area geografica dipendono da vari fattori, per esempio dalla quantità di turisti, che fa sballare le proporzioni con la popolazione residente, o dalla tipologia di rifiuti che dal circuito del commercio e dell’artigianato confluisce o meno nei rifiuti solidi urbani.
In Emilia si calcola che la produzione media per abitante/anno sia superiore ai 600 kili, in varie zone del Sud è sotto i 400.
Ma non necessariamente a maggiore sviluppo corrispondono più rifiuti e viceversa.
Il “disaccoppiamento” tra produzione di rifiuti e trend degli indicatori socioeconomici è l’obiettivo principale del Programma nazionale di prevenzione dei Rifiuti varato nel 2013 dal Governo e sconosciuto ai più, anche se dovrebbe essere oggetto di educazione civica generalizzata.
Ad attirare lo sguardo degli ambientalisti sono i risultati della provincia di Treviso, non certo una delle più povere province italiane, ma una di quelle, tra Enna e Ogliastra, con più bassa produzione procapite di rifiuti.
I kili nel Trevigiano tra il 2014 e il 2015 sono passati da 361 a 351 a testa (e contemporaneamente la differenziata è balzata all’84%, uno dei migliori risultati al mondo).
Tornando ai dati nazionali hanno deluso, con il modesto calo dello 0,2 procapite, chi si aspettava una riduzione significativa dovuta o a politiche antispreco o semplicemente alla congiuntura economica.
Secondo Ispra — che è venuta dopo Istat e altre rilevazioni — non c’è da stupirsi, anzi ci si poteva persino aspettare un piccolo aumento.
“Infatti, a fronte del calo di produzione degli Ru (rifiuti urbani), si osserva un aumento sia del prodotto interno lordo (+1,4% a valori correnti e +0,7% a valori concatenati), sia delle spese per consumi finali sul territorio economico delle famiglie residenti e non residenti (+1,6 a valori correnti e +1,7% a valori concatenati.)” dice il rapporto. Ecco che guardando i rifiuti finalmente sciogliamo i dubbi su come realmente sono andate le cose l’anno scorso?
Dal canto loro gli attivisti di Rete Rifiuti Zero fanno notare che comunque sono ormai stabilmente smentite le previsioni di chi ipotizzava una crescita costante e quasi metafisica dei rifiuti. In base a quelle previsioni si mettevano in cantiere sempre nuovi impianti di incenerimento ai quali si farebbe meglio a rinunciare per sempre.
Per quanto riguarda le raccolte differenziate in Italia sono arrivate al 58,6% per le regioni settentrionali, al 43,8% per quelle del Centro e al 33,6% per le regioni del Mezzogiorno.
Alla regione Veneto va la palma della raccolta differenziata nel 2015 grazie al 68,8%, seguita dal Trentino-Alto Adige con il 67,4%.
Entrambe le regioni sono già dal 2014 al di sopra dell’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012.
Seguono, tra le regioni più virtuose, il Friuli-Venezia Giulia (62,9%), seguita da Lombardia, Marche, Emilia-Romagna, Sardegna e Piemonte, queste ultime cinque con tassi superiori al 55%.
Tra 45% e 50% si collocano Abruzzo, Umbria, Campania, Valle d’Aosta e Toscana. Liguria e Lazio sono di poco al di sopra del 35%, mentre superano il 30% la Basilicata e la Puglia.
La Calabria è la regione che fa segnare la maggiore crescita della percentuale di raccolta differenziata, +6 punti rispetto al 2014, anche se il 25% la colloca ancora al penultimo posto tra le regioni, seguita solo dalla Sicilia (12,8%).
Sfiorano i 5 punti di crescita Valle d’Aosta e Lazio.
Quanto alle province, i livelli più elevati di raccolta differenziata si rilevano, analogamente ai precedenti anni, per Treviso, che nel 2015 si attesta all’84,1%. Prossimo all’80% è il tasso della provincia di Mantova (79,9%) e pari al 78,4% quello di Pordenone.
Al di sopra del 70% si collocano anche Belluno, Trento, Macerata, Parma e Vicenza. Le peggiori province italiane per la raccolta differenziata sono, invece, tutte in Sicilia: con valori inferiori o di poco superiori al 10%: Palermo (7,8%) Siracusa (7,9%), Messina (10,1%) e Enna (10,8%).
La tipologia di rifiuto che si raccoglie di più è sicuramente quella organica (umido e verde), che da sola rappresenta il 43,3% della raccolta differenziata in Italia.
L’ ‘umido’ continua nel trend di crescita degli ultimi 5 anni: nel 2015 ha superato i 6 milioni di tonnellate ed è aumentato del 6,1% rispetto al 2014.
A livello nazionale ogni abitante raccoglie in media oltre 100 kg di frazione organica a testa. Seconda tipologia più raccolta in modo differenziato è la carta e il cartone (22,5% del totale), con una leggera contrazione rispetto al 2014, — 0,1%.
Dopo frazione umida e carta, è il vetro la terza tipologia di rifiuti più differenziata: pari a 1,7 milioni di tonnellate, va su del 3,3% rispetto al 2014.
Seguono poi plastica (1,2 milioni di tonnellate), legno (695mila tonnellate), metallo (260mila tonnellate) e rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche Raee (223mila tonnellate).
Per quest’ultima frazione, dopo l’andamento in calo rilevato tra il 2010 e il 2013, si rileva una crescita del +2,1% tra il 2013 e il 2014 del +4,3% nell’ultimo anno.
Infine un cenno alle grandi città dove il successo di Milano è superato da quello di Venezia e dove Roma sta cercando di superare Torino, ferma da anni poco sopra il 41%
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 15th, 2016 Riccardo Fucile
ECCO COME LE METROPOLI AFFRONTANO LO SMALTIMENTO E IL RICICLO DALLA SPAZZATURA
PARIGI, LA META’ DEL SERVIZIO AI PRIVATI, LA DIFFERENZIATA E’ IN RITARDO
A Parigi inizierà , sperimentalmente, solo alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo e in due arrondissement la raccolta differenziata dell’«umido», da trasformare in biogas o destinare al compostaggio.
Eppure i resti di cucina rappresentano un buon terzo dei 270 chili di pattume che, in media, ogni francese accumula ogni anno.
La Francia è più indietro dell’Italia nella selezione degli scarti organici, ma Parigi dispone di quattro grossi centri, nei suoi dintorni, per lo smaltimento.
Il Comune si occupa della raccolta in dieci arrondissement, mentre per gli altri dieci il servizio è appaltato ad aziende private.
Circa l’80 per cento dei rifiuti viene incenerito, per ricavarne energia, il 16 per cento è materiale riciclabile, il 4 per cento finisce sotterrato.
Syctom, l’agenzia metropolitana per i rifiuti domestici, serve 5 milioni e 777 mila abitanti della regione parigina, con una dozzina di stabilimenti: tre inceneritori, sei centri di raccolta differenziata, due discariche, mentre è in costruzione un’installazione che dovrebbe assorbire (dal 2019) 45 mila tonnellate di rifiuti. Il più importante, in àŽle-de-France, è il Centro di Ivry-Paris XIII.
LONDRA: LA PRODUZIONE E’ IN CALO, IL MODELLO E’ UN ECOPAR
I rifiuti a Londra sono gestiti a livello comunale dalle 32 boroughs. La raccolta differenziata è attiva in tutta la città .
La percentuale di rifiuti riciclabili varia da zona a zona : dal 17% a Newham al 55,4% a Bexley. Il totale per la città è del 31,1%, in calo rispetto all’anno scorso del 2,3%.
La media nazionale è del 46%. Negli ultimi dieci anni la quantità di rifiuti generati dalle singole abitazioni è diminuita da 1117 kg a 887 kg l’anno.
La gestione dei rifiuti costa all’amministrazione 600 milioni di sterline l’anno.
Nelle discariche – localizzate fuori Londra, dove i rifiuti arrivano in treno – finisce il 25% dei rifiuti, tassato dal governo a 85 sterline a tonnellata.
L’obiettivo del sindaco Sadiq Khan è di eliminare l’uso delle discariche entro il 2030. Inceneritori ecologici smaltiscono la maggioranza dei rifiuti non riciclabili.
Degno di nota l’EcoPark del Brent, nel nord della città , che gestisce 800.000 tonnellate di rifiuti l’anno. «Tutto è riutilizzabile» è il motto.
L’energia prodotta dall’inceneritore genera elettricità per 70.000 abitazioni – le emissioni sono filtrate e pulite – mentre dai rifiuti biologici vengono ricavate nove tonnellate di concime, usate nei parchi e nei giardini comunali.
BERLINO: NELLA CITTA’ DELLE DISCARICHE SI RICAVANO ENERGIA E PELLET
Non sono solo i numeri della raccolta differenziata, a fare di Berlino una delle città più efficienti nella gestione dei rifiuti.
Certo, si parte da lì: nel 2015 l’azienda locale, Bsr, ha raccolto, in un territorio con 3,5 milioni di abitanti, 1,2 milioni di tonnellate di spazzatura, di cui 358 mila tra vetro, carta, plastica e « organico».
Ma il punto nodale è la «seconda vita» dei rifiuti. «Le discariche sono chiuse dal 2005», spiega al Corriere Thomas Klockner, portavoce di Bsr, «ma nulla che non sia stato trattato viene spedito fuori Berlino». Anzi.
Oltre metà dei rifiuti indifferenziati sono inviati al termovalorizzatore di Ruhleben: 61 mila famiglie ne traggono elettricità , e 35 mila riscaldamento. Altre 300 mila tonnellate vanno in due impianti di stabilizzazione fisico-meccanica, da cui escono dei pellet venduti poi a cementifici e centrali termoelettriche.
Dal 2013, poi, è cambiata la gestione della frazione organica: da una prima fase di fermentazione si ricava il biogas che alimenta 150 camion della raccolta dei rifiuti, evitando il consumo di 2,5 milioni di litri di diesel. Quel che resta è usato come concime o compostato. L’obiettivo «rifiuti zero» è ormai a un passo.
MADRID: TUTTO E’ GESTITO “IN CASA”. IL 20% NEL MAXI-INCENERITORE
La capitale spagnola è in anticipo sugli obbiettivi di trattamento dei rifiuti decisi dall’Ue per il 2020.
Ogni madrileno produce 1,2 chili di spazzatura al giorno per un totale annuo cittadino di 1.400.000 tonnellate. Eppure Madrid non invia neanche un grammo di spazzatura fuori provincia.
Gli impianti di smaltimento e riciclaggio sono mezza dozzina, tutti gestiti da privati in convenzione con il Comune per periodi che vanno dai 20 ai 25 anni. I più rilevanti sono l’inceneritore di Valdemingà³mez (18 miliardi di investimento per trattare il 20% del totale dei rifiuti) e la discarica de Las Dehesas (2mila tonnellate al giorno, circa il 30% del totale).
Entrambi gli impianti dividono e trattano in modo diverso i rifiuti a seconda che siano plastici, metallici o organici. In più l’inceneritore produce e vende elettricità , la discarica fertilizzante per agricoltura.
Risolto così con soddisfazione delle forze politiche il problema smaltimento, resta la fase di raccolta a far discutere. Manuela Carmena, la nuova sindaca targata Podemos, aveva promesso in campagna elettorale di cancellare i contratti con le imprese private. Una volta eletta, però, Carmena ha fatto marcia indietro per non mettere a rischio 1.900 posti di lavoro.
(da “il Corriere della Sera”)
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