Novembre 5th, 2016 Riccardo Fucile
“NEL 2000 FACEMMO 800 OPERE SENZA UN AVVISO DI GARANZIA NE’ UN MORTO SUL LAVORO”
«Sulla metro C si veda se ci sono scorrettezze, si valuti dal punto di vista economico, ma una cosa è certa: una metropolitana non può finire contro un muro, sotto il Colosseo. Sarebbe l’unico caso al mondo… deve attraversare il centro e portare i passeggeri a San Pietro e oltre».
Francesco Rutelli, il sindaco delle grandi opere di Roma, eletto dopo gli anni di Tangentopoli quando era un Verde, militante Radicale, ha un consiglio per Virginia Raggi: «È la sindaca di Roma, di una capitale bellissima di oltre 4 milioni di abitanti, che deve costantemente trasformarsi. Una città è come una lingua, se non si trasforma, muore. L’idea per cui è meglio non fare niente per evitare sprechi e corruzione, significa scendere ogni giorno più in basso nella qualità della vita dei romani»
Rutelli, a Roma come si fa, crescono sprechi e corruzione. I cittadini prima di tutto hanno ragione di essere esasperati?
«Mi è stato raccontato un aneddoto. Alcuni operai vanno a riparare una buca in piazza Risorgimento. Si affaccia un uomo alla finestra: “Tie’, magnatevi anche questa”, grida. Il riflesso è che tutti “magnano”, pure quando si aggiustano le strade. La sfiducia la fa da padrona, ma non ci si può rassegnare»
La linea C della metropolitano l’ha avviata lei?
«Era nei progetti. In una capitale che è al pari di Berlino e Parigi, ci vogliono almeno 3 metro, le tranvie e le ferrovie metropolitane. La C è la più importante perchè deve servire i grandi quartieri popolari orientali. La mia giunta fece la progettazione preliminare, trovammo i primi soldi poi fu avviata dalla giunta Veltroni»
La metro C costa il doppio di quella di Parigi, lo sa? Non è ammissibile tanto spreco di denaro pubblico.
«Se c’è spreco si accerta facilmente con l’Anac di Cantone. Segnalo che noi, Roma, l’Italia siamo un territorio unico: fragile e denso di storia e reperti archeologici. Mettiamolo nel conto».
Roma è sotto botta dell’inchiesta Mafia Capitale.
«Facciamo chiarezza. Le spese vanno divise in correnti, spese per la manutenzione, per gli investimenti. Sulle spese correnti è prosperata Mafia capitale, si è diffusa una corruzione, in particolare sulle proroghe – e non sulle gare – e sulle cosiddette urgenze, su cui si è fatto carne di porco. La manutenzione è ferma»
E gli investimenti?
«Una città vive di progettualità . Fare si deve, ma devi mettere il prefetto a controllare i cantieri, una agenzia ad hoc: così noi facemmo per il Giubileo del Duemila: 800 opere pubbliche senza un avviso di garanzia nè un morto sul lavoro».
La corruzione non c’entra col fare?
«C’entra, perchè è enormemente cresciuta. Ma c’era, eccome, a inizi anni Novanta».
Come giudica la Raggi e la sua giunta?
«Dico: diamole tempo. Però non avrei detto all’inaugurazione della Nuvola di Fuksas che non avrei mai fatto il centro congressi, come hanno sostenuto i grillini. Avrei piuttosto chiesto un super manager internazionale che lo renda il più importante d’Europa. Accidenti! La concorrenza nel mondo si fa su questo tipo di infrastrutture, si fa sui servizi legati a questo tipo di offerta. Venti grandi congressi in un anno sono decine di migliaia di posti di lavoro».
Però la consegna dopo 18 anni e 240 milioni di costo, non è troppo?
«Costata troppo o costata poco, lo si accerti, ma è pubblica. Guardi l’Auditorium: l’abbiamo costruito, funziona benissimo, è dei cittadini e tra 100 anni sarà ancora lì».
Roma fallisce là dove Milano riesce?
«Expo è stato un successo di organizzazione, immagine e decoro civico. È salita Milano sopra Roma, perchè ha fatto cose normali. Roma deve tornare a sapere fare le cose normali ma avendo l’ambizione di essere una delle cinque capitali più importanti del mondo».
(da “La Repubblica”)
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Novembre 28th, 2015 Riccardo Fucile
ALLA KERMESSE DELL’EX SINDACO A ROMA SFILANO MARCHINI, FASSINA, RENZIANI E IMPRENDITORI
Rutelli, il “rianimatore” ce la mette proprio tutta.
Sorride, stringe mani a raffica, pacche sulle spalle, baciamani alle signore. A tratti sembra di stare nella macchina del tempo, negli anni d’oro del sindaco Beautiful.
Attorno a lui, per una intera giornata di convegno, si sono radunati tutti gli amici di un tempo, assessori oggi deputati dem come Marco Causi e Walter Tocci, renziani doc già Rutelli boys come Luciano Nobili e Lorenza Bonaccorsi.
E poi David Sassoli, Paolo Cento, docenti, professionisti, architetti come Michele Molè, terzo settore, Arci, imprenditori come i fratelli Toti, Chicco Testa, Enrico Giovannini, Gianfranco Polillo ora in Ncd, esponenti di Forza Italia, Loredana De Petris con Stefano Fassina, candidato a sindaco per la sinistra.
Che dice: “Qui ci sono tante competenze da ascoltare, vogliamo mettere in connessione i tanti anticorpi che ci sono per ricostruire Roma”.
Si fanno vedere anche gli ex parlamentari rutelliani Riccardo Milana e Lucio D’Ubaldo, l’ex consigliere comunale Athos De Luca e il capogruppo uscente del Pd Fabrizio Panecaldo, che ad un’amica racconta le lacrime dei consiglieri quando il Pd ha imposto le dimissioni in blocco. C’è pure D’Agostino con i suoi due cani. Oltre alla ex first lady Barbara Palombelli in jeans e piumino.
Tutti cercano Francesco, tutti vogliono salutarlo. “Mi viene quasi da dire ‘Ragazzi, dove eravamo rimasti’?”, esordisce Roberto Morassut, capogruppo Ds in quegli anni e poi assessore con Veltroni.
C’è un clima da rimpatriata, però senza grande freddo. Lui ci tiene a ribadire che lo sguardo e tutto “al futuro”, alla “prossima Roma”, come recita il titolo della kermesse.
Una “Francesca” al posto della “Leopolda”, ironizzano i suoi amici, ma Rutelli a sua volta la ribattezza “Lupolda”, visto che “questa è la città della lupa…”.
Ci sono similitudini? “Quella di Firenze era un processo creativo volto all’ascesa politica di Renzi, qui vogliamo solo far ripartire un treno finito su un binario morto”, spiega Rutelli. “Vedremo chi sarà alla guida, certamente io non intendo candidarmi, ma solo dare una mano”. In platea anche giovani, lui ci tiene a dire che “non siamo sempre i soliti”, e manda sul palco un gruppo di ragazzi di Tor Bella Monaca che “dal pianerottolo di casa” hanno messo su un comitato contro il degrado del quartiere.
“Vogliamo svegliare anche gli altri dal torpore in cui anche noi eravamo caduti”, spiegano e parte l’applauso più caldo della giornata.
Perchè in fondo è questo, prima ancora delle pedine da muovere sullo scacchiere elettorale dove Rutelli vuole ritagliarsi il ruolo da kingmaker che fu di Bettini, il senso della giornata: una iniezione potente di antidepressivo, un “antidoto alla sfiducia e alla rassegnazione che ha travolto i romani”.
Non ci sono solo i giovani delle periferie. Accanto a Rutelli si muove instancabile il suo braccio destro Alessandro Rosi, trentenne assessore del V municipio, un nome “di cui si sentirà parlare”.
La Lupolda è un fluire ininterrotto di interventi dal palco, ma la vera kermesse è fuori dove tanta gente si rivede dopo anni. Fuori dove ad ora di pranzo escono i ragazzi del collegio San Giuseppe, prestigiosa scuola dove si sono diplomati prima Ignazio Marino e poi Alfio Marchini. Lui, il candidato su piazza da più tempo, che raccoglie simpatie da destra a sinistra, si materializza intorno alle 15, attesissimo. Ma dal palco non parla e ai cronisti che lo assediano consegna solo poche frasi: “Sono qui per ascoltare. Io lavorai con Rutelli nel ’95, quando era sindaco.
Fu un’esperienza straordinaria e la dimostrazione che la politica può essere anche serietà concretezza e onestà ”.
Poi ribadisce il no all’ipotesi di una sua partecipazione alle primarie del Pd e nega una sua connotazione partitica: “Noi siamo un movimento civico, è tempo che la società civile ossigeni la politica”.
C’è chi sussurra che l’invito a Marchini sia un modo, per Rutelli, di sottrarre l’imprenditore al centrodestra e di riportarlo più vicino all’alveo del Pd.
Ma il centro della giornata è il ritorno di “Francesco” che, in queste settimane di agonia Pd post Marino, impartisce una lezione agli ex compagni su come rimettere in piedi i cocci di un programma per Roma.
“Io sosterrò solo qualcuno che abbia intorno a sè una squadra di almeno 100 persone competenti, Roma non si salva con l’uomo solo al comando. Parlare di candidati ore sarebbe solo un grande inganno”.
Nessun endorsment per Marchini. “Lei corre troppo”, risponde Rutelli a domanda.
Poi, parlando con Huffpost, aggiunge: “Chi vuole candidarsi deve essere già imparato. Non ci possiamo permettere uno che debba fare un anno o due di apprendistato, uno che magari confonde Torre Angela con Castel Sant’Angelo. Ci vuole una persona che conosca Roma anche fi-si-ca-men-te”.
A benedirlo ci pensa la deputata Pd Ileana Argentin, che si dice pentita del sostegno a Marino (“E’ un puro ma fuori dal mondo, non potevamo che cacciarlo noi del Pd”) ed elogia l’ex sindaco: “Si dice che Marchini è bello, ma vi ricordare cos’era Francesco?”. Applausi scroscianti.
La scena se la prende il prefetto Franco Gabrielli, intervistato sul palco da Mario Sechi, brillante e a suo agio. “Non volevo venire per non alimentare rumors, io sono un prefetto e un civil servant, la politica l’ho fatta da ragazzo e non mi interessa”.
Eppure i cronisti lo assediano, e lui a ripetere che mai e mai poi sarà candidato. Dal palco si concede un plateale sorriso quando Sechi gli ricorda che il primo atto del collega prefetto Tronca è stato lo stop ai finti centurioni. “No, non è vero che il primo atto è stato quello”, sorride Gabrielli, che ricorda di aver visitato in lungo e in largo tutta la città . Poi spiega che la questura e anche i vigili urbani sono pesantemente sotto organico e si concede un’altra battuta su Marino parlando del Giubileo: “Saremo pronti, i 31 cantieri chiuderanno a fine gennaio. Non attendiamo più di 10 milioni di pellegrini. Ma essere assillanti col Santo Padre abbiamo visto che non porta bene…”.
C’è chi lo punzecchia per una ipotetica rivalità con Marchini, che lo ascolta dalla prima fila: ”No, guardate, io al massimo potrei fare l’assessore…”, scherza ancora il prefetto, che poi si fa serio e mette il dito nella piaghe della macchina comunale che “deve essere registrata”.
“Senza una legge su Roma non si va da nessuna parte, Roma è diversa dagli altri comuni, i municipi devono avere autonomia di bilancio”.
Alla fine della lunga giornata le presenze registrate arrivano a superare quota 2mila.
Rutelli lo annuncia dal palco, e chiude guardando alle sfide del futuro, dalle Olimpiadi 2024 al Giubileo del 2025. “Da domani partono i nostri sette gruppi di lavoro, a febbraio faremo una nuova assemblea per presentare le proposte, prima che si inizi la campagna elettorale”. Proposte, dalle infrastrutture alla governance fino a turismo e digitalizzazione, che si annunciano come una sorta di ossatura del programma del centrosinistra. Rutelli ne lancia subito un paio: una “settimana civica” in cui “ogni romano dedichi una giornata di volontariato alla nostra città ” e l’idea di un “vicesindaco che si dedichi alla smart city”.
Il prossimo appuntamento della Lupolda dunque è per febbraio.
Per ora Rutelli ha risposto al disperato bisogno di politica che si respira in una città commissariata da due prefetti. Ma è pronto a tornare nel Pd? In fondo ai vertici sono tutti figliocci suoi…”Per ora mi accontento di questo”, sorride l’ex sindaco.
(da “Huffingtinpost”)
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Giugno 25th, 2015 Riccardo Fucile
“IL PREMIER E’ MOSSO SOLO DA CALCOLI ELETTORALI, MA MARINO DEVE CREARSI UNO STAFF ALL’ALTEZZA DELLA GRAVITA’ DEL PROBLEMA”
“Io spero che a Roma le cose non precipitino, ma vedo purtroppo la volontà da parte del governo di farle precipitare. La cosa più brutta è che Renzi abbia deciso che Marino debba andar via”.
Sono le parole dell’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, durante la trasmissione “Ditelo a RomaUno”, su RomaUno Tv.
L’ex vicepresidente del Consiglio analizza dettagliatamente la situazione della Capitale: “Marino è stato eletto dai cittadini e dunque se ha dentro di sè la forza di continuare è giusto che continui e vada avanti. Il suo rapporto con la città , però, non è buono. Ma è grave la strategia di Renzi, che ha deciso di far cadere Marino per un motivo politico-elettorale: non vuole che le prossime elezioni comunali nelle altre città siano di fatto imperniate su una crisi di Roma”.
L’ex ministro dà alcuni consigli al primo cittadino: “Marino avrebbe dovuto fare forse una giunta più forte e mettere in campo una squadra molto più grande, tanto più perchè la situazione della città è difficile perchè ha ereditato dalla giunta Alemanno veramente un sacco di guai. Quando nacque la nostra amministrazione, nel ’93, la situazione era molto, molto, molto peggiore: avevamo avuto in carcere la metà della giunta capitolina, tutti i responsabili delle aziende erano finiti in galera, si era scoperto un sistema di corruzione sistemico guidato dalla politica di allora. Ma noi avevamo 100 persone che lavoravano per risolvere la situazione”.
“Marino — continua, rifilando una nuova stoccata a Renzi — “deve cambiare tutto ma non perchè, come si dice a Roma, è arrivato il Cacini. Non bisogna fare il “ghe pens imi”, che è una tendenza politica attuale. Oggi si dice: ‘Ci penso io, vado in televisione, faccio i miei tweet’. No, tu devi stare chino sulle carte, studiare, vedere le procedure, vedere le trappole e al contempo avere con te 80-100 persone. Questo certamente non è avvenuto, però si può fare ancora in tempo”.
E aggiunge: “Marino deve avere la forza di fare una nuova giunta di altissimo livello e mettere in campo due task force, di cui una per il Giubileo. Va organizzato senza grilli per la testa, mancano pochi mesi, il governo ha perso 100 giorni da quando il papa lo ha annunciato”.
Al conduttore Andrea Bozzi che gli chiede se questa è una strategia di Renzi oppure fantapolitica, l’ex sindaco risponde ironicamente: “Non è fanta, che è un’aranciata, ma è politica, non c’è dubbio. E’ evidente che il governo da mesi non ha trovato il modo per stabilire chi si debba occupare del Giubileo”
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 17th, 2012 Riccardo Fucile
IL LIQUIDATORE DELLA MARGHERITA PRECISA I DETTAGLI DELLA RESTITUZIONE ALLA RAGIONERIA DELLO STATO… MA E’ SILENZIO TOMBALE SUI QUATTRINI GIRATI AL CENTRO STUDI DI RUTELLI
“Dopo avere preso contatti con la Ragioneria generale dello Stato ci apprestiamo ad effettuare il bonifico per una somma di 5 milioni di euro da un conto della Margherita a quello della Ragioneria Generale dello Stato”.
Lo dice Roberto Montesi, il presidente del collegio liquidatori della Margherita, precisando così l’annuncio di questa mattina di Francesco Rutelli a Sky Tg24. Il leader dell’Api aveva risposto a una domanda di chi scrive, che gli chiedeva conto della sua promessa del giugno scorso di restituire i milioni di euro percepiti sotto forma di contributi elettorali dalla Margherita, promessa fatta dopo le polemiche seguite al caso Lusi.
Rutelli stamattina ha promesso: “Entro 48 ore verseremo la prima tranche”. Ora il presidente dei liquidatori spiega i dettagli dell’operazione: “Entro domani, ma probabilmente già oggi, nelle prossime ore, come deliberato dall’assemblea della Margherita il 16 giugno scorso, effettueremo il bonifico promesso su un conto corrente della Ragioneria Generale dello Stato”. Secondo Montesi l’entità del versamento è più bassa dell’attivo di cassa del partito (che dovrebbe ammontare a 20 milioni) perchè “non bisogna confondere la cassa con l’attivo patrimoniale. Dopo avere eseguito gli accantonamenti per i rischi legali e per far fronte ad altri impegni come il versamento di un contributo di circa 3 milioni al quotidiano Europa, condizionato al verificarsi di determinate condizioni, abbiamo stabilito per ora di versare questo primo importante acconto. Solo più avanti potremo stabilire quanto resterà disponibile per il saldo”.
Rutelli, però, non ha comunicato nulla sul destino dei fondi trasferiti dai conti della Margherita su quelli dell’associazione Cfs (Centro futuro sostenibile), presieduta da Rutelli stesso.
La somma di 900mila euro circa, proveniente dai contributi elettorali della Margherita gestiti dall’ex tesoriere Luigi Lusi, allo stato restano nella disponibilità del leader dell’Api.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
I RESTI DEL PARTITO DI RUTELLI CHIEDONO ASILO PER RESTARE IN PARLAMENTO… UFFICIALIZZATA LA CANDIDATURA DI TABACCI ALLE PRIMARIE
L’assistente storica dai tempi del ministero di Francesco Rutelli, Ilaria Podda, da lunedì comincerà a lavorare per il Partito democratico a fianco di Matteo Orfini. Luciano Nobili, giovane organizzatore di tante battaglie, prima per la Margherita, poi con l’Api, giovedì era seduto in prima fila alla convention veronese di Matteo Renzi.
Lo staff del leader dell’Api ha già cominciato le grandi manovre di riavvicinamento al Pd (che assicura contratti e stipendi dopo la liquidazione della Margherita) e ora anche lui prova a giocarsi l’ultima carta.
Ieri a Maratea, circondato da ex socialisti ed ex democristiani, Rutelli ha lanciato la candidatura ufficiale alle primarie del centrosinistra di Bruno Tabacci.
Una strategia per provare a catalizzare voti al di fuori del suo partito e giocarseli al momento delle decisioni.
“Non è l’ultima mossa possibile, è l’unica” spiega l’onorevole Luigi Fabbri, già socialista, già Forza Italia, eletto “ma mai iscritto” nelle file del Pdl, soprannominato da Silvio Berlusconi “il grillo parlante”.
“L’ex premier? Mi lasciava parlare, parlare, e poi faceva come voleva – spiega il deputato oggi nell’Api — qui invece c’è molta più democrazia. Grazie al Terzo polo oggi quel governo non c’è più”.
Che gran rammarico, la fine del Terzo Polo. A
Maratea si sentono tutti orfani di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini.
Il presidente della Camera a un certo punto arriva, parla 50 minuti, sottotono. “Anche lui è in un angolo” dicono i delegati, e si vede.
à‰ altrettanto orfano “di una terza opzione, perchè l’Italia non merita di restare in una logica bipolare”.
Il dito di ognuno è puntato contro il leader Udc, che a Maratea non ha messo piede.
Doveva arrivare Lorenzo Cesa al suo posto ma anche lui alla fine ha declinato.
Sono gli “sfasciafamiglie” del polo centrista secondo l’Api. Artefici dell’impossibilità di rifondare la “Balena bianca”.
Rutelli è il primo a non nascondere l’amarezza per il progetto naufragato, e lo mette nero su bianco in un documento: “Quest’anno di iniziativa non ha ,portato, come avremmo voluto, alla nascita di un soggetto politico, nè alla presentazione di una candidatura alla guida del Paese”.
E allora l’ultima chance passa dal Partito democratico e dalle primarie del centrosinistra.
Anche se al Nazareno non hanno nessuna intenzione di imbarcare la compagnia Rutelli-Boselli-Tabacci.
In serata a Maratea arriva il responsabile Giustizia dei democratici, Andrea Orlando, e non è messaggero di pace: “Stiamo parlando di coalizione, non di candidature nel Pd. Non si deve fare il gioco delle tre carte, serve coerenza”. Ma loro ci sperano ancora.
“Abbiamo nostalgia per quel che lasciamo ma grande entusiasmo per la nuova sfida” dice dal palco dell’assemblea il deputato Donato Mosella, da sempre capo della segretaria di Rutelli, che ha il compito di annunciare l’arrivo di Tabacci.
L’assessore al bilancio del Comune di Milano, che annuncia qui le sue dimissioni contro “i conflitti d’interesse”, entra nella sala circondato da ragazzi.
Alcuni di loro hanno una maglietta col suo nome e la scelta cromatica è bipartisan, che non si sa mai: Bruno in arancio, Tabacci in blu.
Non ce l’ha la calabrese Laura Venneri, responsabile dei giovani che parla di un “naturale riavvicinamento alle nostre origini” ma della “necessità di mantenere un’identità ”, nè il responsabile della Basilicata, Carmine Nigro, che racconta come tutti i suoi conoscenti del Pd chiedono se è tornato con loro. “Ci strumentalizzano” dice, ma sembra più un grido di dolore che una speranza di poter fermare il treno in corsa.
“Guardate che con i voti della sola Api neanche mi presenterei — confessa, non molto elegantemente, Tabacci — conto su tutto un mondo democristiano e cattolico che ancora esiste e conosco come le mie tasche”.
Ci conta anche Rutelli.
Non mollano, restano attaccati.
Condannano il populismo generazionale di Renzi, sapendo che con lui non avrebbero più prospettive.
“Con Berlusconi ancora in campo (e l’Udc che li ha messi al palo, ndr), il Pd è l’unico nostro interlocutore”, spiega il senatore Franco Bruno, “ma la situazione è così fluida che lo scenario potrebbe cambiare ancora”.
L’ultima speranza, oltre Bersani.
Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 11th, 2012 Riccardo Fucile
“C’E’ IL BIPARTITISMO, BISOGNA SCEGLIERE PRIMA CON CHI STARE”… IN SICILIA SONO STATO IL PRIMO A SCHIERARMI CON CROCETTA”
L’Alleanza per l’Italia verso l’archiviazione del Terzo Polo e il riavvicinamento al Pd.
È lo stesso presidente dell’Api, Francesco Rutelli, a tracciare, in un’intervista a Repubblica, la strada per l’alleanza con i democratici alle prossime elezioni, anche se la decisione andrà presa dall’assemblea nazionale.
«Alle elezioni regionali siamo sempre andati con il Pd – spiega – e in Sicilia sono stato tra i primi a dichiararmi per Crocetta e per un’alleanza di centrosinistra. Il punto è che non si ripeta l’esperienza dell’Unione condizionata da massimalisti e populisti».
Non si tratta, insomma, di rientrare nel Pd ma «all’ordine del giorno c’è un’alleanza imperniata sulla candidatura di Bruno Tabacci alle primarie e sulla prospettiva di un governo solido che porti avanti le riforme difficili del governo Monti».
Niente «polemiche» nemmeno con l’Udc, salvo che «le scelte delle alleanze vanno dichiarate prima».
E in punta di fioretto anche una ‘stoccatà a Renzi, «è la prova – dice – che ci sono politici che fanno crescere i giovani».
Per Rutelli, infine, un Monti-bis ci sarà solo «se non c’è una maggioranza chiara alle elezioni».
Come seconda opzione per il premier ci potrebbe essere «il Quirinale» o, terza, «una posizione di vertice in Europa nel 2014».
(da “Il Messaggero“)
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
IL LEADER UDC IRREMOVIBILE: “OGNUNO PORTI AVANTI IL PROPRIO PROGETTO, POI SI VEDRA”
Casini scioglie il Terzo Polo, scarica Fini e Ruteli, si allontana decisamente da Bersani e vira, più che a destra, verso quello che sarà il contenitore dei moderati che sta aprendo il cantiere.
Obiettivo sbarrare la strada alla sinistra e a un Pd «affetto dalla sindrome dell’autosufficienza», osserva il leader dell’Udc.
Dopo i ballottaggi ed entro la fine di luglio ci saranno grandi novità che interesseranno l’area cattolica, personaggi come Luca Cordero di Montezemolo, il nuovo soggetto politico che sta preparando Berlusconi e Alfano, oltre il Pdl.
Tante iniziative autonome e per il momento separate l’una dall’altra, ma che potrebbero incontrarsi per coagulare il “centrodestra liquido”.
Il voto amministrativo, secondo Casini, ha reso in maniera plastica questa liquidità , e «i moderati rischiano di rimanere sotto le macerie» dell’antipolitica, mentre il Pd non comprende che sta crescendo «un mostro» fatto di grillini e sinistra radicale stile Vendola.
Commettendo l’errore di accarezzare una legge elettorale a doppio turno alla francese, che sarebbe la tomba dell’Udc.
E anche se dovesse rimane l’attuale Porcellum, il rischio per il partito dell’ex presidente della Camera sarebbe altissimo: potrebbe verificarsi che l’ago della bilancia non sarebbe più l’Udc, ma un altro soggetto che scenderà in campo per le politiche 2013.
Allora, massimo movimentismo, gettare a mare il Terzo Polo, salutare Fini e Rutelli: ognuno tessa la propria tela e si salvi chi può.
Le amministrative, secondo l’Udc, hanno dimostrato l’inesistenza del Fli e dell’Api.
E poi Casini non sopporta più di stare insieme a esponenti del Fli, come Briguglio e Granata, che lo provocano, lo insultano, che in Sicilia sostengono Raffaele Lombardo. Basta, ognuno per la sua strada, in mare aperto.
Dal Fli, proprio Briguglio in un tweet scrive che «su Costa (il candidato Pdl-Udc che a Palermo non è andato al ballottaggio ndr) non ci sbagliavamo, su Casini speriamo di sbagliarci».
E a proposito di voti, sempre Briguglio che in Sicilia è il coordinatore regionale del Fli, ricorda che sommando i voti presi nei comuni dell’isola il suo partito ha avuto una media superiore al 7%: «Un ottimo risultato, che lascia presagire un’affermazione ancora maggiore alle politiche e alle regionali».
«Noi – aggiunge Italo Bocchino – andiamo avanti alla costruzione del Fli. Alle amministrative abbiamo ottenuto il 4,2%. Cosa voglia fare l’Udc non ci è chiaro».
Nell’Udc fanno spallucce.
Per Casini l’alleanza con Fli e Api non è sufficiente a rappresentare «un’esigenza di cambiamento, di rinnovamento».
«Siamo in una nuova stagione e il gioco è diverso: se qualcuno pensa che le cose vadano bene così, vada avanti».
Ieri Fini si è trovato il de profundis del Terzo Polo sui giornali e si è molto arrabbiato, temendo che il leader dell’Udc avesse comunicato la marcia di avvicinamento verso il Pdl e la federazione dei moderati proposta da Alfano.
«Gridava come un pazzo, diceva che Casini è inaffidabile», raccontano nel Fli.
Ma nell’incontro tra i due a Montecitorio, Casini ha chiarito di avere ripetuto cose dette tante volte: che il Terzo Polo non riesce a intercettare l’emorragia di consensi del Pdl, che ci vuole qualcosa di nuovo, un soggetto non strutturato che si apra alla società civile.
«Vuoi che io mi allei con il Pdl ora che sono ai minimi termini? Ognuno porti avanti il suo progetto, poi si vedrà », ha detto a Fini.
Il quale però ha capito l’antifona: Pier pensa che non può più fare il gioco dei due forni e vuole trattare solo per sè il ruolo che avrà nel futuro rassemblement dei moderati.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
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Marzo 15th, 2012 Riccardo Fucile
AI COMPONENTI DELL’ASSEMBLEA FEDERALE E’ STATO IMPEDITO DI VISIONARLI, FINIRA’ PER VIE LEGALI LA RICERCA DI DOVE SONO FINITI I SOLDI
In quello che resta della Margherita comincia la battaglia per carte bollate.
Perchè a un mese e mezzo dall’esplosione del caso Lusi, i bilanci dell’ex partito sono ancora chiusi in cassaforte.
I vertici dell’ex partito — a cominciare dal presidente Enzo Bianco — rispondono con il silenzio alle richieste di visione che arrivano dai membri dell’assemblea federale, l’organo sopravvissuto allo scioglimento nel Pd deliberato nel 2007.
Così, per iniziativa di uno di loro, Luciano Neri, oggi responsabile della Consulta italiani del Mondo dei democratici, ora la parola passa agli avvocati.
“Insieme ad altri membri dell’assemblea ho dato mandato a un gruppo di legali di inviare un’istanza ai dirigenti, per diffidarli dal prendere qualsiasi decisione gestionale e, appunto, perchè mettano a nostra disposizione i bilanci degli ultimi cinque anni, con i relativi documenti contabili”, spiega Neri.
Destinatari dell’ingiunzione, il presidente dell’assemblea federale Enzo Bianco, il presidente del partito Francesco Rutelli, il presidente del Comitato di tesoreria Gianpiero Bocci.
Già un mese fa Neri, in veste di membro dell’Assemblea federale, che tra l’altro è l’organo che quei bilanci ha approvato, aveva inviato una richiesta formale a Bianco per poter visionare i conti, diventati oggetto dell’inchiesta della Procura di Roma contro l’ex tesoriere Luigi Lusi. “Bianco non mi ha neppure risposto”, afferma Neri, che così ha deciso di imboccare la via dell’azione legale.
Il paradosso è che mentre le ricevute delle “spese folli” del senatore Lusi — tra acquisti di immobili e vacanze extralusso in giro per il mondo — filtrano dall’inchiesta giudiziaria e finiscono sui giornali, “noi ‘azionisti’ del partito siamo ancora tenuti all’oscuro di tutto”, commenta Neri.
“La mia sensazione è che l’attuale gruppo dirigente voglia scaricare tutte le responsabilità sull’ex tesoriere ormai ‘bruciato’ dall’inchiesta e arrivare a una rapida liquidazione di ciò che rimane del partito”.
Invece ci sarebbero tante vicende ancora da chiarire.
Nel 2007, la Margherita vota per la confluenza nel Pd insieme ai Ds.
Ma Rutelli, in disaccordo con quella scelta politica, fonda l’Api, un partito centrista concorrente del Pd, e ne diventa presidente. Ma non molla la poltrona di numero uno della Margherita.
“E’ incredibile”, continua Neri, “è come se il presidente della Fiat diventasse il numero uno della Volkswagen, ma allo stesso tempo mantenesse il controllo del gruppo torinese e dei suoi bilanci. Una cosa assurda. Ci sono le inchieste giudiziarie, ma ci sono anche le responsabilità politiche”.
Ai microfoni di Radio 24, Bianco promette di convocare l’Assemblea federale nei prossimi giorni.
“Proporrò che le risorse non spese siano destinate a iniziative di carattere sociale pubblico, in modo da restituirle allo Stato”.
Si tratta infatti di fondi ottenuti esclusivamente a titolo di rimborsi elettorali.
L’identica soluzione era stata proposta da Neri l’anno scorso, all’assemblea federale del 20 giugno (e Rutelli si arrabbiò molto, guarda il video), con tanto di indicazione dei possibili beneficiari: Emergency, Medici senza frontiere, Caritas…
Ma all’epoca il caso Lusi era di là da venire e l’idea cadde nel vuoto.
Oggi l’ammanco nelle casse della Margherita è valutato in 20 milioni di euro.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 15th, 2012 Riccardo Fucile
L’EX TESORIERE DELLA MARGHERITA AVREBBE GIRATO UNA VALANGA DI SOLDI ALLA FONDAZIONE DEL LEADER DELL’API…”VERSAMENTI SOTTO I 150.000 EURO PER AGGIRARE LO STATUTO”, TUTTI PROVATI DA BONIFICI BANCARI
Che abbia ragione lui?
Il centrosinistra rischia davvero di crollare, nel caso uscissero fuori tutti i segreti custoditi nei forzieri di quella che fu la Margherita-Democrazia e Libertà ?
Luigi Lusi, senatore del Pd ed ex tesoriere del partito che nel 2007 si è fuso con i Ds formando il Partito democratico, lo ha detto senza giri di parole nell’intervista “rubata” a “Servizio pubblico”.
Parole e frasi che sono state interpretate da molti come una minaccia, quasi come un ricatto.
Avvertimenti lanciati per sminuire la propria posizione (Lusi è infatti accusato di aver usato i soldi del partito per aquistare ville da sogno, viaggi di lusso e cene al caviale) tirando in ballo le responsabilità dei big dell’ex Margherita, politici illustri che hanno condiviso con lui – farebbe intendere l’ex uomo di fiducia di Francesco Rutelli – la responsabilità della gestione delle finanze del partito.
Foraggiato anche dopo la sua scomparsa politica con decine di milioni di euro ottenuti grazie ai generosi rimborsi elettorali.
La Margherita, che in dieci anni ha incassato la bellezza di 214 milioni, ha risposto alle allusioni dell’ex tesoriere presentando querela e con una richiesta di danni tra i 5 e i 10 milioni di euro.
Saranno ora i magistrati a decidere chi ha ragione, e se al saccheggio delle risorse del partito abbia partecipato soltanto Lusi.
Quel che è certo è che ad attingere a quella cassaforte sembrano essere stati in molti.
“Per quanto mi riguarda metto a disposizione su Facebook il mio estratto conto: 56 mila euro. Da quando faccio politica il mio patrimonio è diminuito. Sul mio impegno trasparente non posso accettare ombre. Quando ho fondato Api ho tagliato la carta di credito che avevo come presidente della Margherita e l’ho restituita a Lusi”, ha detto Francesco Rutelli qualche giorno fa.
Sarà sicuramente vero. Ma di certo Lusi non ha mai dimenticato il conto corrente della fondazione che Rutelli ha creato e di cui è presidente, il Centro per il futuro sostenibile (Cfs).
A questa fondazione Lusi ha girato centinaia di migliaia di euro della Margherita quando l’ex sindaco di Roma non solo era uscito dal Pd, ma aveva già fondato un altro partito, Alleanza per l’Italia (Api), antagonista al centrosinistra.
A “l’Espresso” risulta che il Cfs ha ricevuto da Lusi, dal novembre 2009 al luglio 2011, ben 866 mila euro. In media oltre 43 mila euro al mese.
Il primo bonifico alla fondazione (conto corrente Unicredit-Banca di Roma numero 000401107758) è del 13 novembre 2009.
Sono giorni cruciali per Rutelli: abbandonato in polemica il Pd considerato troppo sbilanciato a sinistra, Francesco insieme a Bruno Tabacci sta lanciando l’Api, il suo partito personale nato appena due giorni prima.
La fondazione il 13 novembre riceve da Lusi i primi 48 mila euro della Margherita. Altri 48 mila arrivano a gennaio del 2010.
Poi – tra quelli che risultano a “l’Espresso” – ne giungono altri 140 mila a ottobre, 145 mila a novembre, altri 140 mila il 17 dicembre 2010.
Anche il 2011 per Rutelli e la sua fondazione comincia bene: il primo febbraio arrivano dalle casse del partito che non esiste più ulteriori 145 mila euro, mentre altri 200 mila piovono con due distinti versamenti nel mese di luglio.
Tutti i versamenti sono inferiori (spesso di poco) alla soglia dei 150 mila euro.
Guarda caso, lo statuto della Margherita nel comma 7 delle sue “Disposizioni finali” prevede che durante la fase di costituzione del Pd “gli atti di straordinaria amministrazione e quelli di ordinaria amministrazione di importo superiore a 150.000 euro sono adottati congiuntamente dal Tesoriere e dal Presidente del Comitato Federale di Tesoreria”.
La norma è stata inserita nel maggio del 2007, e avrebbe dovuto rafforzare il ruolo di controllo su Lusi del Comitato. Peccato che quasi tutte le uscite del tesoriere siano state inferiori a quella somma, cosicchè non vi è mai stato bisogno della firma del presidente del Comitato federale di tesoreria.
Una carica ricoperta da Giampiero Bocci, deputato Pd della corrente di Dario Franceschini.
Non solo. Il comitato che avrebbe dovuto vigilare sulla cassa era costituito da altri cinque componenti, espressioni delle varie correnti della Margherita: insieme a Bocci c’erano infatti Pierluigi Mantini, rutelliano come il tesoriere Lusi; Ivano Strizzolo, considerato esponente della corrente di Franco Marini; Italo Tanoni, di Lamberto Dini; il deputato Pd Guglielmo Vaccaro, vicino a Enrico Letta; e Maurizio Taormina, ex vicepresidente della provincia di Rimini, buon amico di Renzo Lusetti e dello stesso Francesco Rutelli.
Possibile che nessuno dei big e dei responsabili dei controlli dei bilanci sapesse che la Margherita finanziava la fondazione di un politico che era uscito dal centrosinistra fondando un partito che si è alleato con l’ex missino Gianfranco Fini?
Almeno una persona doveva sapere, si lamentano alcuni ex dirigenti di Democrazia e Libertà .
Certo è infatti che ad incassare i soldi della Margherita per conto del Cfs è Giovanni Castellani, tesoriere della stessa fondazione e, contemporaneamente, revisore dei conti della Margherita.
E’ lui uno dei tre commercialisti che avrebbero dovuto verificare i bilanci del partito. Un rutelliano della prima ora che segue fedelmente il leader dai tempi della lista “Beautiful” con l’appoggio della quale Rutelli trionfò alle elezioni comunali di Roma nel 1997.
Di quella lista Castellani era coordinatore.
La vicenda delle erogazioni al Centro per un futuro sostenibile lambisce anche un autorevole componente del governo in carica.
Animatore e co-fondatore della fondazione è infatti pure Guido Improta, attuale sottosegretario ai Trasporti nel governo di Mario Monti finito sulle cronache dei giornali per le sue sterminate proprietà immobiliari. Improta, per il salto nel governo dei tecnici, ha potuto contare sulla sponsorizzazione di Rutelli.
Non solo: nel Cfs, nato per tutelare “il bene comune” e per realizzare “una società migliore” diffondendo “i valori politici, culturali e sociali in tema di ambiente globale”, ci sono altre personalità del gotha politico italiano: da Marianna Madia a Santo Versace nel Comitato dei parlamentari sono rappresentati quasi tutti i partiti, anche con pezzi da novanta del calibro di Piero Fassino, Emma Bonino, Pier Ferdinando Casini ed Ermete Realacci.
Torniamo ai bonifici incassati dalla fondazione di Rutelli.
A fine 2009 Cfs riceve ben 150 mila euro pure da “Cento Città Italia nuova”.
Forse pochi lo ricordano, ma si tratta del vecchio comitato Centocittà fondato dai sindaci di centrosinistra dei grandi comuni nel 1998 e sciolto – almeno sulla carta – un anno dopo.
Tra i promotori c’erano Enzo Bianco, Rutelli, Massimo Cacciari, il leader di Legambiente Realacci e Paolo Gentiloni. Anche dopo lo scioglimento, però, la cassa aveva evidentemente ancora cospicue risorse.
Forse perchè, nonostante l’organismo fosse morto da più di dieci anni, la Margherita ha continuato a girare sul conto bancario di Centocittà circa 40 mila euro l’anno. Sembra una stranezza, ma una spiegazione c’è: come risulta da un documento del Senato del gennaio 2007, il “tesoriere nazionale” di Centocittà è ancora lui, Lusi.
E’ il 30 novembre 2009 quando Centocittà versa i 150 mila euro alla Cfs e, secondo le movimentazioni documentate dai bonifici bancari presi in visione da “l’Espresso”, il giorno successivo, il 1 dicembre, la fondazione Cfs spedisce un bonifico (anche questo da 150 mila euro tondi tondi) al neonato partito di Rutelli, fondato da un paio di settimane.
Soldi di cui però non vi è traccia nella contabilità dell’Api: nell’unico bilancio sinora presentato, quello per il 2009 e il 2010, ci sono solo le voci relative alle quote associative, i rimborsi elettorali, il denaro raccolto con le collette dei privati e i contributi dei gruppi parlamentari.
Di Centocittà nemmeno l’ombra.
Oggi Lusi è indagato per appropriazione indebita dalla procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta su di lui dopo un “warning” della Banca d’Italia sulle movimentazioni sospette del conto della Margherita.
Il senatore avrebbe sottratto una ventina di milioni di euro per interessi privatissimi, come l’acquisto della villa di Genzano e quello di un appartamento a Roma a via Monserrato, senza dimenticare l’altra residenza ad Ariccia data in usufrutto a una nipote.
Il vorticoso giro di quattrini però, in base a quanto scoperto da “l’Espresso”, sembra disegnare un sistema più vasto e complesso che va oltre le disinvolte cene a base di caviale.
Già nel 2010 alcuni deputati avevano messo in dubbio la correttezza con cui sono stati impiegati i soldi pubblici del partito confluito nel Pd nell’ottobre del 2007: se oggi Arturo Parisi teme le conseguenze politiche devastanti di eventuali comportamente poco trasparenti, altri – sospettando che la cassa sia stata saccheggiata per favorire alcune correnti e lasciando fuori altri “aventi diritto” – nel 2010 sono passati alle vie legali. Rino Piscitello, Renzo Lusetti ed Enzo Carra, ex Dl, hanno avviato una causa civile contro i vertici del partito per non essere stati convocati alle assemblee che dovevano approvare i bilanci.
Chiedono ai giudici, in pratica, di annullare i rendiconti consuntivi degli ultimi anni, anche se i soldi ormai sono stati già spesi. I tre ce l’hanno in sostanza non solo con Lusi, ma con il presidente federale Rutelli e con Enzo Bianco.
“E’ Bianco il presidente dell’assemblea della Margherita, ed è vero che non ci ha mai chiamato”, racconta furioso pure Riccardo Villari, ex margheritino passato al gruppo Coesione Nazionale che appoggiò il governo Berlusconi diventando anche sottosegretario.
“Io ero un dirigente nazionale della Margherita, ma mai nessuno mi ha chiesto il permesso per impiegare i soldi del partito per un convegno, per il quotidiano “Europa”, le segretarie o qualche fondazione. Forse avevo diritto come altri ad essere supportato nelle mie iniziative politiche. Sarebbe paradossale ora se per colpa di altri, coloro che non hanno preso un euro si ritrovassero a rispondere di responsabilità giudiziarie. Lusi ha padri e madri, persone che lo hanno sostenuto e messo lì a fare l’amministratore. E’ poco verosimile che nessuno sapesse come venivano gestite le cose. C’era un comitato di tesoreria, votato nel 2006, espressione di tutte le correnti. Ecco: un’auto usata da questi signori non la comprerei mai”.
Ma quali sono le regole secondo le quali la Margherita finanziava un politico, un centro studi, l’ufficio di una fazione? Semplicemente, non esistevano.
Tutto faceva capo a Lusi, che ha raccontato di aver distribuito denaro come un Bancomat a seconda delle richieste che venivano dai leader.
Per ora, quello che emerge sono i fondi a Rutelli, che tra l’altro aveva lasciato il Pd, partito dove la Margherita è confluita.
E a che titolo questi soldi di Democrazia e Libertà sono finiti alla sua fondazione Cfs? Una risposta la fornisce uno dei personaggi di primo piano dell’entourage del leader dell’Api al centro di questa girandola di denaro e che a “l’Espresso” ha chiesto l’anonimato: “I soldi incassati da Cfs erano considerati una sorta di anticipo della quota del tesoro accumulato dalla Margherita e spettante alla corrente rutelliana”.
Altra domanda: sono legittimi questi contributi?
Non lo sappiamo, regolamenti scritti e deliberazioni in proposito – tranne lo statuto – non ce ne sono.
“Libero” ha raccontato di presunti finanziamenti ottenuti anche da Matteo Renzi (che ha promesso querela) e da Enzo Bianco, per convegni e campagne elettorali. Bianco, in particolare, è stato tirato in ballo per quattro fatture da centinaia di migliaia di euro pagate da Lusi alla M & S Congressi di Catania, un’azienda controllata al 50 per cento dai fratelli Mario e Patrizia Minnelli.
Quest’ultima è stata la segretaria di Bianco, ed è tra i promotori dell’associazione Liberal Pd che fa capo proprio al presidente dell’assemblea della Margherita.
Ai soldi della M & S, ha spiegato poi “Il Fatto Quotidiano”, se ne aggiungerebbero altri destinati all’attività politica dell’ex sindaco di Catania, versamenti considerati da qualcuno una specie di “stipendio” che la Margherita garantiva a Bianco.
Le indiscrezioni hanno scatenato il finimondo.
Nonostante Renzi e Bianco siano ancora esponenti del Pd.
Che succederà allora nel caso di Rutelli?
Risulta a “l’Espresso” che grazie alle elargizioni ottenute dalla Margherita, la fondazione Cfs paga pure l’affitto della sede dell’Api nel centro storico di Roma a largo Fontanella di Borghese.
Circa 5 mila euro al mese, secondo i movimenti bancari del 2009, 2010 e 2011, denaro girato ad Alberto e Domenico Giusti De Marle, proprietario dei locali.
Ma non è tutto.
Un’altra stranezza dovrebbe provocare le ire di Pier Luigi Bersani. All’Api, concorrenti del Terzo polo, lavorano infatti funzionari il cui stipendio è pagato dalla Margherita, socio fondatore del Partito democratico.
Tra loro, paradossalmente, c’è addirittura il portavoce dell’Alleanza per l’Italia di Roma, Luciano Nobili, nelle sue dichiarazioni pubbliche mai tenero con il Pd.
“E’ vero, ci sono ancora dipendenti che pesano sui bilanci della Margherita, e alcuni fanno politica per l’Api. Io lavoro anche per il Pde, il Partito democratico europeo a cui aveva aderito la Margherita. Lusi? Tutti andavano da lui, chiedendo di volta in volta quello che era utile e necessario”.
Per la cronaca, Luigi Lusi è anche tesoriere di questo partito sovranazionale, nato da un’iniziativa di Rutelli e del conservatore francese Franà§ois Bayrou per riunire a Strasburgo i moderati cattolici.
Anche “Alliance of democrats” è una loro creatura, “un network costituito”, spiega Nobili, “con il Partito democratico americano di Barack Obama”.
Ebbene nella capitale la sede dell’Alliance è negli stessi uffici della fondazione rutelliana.
Dunque, anche lei ospite a scrocco della Margherita.
Primo Di Nicola e Emiliano Fittipaldi
(da “L’Espresso”)
argomento: Margherita, Rutelli | Commenta »