Ottobre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
LA NOTA DOPO LE AGGRESSIONI DA PARTE DI TEPPAGLIA DURANTE I CONTROLLI NOTTURNI
Serve responsabilità da parte di tutti. Dalla politica ai cittadini, con l’obiettivo comune di evitare una nuova serrata generalizzata a livello Nazionale.
È l’appello lanciato dalla ministra dell’Interno che, in un’intervista a Il Corriere della Sera, ha parlato anche di alcuni episodi di violenza avvenuti di recente in Italia, con alcuni giovani che si sono scagliati contro gli agenti della Polizia locale (a Livorno) durante i controlli notturni per verificare l’attuazione dei protocolli dentro e fuori i locali. Luciana Lamorgese su lockdown nazionale è molto chiara: se ci saranno comportamenti responsabili, si riuscirà a mettere un freno alla crescita dei contagi e, di conseguenza, alle ipotesi di chiusura.
«Divieti e chiusure limitate sono necessari proprio per prevenire situazioni e restrizioni peggiori, perciò i controlli devono essere rigorosi e i cittadini devono guardare alle forze dell’ordine come alleati, non come controparte», ha detto Luciana Lamorgese a Il Corriere della Sera. Il riferimento è a un episodio accaduto qualche notte fa a Livorno, dove alcuni giovani si sono scagliati contro vigili e urbani e carabinieri intervenuti nelle piazze e fuori da locali invitando chi non stava rispettando le regole (distanziamento sociale e corretto utilizzo della mascherina) ad avere un comportamento appropriato e responsabili.
Insulti e minacce che non sono nuove. Le pagine della cronaca quotidiana raccontano spesso di eventi simili, con gli agenti e i militari attaccati da alcune persone dopo l’invito al rispetto delle regole disposte in questo periodo di emergenza sanitaria in Italia. Luciana Lamorgese su lockdown si dice certa che la maggioranza degli italiani rispetterà le regole e che il coprifuoco disposto in alcune zone del nostro Paese sarà utile a prevenire una nuova chiusura generalizzata che porterebbe a gravi conseguenze a livello economico e sociale.
Il capo del Viminale ha poi sottolineato come si sia ricostituito un buono spirito di collaborazione con i sindaci e i rappresentanti locali, dopo le tensioni provocate dall’ultimo dpcm (quello del 18 ottobre) che invitava proprio i primi cittadini a disporre chiusure di locali, strade e piazze.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2020 Riccardo Fucile
LA CLASSIFICA DELLE MIGLIORI ESCORT DI UN SITO PER ADULTI SULLA FACCIATA DELLA REGIONE E NESSUNO SA CHI L’HA AUTORIZZATA… POLEMICHE SUI SISTEMI DI SICUREZZA
L’immagine delle tre migliori escort del 2019 e la classifica finale votata direttamente da oltre 2,1 milioni di utenti di un sito proiettata su una delle facciate principali della sede della Regione Lombardia.
Con tanto di foto e hashtag con il motto #lombardiaaltop. Il filmato promozionale è stato pubblicato sul profilo su Twitter di un sito specializzato, in cerca di pubblicità .
Il consigliere regionale Pietro Bussolati ne chiede conto direttamente al governatore Attilio Fontana. “Sul Pirellone abbiamo visto le scritte pro Family day, non ci aspettavamo certo di vedere su Palazzo Lombardia la pubblicità delle escort . È vero che il presidente Fontana aveva detto in un’intervista alla Zanzara di Radio 24 di essere favorevole alla legalizzazione della prostituzione e di voler chiedere su questo tema autonomia da Roma, e forse questo è il primo atto concreto”.
Subito dopo Bussolati lascia da parte l’ironia, va all’attacco e aggiunge: “Battute a parte, il fatto è davvero increscioso e vogliamo sapere se la proiezione era stata in qualche modo autorizzata e se qualcuno aveva il dovere di verificare il contenuto del materiale che sarebbe stato proiettato. Peggio ancora sarebbe se la Regione avesse ottenuto una contropartita economica. Mi auguro che non sia così, comunque depositeremo un’interrogazione “.
Sembra improbabile che si tratti di una sponsorizzazione o di un contratto pubblicitario, ma anche se si fosse trattato di un blitz per promuovere una campagna pubblicitaria è sorprendente che la Regione non se ne sia accorta, visto il contenuto delle immagini proiettate su una sede delle istituzioni.
La Lombardia è per importanza la terza assemblea elettiva e legislativa dopo il Senato e la Camera. Resta da chiarire anche come sia potuto accadere un fatto del genere che non ha precedenti. Tenendo conto delle telecamere di sicurezza che sono installate all’esterno e all’interno del Pirellone bis e del personale di sicurezza che controlla la sede della Regione ventiquattr’ore su ventiquattro.
Quanto è accaduto proverebbe che ci sarebbe stata una falla nei controlli e quindi anche un problema di sicurezza.
A differenza del Pirellone, sede ufficiale del Consiglio regionale, il palazzo della Regione non è mai stato illuminato o utilizzato per campagne pubblicitarie, a eccezione del logo di Expo a lettere cubitali esposto dietro alle vetrate del trentanovesimo piano del Pirellone bis in occasione della promozione dell’Esposizione universale del 2015 insieme alla scritta ‘Lombardy feeding for future, now’ sulla facciata del palazzo. Mai, invece, per lanciare prodotti e tantomeno siti per adulti.
(da agenzie)
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Dicembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
FINALMENTE UN MINISTRO COMPETENTE CHE SA DI COSA PARLA
Tanti boss della camorra si dissociano con una lettera inviata in Procura. Quale significato assume questa scelta?
«Negli ultimi tempi le richieste di dissociazione appaiono in aumento e sembrano esprimere una strategia processuale finalizzata ad accedere alle misure premiali previste per i detenuti condannati in via definitiva. Un cambiamento, questo, che potrebbe avere come obbiettivo i possibili effetti delle recenti sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte Costituzionale, che hanno sancito la parziale incostituzionalità del cosiddetto ergastolo ostativo. Ai boss, ora, non è preclusa la possibilità di scontare pene inferiori rispetto a quella a vita’ e di accedere a permessi premiali. Tale problematica è costantemente seguita anche dal Ministero dell’Interno»
Emergenza camorra, contatti tra clan e immigrati, ma anche allarme organici nelle forze di polizia: ne parliamo con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che analizza con il Mattino lo scenario attuale nell’area metropolitana.
Dinanzi alla commissione antimafia, il procuratore Melillo ha parlato di scenario di faida a bassa intensità . Di recente il ministero dell’interno ha promesso per Napoli l’arrivo di nuove forze di polizia: crede che possano bastare a risolvere il trentennale conflitto tra i Mazzarella e l’Alleanza di Secondigliano
«Nei primi 10 mesi del 2019, l’azione di contrasto condotta dalle forze di polizia nella provincia di Napoli ha consentito la denuncia o l’arresto di 323 persone per associazione di tipo mafioso e l’esecuzione di numerose operazioni di polizia giudiziaria. La situazione della criminalità organizzata nel capoluogo partenopeo, già particolarmente variegata, appare comunque in continua evoluzione. Si registrano alcune azioni violente tra componenti dei vari clan per la ricerca e l’affermazione della leadership nei vari quartieri. Va anche detto che la vita nei contesti degradati e la diseguaglianza socio-economica costituiscono l’habitat ideale per le organizzazioni camorristiche che finiscono per attrarre tanti giovani. Anche per questo, la prefettura di Napoli, fin dal 2017, ha istituito un apposito tavolo sul tema del disagio e della devianza giovanile e ha avviato, con i fondi del Pon Legalità , un progetto quinquennale per la presa in carico di 300 minori, tra i 6 e i 18 anni, a grave rischio di esclusione sociale. Altra iniziativa in materia di contrasto alla devianza giovanile è quella dei cosiddetti maestri di strada, anche questa finanziata con risorse del Pon. Ma Napoli è una città in cui bisogna sempre tenere alta la guardia. In alcune realtà è presente anche una generazione di nuove leve particolarmente agguerrite e contrapposte che affermano la loro presenza con modalità violente e volutamente eclatanti che mettono a repentaglio l’incolumità dei cittadini e allarmano interi quartieri. Le forze di polizia, quindi, stanno compiendo ogni sforzo possibile per rendere più serrato il controllo del territorio».
Altra questione centrale nel contrasto al crimine riguarda il pensionamento della parte migliore della nostra intelligence, causa «quota cento». Eppure il crimine organizzato oggi ricicla e converte proventi di racket e droga, con strategie sempre più sofisticate. C’è il rischio di un arretramento investigativo?
«I vertici delle forze di polizia seguono con attenzione il turn-over del personale e, nel caso di particolari professionalità , hanno cura di assicurare un affiancamento del personale più giovane a quello in possesso di maggiore anzianità ed esperienza. Inoltre, i numerosi concorsi succedutisi negli ultimi anni hanno visto la partecipazione di candidati sempre più preparati e dotati di titoli di studio fortemente legati alla professione: ciò garantisce in termini numerici e di know-how un adeguato turn-over del personale cessato dal servizio per raggiunti limiti d’età ».
Uno dei fenomeni criminali cittadini riguarda le aggressioni all’interno degli ospedali, a che punto è il progetto di collegare la Questura ed i pronto soccorso allarmi e videosorveglianza
«Il fenomeno, purtroppo frequente, delle aggressioni nei confronti di medici e operatori delle strutture sanitarie è da tempo all’attenzione del Ministero dell’Interno. In alcune realtà , come quella di Napoli, sono già operativi piani di intensificazione della vigilanza mobile presso gli ospedali e sono attivi canali di comunicazione diretti con i presidi delle Forze di polizia. Sempre a Napoli è stata avviata la fase esecutiva del progetto di adeguamento tecnologico dei sistemi di videosorveglianza già esistenti al fine di consentire anche la messa in rete con le sale operative».
Il 10 dicembre, altri 10 immobili confiscati alla camorra dei Nuvoletta-Polverino di Marano, saranno riconsegnati al comune di Marano, anche se resta attuale il problema del riutilizzo di queste strutture strappate al clan grazie a processi lunghi e dispendiosi. Sono centinaia i terreni e gli immobili confiscati ai Nuvoletta-Polverino, anche se sono pochissime le acquisizioni che si sono trasformate in esempi virtuosi di riutilizzo, cosa risponde alle inevitabili perplessità da parte della società civile
«Il processo di riuso per finalità sociali dei beni immobili confiscati è spesso intriso di difficoltà , che sono la naturale conseguenza della provenienza criminale del bene e nascono anche da altre criticità frequentemente legate ai tempi lunghi che intercorrono tra il sequestro e la confisca definitiva. Naturalmente, queste difficoltà si sono registrate e si registrano anche per i beni confiscati al clan Polverino, al quale sono stati sottratti complessivamente qualcosa come 151 beni immobili, riutilizzati anche per esigenze logistiche dell’Arma dei Carabinieri. Il Comune di Marano ha svolto un ruolo significativo in questa vicenda, manifestando interesse sia in una precedente occasione sia qualche giorno fa, per l’acquisizione di un certo numero di beni, che in parte verranno destinati a finalità sociali e in parte a finalità economiche. Ovviamente bisognerà sostenere il Comune in questo sforzo, superando la criticità principale che vede questi beni ancora parzialmente occupati; e, in tal senso, sono state già calendarizzate, d’intesa tra l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e la Prefettura di Napoli, le operazioni di sgombero. Altrettanto significativo è stato l’apporto fornito dal Comune di Quarto che nell’ultima conferenza di servizi ha manifestato l’interesse all’acquisizione di 60 su 61 della confisca Polverino che ricadono in quel territorio comunale».
Uno dei punti critici del contrasto all’illegalità riguarda la difficoltà di reperire i cosiddetti braccialetti elettronici. In circolazione sull’intero territorio nazionale ci sono ancora pochi dispositivi rispetto alle esigenze: una questione che non dipende direttamente dal ministero dell’interno, ma che rappresenta un tema aperto in materia di prevenzione e di esecuzione delle pene. Quale è il suo giudizio?
«Risultano 4.367 braccialetti elettronici attivati sul territorio nazionale di cui ben 4307 riguardano persone agli arresti domiciliari mentre sono 57 i dispositivi da collocare nelle prossime settimane. Il Ministero dell’Interno ha investito circa 23 milioni di euro per un contratto che prevede la possibilità di attivare ogni mese anche 1.200 braccialetti elettronici se richiesti dall’autorità giudiziaria. Questo tipo di dotazione tecnologica è molto utile, non solo a Napoli, per l’esecuzione della pena fuori dal carcere e in materia di prevenzione dei reati, da ultimo anche contro lo stalking. L’amministrazione dell’Interno è dunque molto attenta alle richieste dell’autorità giudiziaria per l’utilizzo di questo strumento di sorveglianza elettronica».
Codice Rosso, a Napoli solo a novembre c’è stato un boom di reati legati ad aggressioni contro le cosiddette fasce deboli (per lo più aggressioni contro le donne), numeri che richiedono preparazione e strutture ad hoc per le forze di polizia. Come giudica i primi mesi dalla nuova legge chiamata codice rosso
«In tre mesi – dal 9 agosto scorso, data di entrata in vigore della legge sul cosiddetto Codice Rosso, al 30 novembre ci sono già numerose denunce connesse alle nuove fattispecie di reato introdotte in materia di violenza di genere. Il dato, oltre a fornire l’ampiezza del fenomeno, consente di evidenziare come l’attività repressiva delle forze di polizia, ma anche di vicinanza alle vittime con l’impiego di personale altamente specializzato nella gestione di tali delicati eventi, abbia fatto crescere la fiducia nelle istituzioni da parte delle persone coinvolte da queste odiose condotte. Le vittime, infatti si rivolgono sempre più spesso ai presidi di polizia, anche per il tramite di patronati o associazioni, denunciando gli autori e facendo in tal modo emergere il fenomeno nella sua reale dimensione».
Immigrati e camorra, esiste un corto circuito? C’è allarme dal suo osservatorio?
«Le più recenti attività investigative non hanno evidenziato commistioni stabili tra organizzazioni criminali straniere e clan camorristici operativi in città e provincia. Vi sono, però, contatti fra i due mondi criminali per ciò che attiene al traffico internazionale ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, nonchè alla contraffazione ed alla commercializzazione di merce griffata realizzata in fabbriche clandestine e venduta sui mercati campani e nelle altre province italiane. La camorra, specie nell’area centrale della città di Napoli, si avvale di stranieri per consumare alcune tipologie di reato come furti, piccole rapine, spaccio di droga. Anche in questo campo è costante l’attività della Forze di polizia che, tra il 1° gennaio e il 31 ottobre 2019, ha portato all’arresto o alla denuncia nella provincia di Napoli di 4.949 cittadini stranieri».
(da “il Mattino”)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
PROTOCOLLO DI INTESA CON LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA PER GARANTIRE MAGGIORE SICUREZZA NELLE ORE NOTTURNE
Luci in più a Roma, per la sicurezza. In che modo? Grazie a un incentivo per i commercianti che terranno le vetrine e le insegne accese di notte.
È questo il contenuto del protocollo d’intesa – sottoscritto questa mattina dal Prefetto, dal sindaco, dal presidente della Camera di commercio e dall’amministratore delegato di Acea – perfezionato sulla base delle indicazioni emerse dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica dello scorso 15 novembre. Lo riferisce il Viminale.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha espresso “grande soddisfazione per un concreto risultato raggiunto per rafforzare la sicurezza nella Capitale: è un progetto pilota che parte in due Municipi e costituisce un modello di sicurezza partecipata e che potrà essere esteso anche in altre aree della Capitale. Il mio apprezzamento va a tutti i firmatari del protocollo coordinati dal Prefetto”.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2019 Riccardo Fucile
MENTRE SALVINI FA SOLO PASSERELLE, LA CAMORRA SPARA ANCHE AI BAMBINI
C’è gente che spara per strada, anziani che vengono martellati e che rimangono morti con le facce schiacciate per una rapina, c’è una paura diffusa sul fatto che le mafia, ora la camorra ma prima la ‘ndrangheta stiano pericolosamente rialzando la testa.
E Salvini abdica al suo ruolo e spera che gli italiani si difendano e facciano giustizia da soli
Dove sono i famosi atti antimafia che ha promesso ?
Ma davvero pensa di essere credibile nella sua veste di turista internazionale mentre l’ordine e la sicurezza di cui è responsabile vivono giorni così neri com’è accaduto in questi ultimi giorni?
Fare antimafia, farla da ministro dell’interno è una cosa terribilmente seria. Se non ne è capace come appare evidente dagli ultimi accadimenti allora tranquillamente si faccia da parte, almeno i cittadini italiani potranno avere la sensazione di non Stato che la mafia non la combatte a parole ma uno Stato che non si permette e non permette che una nonna con una nipotina venga fracassata da un proiettile rimbalzato per sbaglio
(da Globalist)
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Febbraio 5th, 2019 Riccardo Fucile
LA PROVOCAZIONE DELLO STREET ARTIST SIRANTE: LA SAGOMA DI SALVINI E SCATOLA DI PISTOLE FINTE
Una sagoma di cartone raffigurante il ministro dell’Interno Matteo Salvini con la felpa della polizia è stata trovata stamattina a piazza Vittorio, al centro di Roma.
Accanto una scatola con delle pistole finte. Sul posto la polizia.
La sagoma è firmata da Sirante, lo street artist romano – noto per “I bari”, rivisitazione contemporanea in chiave politica del celebre quadro di Caravaggio comparso (e prontamente rimosso) il 13 aprile scorso e autore anche di una sagoma di Salvini seduto a terra nell’atto di mendicare con un cartello: “Italilano, 45 anni. Ho perso la mia carità , lucro sui più deboli. Donatemi un po’ della vostra carità “.
Questa volta in piazza Vittorio all’altezza del civico 99 l’artista, polemizzando con la legge sulla legittima difesa (ancora da approvare), ha realizzato la sagoma del ministro dell’Interno Matteo Salvini che indossa una felpa della polizia e si fa un selfie.
Accanto, una teca contenente sei pistole finte con un messaggio rivolto alla cittadinanza: “Norme di comportamento in caso di EMERGENZA. Si rende noto a tutti gli utenti che ogni abuso verra’ giustificato e premiato. Non siamo in grado di garantire la tua sicurezza. PROTEGGITI”.
“Legittima violenza. Continua con la proposta di legge sulal legittima difesa la scia di insegnamenti al’odio del Minstro degli Interni. Più armi vi sono in circolazione più la società si sentirà insicura. Il binomio odio/armi dovrebbe fare paura a tutti”, si legge nel post sulla pagina Facebook con cui l’artista ha diffuso le foto dell’opera realizzata – e già rimossa – in piazza Vittorio.
(da agenzie)
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Gennaio 3rd, 2019 Riccardo Fucile
SINDACI SULLE BARRICATE, LA PACCHIA E’ FINITA, MA PER SALVINI
“Tutti i regimi hanno iniziato dalle leggi razziali” attacca il sindaco di Palermo. “Stiamo valutando la strada per arrivare alla Consulta”, interviene il sindaco di Firenze. “Il linguaggio di Salvini è indegno di un ministro dell’Interno” dichiara il sindaco di Napoli.
Continua il braccio di ferro tra Matteo Salvini e alcuni sindaci (compreso quello di Fiumicino) dopo la ‘disobbedienza’ al dl Sicurezza annunciata da Leoluca Orlando.
Nella polemica interviene anche il presidente Anci: “Le nuove norme mettono noi sindaci in una oggettiva difficoltà “, osserva, pragmatico, Antonio Decaro, sindaco dem di Bari che, poi, butta acqua sul fuoco delle polemiche: “Le divisioni non servono”, dice.
“Se il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia – avverte il presidente Anci, Decaro – siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare”.
Orlando: “Ricorso dal giudice civile”
Orlando non demorde e andrà davanti al giudice civile. “Ho dato incarico al capo ufficio legale del Comune – ha affermato – di adire davanti al giudice civile per sottoporre la questione del decreto Salvini”, dice il sindaco di Palermo, dopo essersi preso la scena nazionale sospendendo una parte della normativa sulla sicurezza.
“Io vado davanti al giudice civile – spiega Orlando – perchè siccome non posso andare direttamente alla Corte costituzionale, mi rivolgo direttamente al giudice civile. Un sindaco cosa fa? Solleva la questione in un processo e, quindi, io andrò davanti al giudice dei diritti della sezione civile e chiederò un’azione sulla conformità della norma”.
Ma in Sicilia sta già nascendo un fronte trasversale Fi-M5S-Pd anti salviniano che si sta schierando a fianco di Orlando.
L’iniziativa di Leoluca Orlando, che ha deciso di sospendere gli effetti del decreto sicurezza nel capoluogo siciliano, ha dato corpo a un originale rassemblement. “Provvedimento inumano e criminogeno”: così il sindaco palermitano ha definito le misure care al ministro dell’Interno, aprendo una breccia ad altri primi cittadini di area di centrosinistra nel Paese. Ma trovando l’appoggio pure di Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana e commissario di Forza Italia in Sicilia.
Miccichè, che quest’estate andò a portare solidarietà ai migranti della Diciotti e diede dello “stronzo” a Salvini, ieri ha annunciato una seduta dell’Ars dedicata al tema immigrazione.
E a chi ha fatto notare che una carica istituzionale non può invitare alla disobbedienza civile, il proconsole di Berlusconi in Sicilia ha risposto così: “Le leggi vanno applicate? Purtroppo furono applicate anche le leggi razziali. State sicuri che, se sulla Diciotti ci fossero stati centinaia di svedesi e non neri, Salvini non avrebbe chiuso il porto di Catania…”.
Il neo-segretario del Pd siciliano, il renzianissimo Davide Faraone, ha subito indicato in Orlando “un modello sa seguire”. E questo non è sorprendente, visto che Orlando, prima delle Politiche, annunciò l’adesione ai dem.
Meno scontato il sostegno giunto al sindaco di Palermo dal grillino Ugo Forello, che nel 2017 fu candidato alla guida del Comune di Palermo, per M5S, proprio contro Orlando: “Tante cose mi dividono da Leoluca ma in questo caso, fossi stato sindaco, mi sarei comportato assolutamente come lui. Il decreto sicurezza ha diversi profili incostituzionali e, nello specifico, la norma che impedisce l’iscrizione all’anagrafe ai migranti con il permesso di soggiorno in scadenza – sostiene Forello – crea un’inqualificabile divisione fra cittadini di serie A e di serie B”.
Anche un altro sindaco, quello di Pomezia (Roma) sostiene che “i diritti basilari vadano dati”. “Come sindaco di un Comune – dichiara Adriano Zuccalà al Corriere della Sera – mi vedo assegnato il compito di tutelare le persone in difficoltà , e questo voglio fare”.
“Stiamo valutando insieme ai nostri avvocati e con alcuni costituzionalisti – spiega Dario Nardella, sindaco di Firenze – anche una strada perchè si possa arrivare alla corte costituzionale, ben sapendo che i comuni non hanno la facoltà di fare un ricorso diretto, ma possono appellarsi al giudice ordinario o al giudice amministrativo affinchè venga posta la questione in via incidentale”.
Per il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, il linguaggio di Matteo Salvini “è violento e indegno di un ministro dell’Interno”. “Io sono indignato da italiano di essere rappresentato da salvini che in questo momento rappresenta un intero governo. Ma anche di maio, toninelli e tutti gli altri sono nella stessa barca dell’indegnità “.
“Condivido in pieno la posizione del sindaco di Palermo Leoluca Orlando che si è schierato dalla parte dei diritti umani riconosciuti dalla Costituzione e contro le politiche che incentivano l’odio sociale e il razzismo”, dichiara il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino.
“Ho chiesto al Segretario Generale del Comune di Fiumicino – prosegue il sindaco – di convocare urgentemente una task force di giuristi per capire quale strada si possa percorrere per affiancare Palermo nella battaglia per il rispetto dei diritti fondamentali delle persone”.
“Riguardo alle minacce che il ministro dell’Interno rivolge ad alcuni sindaci, non vorrei essere costretto a fargli notare che poco tempo fa, prima di diventare ministro, egli stesso invitava platealmente i sindaci a disobbedire a una legge dello Stato, quella sulle unioni civili”. Lo dichiara il presidente dell’Anci, Antonio Decaro.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO ISTAT DIMOSTRA LE CONTRADDIZIONI DI UN PAESE CONDIZIONATO DALLE PALLE DIFFUSE DA CHI HA INTERESSE A FOMENTARE PAURE
Siamo un Paese in cui un italiano su tre reputa la zona in cui abita ad alto rischio di criminalità . E per questo motivo non si ritiene per niente al sicuro quando di sera esce da solo.
Un senso di insicurezza che peggiora decisamente se si guarda solo alla popolazione femminile: il 36,6% delle donne, addirittura, di notte non va mai in giro senza essere accompagnata.
Sono alcuni dei dati più importanti del rapporto “Sicurezza dei cittadini”, elaborato dall’Istat in relazione agli anni 2015 e 2016.
Il dato sulla percezione della sicurezza nella propria zona di residenza è in netto peggioramento, con quasi il 12% di intervistati in più che dichiara di aver paura tra le strade della propria città rispetto al rapporto precedente (2008-2009).
Tre italiani su cinque, inoltre, ammettono di essere molto preoccupati circa la possibilità di subire furti in casa.
Al contrario, migliora il giudizio sul degrado sociale e ambientale della zona in cui si vive, come succede già dal 1997-1998: diminuisce infatti il timore di subire uno scippo (-6,3%), una rapina (-7,1%), il furto dell’auto (-6,7) o una violenza sessuale (-14%).
Il 23,4% dei cittadini è stato testimone di atti di vandalismo contro il bene pubblico, il 12,5% vede persone che si drogano e sono poco meno quelli che assistono a scene di spaccio.
E si riduce anche l’influenza della criminalità sulle abitudini di vita: dal 48,5% al 38,2%. Unica eccezione: la percezione della presenza di prostituzione, in aumento.
DONNE E ANZIANI I SOGGETTI PIU’ INSICURI
Come già anticipato, le donne si sentono molto meno al sicuro degli uomini: solo l’8,5% della popolazione maschile infatti tende a non uscire di sera per paura di eventuali aggressioni. E quando anche si decidono a uscire, il 35,5% delle donne continua a ritenersi in pericolo.
Anche gli anziani, sia uomini che donne, hanno una percezione dell’insicurezza simile. “A fronte di tali preoccupazioni – spiega l’Istat – la quota di persone che ha sperimentato la paura concreta di essere sul punto di subire un reato nei tre mesi precedenti l’intervista è pari al 6,4%”.
UNO SU DUE CRITICA LE FORZE DELL’ORDINE
Quasi un italiano su due non ha piena fiducia nella capacità delle forze dell’ordine di controllare il territorio: il 46,4% degli intervistati dà una valutazione negativa. Nel 2008 era il 38,4%.
L’opinione nei confronti degli agenti migliora leggermente nelle cittadine di piccole dimensioni. Gran parte delle persone infatti reputa che le forze dell’ordine non siano presenti a sufficienza nelle strade o che non siano abbastanza numerose.
Tra le regioni nella quali paura e preoccupazione sul fronte della sicurezza sono più marcate ci sono Lazio, Lombardia, Campania e Puglia.
I SISTEMI DI DIFESA INDIVIDUALI
Se gli italiani hanno sempre meno fiducia nelle forze dell’ordine, va da sè che nel tempo abbiano iniziato a elaborare sistemi di difesa individuali e familiari.
In tre case su quattro sono stati installati sistemi di sicurezza. Ma aumentano anche gli escamotage per fare da deterrente a eventuali intrusioni: il 55,7% degli intervistati ha affermato infatti di lasciare le luci accese in casa quando ese, o di chiedere sempre a qualche vicino di controllare la sua casa di tanto in tanto.
Più di un individuo su quattro, inoltre, seleziona le strade da percorrere quando esce di sera, evitando quei luoghi o quelle persone che ritiene più pericolose. Le regioni in cui c’è molta paura da questo punto di vista sono il Lazio e la Lombardia, seguite da Campania e Puglia.
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2018 Riccardo Fucile
CON FURTI E RAPINE IN CALO, QUESTI PENSANO A LEGITTIMARE PISTOLEROS CHE SPARANO ALLA SCHIENA… QUANDO IL M5S DICEVA “TOGLIAMO LE ARMI DALLE CASE DEGLI ITALIANI”
Dopo aver risolto il problema dell’invasione dei migranti (che i numeri dicono essere inesistente) e dato un colpo di ruspa ai rom la Lega procede spedita con la realizzazione del suo programma di governo.
È ora il turno della legittima difesa.
Nel contratto di governo con il M5S c’è scritto che «si prevede la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza interpretativa».
Con gli immigrati ormai fuori gioco e i Rom pronti per l’espulsione c’è da chiedersi come mai la riforma della legge sulla legittima difesa sia così urgente e necessaria. Non erano infatti queste due categorie di persone a costituire il rischio per la sicurezza?
Il dubbio è che, al di là dei proclami, Salvini non abbia risolto nulla.
In alternativa è possibile che la Lega voglia continuare ad rimestare nel torbido delle paure della popolazione.
E sarebbe interessante poter leggere i dati aggiornati sul numero delle rapine e dei furti in abitazione e di quanti effettivamente abbiano luogo quando i proprietari sono all’interno.
Gli ultimi dati, pubblicati sul sito del Ministero risalgono al 2015 ed evidenziano come il numero dei furti denunciati, pur essendo notevolmente aumentato tra il 2004 e il 2012 (un dato comune a molti paesi europei ad eccezione del Regno Unito e legato alla crisi del 2008) ha registrato una leggera flessione tra il 2014 e il 2015.
Il fenomeno esiste e non va sottovalutato. Le risposte però le deve dare il governo, non i singoli cittadini ognuno per sè.
Un rapporto del centro studi Transcrime (su un campione di dati del Ministero) ha dimostrato che i furti si concentrano prevalentemente nei mesi da ottobre a gennaio, nei giorni di venerdì e sabato e tra le 8 e le 10 del mattino o tra le 17 e le 20 di sera, vale a dire quando le persone non sono in casa.
Insomma nella maggior parte dei casi il ladro non entra in casa di notte quando i proprietari stanno dormendo ma — sorpresa — quando non c’è nessuno a poter difendere la proprietà .
Anzi generalmente tende a preferire i furti “facili”.
Nello stesso periodo il numero delle rapine (ovvero il furto commesso mediante un atto di violenza su un soggetto) denunciate sia calato in maniera drastica passando dalle 80,20 ogni centomila abitanti del 2004 alle 57,74 del 2014.
Nei giorni scorsi il sottosegretario al Ministero dell’Interno, il leghista Nicola Molteni, ha annunciato di aver depositato la proposta di legge sulla legittima difesa della quale è il primo firmatario.
Molteni ha dichiarato di averne già parlato con il ministro Salvini «Ne ho già parlato con Matteo. Senza sicurezza non c’è nessuna libertà , appena si insedieranno le commissioni partirà l’iter, partiremo da quel testo. Con il ministro Bonafede c’è sempre stata grande intesa, per 5 anni abbiamo lavorato fianco a fianco in Commissione».
La proposta di modifica dell’articolo 52 del codice penale è sostanzialmente quella già presentata dallo stesso Molteni nel 2016.
In un post su Facebook il deputato leghista riassumeva i dieci punti della sua proposta di legge che prevede il superamento della proporzionalità tra offesa e difesa, la cancellazione dell’eccesso colposo di legittima difesa e l’introduzione del concetto di difesa sempre legittima.
Inoltre Molteni riteneva che un cittadino che si fosse difeso — con un arma regolarmente denunciata — da un criminale nella usa abitazione non meritasse MAI di essere indagato o processato.
Eppure in molti casi l’iscrizione nel registro degli indagati di chi risponde sparando ad un ladro serve soprattutto per garantire la possibilità al “difensore” di nominare un legale e quindi di poter essere tutelato durante le indagini.
Nell’articolo 1 della proposta di Molteni viene enunciato il nuovo principio cardine della legittima difesa: «Si considera che abbia agito per legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’ingresso o l’intrusione mediante effrazione o contro la volontà del proprietario o di chi ha la legittima disponibilità dell’immobile, con violenza o minaccia di uso di armi di una o più persone, con violazione di domicilio». La legge attuale dice che «Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa».
Quando Di Maio e il M5S erano contrari alla modifica dell’articolo 52 del codice penale
La legge sulla legittima difesa, quella attuale, funziona. Lo dimostrano l’archiviazione del procedimento a carico di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda che sparò e uccise un ladro nella sua abitazione; e in precedenza l’archiviazione delle accuse nei confronti di Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò contro alcuni rapinatori che avevano assaltato una gioielleria.
Nessuno di loro è stato processato.
La Lega però si attacca al caso di Ermes Mattielli, che sparò 14 colpi contro 2 ladri di rame che stavano scappando (quindi avevano già desistito dal furto) e che venne condannato per eccesso di legittima difesa.
Il comma b) dell’art. 52 del Codice penale prevede infatti che c’è legittima difesa «quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione».
Proprio questo comma, che ora la Lega vuole abrogare era stato fatto introdurre nel 2006 su proposta della Lega Nord.
L’idea era quella di creare un ulteriore deterrente ai malviventi. Ora la Lega vorrebbe modificare la legge per “ammorbidire” la definizione di legittima difesa e creare un nuovo deterrente. Il gioco potrebbe andare avanti all’infinito.
Lo stesso vale per il discorso della proporzionalità o quello della discrezionalità del magistrato. Nessuno deve “chiedere” al ladro quali siano le proprie intenzioni o verificare, accendendo la luce e facendo domande se l’intruso sia armato o meno.
Può accadere infatti che chi si difende commetta l’errore di sentirsi minacciato quando in realtà non è in pericolo, questa eventualità è prevista ed è la cosiddetta legittima difesa putativa che nasce appunto dalla convinzione di trovarsi in pericolo.
Molteni dice che nel governo c’è sintonia. Eppure c’è stato un tempo in cui Luigi Di Maio diceva che «La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi» con una proposta drastica: «Togliamo le armi dalle case degli italiani».
Nei commenti Alessandro Di Battista se la prendeva con la lobby delle armi e rivelava il suo timore che diventassimo come gli USA (ora che il Dibba è negli States a visitare ghetti e quartieri difficili potrà esprimersi ancora meglio sull’argomento).
In un post sul Blog delle Stelle Igor Gelarda spiegava che ammorbidire l’articolo 52 del codice penale abrogando il reato di eccesso colposo di legittima difesa avrebbe portato al rischio di un Far West.
Il “Far West” non è solo l’avere i cittadini con la pistola nel cassetto ma il sapere che i ladri, per evitare il rischio professionale, saranno magari più propensi alla violenza, visto che corrono il rischio di essere ammazzati.
Molteni non è d’accordo visto che ha detto che «non ci sarà nessun Far West, il Far West ce l’abbiamo già ». Un po’ come l’invasione dei migranti o l’emergenza sicurezza costituita dalle 20 mila persone rom, sinti e romanì che vivono nei campi.
(da “NextQuotidiano”)
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