Marzo 30th, 2018 Riccardo Fucile
LA POLIZIA : “CONTROLLI RIGOROSI”… SE UN TIR VIENE FERMATO SOLO A DUE PASSI DAL PARLAMENTO FORSE QUALCOSA NON VA
Un Tir ‘buca’ la zona di sicurezza del centro di Roma e arriva fin nei pressi di piazza del Parlamento prima che qualcuno delle forze dell’ordine lo fermi.
Un errore, spiega l’agenzia Agi, che riporta la notizia, che però diventa particolarmente rilevante in un momento in cui si parla di guardia molto alta per prevenire atti di terrorismo.
È Venerdì santo e le forze di sicurezza sono allertate per controlli “senza sosta” nelle strade di Roma.
Il centro storico in particolare è considerato off limits, con tanto di sbarramenti con gipponi e mezzi militari dislocati in più punti lungo l’arteria stradale che dai Fori Imperiali porta fino a piazza del Popolo.
Un Tir con targa di Istanbul è riuscito ad arrivare dal Lungotevere fino a un pezzo di via del Corso, in prossimità di piazza San Lorenzo in Lucina, dopo aver superato largo Goldoni, dove ormai abitualmente stazionano mezzi delle forze di polizia.
Racconta all’Agi un testimone – che ha anche fotografato la scena – che il Tir avanzava lentamente, a passo d’uomo, senza trovare ostacoli alla sua marcia che l’ha portato quasi a ridosso di Piazza del Parlamento.
A fermarlo lì è stata una pattuglia di Carabinieri arrivata a sirene spiegate. I militari hanno verificato camion e autista, chiesto spiegazioni al conducente, un uomo di mezza età . Il quale per fortuna aveva solo sbagliato strada e s’era ritrovato nel cuore della Capitale.
La replica della Polizia: “Assoluta reattività del dispositivo di sicurezza”. In merito alle notizie diffuse circa un presunto ‘buco’ nel sistema di sicurezza della “green zone”, si precisa che si è trattato di una normale operazione di Polizia, nel corso della quale un mezzo pesante non autorizzato è stato fermato dalle pattuglie in servizio e, accertata la buona fede dell’autista, è stato riaccompagnato sull’itinerario corretto. La circostanza dimostra la assoluta reattività del dispositivo di sicurezza della “green zone”, che non prevede chiusure predefinite ai varchi ma, come più volte chiarito, controlli rigorosi e capillari.
Resta il fatto che prima di essere fermato e controllato il Tir era arrivato in pieno centro senza che nessuno lo fermasse.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
IL POVERETTO VIVE A TUNISI DA 5ANNI ED E’ STATO PRELEVATO DAL BAR DOVE LAVORAVA MA NON C’ENTRA NULLA: “ORA QUERELO TUTTI”
E’ rientrato l’allarme terrorismo che nel fine settimana era scattato in Italia, in particolare a Roma, per un presunto attentatore tunisino, come segnalava una lettera anonima indirizzata all’ambasciata italiana a Tunisi.
Dell’uomo, il 41enne Atef Mathlouthi, era stata diffusa alle pattuglie di forze di polizia in servizio di vigilanza anche la fotosegnaletica relativa a quando era stato fermato in Italia in passato per reati comuni.
Poi i successivi accertamenti hanno escluso ogni collegamento tra l’uomo e le vicende terroristiche, e pertanto il tunisino in questione, che vive e lavora nel Paese d’origine, al momento – riferisce la stessa Questura di Roma – “non è ritenuto un pericolo concreto e attuale”.
E l’intera vicenda, sebbene resti comunque “in fase di ulteriore approfondimento”, non ha determinato alcuna allerta “in considerazione del fatto – dice ancora la Questura romana – che, l’innalzamento standard della misure di sicurezza per Pasqua era stato già pianificato”.
L’uomo è stato raggiunto telefonicamente a Mahdia, sulla costa tunisina, da un’inviata della trasmissione di Rai3 ‘Chi l’ha visto?’ “Tutte falsità su di me e non sono in fuga” ha risposto alla chiamata, minacciando querele su querele nei confronti degli organi di informazione.
L’uomo, che lavora in un bar, è stato prelevato sul posto di lavoro e trattenuto dalla polizia per tutta la giornata di ieri.
Dal 2012 in Tunisia, non riesce a rientrare in Italia a causa del permesso scaduto e non rinnovato per i problemi con la giustizia avuti in passato.
Prima di rintracciarlo in Tunisia, la polizia italiana si è recata nella casa dove si trova la moglie, italiana, che vive a Palermo con i 4 figli avuti dall’uomo: “Mi sono spaventata molto”, ha detto la donna, anch’essa intervenuta a ‘Chi l’ha visto?’.
Alla trasmissione è intervenuto anche l’avvocato dell’uomo che ha dichiarato che a spedire la presunta lettera anonima sarebbe stata una donna, moglie di un collega di Mathlouthi, con cui avrebbe un contenzioso economico.
Ma prima di far scattare allarmi immotivati, non basterebbe informarsi?
(da agenzie)
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Gennaio 1st, 2018 Riccardo Fucile
OMICIDI – 11,8%, RAPINE – 11%, FURTI – 9,1%… CHI PARLA DI EMERGENZA SICUREZZA DOVREBBE ESSERE DENUNCIATO IN BASE ALL’ART. 656 DEL CODICE PENALE, POLITICI IN PRIMIS
I dati ufficiali del primo semestre 2017 avevano già confermata la tendenza in atto negli ultimi anni, ovvero la progressiva diminuzione dei reati nel nostro Paese.
Ora sono arrivati i dati complessivi dell’anno passato, riferiti a tutti i dodici mesi, resi noti dal Ministero degli Interni, in base a elementi reali registrati dalle forze dell’ordine, non alle balle che raccontano i politici per “far percepire” insicurezza agli Italiani.
Il dato complessivo dice che i reati sono calati del 9,2%.
Nello specifico passano da 2.457.764 a 2.232.552.
Diminuiscono dell’11.8% gli omicidi, sia quelli attribuibili alla criminalità organizzata (46 quest’anno contro i 53 dello scorso) sia quelli avvenuti in ambito familiare-affettivo (128 contro i 148 del 2016).
Calano dell’11% anche le rapine, che passano da 32.147 del 2016 a 28.612 di oggi.
I furti diminuiscono del 9,1%: erano stati 1.319.383, quest’anno sono stati 1.198.892.
Per quanto concerne la sicurezza sulle strade si sono registrati anche meno incidenti stradali, in calo del 2,5% (le forze dell’ordine hanno accwertato 1.999.469 infrazioni al codice della strada e sono state ritirate 44.305 patenti di guida e 45.875 carte di circolazione).
Risulta in tutta evidenza che chi sostiene che in Italia vi sia una “emergenza sicurezza” non solo MENTE, ma DIFFONDE NOTIZIE FALSE.
E poichè non lo fanno per ignoranza (parliamo di certi politici) sarebbe ora che la Magistratura provvedesse a denunciarli in base all’art 656 del Codice penale vigente che parla di ” Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico”.
Perchè di questo si tratta.
Ricordiamo, su un piano più prettamente politico, visto che chi diffonde balle proviene dall’area sovranista- forzista, che gli ultimi anni in cui i reati hanno avuto statisticamente una impennata, ironia della sorte, sono stati quelli dell’esecutivo Berlusconi, quando governava proprio il centrodestra.
Ora qualcuno avrà più chiara la percezione di essere stato preso per il culo.
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
IL RAFFRONTO IMPIETOSO CON IL 2010 DIMOSTRA CHE I REATI SONO DIMINUITI NEGLI ULTIMI ANNI… GLI ITALIANI HANNO UNA SOLO “PERCEZIONE”: CHE QUALCUNO LI STIA PRENDENDO PER IL CULO
Il centrodestra sostiene che negli ultimi anni ci sia stato un aumento della criminalità .
In realtà è l’esatto contrario, i reati sono in netto calo da diversi anni.
Per verificare questi numeri possiamo consultare il database Istat (tabella http://seriestoriche.istat.it/fileadmin/documenti/Tavola_6.18.xls) che ha dati sui reati aggiornati al 2016*.
Prendiamo i furti e le rapine, gli omicidi e il totale dei reati e vediamo come sono andate le cose negli ultimi 10 anni.
Furti
I furti in totale erano 1.636.656 nel 2007. Sono scesi nel biennio successivo, fino al minimo di 1.318.076. Dal 2010 (governo Berlusconi) hanno ricominciato a risalire, fino al dato del 2014 di 1.573.213.
Nel 2015 il totale è calato a 1.463.527 e nel 2016 è ulteriormente sceso a 1.346.630. Dunque negli ultimi tre anni siamo in una fase di diminuzione dei furti: -226.583, un calo del 14,4%.
Rispetto al 2007 la diminuzione è di 290.026 furti, un calo del 17,7%.
Rapine
Le rapine denunciate erano 51.210 nel 2007 e da lì in poi sono costantemente diminuite fino al 2010 (33.754). Dal 2011 al 2013 sono nuovamente aumentate, arrivando a 43.754, e successivamente sono nuovamente calate: 39.236 nel 2014, 35.068 nel 2015 e 32.918 nel 2016.
Negli ultimi quattro anni c’è stata una diminuzione di 10.836 rapine, un calo del 24,7%.
Rispetto al 2007 la diminuzione è di 18.292 rapine, in percentuale del 35,7%.
Omicidi
Gli omicidi volontari nel 2007 erano 627. Da quell’anno si è poi assistito a una progressiva diminuzione, quasi costante, fino ai 400 del 2016 (nel 2013 compare un dato “anomalo” di 868 omicidi volontari, ma dipende — come spiega l’Istat — dall’aver qualificato in questa categoria le morti di 366 naufraghi, avvenute il 3 ottobre 2013, in prossimità delle coste di Lampedusa).
Il calo negli ultimi dieci anni è dunque di 227 omicidi, in percentuale del 36,2%.
Il totale dei reati
Il totale dei reati denunciati nel 2007 ammontava a 2.933.146.
Dopo essere calato fino al 2010 incluso (2.621.019) è risalito fino al 2013 (2.892.155).
Da quell’anno il calo è stato progressivo, a 2.812.936 nel 2014, 2.687.249 nel 2015 e 2.487.389 nel 2016.
Negli ultimi quattro anni il totale è dunque diminuito di 404.766 reati denunciati, un calo del 14%.
Rispetto al 2007 il totale è diminuito di 445.757 reati denunciati, un calo del 15,2%.
Come si vede, nel periodo che parte dal 2010 in cui governava il centrodestra, i reati sono aumentati, mentre negli ultimi anni i reati sono in calo sia nel totale che nelle figure che destano maggiore allarme sociale (omicidi, rapine, furti).
Non solo. Anche facendo un confronto con 10 anni fa — prima che colpisse la crisi economica — i dati attuali risultano migliori.
(da “AGI”)
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Settembre 19th, 2017 Riccardo Fucile
QUESTA E’ VERAMENTE UN PERICOLO PUBBLICO: PRIMA NEGA, POI COLTA SUL FATTO FA MANDARE LA RICHIESTA QUESTO POMERIGGIO ALLE 16,36, MA IL BANDO E’ SCADUTO 4 GIORNI FA
A Roma scatta il caso telecamere di videosorveglianza.
In mattinata la sindaca Virginia Raggi commentando gli ultimi casi di violenze sessuali a Roma va all’attacco: «Il governo intervenga subito anche con leggi speciali. Qui a Roma stiamo potenziando il nostro sistema di videosorveglianza con più telecamere: sono un deterrente. Servono più forze dell’ordine per presidiare capillarmente il territorio e in particolare le periferie».
Il riferimento alle telecamere di videosorveglianza fa scoppiare un putiferio.
Il Partito Democratico va subito all’attacco: “A quanto ci risulta il Campidoglio non ha partecipato al bando regionale sulla video-sorveglianza (2 milioni di euro) scaduto l’15 settembre ultimo scorso. A differenza di Roma hanno invece partecipato 254 comuni del Lazio e 12 municipi della capitale. Oggi la sindaca Raggi si affretta a chiedere più telecamere ma ha gravemente sottovaluto e trascurato la possibilità di potenziare la sicurezza cittadina attraverso i fondi messi a disposizione dalla Regione Lazio. Sull’argomento presenteremo nelle prossime ore una interrogazione urgente”, dice la capogruppo del PD capitolino Michela Di Biase.
Interviene anche Zingaretti. Tra le azioni messe in campo dalla Regione Lazio a contrasto della violenza sulle donne, c’è il bando da 1,9 milioni di euro per finanziare progetti di investimento per l’acquisto e l’installazione di videosorveglianza degli spazi pubblici, fa sapere via della Pisana
Il presidente nel corso di una conferenza stampa, spiega che “hanno partecipato al bando 254 Comuni e ci sono progetti da 12 Municipi della Capitale”. Assente il Comune di Roma. “È vero, è così” ha risposto a chi gli chiedeva conferma della mancata partecipazione del Campidoglio.
Chi ha dimenticato di partecipare alla gara?
A quel punto il Campidoglio scende in campo. Roma Capitale ha partecipato al bando regionale per la videosorveglianza, fa sapere il Comune per smentire la Regione. Nella sua nota il Campidoglio sottolinea con l’assessore alle Infrastrutture di Roma Capitale, Margherita Gatta, che l’amministrazione capitolina “ha dato seguito tempestivo alla pubblicazione del bando regionale per la videosorveglianza, partecipando con un progetto presentato dal Dipartimento Infrastrutture.
Lo stesso Dipartimento si è incaricato di informare i Municipi di Roma Capitale affinchè — come è effettivamente avvenuto — presentassero i rispettivi progetti per la richiesta dei finanziamenti in oggetto”.
Il Campidoglio quindi spiega di aver partecipato al bando della Regione Lazio con un progetto del Simu, il dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana.
Ma si sa, tanto va la Gatta al lardo che ci lascia lo zampino.
E la Regione Lazio risponde: “In merito al Bando sulla Videosorveglianza la Regione Lazio non ha alcuna volontà di fare polemica ma semplicemente di ristabilire la verità dei fatti — si legge in un comunicato -. Quindi, in riferimento alla nota del Comune di Roma si ribadisce come sul Bando sulla Videosorveglianza nessun progetto dell’Amministrazione comunale nè di suoi Dipartimenti sia mai stato presentato e formalizzato alla Regione Lazio“.
E poi arriva la bomba: “L’unica nota ufficiale giunta a questa amministrazione — prosegue la nota — è una lettera della Sindaca di Roma Virginia Raggi del 13 settembre che delega il Dipartimento Simu (Sviluppo, Infrastrutture e Manutenzione Urbana) del Campidoglio a presentare progetti nel bando. Tali progetti non sono mai stati presentati lasciando così la missiva della Sindaca di Roma “lettera morta”. A meno che il Comune di Roma non voglia considerare la Pec con un progetto inviato oggi dal Simu alle ore 16,36, quindi due ore dopo la conferenza stampa indetta in data odierna in Regione e pochi minuti dopo la nota di precisazione del Campidoglio. Si ricorda che il Bando è scaduto venerdì 15 settembre alle ore 14″.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 12th, 2017 Riccardo Fucile
NON A CASO IL PAESE “PIU’ SICURO AL MONDO” E’ LA NORVEGIA DOVE L’INDICE DI BENESSERE E’ AL 97% E I POLIZIOTTI GIRANO DISARMATI … L’ITALIA E’ ORMAI UNA REPUBBLICA FONDATA SUL DECORO URBANO, NON SUL LAVORO
«Il lavoro che ho cominciato quattro mesi fa al Viminale può piacere o meno — dice il ministro Marco Minniti, dopo aver dato licenza di sparare ai ladri di notte (contrario Salvini: «Non è abbastanza». Di notte i neri non si vedono) — Ma è figlio di un metodo, di un disegno, e di una certezza. Che sulle questioni della nostra sicurezza, si chiamino emergenza migranti, terrorismo, reati predatori, incolumità e decoro urbano, legittima difesa, non si giocano le prossime elezioni politiche. Ma il futuro e la qualità della nostra democrazia».
Minniti ha ragione: la qualità di una democrazia si misura nella sicurezza che infonde e assicura ai propri cittadini.
In Italia la democrazia vacilla perchè i cittadini non si sentono al sicuro. Quasi nessuno. Voi vi sentite tranquilli? No, certo, in famiglia e tra amici non si fa che parlare di quanto ci si senta maledettamente insicuri.
Dilagano malanni che sono il frutto di questa persistente condizione di insicurezza. Insonnia, spossatezza, reflusso gastroesofageo, ipertensione, attacchi di panico
Le persone non si sentono al sicuro. Perchè non hanno una casa, una continuità di reddito, una pensione, un lavoro, uno stipendio che basti a pagare l’affitto della casa che non hanno, le garanzie per ottenere un mutuo, la possibilità di mantenere i figli agli studi, i soldi per il dentista e per gli esami medici che sono gratis solo se li fai tra sei mesi, quando sarai già guarito o morto, ma vuoi mettere la soddisfazione di morire incolume, senza scritte sui muri e cartacce per terra?
Che tra l’altro, se il peso della disoccupazione diventa insostenibile e ti spari in bocca di notte, è legittima difesa.
Quando però il ministro dell’Interno stila la lista delle emergenze che rendono insicura la popolazione non gli viene in mente di considerare la precarietà , l’indigenza, la difficoltà di conciliare il lavoro con la cura della famiglia.
Converrebbe avvisarlo che il paese dove la percezione di sicurezza è più forte al mondo è la Norvegia, con un indice di benessere al 97%. La Norvegia, dove i poliziotti girano disarmati.
Quanto all’Italia, dove Matteo Renzi non è mai sceso in piazza per difendere il diritto alla salute, al lavoro o allo studio ma sarà in piazza domenica per pulire le strade di Roma, è diventata una repubblica fondata sul decoro urbano.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 1st, 2017 Riccardo Fucile
SI AVVICINANO LE ELEZIONI E INVECE CHE DIRE LA VERITA’ SUL PROBLEMA IRREGOLARI SI PREFERISCE RACCONTARE BALLE… AGLI SPECIALISTI SALVINI E MELONI, ORA SI ACCODANO GRILLO E GENTILONI
Chi ha buona memoria non si può stupire della scelta di Marco Minniti come neoministro “muscolare” degli Interni.
Politico calabrese vicino a Massimo D’Alema, vice-ministro degli Interni del governo Prodi, presidente dell’ ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), un centro di analisi ed elaborazione culturale sui temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence di cui era presidente onorario Francesco Cossiga, Marco Minniti è “l’uomo del Pd” esperto in sicurezza per antonomasia, personaggio con ottimi agganci e di indubbio livello mediatico.
Per capirci, tutt’altra cosa da Alfano che coniugava la sicurezza con la politica, lui sembra soffrire di non aver scelto la carriera in polizia.
Non c’è da stupirsi quindi che, con la prospettiva di elezioni a giugno, il Pd metta in campo il “duro” Minniti, personaggio adatto a far recuperare voti.
Ma non a sinistra, come auspicava il suo maestro D’Alema, ma nell’elettorato reazionario ormai trasversale, sulla scia renziana, insomma.
Ma proprio perchè Marco è mentalmente un “funzionario di polizia” gli sfugge che il problema profughi non può essere trattato come un mero fatto di ordine pubblico per venire incontro ad una fantasiosa “percezione di sicurezza”, ma rappresenta un fenomeno complesso dalle mille sfaccettature che necessita di un approccio tecnico ma soprattutto politico.
Vediamo di sintetizzare, partendo dai dati.
Nel 2016 gli stranieri irregolari rintracciati sono stati 38.284: 16.776 sono stati allontanati, 21.508 non sono stati rimpatriati.
Solo 5.066 sono stati rimpatriati nei paesi di origine: Minniti dice che sono pochi e che vanno raddoppiati quest’anno.
Quello che non dice è che per rimpatriarli occorre che il Paese di origine li accetti in base ad accordi e trattati. Ma si da il caso che esistano solo 4 Stati con cui l’Italia ha un accordo in tal senso: Egitto, Tunisia, Marocco e Nigeria.
Sapete quali sono i primi cinque Stati di origine dei profughi? Nigeria (10.135, il 16 per cento), Mali (9.790, il 15 per cento), Gambia (8.575, il 13 per cento), Pakistan (7191, 11 per cento) e Senegal (4.700, 7 per cento).
Quindi 4 Paesi su 5 non hanno accordi per il rimpatrio, tanto per capirci, cosa ben chiara peraltro anche a chi vende fumo.
E si badi bene, qua evitiamo di ragionare su altri aspetti come il fatto che nel 2016 dei profughi arrivati che hanno fatto richiesta di asilo, il 37% ha visto accolta la richiesta di protezione, nelle sue tre forme previste, mentre il 63% no, ma con un sistema originale: quello di negarlo a seconda dei Paesi di origine.
Ma la valutazione delle storie personali è imprescindibile, è il fondamento stesso del diritto d’asilo, l’analisi deve essere fatta sulla base della vita e della storia delle persone. Non si può assolutamente escludere che tra le persone che vengono dal Pakistan, dal Gambia, dal Ghana ci sia chi è meritevole di protezione. Non è pensabile tener conto solo del paese d’origine, perchè si deve sempre valutare anche il livello di vulnerabilità delle persone e della situazione di rischio che si lasciano alle spalle.
Ma con questo sistema “allegro” l’Italia ha pensato bene di stringere i cordoni, negando l’asilo persino a profughi di nazionalità nigeriana che fuggivano da Boko Haram, tanto per capirci.
Piccolo dettaglio: chi si vede negare il diritto di asilo puo’ fare ricorso, è risaputo. Quello che non si sa è il 70% dei ricorsi è favorevole al richiedente asilo, segno evidente che qualcosa non è stato valutato nel modo giusto in prima istanza.
Perchè Minniti non dice nulla su questo?
Perchè vorrebbe rimpatriare anche questi “irregolari” che poi tali non sono?
La legalità è tale se sa coniugare rigore e certezza del diritto, non deve rispondere emotivamente alle mode e ale paure, o peggio alle speculazioni elettorali.
Per non parlare dei centri di identificazione ed espulsione (CIE) che Minniti vorebbe ripristinare.
Questi centri hanno senso se hanno una durata brevissima, altro che un anno di attesa, e se vengono rispettate le condizioni di umanità : se sono stati chiusi è per le denunce documentate degli organismi internazionali su condizioni igieniche vergognose in cui erano costretti a vivere gli immigrati.
Ma Minniti anche su questo tace, non ricorda la vergogna, non parla di di tempi ristretti.
Come tace su un altro aspetto del fenomeno: perchè non chiede al governo per quale motivo la Ue, a fronte di un impegno ad accogliere 35.000 profughi nel 2016 ne ha accettati solo 1.500?
Che ha fatto l’Italia e il partito di Minniti di fronte a questa ignobile procedura?
Perchè il governo non ha almeno trattenuto i costi del mantenimento degli altri 33.500 profughi che avrebbero dovuto essere ripartiti tra gli altri Stati europei?
Ma ritorniamo a chi dovrebbe esere rimpatriato: se è così semplice, secondo Minniti perchè non rimpatria i circa 20.000 detenuti stranieri nelle nostre carceri visto che quelli non possono certo scappare?
Forse perchè non ci sono convenzioni internazionali sull’espiazione della pena nei Paesi di origine?
E allora perchè dovrebbe essere semplice rimpatriare gli altri, suvvia…
Minniti dedichi il suo tempo piuttosto a ripartite i profughi in tutti gli 8.000 comuni italiani, senza se e senza ma, è assurdo che solo un quarto dei comuni italiani debba farsi carico dell’accoglienza mentre gli altri fanno i furbi.
Un ministro è pagato per questo, non per cavalcare elettoralmente le fobie degli egosimi nazionali.
Per quelle basta uno pschiatra.
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
NON ESISTE ALCUN REFERENDUM IN MATERIA, SOLO UNA PROPOSTA DI LEGGE POPOLARE DELL’IDV CHE NON VINCOLA CERTO IL PARLAMENTO
Gira da tempo su WhatsApp (tra gruppi di complottisti e appassionati di burraco) un invito a firmare un «referendum di iniziativa popolare sulla legittima difesa della casa e dei beni».
L’obiettivo è di aumentare le pene per chi viola il domicilio e «negare il risarcimento delle eventuali lesioni causate al ladro o agli eredi in caso di morte ladro».
Di legittima difesa si parla ogni volta che ci scappa il morto ma l’argomento è tornato d’attualità con la proposta che sta facendo litigare Pd e Ncd.
In Parlamento, poi, c’è già una proposta della Lega Nord per la “difesa legittima domiciliare”.
Quanto al referendum, si tratta di una mezza bufala: nonostante quello che purtroppo riporta anche qualche testata nazionale, non esiste in Italia la possibilità di votare un referendum di questo genere.
L’istituto giuridico del referendum, in Italia, prevede due principali tipologie: quello abrogativo, per cancellare una norma o una sua parte (come quello votato il 17 aprile sulle trivellazioni) e quello costituzionale per approvare o respingere una riforma della Costituzione (come quello che dovremmo votare in autunno).
A questi si aggiungono quelli, regionali, comunali e provinciali, su questioni legate alle amministrazioni locali o alle fusioni tra enti.
Quello che c’è di vero è che una proposta di legge popolare è stata presentata dall’Italia dei Valori, che non è più in Parlamento dal 2013.
La proposta di legge, a differenza di quanto si legge nel messaggio che gira su WhatsApp, non è vittima di alcuna censura sui media e ha raccolto 160mila firme (il minimo richiesto è 50mila).
Quello che va precisato, però, è che la proposta non vincola in alcun modo il Parlamento ad approvare una riforma di questo genere: dal 1979 a oggi, infatti, sono state presentate circa 260 proposte di legge di iniziativa popolare e solamente 3 sono diventate legge.
Francesco Zaffarano
(da “La Stampa“)
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Gennaio 26th, 2016 Riccardo Fucile
“HO MOSTRATO IL BIGLIETTO AL VARCO, AVEVO IL FUCILE IN MANO, MA NESSUNO MI HA FERMATO”
«Se fossi stato un terrorista ne avrei combinate di cotte e di crude». Luca Campanile, il pizzaiolo di 44 anni che a causa di un’arma giocattolo ha provocato il panico a Termini , il giorno dopo appare abbastanza tranquillo. Ma anche amareggiato.
«Sono arrivato a Termini con la metro, tranquillamente, davanti a me non c’era nessuno che scappava – racconta al Corriere – . Alla stazione sono passato davanti a militari, a carabinieri e a poliziotti: il fucile l’avevo in mano e nessuno mi ha fermato. E così pure al varco, quando ho mostrato il biglietto. Solo sul treno sono stato, diciamo così, bloccato».
«Mi è venuto da ridere»
Il pizzaiolo, del caos di lunedì sera, con la stazione evacuata, non si è reso conto affatto. Almeno così assicura: «Non mi sono accorto di nulla, ero sul treno. Poi, a casa, sono andato subito a dormire: ero stanco».
E aggiunge: «Non ho pensato che il fucile potesse allarmare. Era solo un giocattolo, anche un po’ rotto. Certo, avessi previsto quello che è successo, non l’avrei portato».
Del panico che ha scatenato l’ha saputo soltanto oggi, quando ha ricevuto una telefonata della madre che aveva visto un servizio in tv.
«Mi è venuto da ridere – racconta a Sky TG 24 – , non avrei mai immaginato una cosa del genere, mi è sembrata un’esagerazione». Tuttavia, capito il pasticcio provocato suo malgrado, «stavo pensando di andare dai carabinieri. Ma hanno fatto prima loro: e così è da stamattina che sto tribolando».
(da “il Corriere della Sera”)
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