Luglio 18th, 2020 Riccardo Fucile
METODI DA TELEVENDITA ANNI ’90, QUANDO SERVIREBBE PUNTARE SULLE BELLEZZE CHE NON SI CONOSCONO
No, come quasi sempre accade il problema non è Chiara Ferragni. Chiara Ferragni è la montagna che copre l’orizzonte ed è dell’orizzonte che dovremmo preoccuparci. Certo, la frase “la Ferragni è una sorta di divinità contemporanea” del direttore degli Uffizi fa sghignazzare, possiamo spanciarci per l’accostamento con la Venere del Botticelli, chiederci se la Ferragni sappia qualcosa degli affreschi del duomo della sua Cremona, intanto, o se conosca solo quelli dipinti sui bicipiti di suo marito, ma davvero, siamo fuori strada.
Chiara Ferragni ha ricevuto un invito per un tour notturno (era già lì per uno shooting), ha accettato, ha pensato di fare la sua parte, in un momento difficile per il turismo. E le va detto grazie, senza isterie collettive che per giunta provengono da chi probabilmente fino a ieri pensava che Botticelli fosse un vino bio.
Se ami l’arte e la conosci, non è la contaminazione col pop e il contemporaneo, in tutte le sue forme, a spaventarti. Se ami l’arte o sei uno che viaggia e vede chi viaggia, o magari le due cose insieme, è l’idea che sta dietro alla banale promozione social del museo con Chiara Ferragni agli Uffizi che intristisce (che poi è quella identica che fu fatta per la loro visita alla Cappella Sistina).
Che detta in maniera semplice è il vecchio adagio: purchè se ne parli. Sbagliato. Non va più così da tempo e non va così sui social. I like non portano necessariamente voti, ascolti tv, visite in un museo e neppure reale capacità di influenzare, muovere, spostare. Bisogna sapere a chi ti rivolgi e come gli devi parlare.
Se pensi che portare Chiara Ferragni agli Uffizi, farle la fotina da turista giapponese davanti alla torre di Pisa e avere la pessima idea di azzardare un’acrobatica analogia tra lei e la Venere pensando che quello possa essere il grande collante e il grande alibi per spiegare la sua “chiamata” sia una buona idea, beh, questo è un suicidio d’artista.
Perchè scatenerà una gigantesca montagna di fuffa polemica — quello sì — che si tradurrà in una sola cosa: in una gigantesca montagna di fuffa polemica.
Domani non ci saranno file agli Uffizi, il pubblico medio di Chiara Ferragni a cui non fregava nulla degli Uffizi non si interesserà degli Uffizi e continuerà ad aspettare che tagghi la marca del suo gloss.
Attenzione, non sto dicendo che il target della Ferragni sia solo questo, sto dicendo che quello più alto, magari agli Uffizi c’è già stato e non aspettava certo che glielo suggerisse lei. E non sto dicendo neppure che fosse sbagliata a priori l’idea di invitarla. Dico che bisognava trovare una chiave perchè la sua visita non fosse una foto scema e un hashtag che oggi è trendtopic e domani è niente.
E quindi allargo la questione a quella che è la promozione del turismo in questo paese e dico che da tempo ne sono una spettatrice mestissima: spot osceni in tv finanziati da regioni che buttano soldi nel cesso, campagne stampa con font del paleozoico e immagini banali, testimonial scelti a caso o attraverso considerazioni simili a quella Uffizi/Ferragni, errori grossolani nelle didascalie (l’ultimo notato pochi giorni fa e non citato per pietà nei confronti del settore turismo), assenza totale non solo di narrazioni efficaci ma anche di conoscenza reale dello stesso territorio che si promuove e di quello che può offrire di diverso rispetto a quello che è già altrove. Di quello che è ignoto ai più, anche.
A cosa serve alla Santelli buttare milioni di euro per uno spot di Muccino con Bova? È il metodo-Uffizi: ci metto due famosi a promuoverla, verranno tutti in Calabria.
Che è un ragionamento da televendita anni ’90. Vecchio, polveroso, fallimentare. Prendi un cazzo di drone da 200 euro da Trony piuttosto, vai tu col telecomando e filma i km di costa deserti in piena estate, dove chi non ha voglia di calca, chi odia l’odore della peperonata a pranzo che arriva dall’ombrellone del vicino, chi ha paura di ammalarsi toccando la sdraio del vicino, magari potrebbe decidere di farsi un giro, a Ferragosto.
Cerca i punti di forza, la bellezza che non si conosce, raccontala.
Oggi c’è Instragram che — lo dico da osservatrice di questo segmento specifico — ha trasformato in METE affollate luoghi che non lo erano.
Grazie a una foto che gira da un paio d’anni che manco il miglior selfie della Ferragni, Marzamemi, un bellissimo borgo marinaro siciliano, per poco non è diventato più famoso di Palermo.
La Cappadocia, anche troppo spremuta dagli influencer del globo, oggi ha un target che prima non aveva. Le mongolfiere come a Bagan hanno fatto la loro parte fondamentale. (trova qualcosa di analogo per aggiungere poesia a una valle un paesaggio, a una città , a un borgo).
Ogni regione dovrebbe chiedersi le seguenti cose: cosa c’è qui che non c’è altrove, cosa non conoscono fuori di qui di questa regione, come raccontare in modo intelligente quello che si conosce già , come portare qui chi qui non ci verrebbe mai.
Un museo, dovrebbe porsi per prima quest’ultima questione.
E se l’unica riposta che ti sai dare è “portandoci la Ferragni”, sei fuori strada. Questo paese bellissimo è accomodato su una narrazione vecchia e un’idea vetusta del turismo. Siamo così belli, che non dobbiamo meritarci nulla. Siamo l’amica figa che non si trucca, che tanto è già figa così.
L’Italia non è neanche tra i 10 paesi più visitati del mondo. Ci battono la Francia, la Spagna, il Regno Unito e perfino la Germania.
La Germania, che con rispetto parlando, non ha un millesimo di quello che ha questo paese a livello di storia, mare, natura, cibo e nella lista metteteci quello che volete voi. Dobbiamo tornare a essere competitivi, specie sul turismo interno e in questo la pandemia potrebbe essere un’opportunità che dobbiamo cogliere.
E non attraverso Raoul Bova. Dobbiamo chiederci perchè viaggiare all’estero ad agosto, costi mediamente molto meno che viaggiare in Italia.
Dobbiamo imparare ancora tanto a livello di accoglienza e turismo, specie le regioni “giovani”. E’ il primo anno, dopo tanti, che ho prenotato una vacanza in Italia: non dirò chi e dove, per ora, ma in un luogo bellissimo, che costa una fortuna, mi hanno chiesto oltre alla fortuna che avrei speso (in un luogo davvero fuori mano, poco conosciuto) 15 euro al giorno per il cane, 4 euro per il lettino in piscina, 2 per il telo, sovrapprezzo per la colazione salata. Ho detto no grazie, e non per quei 30 euro al giorno in più. Ho detto no perchè quella non è accoglienza. Non è competitività . E non te li meriti, i miei soldi.
Il tempo dei turisti cinesi da raggirare con conti stellari e perculate arroganti è finito da un po’.
Tanto più che i cinesi siamo noi, ora. Dobbiamo imparare a raccontare questo paese magnifico, e non è la Ferragni che ci salverà .
Anche, forse, se usata bene, ma bisogna smettere di sbadigliare.
Siamo il Colosseo, ma lo sanno già tutti. Dobbiamo iniziare ad essere anche la costa dei trabocchi in Abruzzo, le gole dell’Alcantara in Sicilia, l’anfiteatro di Larino in Molise (o quello spettacolare di Santa Maria Capua Vetere in Campania), le miniere del Sulcis in Sardegna, la fortezza di Lucera in Puglia, Craco il paese fantasma in Basilicata, le acque cristalline del Trebbia nel piacentino (Brugnello chi lo conosce?), il giardino di Ninfa nel Lazio e la lista potete finire di compilarla voi.
È infinita e aspetta solo che qualcuno di svegli. Possibilmente non cercando la soluzione in un hashtag, ma avendo bene in mente una meta. Che poi credetemi, puntare una meta è saper viaggiare. Nel web e in giro per l’Italia, non è vero che improvvisare è meglio.
(da TPI)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
ISRAELE, SERBIA, CROAZIA, IRLANDA E ALTRI PAESI IN PRIMA FILA… L’ALLARME DI FIAVET E FEDERALBERGHI
Il Ministero serbo dell’Istruzione ha indicato oggi alle scuole superiori in Serbia di rimandare viaggi di studio in Italia a causa dell’epidemia di coronavirus.
Il ministero degli Affari esteri serbo ha intanto raccomandato di non recarsi in aree in pericolo in Italia fino a nuove disposizioni e consiglia di non viaggiare fino a quando la situazione non sarà normalizzata. Il Ministero della Sanità inoltre, ha chiesto una maggiore sorveglianza e un controllo speciale dei viaggiatori provenienti dall’Italia in tutti i valichi di frontiera.
La Croazia ha deciso di sospendere tutte le gite scolastiche in Italia per un mese per limitare al massimo il rischio di diffusione dell’epidemia da coronavirus. Il ministero degli Esteri ha invece consigliato ai cittadini croati di evitare viaggi in Veneto e in Lombardia, regioni che sono state dichiarate “a rischio di contagio da coronavirus”. Un gruppo di 42 studenti e quattro docenti di un liceo di Pola rientrato da Venezia ieri, è stato messo in isolamento domiciliare e sotto osservazione per due settimane.
Il Montenegro non vieta i viaggi all’estero, ma ha suggerito ai propri cittadini di non recarsi in Italia se non in caso di assoluta necessità . Lo ha affermato oggi il direttore dell’Istituto di sanità pubblica Boban Mugossa. Mugossa ha affermato che se il viaggio è necessario è dovere del passeggero riferire alla frontiera e all’ispezione sanitaria al suo ritorno nel Paese. “Dobbiamo inviare un messaggio alla nostra popolazione per tenere d’occhio la situazione ed essere in costante contatto con i colleghi della regione e dell’Italia, nonchè con l’Organizzazione mondiale della sanità ”, ha detto Mugossa in una conferenza stampa a Podgorica.
Le autorità irlandesi in un ‘travel advice’ aggiornato, sconsigliano ai propri cittadini di recarsi in Italia, nelle zone maggiormente interessate dai casi di contagio di coronavirus. “C’è stato un aumento dei casi confernati di coronavirus in Italia”, riferisce il ministero degli Esteri irlandese, aggiungendo che “ai cittadini è consigliato di non recarsi nelle aree interessate”.
Israele sconsiglia i viaggi in Italia. Lo ha annunciato il ministro della Salute, Yaakov Litzman, sottolineando che il governo sta anche valutando se imporre la quarantena ai viaggiatori di ritorno dall’Italia per il timore di contagio da coronavirus. “Abbiamo raccomandato agli israeliani di non recarsi in Italia, stiamo cercando di capire se l’Italia e l’Australia diventeranno Paesi dai quali chi ritorna verrà messo in isolamento non appena giunto in Israele”, ha detto il ministro alla radio dell’esercito. “Non abbiamo paura di imporre la quarantena”, ha aggiunto, in un apparente riferimento alle eventuali ricadute diplomatiche.
“Sino a qualche giorno fa, l’Italia risultava sostanzialmente indenne dall’epidemia, con un numero limitatissimo di pazienti sotto osservazione, per contagi contratti all’estero. Oggi siamo nell’occhio del ciclone e il danno d’immagine si è già trasformato in danno economico”.
Con queste parole il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commenta con l’ANSA l’impatto del coronavirus sull’economia del turismo.
“La posta in gioco – aggiunge Bocca – è molto alta. Basti considerare che durante i mesi di febbraio e marzo gli esercizi ricettivi italiani ospitano 14,5 milioni di turisti italiani e stranieri, per quasi 40 milioni di pernottamenti. Al contrario di quel che si potrebbe credere, non siamo in bassa stagione: per alcune aree del Paese, questo è un periodo di intensa attività . Penso ad esempio al carnevale, alle settimane bianche, alle gite scolastiche e ad importanti manifestazioni fieristiche”.
Il presidente degli albergatori italiani, nel riferire che “iniziano a pervenire molte cancellazioni”, precisa che “solo in un numero limitato di casi il cliente ha diritto al rimborso di quanto già pagato che scatta solo nell’ipotesi di effettiva impossibilità sopravvenuta (es. albergo ubicato in uno dei comuni in quarantena, cliente residente in uno dei comuni in quarantena, soggiorno prenotato per gita scolastica, etc.). Quando possibile, gli albergatori cercheranno di andare incontro alle esigenze dei clienti, ad esempio proponendo un voucher per un periodo alternativo, anche se in termini legali il cliente non vi avrebbe diritto”
“E’ importante ricordare – dice ancora Bocca – che le limitazioni agli spostamenti riguardano unicamente gli undici comuni in quarantena, mentre i cittadini residenti nelle altre aree hanno piena libertà di movimento. In questo momento è importante mantenere i nervi saldi e attendere l’evolversi della situazione, confidando in un rapido miglioramento delle prospettive: non ha molto senso annullare il viaggio previsto per Pasqua ed è assurdo cambiare i programmi delle vacanze estive”.
Bocca conclude ricordando che “Federalberghi ha chiesto al governo di adottare provvedimenti per tamponare l’emergenza, sospendendo il pagamento di tasse, contributi e mutui e estendendo l’area d’intervento dei fondi di integrazione salariale. E’ necessario un intervento urgente, in soccorso alle imprese dell’intero territorio nazionale, prima che l’onda lunga delle cancellazioni si trasformi in uno tsunami, costringendo molte imprese a ridurre il personale o addirittura a chiudere i battenti”.
Gite scolastiche annullate (con rimborsi per causa di forza maggiore), stranieri spaventati dall’immagine dell’Italia in parziale quarantena e coincidenza con un periodo molto proficuo per i mondo dei viaggi tra le settimane bianche, il Carnevale e i primi ponti pasquali e primaverili.
Il tornado coronavirus già aveva colpito il turismo nostrano ma, con i 200 contagi di oggi e i 5 morti, assesta una mazzata che rischia di essere catastrofica.
“La situazione è fuori controllo e di una gravità assoluta. Noi ci aspettiamo un intervento forte e mirato del Governo – dice all’ANSA la presidente di Fiavet Ivana Jlenic – perchè le imprese turistiche (che muovono il 13% del pil di questa nazione) non possono essere lasciate da sole. Se crolla il turismo, non ce n’è più per nessuno”.
Per stasera – aggiunge la Jlenic – abbiamo organizzato una riunione con tutte le associazioni di tour operator e agenzia di viaggi da Astoi Confindustria ad Assoviaggi Confesercenti.
“Il settore si deve compattare per agire in maniera rapida” spiega. “La prima cosa che ci aspettiamo è che il Governo metta i vettori aerei (quasi tutti stranieri) nella condizione di dover provvedere ai rimborsi perchè non è ipotizzabile che tutto sia scaricato sulle imprese italiane” dice ancora.
“Oggi – spiega la Jlenic – è un momento estremamente difficile per il mondo delle agenzie di viaggio e i tour operator, il sistema si sta semiparalizzando tra la psicosi che si è sviluppata e i vari timori delle notizie che si rincorrono la situazione è piuttosto critica. Innanzitutto c’è il blocco delle gite scolastiche che ormai è supportato dal decreto legge emesso dal Governo e quindi sta già bloccando un intero settore. Poi perdura lo stop dei viaggi da e per la Cina e in più c’è anche la ripercussione della paura trasversale che sta assalendo i viaggiatori per i viaggi all’estero in genere”.
Un problema enorme anche per l’incoming, ovvero per tutti quei turisti stranieri che hanno l’Italia in cima alla lista dei desideri di viaggio e che ora sono spaventati. “L’informazione così martellante – dice la presidente di Fiavet – sta ingenerando nei paesi stranieri una forma di psicosi, al momento ci sono 57morti (tutte persone con un’età importante e con già sofferenti per patologie gravi) e 200 contagiati ma in Italia siamo 60 milioni e abbiamo un efficientissimo sistema sanitario e anche una straordinaria attività di ricerca scientifica. All’estero la percezione è molto distorta. Addirittura ho fatto un’intervista per un giornale canadese e mi hanno chiesto se il Governo sta nascondendo i dati reali della portata la situazione e quanto la vita sia compromessa. Io ho spiegato che l’Italia non è la Cina, qui da noi siamo molto trasparenti. Stiamo vivendo un momento complesso ma l’Italia non è Wuhan , non siamo tutti in quarantena. Io ora sono un treno con altri passeggeri, stiamo viaggiando tranquilli, non ci sono scene di panico, non c’è isteria collettiva, la situazione è assolutamente sotto controllo. E questo all’estero non sta arrivando proprio, arriva un’immagine distorta. Anche a Milano che vive una situazione “borderline” la vita dei cittadini è abbastanza normale. Stiamo parlando di una forma influenzale, non di peste bubbonica mischiata con Dengue e con Dio solo sa che cosa che porta a morte certa chiunque! La mortalità è relativamente bassa e sta colpendo persone anziane e con quadri clinici già piuttosto complessi”. Ma non basta: il settore viene colpito in un periodo molto fecondo tra il turismo invernale e i viaggi di Pasqua e ponti primaverili e con tutte le gite scolastiche: “La quarantena di Veneto e Lombardia – dice – paralizza le settimane bianche e pregiudica la Pasqua. Inoltre sono anche le due regioni, assieme a Piemonte ed Emilia Romagna, tra le più propense al viaggio e anche con la maggior capacità di spesa”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 1st, 2020 Riccardo Fucile
SI RISCHIA DI PERDERE OLTRE DUE MILIONI DI TURISTI
Per quanto riguarda il problema delle disdette e delle cancellazioni dovute allo stop dei voli e alle restrizioni per limitare il diffondersi del coronavirus il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca è molto netto: “I conti sono presto fatti: ci basiamo sullo scorso anno quando in Italia abbiamo toccato i 4 milioni e mezzo di arrivi dal mercato cinese. A febbraio l’anno scorso era 450-500 mila arrivi. E quest’anno zero! Non c’è un calo, è zero e basta.
Il presidente di Federalbergi aggiunge: “E riteniamo che almeno nel primo semestre di quest’anno il mercato cinese sarà off limits”.
“Sottolineiamo però – prosegue Bocca – che non stiamo registrando rallentamenti sui paesi limitrofi alla Cina. Da Taiwan o dalla Corea la gente continua a viaggiare tranquillamente. Al momento è quindi un calo circoscritto, certo su certe destinazioni è un calo pesante perchè in questo periodo c’era il Capodanno cinese, periodo in cui i cinesi viaggiavano e spendevano, e l’Italia è in cima ai loro desiderata”.
Mit propone di riaprire il traffico ai cargo dalla Cina. Riaprire il traffico alle merci e quindi al trasporto cargo dalla Cina. Lo sta proponendo al tavolo del Comitato operativo presieduto dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, il ministero dei Trasporti.
È quanto risulta all’agenzia di stampa Ansa. “Poichè è accertato che le merci, cioè il materiale inerte non è contaminabile, nè contaminato, si potrebbe riavviare il traffico cargo dalla Cina. Fatti salvi i controlli sanitari per gli equipaggi, non sembra sia necessario tenere bloccate le merci” è il ragionamento del dicastero di Porta Pia.
Al momento l’Italia è l’unico paese dell’Europa ad aver chiuso il proprio traffico aereo dalla Cina, questo pone il problema dei passeggeri che da lì possono comunque arrivare in Italia attraverso altri scali europei.
Fra i problemi che si stanno esaminando, un tema sensibile è il trattamento degli italiani ancora in Cina che vorrebbero tornare a casa e di quelli che invece vorrebbero poter andare in Cina.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 14th, 2019 Riccardo Fucile
L’ITALIA ALL’ESTERO E’ ORMAI CONSIDERATO UN PAESE RAZZISTA E I TURISTI VANNO ALTROVE PER NON DOVER SOPPORTARE LE STRONZATE DEI SOVRANISTI
Vi ricordate di quando Luigi Di Maio spiegava che «il turismo potrebbe diventare il nostro vero “petrolio”» o quando il ministro del Turismo Gian Marco Centinaio diceva che «Il turismo è il petrolio dell’Italia. Voglio sia prioritario nell’azione di governo, non un argomento da campagna elettorale. Perchè ogni turista in più che entra nel paese è reddito in più per tutti, anche per chi non lavora in questo settore»?
La notizia di oggi è che il turismo è in calo per la prima volta in cinque anni. Le previsioni per la stagione estiva 2019 elaborate da Cst per Assoturismo Confesercenti parlano di un calo di due milioni di presenze rispetto all’estate 2019.
Tra giugno e agosto sono attese 205 milioni di presenze, la flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari allo 0,9%.
A soffrire sono soprattutto le aree costiere italiane (-1,4%), mentre i risultati migliori questa estate li avranno le imprese ricettive che operano nelle città d’arte/centri minori (-0,4%) e nelle località lacustri, dove si registra una domanda estera in leggerissima crescita (+0,2%). Le aree con le proiezioni meno favorevoli sono il Centro e il Sud/Isole (-1,4%).
Le ragioni del calo sono molte: l’incertezza del meteo o il fatto che paesi come Egitto e Turchia si siano stabilizzati politicamente e quindi siano tornati ad essere una meta turistica. Ci sono poi destinazioni con prezzi più convenienti — ma queste c’erano anche negli anni scorsi — come Spagna, Grecia e Croazia.
Ma il problema non riguarda solo la stagione estiva, anche quella primaverile ha registrato un calo di 1,7 milioni di presenze rispetto al 2018.
Secondo il presidente di Assoturismo Vittorio Messina: «la spinta propulsiva degli anni scorsi si sta esaurendo e riemergono le problematiche mai risolte del settore, dalle carenze infrastrutturali all’abusivismo. La delega al governo in tema di turismo è un’occasione per portare a casa una riforma mirata alla crescita: servono interventi per individuare e tutelare le figure professionali del turismo, ma anche un contrasto più efficace all’abusivismo ricettivo e un piano per ridurre le tasse sul settore».
Il problema è che essere competitivi con la Spagna non significa solo abbassare i prezzi ma anche fornire un’offerta migliore. Altrimenti si rischia di competere unicamente in quanto “meta economica”.
Sembra davvero incredibile ma il Paese con più siti Unesco (51 contro i 48 della Cina e i 44 della Spagna) non è in grado di attrarre più turisti?
Davvero è colpa del fatto che le tasse per gli esercenti del settore sono troppo alte (ma in compenso il governo ha regalato una proroga alla Bolkestein che ci costerà cara a tutti) oppure dobbiamo iniziare a riflettere anche sul fatto che l’offerta ricettiva non è all’altezza di quella del resto d’Europa o del mondo?
Dobbiamo essere onesti con noi stessi: spesso il turista in Italia è visto come un pollo da spennare. Nel migliore dei casi invece si preferisce vivere di rendita pensando che nel 2019 bastino le belle spiagge, le bellezze naturali e le opere d’arte. Cose che, con tutto il rispetto per il nostro patrimonio artistico, ci sono anche altrove.
Cos’è cambiato dal 2018 ad oggi in Italia? Sicuramente il modo con cui il Paese si “vende” all’estero. Vale a dire l’immagine che diamo di noi.
E a darla non sono solo gli operatori del settore ma anche le notizie che vengono pubblicate sui giornali stranieri.
Il problema dell’Italia di oggi è che rischia di essere percepita come un paese poco accogliente.
Questa è la storia di come il Paese all’estero venga percepito come razzista. Se noi che ci viviamo abbiamo il dubbio di stare diventando un paese sempre più intollerante nei confronti di stranieri e diversi pensate cosa possono capire i turisti stranieri.
Qualche tempo fa i giornali hanno raccontato di una turista olandese che telefonando per prenotare una vacanza ha chiesto se era un problema il fatto che era di colore.
Cose che probabilmente non chiedono più nemmeno per le vacanze in Alabama o in Sud Africa.
Credete non sia vero? L’anno scorso alla Bit (Borsa Internazionale del turismo) si è parlato di come attrarre il turismo LGBT. Incredibilmente il paese non è visto molto gay-friendly ed anzi è percepito come molto conservatore.
Sicuramente l’immagine non è migliorata con l’arrivo al potere gente come il ministro Fontana o l’organizzazione del World Congress of Families nella città dell’amore (etero).
Poco importa che gli operatori del settore non siano razzisti o omofobi (anche se qualcuno che non affitta ai gay c’è), è il modo in cui il governo si racconta, la guerra con l’Europa, il sovranismo, l’odio diffuso per gli stranieri, le guerre social di certi politici contro alcuni paesi che dà l’idea che non siamo una nazione aperta alle culture e alle identità altre dei turisti ma solo ai loro soldi.
A questo aggiungete i cronici problemi di città come Roma o i continui lamenti dei veneziani contro i turisti (giusto per non parlare male solo di vive sotto il Po).
Perchè se una persona viene in vacanza nel nostro Paese di sicuro lo fa per il buon cibo, per le bellezze naturali e artistiche ma non vuole certo vivere in un clima di costante preoccupazione perchè non ha la pelle bianca, è di origine araba o magari è un omosessuale che osa baciarsi in pubblico con il compagno.
Forse bisogna smettere di considerare il turismo come “petrolio”, ovvero una sostanza che viene estratta a forza senza troppi complimenti e lavorare di più sul dimostrare al mondo di essere un paese amichevole e accogliente. Del resto quanti di noi andrebbero a mangiare a casa di quell’amico che cucina benissimo ma che al tempo stesso è un insopportabile attaccabrighe?
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 13th, 2018 Riccardo Fucile
SVENIMENTI NELLE SALE, A RISCHI ANCHE I DIPINTI… CHE BELLA ACCOGLIENZA TURISTICA
Temperature roventi, aria stagnante, percentuali di umidità tropicali.
Alla Galleria dell’Accademia, uno dei musei fiorentini più visitati dai turisti di tutto il mondo, la visita per ammirare il David di Michelangelo rischia di trasformarsi in un’esperienza da incubo.
Gli impianti di condizionamento non funzionano come dovrebbero e l’unico modo per difendersi dal caldo, al piano terra, è munirsi di un ventaglio e agitarlo freneticamente. Spesso, però, non basta. E gli svenimenti sono ormai una routine.
«La scorsa settimana si è sentita male una signora incinta – spiega uno dei custodi, che chiede di mantenere l’anonimato perchè, spiega, non è autorizzato a parlare – e anche molti di noi hanno accusato un malore». A denunciare la situazione è la Cgil Fiorentina.
«Gli accessi -spiegano dal sindacato – hanno raggiunto cifre da record (una media di 6.000 ingressi al giorno con punte di 10.000) l’impianto di refrigerazione continua a non essere presente nella Sala del Colosso, nel Corridoio di Prigioni, nella Tribuna del David e nella Gipsoteca».
A subire le conseguenze del disservizio non sono solo i turisti e il personale, ma anche i dipinti.
«La lancetta dei rilevatori di umidità relativa supera il 78%, quando dagli atti di indirizzo per la conservazione del patrimonio artistico le tavole dipinte non possono soggiornare in locali che superino il 60%».
«La situazione è sotto controllo – rassicura la direttrice del museo, Cecilie Hollberg – Le opere non corrono nessun rischio e sono sotto monitoraggio regolare. Nonostante il Museo non abbia un restauratore interno ci facciamo finanziare dall’associazione Amici della Galleria dell’Accademia un restauratore che fa controlli frequenti. Non vi è niente di preoccupante sull’impianto di climatizzazione che non sappiamo già . L’impianto andava cambiato decenni fa. Da marzo finalmente ci è arrivato un funzionario architetto, abbiamo potuto risolvere le urgenze e si sta lavorando su un rinnovo completo dell’impianto che ovviamente non potrà aver luogo in piena estate». Rassicurazioni a cui replica un turista americano che, accaldatissimo, sventolando il suo ventaglio variopinto commenta: «Too hot».
(da “La Stampa”)
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Aprile 11th, 2018 Riccardo Fucile
115 MILIONI DI PRESENZE, ARRIVI DA RECORD, SEMPRE PIU’ STRANIERI NEL NOSTRO PAESE
Le città d’arte trainano il boom del turismo italiano.
Secondo le stime elaborate da Cst per Assoturismo Confesercenti, nel 2017 le località d’interesse storico e artistico del nostro Paese hanno registrato una crescita sostenuta sia degli arrivi (43,8 milioni, il 2,3 milioni in più del 2016) che delle presenze (115,3 milioni, +4,5 milioni sullo scorso anno) di turisti.
Superstar è Matera: la città dei sassi patrimonio mondiale Unesco – che il prossimo anno sarà capitale europea della cultura – ha avuto un aumento boom del 176% delle presenze negli ultimi sette anni, dovuto soprattutto alla domanda straniera (+216%). E Napoli è cresciuta del 91%.
Crescono le città d’arte e di pari passo anche musei e monumenti, che archiviano un 2017 da record: per la prima volta hanno superato i 50 milioni di visitatori.
Un incremento che conferma un periodo di lunga crescita, con quasi 13 milioni di visitatori in più sul 2010.
Emerge dai dati presentati da Centro Studi Turistici di Firenze e Confesercenti in occasione del lancio della 22/a Borsa del Turismo delle 100 Città d’Arte. Roma si conferma regina dei monumenti, con 21 milioni di visitatori nel 2017, +66% sul 2010.
I borghi
Il 2017 è stato anche l’anno dei piccoli borghi, che hanno registrato 22 milioni di arrivi e 95 milioni di presenze, per una spesa turistica complessiva stimata in circa 8,2 miliardi di euro. Oltre la metà della spesa, il 54,8%, è dovuto a turisti stranieri.
Gli stranieri
A farsi catturare dal fascino del nostro vasto patrimonio culturale sono soprattutto i mercati esteri: i visitatori stranieri rappresentano oltre il 60% delle presenze turistiche nelle città d’arte, e hanno speso per le loro vacanze culturali circa 13,9 miliardi di euro nel solo 2017. Si tratta del 38,3% della spesa complessiva dei turisti stranieri in Italia. I visitatori di altri Paesi che vengono in Italia per motivi culturali spendono ogni giorno il 27% in più: 133 euro rispetto ai 105 euro della media di tutti i turisti stranieri.
L’ottimo risultato dello scorso anno conferma un periodo prolungato di crescita. Dal 2010 al 2017, infatti, le presenze turistiche nelle città d’arte italiane sono passate da 93,9 a 115,3 milioni, con un incremento complessivo del 22,8% (+21,4 milioni), segnando una diminuzione solo nel 2012, l’anno più duro della crisi.
Nella top 5 delle città d’arte a maggior crescita turistica seguono Verona (+62,7%), Padova (+55,6%) e Bologna (+55%).
(da agenzie)
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Luglio 7th, 2017 Riccardo Fucile
MA PER LA GIUNTA DI CENTRODESTRA I PROBLEMI SONO IMMIGRATI E PENDOLARI DELLE SPIAGGE LIBERE
Lo scorso 30 gennaio ha ricevuto dall’amministrazione comunale le chiavi della città per l’opera di diffusione del ricordo dello sterminio degli ebrei, al quale sopravvisse grazie a una rocambolesca fuga verso l’Italia.
Oggi, Nina Otroshdenova, 91enne di origini russe e residente ad Alassio, quelle chiavi non le vuole più perchè «a queste non corrisponde il rispetto nè la sincerità ».
Parole che pronuncia con rabbia mentre, dal suo terrazzo, guarda sconsolata un panorama fatto di bidoni della spazzatura maleodoranti che sono diventati vicini di casa piuttosto scomodi.
«Tra puzza, mosche e topi, qui non si possono quasi aprire le finestre» precisa, mentre la nipote Valentina Zancarli cerca di consolarla come può.
L’abitazione “circondata” dai bidoni si trova al civico 165 di via Neghelli e affaccia sul deposito comunale di via Solferino dove, dai primi di giugno, in concomitanza con l’inizio del nuovo servizio di raccolta porta a porta, sono stati portati gran parte dei bidoni della spazzatura ormai dismessi con conseguenti effetti collaterali per chi abita in zona.
«I cassonetti sono sporchi e puzzano, per la gioia di insetti e topi — precisa la nipote Valentina — Mia nonna che, oltretutto, non può muoversi da casa a causa di un’ischemia, non può quasi uscire sul terrazzo: non è dignitoso vivere così. Cosa dovrebbe fare con questo caldo? Tapparsi dentro l’appartamento?».
Sarebbero numerosi gli appelli rivolti al Comune per trovare una soluzione, ma nulla sarebbe stato fatto: i cassonetti sono parcheggiati lì in attesa di essere smaltiti.
«Mi dicono sempre che la soluzione arriverà a giorni, ma quel giorno non arriva mai — continua Valentina — Ci sentiamo prese in giro. Proprio in queste ore ho contattato per l’ennesima volta gli uffici comunali, ma mi è stato detto che deve essere individuata la ditta per lo smaltimento dei bidoni e che ci vuole un po’ di tempo. Nel frattempo mia nonna deve restare segregata in casa sua?».
La cerimonia per la consegna delle chiavi della città sembra lontana: «Vogliamo restituirle, visto che a questo premio non corrisponde alcuna forma di rispetto».
(da “La Repubblica”)
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Giugno 3rd, 2017 Riccardo Fucile
DALLA CATALOGNA ALLE BALEARI CORTEI E SCRITTE: “TOURIST GO HOME”
Le scritte poco ospitali compaiono ormai quasi tutti i giorni: «Tourist go home». Tornatevene a casa vostra, è il messaggio esplicito, perchè la nostra è troppo affollata. La Spagna macina record su record, i visitatori stranieri nel 2016 sono stati 75 milioni, quest’anno si punta a superare gli 80.
Se per l’economia è una benedizione (non sempre ben distribuita), per tanti cittadini, in un Paese di 46,5 milioni di abitanti, la convivenza è complicata.
Non esiste un movimento organizzato, ma tante realtà che cominciano a non limitarsi a commenti acidi al bancone del bar.
Per descrivere l’atteggiamento cambiato verso le masse di visitatori, è nato anche un termine, molto contestato ma chiaro, la «turismofobia».
L’ostilità , del tutto pacifica, è in aumento e preoccupa un’industria che cresce con cifre impressionanti.
LA SUSCETTIBILITà€
Quello che lo studioso Claudio Milano chiama «l’indice di suscettibilità », ha toccato vette altissime a Barcellona.
Il paradosso, almeno visto dall’Italia, è che nella capitale catalana il motto «tourists go home», spesso è accompagnato da «refugees welcome». Orde turistiche no, ma profughi sì.
Barcellona è la più visitata (e invasa) e più si consolida il primato, più si rompe l’equilibrio con gli abitanti. Aumentano le navi da crociera, arrivano più voli low cost e d’estate anche tanti vacanzieri in auto.
Tutti, o quasi, si concentrano in centro e alla Barceloneta, un tempo il quartiere dei pescatori, oggi praticamente monopolizzato da comitive in ciabatte, costume con l’asciugamano in spalla (la spiaggia è a due passi).
Il tema del cambio di modello turistico è al centro dell’agenda pubblica da qualche anno, tanto che l’attuale sindaca, Ada Colau, alleata di Podemos, deve parte del suo consenso alla sfida aperta che ha intrapreso contro l’eccessivo successo di visitatori. La giunta Colau nei suoi primi due anni di vita ha mantenuto aperto il fronte.
I nemici sono fondamentalmente due: la giungla degli appartamenti in affitto soprattutto nei portali come Airbnb e il proliferare degli alberghi dove un tempo sorgevano case.
Nel primo caso il Comune è intervenuto con denunce, controlli serrati, limitazioni e multe. Nel secondo, Colau ha firmato una moratoria per gli alberghi: stop alla costruzione in centro e concessioni aperte solo in periferia.
I numeri aiutano a capire il fenomeno: in un centro di 55.000 abitanti ogni giorno dormono 80.000 turisti e il calcolo è per difetto, visto che in tanti occupano illegalmente ogni tipo di alloggio.
È la forbice si allarga sempre di più a discapito dei residenti che affittano agli stranieri e abbandonano i quartieri di sempre.
È la cosiddetta sindrome di Venezia: il centro a misura di comitive e non più di abitanti. Davanti alle folle che intasano le Ramblas molti cittadini non restano più indifferenti. Sono nate in questi mesi gruppi, piattaforme e si sono organizzati cortei che chiedono rispetto per chi la città la vive.
Il movimento si sta allargando, coinvolgendo soprattutto le Baleari. A Maiorca e Ibiza, a causa del turismo di massa, neppure i medici stagionali riescono a trovare un appartamento dignitoso e sono costretti a soggiornare in stanze dedicate degli ospedali. Nell’arcipelago arrivano ogni anno 15 milioni di stranieri, ma la disoccupazione resta al 15%.
Il tema divide, se l’esproprio degli spazi comuni non può non turbare, sono tanti quelli che, più o meno alla luce del sole, guadagnano belle cifre.
I dati macroeconomici la dicono lunga: il settore vale almeno il 12% del Pil. Per un Paese, come la Spagna, affossato dalla crisi finanziaria, il turismo è stato il vero motore della ripresa, erodendo anche l’enorme tasso di disoccupazione.
Così, i turismofobici si confrontano con un altro partito molto nutrito, che dice: «Perchè dovremmo rinunciare a tutto questo?».
Uno dei più illustri teorici del turismo spagnolo è Fernando Gallardo, critico alberghiero del Paàs: «Nel 1950 in tutto il mondo viaggiavano 25 milioni di turisti ricchi, oggi siamo arrivati a 1,2 miliardi e non sempre benestanti. La verità è che tutti questi che vogliono mettere dei muri contro i turisti, come fossero Trump, vogliono far diventare la Spagna come Portofino o le Maldive, oasi di ricchi».
Francesco Olivo
(da “La Stampa”)
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Dicembre 26th, 2016 Riccardo Fucile
A CAMBIARE PROGRAMMI SONO PRINCIPALMENTE I GIOVANI
Cresce in Italia la paura di un attentato terroristico, alimentata dalla strage dei mercatini di Natale a Berlino e dal recente attentato a Nizza.
A pensarlo ben il 75% dei cittadini, giovani in testa, molti dei quali, circa 6 milioni, hanno deciso di rinunciare alle vacanze «fuori casa» di fine anno nelle città italiane o all’estero dopo i recenti attentati terroristici, preferendo le «più sicure» mura domestiche. Insomma, il terrorismo condiziona gradualmente la quotidianità collettiva, a tal punto che, poco più della metà degli italiani (54,1%) sta cambiando le proprie abitudini.
A cambiare programmi, decidendo di disdire la vacanza fuori casa, sono principalmente i giovani nel 18,5% dei casi.
Sul versante opposto, gli italiani che non ci stanno a farsi cambiare le abitudini e le decisioni di viaggio per le festività imminenti superano di poco il 30% del panel intervistato.
Lombardia e Lazio si confermano, per il secondo anno consecutivo, le realtà territoriali più «esposte» al terrorismo secondo l’Italian Terrorism Infiltration Index 2016 ideato dall’Istituto Demoskopika, che ha tracciato una mappa delle regioni più a rischio potenziale di infiltrazione terroristica sulla base di tre indicatori ritenuti «sensibili»: le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti in territorio italiano e gli stranieri residenti in Italia provenienti dai primi cinque paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (lep) nello studio «Global Terrorism Index 2016»: Iraq, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria.
Europa e Italia devono considerarsi in guerra e sotto assedio: è la percezione nutrita dal 75,6% dei cittadini secondo la rilevazione, effettuata all’indomani della strage ai mercatini di Natale nella capitale tedesca.
La paura di un attacco terroristico in Italia è assolutamente trasversale per le classi di età (giovani, adulti e anziani).
Qualche differenza, invece, analizzando l’area territoriale: la paura maggiore sembra essere avvertita al Sud (78,1%) e nelle realtà regionali del Nord Ovest (74,8%).
Inoltre, per 8 individui su 10 del campione (81,6%) occorrono maggiori controlli interni per garantire più sicurezza e il 60,8% si spinge a ritenere necessaria la chiusura delle frontiere del nostro Paese per non far giungere nuovi immigrati dai paesi a maggiore «vocazione terroristica».
Demoskopika rileva anche che dal 2005 al 2014 il numero delle utenze telefoniche controllate dietro autorizzazione delle procure italiane, per indagini relative a reati di terrorismo internazionale e interno, è stato complessivamente pari a 7.991 ma che l’attività di «ascolto» nel 2014 è cresciuta del 30,4%.
Sono 59 gli attacchi terroristici avvenuti in Italia negli ultimi 10 anni, inclusi nel Global Terrorism Database.
Dall’analisi di Demoskopika emerge che la regione che ha subi’to il maggior numero di attacchi terroristici in questo arco temporale è stato il Lazio, con 15 episodi (25,4% del totale), la Lombardia con 11 eventi (18,6%) e il Piemonte con 8 eventi (13,6%).
(da agenzie)
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