Dicembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
CESA E CASINI CONTRARI A NUOVE ELEZIONI, MEGLIO CONSERVARE LA POLTRONA FINO A CHE SI PUO’
Nuove e fantasmagoriche notizie arrivano dall’universo dell’infinitamente piccolo. Dopo la scissione dell’atomo, infatti, l’UDC parrebbe intenzionata a lasciare NCD e Area Popolare: “Il risultato del referendum non e’ ascrivibile a categorie politiche precise. Nessuno può attribuirsi un risultato: nè i vincitori, nè gli sconfitti. L’esito del 4 dicembre è la reazione di una società stanca, smarrita e priva di riferimenti certi. Per questo l’idea di far precipitare il Paese verso il voto appare più il segno di una reazione emotiva alla sconfitta che un disegno politico utile all’Italia”, affermano infatti in una nota congiunta i parlamentari dell’Udc insieme al segretario nazionale del partito, Lorenzo Cesa.
“Su questo punto si segna l’ultima differenza nei confronti di Alfano che, da tempo, ha trasformato in sudditanza nei confronti di Renzi quella che per noi è stata ed è un’alleanza leale con il Pd. L’esperienza di Area Popolare, forse mai decollata, si conclude qui — prosegue la nota, bontà sua -: con lo scioglimento dei gruppi e la ripresa di autonome presenze parlamentari. In questo momento riteniamo che, in primo luogo, spetti al presidente Mattarella definire percorsi e prospettive. Ci limitiamo a considerare che dopo il referendum il Paese ha bisogno con urgenza di una messa in sicurezza sociale, intervenendo sulla povertà che come sostiene l’Istat oggi colpisce un italiano su tre; di interventi sul sistema creditizio a tutela dei risparmiatori e di una nuova legge elettorale a base proporzionale votata dal Parlamento.”
E non ultimo c’è bisogno, al di la’ delle distinzioni sul referendum — concludono Cesa e i parlamentari UDC -, di un lavoro di ricomposizione specie all’interno dell’area del cattolicesimo popolare e di ceti medi e popolari che miri alla costruzione di un soggetto politico credibile . Per questo facciamo appello a noi stessi e a quanti, tra parlamentari e movimenti nella società civile, colgano come noi la rilevanza di questo passaggio storico”.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2014 Riccardo Fucile
PENA DI UN ANNO AL TESORIERE NARO, COINVOLTO NELL’INCHIESTA SUGLI APPALTI ENAV
Nell’aprile del 2012 Pierferdinando Casini annunciò lo scioglimento del partito. Ma ancora oggi l’Udc esiste e più che al centro della politica sembra essere nei pensieri di pubblici ministeri, giudici e Guardia di Finanza.
Dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Roma di Lorenzo Cesa per finanziamento illecito, per lo stesso reato incassa una condanna a un anno grazie alle attenuanti l’ex tesoriere in uno dei processi per gli appalti Enav.
Quando scoppiò lo scandalo Rocco Buttiglione di lui disse: “Non fa certe cose”.
Oggi però per l’ex segretario amministrativo Giuseppe Naro è arrivato un primo verdetto di colpevolezza per la vicenda della tangente di 200mila euro che l’imprenditore Tommaso Di Lernia, sostiene avergli versato nel febbraio 2010.
Naro ha sempre respinto l’accusa di concorso in finanziamento illecito, ma oggi il Tribunale ha accolto interamente le richieste del pm Paolo Ielo.
”Ribadisco la mia totale estraneità alle accuse che mi sono state formulate. Per questo ricorrerò in Appello contro una sentenza ingiusta, certo che in tale sede — dice Naro – si riuscirà a fare piena chiarezza su questa vicenda”.
Secondo l’accusa fu Di Lernia, responsabile della Print Sistem, società legata ai subappalti del colosso specializzato nella realizzazione di apparecchiature radar Selex (di cui hanno arrestato l’ex direttore operativo Stefano Carlini nell’indagine su Sistri), a versare il balzello al tesoriere dell’Udc.
Ad accompagnarlo nell’ufficio di Naro, in via Due Macelli, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, fu Guido Pugliesi, ex amministratore delegato di Enav.
Per la procura di Roma – che aveva chiuso le indagini nel maggio del 2012 — a confermare tale circostanza era anche il telefono cellulare di Di Lernia, risultato agganciato alla cella della zona in cui lavora Naro, ed il passaggio della sua auto nella zona a traffico limitato.
Sia Naro sia Pugliesi, avevano respinto le accuse, mentre Di Lernia, che con le sue rivelazioni aveva consentito di aprire uno squarcio nel meccanismo degli appalti dell’Enav, avrebbe riconosciuto l’ex segretario amministrativo dell’Udc in una foto durante un interrogatorio.
Naro invece dichiarò che “Di Lernia si propose dicendo che avrebbe voluto finanziare il partito in vista delle elezioni, facendo tutto secondo le regole. Mi era stato presentato da Guido Pugliesi, però non diede seguito a quelle sue intenzioni”.
Il contributo di 200mila euro destinato a Naro, invece secono la tesi della Procura accolta dal Tribunale, fu la conseguenza di un accordo tra Lorenzo Cola (ex consulente Finmeccanica) e lo stesso Di Lernia, su richiesta e attraverso la mediazione di Pugliesi.
Per l’episodio di via Due Macelli hanno già patteggiato la pena sia Cola, sia Di Lernia, mentre Pugliesi sarà giudicato con il rito ordinario a maggio.
Il 31 gennaio scorso Di Lernia durante una delle udienze del processo aveva raccontato che i soldi furono consegnati a Naro perchè non c’era Casini: “Quella mattina (2 febbraio 2010) l’allora Ad di Enav Guido Pugliesi mi disse che non c’era Pierferdinando Casini, ma che la valigetta che conteneva 200mila euro l’avremmo potuta consegnare a un’altra persona“.
Nel corso della sua deposizione Di Lernia ha raccontato che quel giorno “in via dei Due Macelli” una persona si “presentò come Pippo e si scusò per averci ricevuto in una stanzetta perchè nel suo ufficio era in corso una bonifica dopo la scoperta di una cimice“.
L’imprenditore, rispondendo alle domande del pm, aveva aggiunto che “Pugliesi non prendeva mai direttamente, personalmente soldi, ma mi indicava le persone a cui consegnarli. Erano dell’area dell’Udc”.
E ancora: “In prossimità di non so quale campagna elettorale, mi disse che era meglio se Finmeccanica si fosse avvicinata all’Udc, tramite una dazione per sostenere la loro campagna elettorale. Non so se mi disse che era diretta a Casini o al partito di Casini. Quel 2 febbraio venne a prendermi all’ingresso Pugliesi. Dopo alcuni convenevoli, lasciai i soldi a Pippo, come eravamo d’accordo e dissi: ‘Ti lascio questo pensiero, spero vi faccia cosa gradita’”.
Non è la prima volta che l’ex parlamentare finisce nei guai.
Nel 1992 Naro, da dimissionario presidente della Provincia di Messina, fu indagato per abuso d’ufficio.
L’ inchiesta era relativa all’acquisto di 462 fotografie, raffiguranti paesaggi del Messinese, costate all’amministrazione provinciale 357 milioni di lire.
Nell’aprile del 1993 Naro era stato arrestato per lo stesso reato, ma per un’altra vicenda. Tutte inchieste da cui era uscito indenne.
E così nel 2005 Naro era diventato segretario amministrativo e nel 2006 era tra i nomi in testa di lista dell’Udc al Senato in Sicilia in cui si trovavano anche Totò Cuffaro e Calogero Mannino.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 26th, 2014 Riccardo Fucile
L’IMPRENDITORE: “ERA PRASSI CHE I SOLDI DELLE SOVRAFATTURAZIONI FINISSERO AI NOSTRI REFERENTI POLITICI”
Un versamento di 200mila euro veicolato dall’ex manager di Finmeccanica Lorenzo Borgogni.
Soldi che sarebbero stati consegnati nel 2010 al segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, per questo indagato per finanziamento illecito a parlamentare dal pubblico ministero di Roma Paolo Ielo.
L’indagine sui «fondi neri» creati grazie agli appalti del colosso specializzato in sistemi di difesa, arriva dunque al livello politico.
Svelando meccanismi di approvvigionamento che sarebbero serviti ad arricchire i manager e i loro referenti.
Un avviso di proroga è stato notificato a Cesa qualche settimana fa. Lui si dice estraneo a tutta la vicenda, ma nuovi accertamenti sono stati affidati alla Guardia di Finanza dopo le dichiarazioni di Sabatino Stornelli, l’amministratore delegato della «Selex Se.Ma» e di suo fratello Maurizio che un anno fa, dopo essere stati arrestati per le tangenti versate per aggiudicarsi le commesse legate al sistema di monitoraggio dei rifiuti denominato «Sistri», hanno deciso di collaborare con gli inquirenti.
Rivelando nomi e circostanze, e soprattutto indicando le società che emettevano fatture false e così creavano le provviste per pagare tangenti.
Due giorni fa il giudice di Napoli ha ordinato l’arresto di Borgogni, e dell’ex parlamentare di Forza Italia Vincenzo Angeloni, il dentista dell’ex amministratore di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini (anche lui indagato e perquisito) che avrebbe avuto il ruolo di collettore delle mazzette.
E nell’ordinanza di custodia cautelare ha scritto: «Maurizio Stornelli precisava che la Sedin era una società riconducibile a Nicola Lobriglio, il quale gli aveva raccontato che tramite Borgogni aveva provveduto a finanziare con i soldi delle commesse ricevute da Finmeccanica i suoi sponsor politici e segnatamente l’onorevole Lorenzo Cesa, lo stesso raccontava questa circostanza come un dato consolidato ormai nel tempo e riferibile già ad alcuni anni prima del 2009. Il rapporto era sempre mediato da Angeloni. E anche in questo caso Stornelli provvedeva a consegnare ad Angeloni una somma di 200 mila euro recapitatagli da Lobriglio a via Liberiana: destinatario finale dei soldi, a dire di Angeloni, era sempre Borgogni (in particolare aveva ricevuto la somma in due tranche : una volta era stato lo stesso Lobriglio a portargliela a casa, un’altra gli aveva chiesto di andargliela a ritirare a casa sua; i soldi venivano poi consegnati ad Angeloni in via Liberiana). Lobriglio gli aveva raccontato che era prassi che i soldi ricavati dalle sovrafatturazioni delle commesse per Finmeccanica venissero poi destinati tramite i vertici di Finmeccanica a finanziare i partiti e, per quanto riguardava lui, il partito di Cesa».
Proprio su questo indaga il sostituto Ielo, ma non solo.
Perchè sotto osservazione c’è anche l’attività di Luigi Pelaggi, l’alto funzionario del ministero dell’Ambiente già arrestato per ordine della procura di Milano.
«Fu proprio Pelaggi a impormi alcune ditte da far lavorare», ha raccontato Stornelli. Nell’ordinanza di Napoli è svelato un altro episodio che dimostra quali interessi si muovessero dietro l’affidamento dei lavori.
Scrive il giudice: «È appena il caso di ricordare le dichiarazioni rese da Sabatino Stornelli, secondo cui l’interesse di Guarguaglini e Borgogni nel Sistri è anche dimostrato dalla ubicazione del centro di localizzazione secondario del Sistri che è stato realizzato a Cecina, paese limitrofo a quello di Guarguaglini, Castagneto Carducci, e della città di Borgogni, Siena, e ciò nonostante il ministro Stefania Prestigiacomo volesse localizzarlo a Siracusa, in quanto siciliana, ed avesse espresso questo desiderio tramite Pelaggi. Invece Guarguaglini, spinto dall’ex ministro Matteoli, ha scelto Cecina, paese di Matteoli. Guarguaglini e Borgogni hanno anche deciso tutte le assunzioni a partire dalla responsabile del centro, che è la nipote di Guarguaglini».
Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera”)
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Marzo 15th, 2014 Riccardo Fucile
IL MOVIMENTO POLITICO DELL’EX UDC, “IDEE PIU’ POPOLARI”, PASSA CON BERLUSCONI: “NON CI INTERESSA RIFARE ALLEANZA NAZIONALE”
Luciano Ciocchetti e il suo movimento «Idee più popolari» passano con Forza Italia. Su Twitter scrive: «Noi in Fdi non ci siamo mai entrati. Abbiamo partecipato ad Officina per l’Italia, per fare un partito nuovo, ma si è fatto An».
Ora, continua in un altro tweet, «con tanti amministratori, quadri, grandi elettori, un nuovo viaggio insieme».
Luciano Ciocchetti, ex esponente dell’Udc, si era avvicinato al nuovo cantiere della destra fatto partire da Giorgia Meloni insieme a Gianni Alemanno.
Ma dopo qualche mese di «studio» ha preferito rinunciare perchè il progetto era troppo «targato» An.
Giovedì era intervenuto per commentare il nuovo piano di Matteo Renzi: «La manovra shock per la ripresa presenta alcune cose buone ed altre poco chiare. Alcuni dubbi rimangono sui tempi e sulle coperture da definire: come mai Letta non i aveva i soldi mentre adesso ci sono? E dove sono le proposte per affrontare il problema del lavoro in Italia? L’occupazione si crea aiutando le imprese che ad oggi non ce la fanno e continuano a fallire, come risulta dall’ultima rilevazione di Confesercenti secondo la quale in Italia 29 mila imprese in due mesi sono state costrette a chiudere i battenti».
(da “il Tempo”)
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Febbraio 24th, 2014 Riccardo Fucile
COME LA DC DI 30 ANNI FA… IL RITORNO DI UN APPLAUDITO DE MITA
Con uno scarto di soli 4 voti, Lorenzo Cesa batte lo sfidante Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica amministrazione nel governo Letta, e viene riconfermato segretario dell’Udc.
“E’ stato un congresso bellissimo”, ha commentato Pierferdinando Casini, che da patron storico dello scudocrociato non ha preso parte alla competizione.
Che pure c’è stata, non per contrapposizione nelle scelte politiche, ma a causa della fatale contesa della leadership nel partito, proprio come accadeva 30 anni fa nella Democrazia Cristiana.
Non a caso, l’intervento di Ciriaco De Mita è stato applaudito a scena aperta, nonostante le critiche che l’ex premier della prima Repubblica ha rivolto a tutti.
Non è in discussione la rotta nel prossimo futuro: appoggio al governo Renzi fino a quando durerà ; costruzione di un polo dei popolari italiani ispirato al Ppe europeo; alleanza con un centro destra nel quale il ruolo di Silvio Berlusconi dovrebbe essere sempre più marginale.
La non scontata vittoria di Cesa lascia aperto un problema per i vertici dell’Udc. “Non ci sarà una cogestione del partito — ha puntualizzato D’Alia — perchè serve un forte cambiamento del gruppo dirigente. Il marchio dello scudo crociato deve rimanere ben solido fino a quando non ci sarà certezza sul nuovo soggetto di aggregazione in Italia dei Popolari, nel modo più chiaro”.
Cesa getta acqua sul fuoco dopo il voto che lo ha confermato segretario: “Non esiste nessun rischio di un partito diviso. Dopo questo congresso l’Udc è più unita e forte di prima. Sarà una gestione unitaria. Siamo una grande famiglia che vuole affrontare i problemi dell’Italia e questo deve unirci e non può dividerci”.
Salomonica la conclusione di Casini: “C’è un partito che ha dimostrato di saper discutere, di avere passione, di votare, di avere una linea politica unica, ma con tante individualità .
Così è se vi pare…
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Ottobre 19th, 2013 Riccardo Fucile
LA STESSA FATTURA PER GIUSTIFICARE DUE SPESE DIVERSE…. MANCANO ALL’APPELLO ANCHE 110.000 EURO
Li accusano, nero su bianco, di aver riciclato la stessa fattura per giustificare due spese differenti.
E, sempre nero su bianco, di aver «provveduto a una rifusione parziale» delle somme mancanti dai conti che gestivano, ma in un momento nel quale «le inchieste giudiziarie erano di pubblico dominio».
Nelle carte che ieri in tarda mattinata i finanzieri del nucleo di polizia tributaria (agli ordini del colonnello Carlo Vita) hanno notificato a Rosario Monteleone e Marco Limoncini, e in quelle che la Finanza ha trasmesso settimana dopo settimana alla Procura, c’è la sintesi d’una serie di accertamenti partiti da lontano.
Che le stesse Fiamme Gialle avevano più diffusamente illustrato al pm Francesco Pinto con un’informativa a puntate.
Titolo, piuttosto eloquente: «Operazioni sospette ad opera di Monteleone Rosario, Limoncini Marco (capogruppo Udc in consiglio regionale) e Salvatori Tiziana (segretaria personale di Monteleone, ndr).
L’artista di Albisola e i documenti truccati
Come in tutti gli scandali politico-giudiziari che si rispettino, la buccia di banana (meglio: una delle) su cui i vertici dell’Udc sono scivolati, ha una genesi alquanto colorita.
E per capirlo bisogna saltare per un attimo ad Albisola.
Qui, nelle scorse settimane, i finanzieri fanno visita a Paolo Anselmo, artista piuttosto noto in zona. Gli chiedono se possiede ancora la documentazione d’una fornitura di ceramiche (cento animaletti da usare come regali natalizi) che in precedenza gli era stata pagata proprio dall’Unione di centro.
Anzi, con un assegno del presidente del consiglio regionale in persona, Rosario Monteleone.
Anselmo, il cui talento è unanimemente riconosciuto ma che di rado riceve ordini così «importanti» e sostanziosi, ricorda tutto e possiede tutto.
Spiega di aver conservato le carte richieste, ricorda la cifra pagata dall’Udc (per la precisione 10.800 euro) e sfodera quello che è il papello fondamentale: la fattura. «Ricordo che – racconta – ero stato contattato dalla segretaria di Monteleone per la fornitura di cento animaletti di ceramica. Quante fatture ho emesso per l’ordine? Una sola, come mia abitudine».
Il problema, si scopre oggi, è che una copia di quella stessa fattura i finanzieri l’avevano sequestrata fra i «giustificativi» di spesa presentati dal partito: in poche parole, fra gli “scontrini” con i quali si dovrebbe spiegare come sono stati utilizzato i soldi pubblici ottenuti ogni anno per «attività politica».
L’esborso per le ceramiche era inserito alla voce «rappresentanza»; ma aldilà del fatto che si possa considerare tale (e non magari un vero e proprio acquisto privato accollato ai contribuenti) il dettaglio che ha fatto sgranare gli occhi ai militari è stato un altro.
La ricevuta trovata negli archivi dell’Udc (il cliente) è diversa da quella che possiede Anselmo (il fornitore).
E secondo la Procura è stata “ritoccata” per giustificare anche una spesa differente (e poco giustificabile) da quella per cui era stata emessa.
Gli inquirenti pensano insomma che sia stata usata due volte, senza ovviamente che l’artista ne sapesse nulla.
Ecco perchè nei confronti di Montelone e Limoncini scatta l’accusa di falso in scrittura privata.
«Incroci continui presidenza-partito»
L’affaire ceramiche, dal punto di vista della cifra (quegli 11 mila euro spesi non si sa come e giustificati con la possibile “clonazione” della fattura di Paolo Anselmo) è il meno «significativo» agli occhi di chi indaga.
Gli ammanchi più consistenti, insistono gli investigatori, riguarderebbero vere e proprie «distrazioni» dai budget di soldi pubblici che Monteleone aveva alla presidenza del consiglio regionale; e – insieme a Limoncini – nell’Udc, con potere di firma sul conto.
Fra i due depositi, rimarcano le Fiamme Gialle nei propri dossier, c’è stato un continuo viavai di denaro.
E alla fine, perlomeno in base ai calcoli che le forze dell’ordine hanno fin qui ultimato, ecco che dal primo mancano all’appello 32 mila euro e dal secondo 81.800, sempre ricordando che in esame vengono presi 2010, 2011 e 2012.
(da “il Secolo XIX“)
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Ottobre 18th, 2013 Riccardo Fucile
LA CIFRA CONTESTATA E’ DI 120.000 EURO DEI FONDI DEL GRUPPO… STESSA SORTE PER IL CAPOGRUPPO UDC LIMONCINI
Rosario Monteleone, presidente Udc del Consiglio regionale ligure, è stato indagato nell’ambito dell’inchiesta condotta dal pm Francesco Pinto sulle cosiddette “spese pazze” in Regione.
Il reato che si ipotizza a suo carico è quello di peculato in ordine alla presunta distrazione di fondi dalla presidenza del consiglio e dal gruppo Udc nell’esercizio
2010, 2011 e 2012.
L’indagine è uno stralcio della nota inchiesta “spese pazze” sull’illecito utilizzo dei fondi pubblici dei gruppi consigliari regionali.
L’ipotesi da cui partono gli inquirenti è precisa: si indaga su movimenti sospetti di denaro, transitati anche su conti personali di alcuni collaboratori, come la segretaria del presidente.
Secondo indiscrezioni, le cifre in ballo sarebbero pari a circa 120mila euro per l’esercizio negli anni 2010/12: nel dettaglio, ammonterebbero a circa 30mila euro gli ammanchi dalla presidenza del consiglio Regionale e altri 90mila circa sarebbero stati “distratti” con varie modalità .
L’inchiesta sulle spese in Regione è quindi a una svolta.
L’inchiesta è condotta dal pubblico ministero Francesco Pinto. Al setaccio degli inquirenti documenti su bilanci, spese di amministrazione e personale della presidenza e della vicepresidenza dell’ente.
Gli atti riguardano uscite e pezze giustificative di tre anni: 2010, 2011 e 2012.
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Maggio 16th, 2013 Riccardo Fucile
NUOVI INCARICHI PER ROBERTO RAO, GALLETTI E OCCHIUTO, ESCLUSI DAL PARLAMENTO
“Le sconfitte segnano, ma sono utili solo se insegnano. Grazie a tutti” twittava sconsolato Roberto Rao all’indomani della mancata rielezione alle politiche.
Ma l’ex deputato Udc, fedelissimo di Pierferdinando Casini non ha mai abbandonato Montecitorio, mentre nel frattempo i collaboratori anche storici del partito hanno dovuto fare le valigie.
Rao si è infatti assicurato una solida ciambella di salvataggio: dopo la denuncia dei deputati 5Stelle che ha bloccato la delibera con le liste degli ex dipendenti assumibili dall’amministrazione, il percorso era per la verità apparso tortuoso.
E solo grazie ai buoni uffici di Casini (di cui Rao è stato portavoce anche quando sedeva sul banco più alto della Camera) si è visto assegnare una collaborazione con Ferdinando Adornato eletto a Montecitorio nella Lista di Scelta civica e entrato nell’ufficio di presidenza tra i segretari d’aula.
Ma non basta. Rao infatti è divenuto consigliere politico del neoministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri.
Diversa la soluzione trovata per un altro ex parlamentare di stretta osservanza ‘casiniana’ e cioè Gian Luca Galletti approdato come sottosegretario nel governo Letta al ministero dell’Istruzione dove ha portato come capo della sua segreteria un altro ex parlamentare, ma sempre di stretta osservanza casiniana e cioè Roberto Occhiuto per il quale era sfumata in extremis l’ipotesi di una poltrona di assessore in Calabria.
Per i suoi fedelissimi, rimasti esclusi dalla pesante tornata elettorale, il leader dell’Udc si era messo in moto da subito.
Prima della nomina a sottosegretario, per Galletti si erano aperte le porte del consiglio di amministratore di Ismea, l’istituto per il mercato agricolo alimentare, subentrando al consigliere Ernesto Carbone nel frattempo divenuto deputato per il Pd.
L’elezione di Carbone in parlamento, per la verità , è stato una vera manna dal cielo per l’Udc: oltre che nel cda di Ismea infatti ricopriva anche il ruolo di presidente e Amministratore Delegato di Sin (la società controllata dall’Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in agricoltura), posto lasciato libero per Antonella Del Sordo tra le amiche più strette di Azzurra Caltagirone.
Questo attivismo trova diverse spiegazioni, non ultimo l’imminente congresso che l’Udc si avvia a celebrare, dopo il rinvio determinato dalle elezioni anticipate.
E, alla luce del risultato registrato dal partito schierato da Pierferdinando Casini nella semi fallimentare impresa al fianco di Mario Monti si attende ora una resa dei conti.
Montano infatti i malumori per l’ipotesi che il leader dell’Udc designi per la segreteria un fedelissimo e cioe’ il senatore veneto Antonio De Poli, affiancato da Mauro Libe’ (ex parlamentare non rieletto) come segretario organizzativo.
Secondo lo schema disegnato da Casini, il segretario uscente, Lorenzo Cesa potrebbe andare a ricoprire l’incarico praticamente onorario, di Presidente.
Accantonando di fatto il canale principale di dialogo dell’Udc con il Pdl.
Ilaria Proietti
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Gennaio 30th, 2013 Riccardo Fucile
NEL MIRINO DELLA PROCURA I FINANZIAMENTI DEI COSTRUTTORI AL PARTITO NEL LAZIO
Dopo la Margherita, il Pdl e l’Italia dei Valori, anche il partito di Pier Ferdinando Casini finisce sotto inchiesta.
A seguito della segnalazione della Corte dei Conti, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, di cui è titolare il procuratore aggiunto Francesco Caporale, per chiarire alcuni aspetti sui finanziamenti ricevuti da parte di aziende private per le regionali del 28 e 29 marzo del 2010.
I magistrati contabili nell’ultima relazione, pubblicata ad agosto scorso, scrivono che “Il dott. Vittorio Bonavita, (poi nominato direttore dell’Asl Roma B, ndr), segretario amministrativo dell’Udc Lazio pro tempore, con nota in data 3 luglio 2012 ha trasmesso solo una parte (14 delibere societarie) della documentazione relativa alle società eroganti (in tutto 39 società ) previste dalla predetta legge n. 195 del 1974”.
Ossia su 39 aziende o comunque persone giuridiche che hanno finanziato il partito, in 25 casi non è stata presentata alcuna carta che giustifichi quelle entrate , contabilizzate per un totale di 171mila euro.
Nell’elenco delle società di cui manca documentazione c’è la Todini Costruzioni Generali Spa che ha finanziato quella campagna regionale del 2010 con un bonifico di 20 mila euro.
La società Todini è gestita da Luisa Todini che siede anche tra i consigliere Rai in quota Pdl/Lega.
Altri esempi di società , di cui non è stato presentato alcun documento alla Corte dei Conti, sono poi la Edil C.a.s.a. Edilizia che al partito ha donato 20 mila euro, la Ciaccia appalti srl (altri 20mila). E ancora, la Sales appalti (15 mi-la) e la Di. Bi. costruzioni (5 mi-la), tutte operanti nel settore dell’edilizia.
Il collegio dei magistrati contabili, si conclude nell’ultima relazione, però “non ritiene che la mancata trasmissione della documentazione relativa ai contributi di che trattasi sia, di per sè sola, atta a concretizzare un fumus di sussistenza del reato di cui all’art. 7, ultimo comma, della legge 2 maggio 1974, n. 195 — ossia la legge che regola i finanziamenti privati ai partiti. Tuttavia, il Collegio si è determinato nei sensi dell’opportunità di riferire i fatti, per quanto di rispettiva competenza, alla Procura della Repubblica di Roma”.
Che solo pochi giorni fa ha aperto un fascicolo, per adesso senza indagati nè reati, al fine di chiarire la regolarità o meno di quei 171 mila euro che sono entrati nelle casse della sezione regionale dell’Udc e che sono stati utilizzati per la tornata elettorale del 2010.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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