Novembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
CONDANNATI ANCHE SCIDONE E DEL PONTE
Tutti condannati. Marta Vincenzi è stata condannata nel processo per l’alluvione di Genova del 4 novembre del 2011 durante la quale persero la vita sei persone, tra cui due bambine di 8 anni e 10 mesi.
Dopo le repliche degli ultimi due difensori, il giudice Adriana Petri ha pronunciato la sentenza di condanna a 5 anni e 2 mesi per i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, nonchè di falso e calunnia per aver modificato il verbale di ricostruzione dell’esondazione del Fereggiano.
Nel dettaglio, le condanne sono di 3 anni e sette mesi per omicidio e disastro colposo, un anno e cinque mesi per falso mentre è decaduto il reato di calunnia.
Per Vincenzi il pm Luca Scorza Azzarà aveva chiesto 6 anni e un mese.
La decisione è stata presa dopo sette ore di Camera di Consiglio.
La Vincenzi era accusata di omicidio plurimo, disastro colposo plurimo, falso e calunnia. Per quest’ultima accusa è stata assolta.
Secondo l’accusa, i politici e i tecnici non chiusero le scuole nonostante fosse stata diramata l’allerta 2 e, la mattina della tragedia, non chiusero con tempestività le strade. Dalle indagini era emerso che “gli uffici comunali di protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti già alle 11 mentre il rio Fereggiano esondò intorno all’una”. In quelle due ore c’era la possibilità di evitare la tragedia con alcuni accorgimenti che “non vennero messi in atto”, aveva scritto il pm.
I vertici della macchina comunale “non solo non fecero quello che andava fatto” ma, secondo l’accusa, “falsificarono il verbale alterando l’orario dell’esondazione”.
Quel documento secondo gli inquirenti venne alterato per sostenere la tesi secondo cui quel giorno sulla città si abbattè una “bomba d’acqua” di per sè imprevedibile.
All’indomani della tragica alluvione, venne aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti.
Grazie alle testimonianze dei cittadini, alle loro foto e video, gli investigatori hanno scoperto che la verità raccontata dai verbali presentati dagli uffici comunali era ben diversa da quanto veramente accaduto.
Vennero così ipotizzate le accuse relative al verbale ‘taroccato’: il falso, appunto, e la calunnia perchè gli imputati scrissero nel documento che il volontario di protezione civile risultava presente sul rio a monitorare l’andamento dell’acqua quando invece non arrivò mai sul posto.
(da agenzie)
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Gennaio 30th, 2013 Riccardo Fucile
IL COMUNE ALLE 12.10 PARLA DI BOMBA D’ACQUA IMPROVVISA PER GIUSTIFICARSI, MA L’EVENTO SI MANIFESTO’ IN REALTA’ ALLE 12.53
L’ex sindaco Marta Vincenzi è indagata nell’inchiesta sul falso verbale redatto dopo l’esondazione del rio Fereggiano nel novembre di due anni fa costato la vita a 6 persone.
Alle 17 è iniziato il suo interrogatorio condotto dal procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico e dal sostituto procuratore Luca Scorza Azzarà¡ titolari dell’indagine.
L’ex sindaco deve chiarire se era al corrente di quella bugia scritta per allontanare le responsabilità dal Comune.
Nel documento scritto dai vertici dell’amministrazione si sosteneva la tesi della bomba d’acqua improvvisa contro la quale nessuna prevenzione sarebbe stata possibile.
Ma la successiva indagine ha dimostrato che la valanga di acqua e fango arrivò alle 12.53 e non alle 12.10 come fu scritto nel documento taroccato.
Per quel verbale falsificato è già inquisito Sandro Gambelli, allora capo della Protezione Civile del Comune (finito agli arresti domiciliari e dopo tre giorni tornato libero da indagato per falso e calunnia), insieme a Gianfranco Delponte (direttore dell’Area Sicurezza), Giampaolo Cha (suo diretto superiore), entrambi finiti ai domiciliari per un paio di giorni, e l’ex assessore alla Protezione civile Francesco Scidone.
In precedenti interrogatori, c’è chi avrebbe assicurato di avere trasmesso la relazione manipolata all’ufficio di gabinetto di Marta Vincenzi e altri avrebbero detto al magistrato che Marta Vincenzi era al Matitone quando è stata ideata la versione fasulla.
Ma lei ha sempre smentito: “Sono nauseata da tutte queste falsità . Mi sono fidata dei miei collaboratori: un sindaco riferisce quello che dicono i tecnci. Non ho fatto altro che ripetere le cose che mi erano state comunicate dalle persone che mi erano vicino e io non ho mai dubitato di loro. In quei giorni li ho visti lavorare duro, li ho visti soffrire accanto a me. Perchè avrei dovuto sospettare di qualche bugia?”
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 13th, 2012 Riccardo Fucile
ATTACCHI ALLA INTELLIGHENZIA CITTADINA, A DON GALLO, AL PARTITO MASCHILISTA…POI SI PARAGONA A IPAZIA, MA DIMENTICA LA NOMENKLATURA CHE L’HA APPOGGIATA
«Nessuno ha digerito il Pd, bravi tutti». Il sindaco di Genova Marta Vincenzi, dopo aver attaccato il Pd per non averle confermato la fiducia, appoggiando la sua ricandidatura dopo 4 anni di governo della città , se l’è presa con gli intellettuali borghesi che, secondo il primo cittadino, avrebbero sostenuto Marco Doria (il candidato di Sel, vincente) alle primarie del centrosinistra.
«La cultura, mi raccomando! I nostri intellettuali, i loro giovani studenti, le firme dei giornalisti, la buona borghesia!», ha scritto ironicamente sulla sua pagina Twitter.
E ancora: «Se una donna ti fa pagare il parcheggio dell’auto in doppia fila a cui non rinunci è davvero una megera!»; «Sono come delle lavandaie che litigano. Volgari. Se un uomo va in bicicletta e non dice niente è così carino!»; «Le donne che scendono in piazza fanno piazzate». «Se un uomo si incatenerà per Fincantieri sarà un gesto maschio ed eroico. È sgradevole vedere una donna che scende in piazza». «Vuoi mettere come è rassicurante e linguisticamente corretto avere un sindaco!»; «Almeno è finito il tormentone linguistico! Si torni all’antico: sindaca, sindachessa, la sindaco… Che orrore!».
Nel suo lungo sfogo, il sindaco del capoluogo ligure si è poi paragonato a Ipazia, la matematica e filosofa di Alessandria d’Egitto uccisa nel V secolo da una folla di cristiani in tumulto: «A Ipazia – ha affermato Vincenzi – è andata peggio. Oggi le donne – ha sottolineato – riescono a non farsi uccidere quando perdono» ma «ci mettono secoli a far riconoscere il valore della propria intelligenza».
«Da maggio – ha aggiunto il primo cittadino – non ci sarà più un sindaco donna in nessuna grande città italiana nè di destra nè di sinistra ma con qualche assessorato si risolverà tutto.
Del resto – chiede con sarcasmo Vincenzi – una donna cosa ne capisce? Penserà mica di essere meglio degli amministrativisti che l’hanno preceduta?».
Il sindaco del capoluogo ligure ha infine fatto riferimento ad alcune scelte compiute in questi anni, criticando Don Andrea Gallo, che aveva appoggiato la candidatura di Doria: «Basta -ha dichiarato – con ‘sta fissa delle infrastrutture, di Smart cities. Vuoi mettere come è meglio parlare di beni comuni? Specie se benedice Don Gallo. A proposito – conclude Vincenzi – chissà dove sarebbe stato Don Gallo al tempo di Ipazia?».
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Novembre 5th, 2011 Riccardo Fucile
GIOIA E JANISSE DI 8 E 1 ANNO NON CI SONO PIU’, TRAVOLTE DALL’ONDATA DI ACQUA E FANGO CHE HA DEVASTATO GENOVA, MA ANCHE VITTIME DELLA CATTIVA GESTIONE DELL’EMERGENZA…LA RABBIA DEL PERSONALE DELLA SCUOLA
L’inferno di acqua, fango e detriti ancora negli occhi. Lacrime che scorrono sulle guance.
«È una nostra bambina, Gioia, veniva a scuola qui e ora non c’è più», si dicono insegnanti, bidelli e amministrativi nell’atrio della Giovanni XXIII, materna, elementari e medie, in piazza Ferraris, alla fine di via Fereggiano, nel cuore della tragedia.
Gioia, otto anni, ieri mattina era al sicuro nella sua classe, la III B.
Ma la mamma, Shiprese Djala, 28 anni, albanese, preoccupata per quell’apocalisse di pioggia, è corsa a scuola a prenderla, con la piccola Janissa, un anno, tra le braccia.
Tutte e tre sono morte nell’androne di un palazzo a pochi metri dalla scuola, travolte dall’onda di piena.
Alla Giovanni XXIII non si danno pace. «Arrivavano i genitori lividi dalla paura e dall’apprensione per i loro bambini. Cercavamo di convincerli a restare, di trattenerli, ma molti temevano di rimanere bloccati – racconta il segretario della scuola, Tommaso Pezzano -, allora per non lasciarli andare li mandavamo dai vigili urbani, lì fuori, che fossero loro a persuaderli. Altri invece si sono fermati con noi, abbiamo raccolto i panini e l’acqua che c’erano ancora nel refettorio e lo abbiamo diviso. Un papà ha racimolato tre candele e con quelle ci siamo aiutati fino a sera quando la cinquantina di persone, adulti e bambini che erano rimasti qui sono stati portati via dai soccorritori».
«Un padre – ricorda Pezzano con gli occhi che si riempiono di lacrime – è venuto a piedi da Nervi, chilometri di marcia sotto la pioggia, mi ha guardato con il terrore negli occhi: la mia bambina?, mi ha chiesto. L’ho rassicurato, la piccola era con noi, ai piani alti della scuola. Quel pover’uomo ha camminato per due ore per la sua bambina».
Ma tra il personale della scuola c’è anche tanta rabbia.
«Ci hanno mandato una nota dal Comune – racconta Pezzano -, poche righe: stato di allerta meteo, ma che cosa significa? Tutto e nulla. E noi cosa avremmo dovuto fare?. Nessuno ci dava indicazioni».
Nella comunicazione scritta del Comune di Genova, testualmente, «si invitano pertanto le famiglie a connettersi tempestivamente con i mezzi di comunicazione pubblici per acquisire informazioni su eventuali provvedimenti adottati a tutela della pubblica incolumità ».
«Si’, peccato che alle 11 luce e quindi tv e internet sono saltati, neppure i cellulari funzionavano e anche per questo molti genitori sono corsi a scuola per prendere i loro bambini, per portarli a casa, per averli sotto gli occhi – dice Pezzano amaramente -. Abbiamo deciso noi autonomamente di tenere i bambini rimasti e di accogliere quelli che volevano entrare. Ma nessuno per ore e ore si è presentato per chiederci come andava. Eppure noi eravamo al centro dell’inferno. Solo alle 13 una vigilessa, disperata perchè aveva perso il suo collega e non riusciva a trovarlo, è entrata nella scuola e ci ha detto di andare ai piani alti per metterci in salvo».
All’interno della scuola, dunque, i bimbi erano effettivamente sicuri ma molti sono convinti che la chiusura degli istituti avrebbe potuto evitare la tragedia, «dando ai cittadini – dice un insegnante – il vero senso dell’allarme e della preoccupazione delle autorità ».
(da “Il Secolo XIX”)
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Ottobre 13th, 2010 Riccardo Fucile
L’AVVOCATO GENOVESE, UNO DEI FONDATORI DI FORZA ITALIA, E’ AMAREGGIATO: “QUESTO NON E’ PIU’ UN MOVIMENTO… IL PROBLEMA SOLLEVATO DA FINI ERA UNA QUESTIONE POLITICA E ANDAVA AFFRONTATA IN DIREZIONE: COSA C’ENTRANO I PROBIVIRI ?”…. IL SEN. MUSSO: “NEL PDL MANCA LA DEMOCRAZIA INTERNA E RIMANE IRRISOLTA LA QUESTIONE MORALE”
E’ una cronaca genovese, quella che segue, ma potrebbe essere trasferita in diverse altre realtà della nostra penisola e poco cambierebbe.
Il senso di disagio,di frustrazione, di impotenza di fronte a scelte calate dall’alto e mai discusse negli organismi competenti, sta dilagando nelle strutture periferiche del Pdl.
E spesso a farsene preoccupati interpreti sono proprio i “grandi vecchi” , coloro che hanno contribuito a fondare Forza Italia, che hanno sognato un partito aperto al contributo di tutti, innovatore e liberale, pluralista e tollerante. Come nel caso di Alfredo Biondi, un passato politico di grande prestigio nelle istituzioni del nostro Paese e uno dei soci fondatori di Forza Italia, in passato ascoltato consigliere del premier.
Un uomo che non rinuncia a dire la sua, anche negli organismi competenti del Pdl.
Due giorni fa ha preso la parola al coordinamento cittadino del partito e sono partite pesanti bordate.
Biondi, che è sempre membro della direzione centrale del Pdl, ha affermato che “questo non è più un movimento, ma uno stagno e non venitemi a dire che a Genova le cose vanno bene”.
Ha rincarato la dose il sen. Enrico Musso che ha rimarcato “l’assenza di democrazia interna e il problema, mai affrontato, della questione morale, senza dimenticare che buona parte del programma è rimasta lettera morta”.
Sia Biondi che Musso hanno lanciato l’idea di un coordinamento per raccogliere i delusi di Berlusconi.
Biondi poi è intervenuto anche sul caso Fini: “Quella sollevata dal Presidente della Camera era una questione politica e, come tale, andava affrontata in direzione centrale: cosa c’entrano i probiviri? Fini così è stato espulso da una riunione di condominio”.
Un altro dei fondatori di Forza Italia in Liguria, Enrico Nan, è diventato coordinatore regionale di Futuro e Libertà .
E la prospettiva per le elezioni comunale genovesi del 2012 vede un centrodestra diviso e incerto su chi candidare, col rischio che alla fine i candidati possano anche essere più di uno.
Ma per il vertice del Pdl questi problemi non esistono.
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Novembre 28th, 2009 Riccardo Fucile
COMICA ESIBIZIONE DELLA LEGA A GENOVA: OLTRE CHE PER LAUREATI IN LEGGE, ORA SI SPACCIANO PER CRISTIANI E SPECULANO SUL CROCIFISSO…PASSA IL SINDACO, SCOPPIA UNA LITE E UN LEGHISTA COMINCIA A BESTEMMIARE… DAVIDE ROSSI AVRA’ AVUTO IL DIPLOMA DI LAUREA IN TASCA ANCHE LI’?…NESSUNO LO TIRA FUORI
La baraccopoli leghista genovese ha messo in scena un’altra degna rappresentazione ieri, in piazza De Ferrari, nel centro di Genova, durante la raccolta di firme a favore della presenza del crocifisso nelle scuole.
Travestiti questa volta da cristiani, dismessa la toga e gli attrezzi ortopedici, come nel migliore carnevale di Rio, con l’atteggiamento da uomini pii, si sono messi a distribuire crocifissi ai passanti. Peccato che non abbiano fatto precedere questa regalia, a uso e consumo dei pirla, dalla cerimonia di autoflagellazione, come in molte processioni tradizionali.
Non servirà a farli rinsavire dal loro latente razzismo, non “lascerà un segno” indelebile nelle loro coscienze, ma per lo meno sulle loro articolazioni.
Tanto nella sede di via Macaggi non mancano luminari in ortopedia, capaci di rimetterli in sesto come nelle migliori cliniche svizzere.
Ma ecco che ieri, mentre i crocefissi andavano a ruba, nonostante Cristo abbia più volte tentato di scendere dalla croce per prendere a calci nel culo chi stava speculando sul cristianesimo, passa dalla piazza il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, che nota appeso, all’esterno di un gazebo, un cartello in cui lei viene descritta come “molto legata alla comunità islamica” e accusata di “non curarsi del suo popolo, ma dei nomadi e dei clandestini”.
Il sindaco si è allora diretta decisa verso il gazebo e ha detto: “Fate le petizioni che volete, ma non dite falsità ”. Continua »
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Agosto 6th, 2008 Riccardo Fucile
IL REFERENDUM UN DOMANI SI FARA’… SUCCESSO DI PLINIO, MONTELEONE E ROSSO… ORA SI LITIGA SULLA COMMENDA DI PRE’…ALLA FINE IL COMUNE MANDERA’ I VIGILI PER DIRIGERE IL TRAFFICO DI CHI LA VUOLE OCCUPARE PER PROTESTA…FORZA NUOVA BRUCIA LA LEGA NORD…IL CRISTO DEGLI ABISSI RESPINGE BOSSI, CASTELLI E BALOCCHI… IN APNEA RESTA SOLO BRUZZONE CHE SI CONSOLA SPARANDO AI FRINGUELLI
Ultima settimana intensa per la politica genovese, prima delle curiali ferie di ferragosto: sotto l’afa opprimente che attanaglia la città , il comitato pro-referendario sulla moschea a Genova viene al fine ricevuto dalla sindaco-preside, Marta Vincenzi, che dopo aver tentato la via autoritaria del 7 in condotta propugnato dalla Gelmini, di fronte alle 1600 firme in due sole ore da parte di genovesi che vogliono un referendum pro o contro la costruzione della moschea in città , fa uno dei suoi noti “passi doppi” con giravolta.
Si mostra cortese, ascolta e ribadisce che non c’e’ nulla di deciso, i tempi saranno lunghi e i passi ben distesi, la popolazione sarà ascoltata e quindi lascia aperta la via di un referendum consultivo per dare voce ai genovesi. Una posizione che avrebbe potuto assumere prima e si sarebbero evitate tante polemiche: purtroppo l’arroganza della sindaco-preside che ama decidere da sola, neanche fossimo nella repubblica dell’Ananas, ogni tanto le fa fare delle cadute di stile non da poco.
Il comitato referendario capeggiato dalla triade ben assortita di Plinio (AN), Monteleone (UDC), Matteo Rosso (FI) con il sostegno della Lista Biasotti e dell’Udeur, stavolta ha fatto centro e ben venga, a nostro parere, anche il voto referendario esteso a tutte le comunità straniere come richiesto da Broglia (Pd). Continua »
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Luglio 3rd, 2008 Riccardo Fucile
PROVINCIA E COMUNE SI CONTENDONO L’ACQUA DEL RUBINETTO, INVITANO I CITTADINI A BERLA E REGALANO BROCCHE…PECCATO CHE FONTE-REPETTO E BROCCO-ASSESSORI NEI LORO UFFICI POI BEVANO ACQUA MINERALE DI MARCA… AL POPOLO LA CANNA, AI NOTABILI ACQUA SELEZIONATA PER GASATI
Quest’anno il Comune di Genova ha deciso di non lasciarla passare “liscia” a chi aveva l’anno scorso inaugurato l’iniziativa. La Sindaca Vincenzi brucia il presidente della Provincia in volata e si aggiudica la campagna pubblicitaria ” Acqua di San Giorgio – genovese pura”, in collaborazione con Iride, per promuovere l’uso dell’acqua potabile distribuita dagli acquedotti genovesi. Acqua pura, di qualità , sicura, dal sapore intrigante… Ogni italiano consuma in media 210 litri di acqua minerale l’anno, pari a 140 bottiglie da 1,5 litri, una abitudine che costa cara al portafoglio e all’ambiente. La riscossa dell’acqua di rubinetto parte da Genova, con una campagna realizzata dall’agenzia Opera di Torino, che prevede l’affissione di manifesti stradali e locandine sugli autobus. L’Assovetro fornirà come sponsor 10mila bottiglia e 3mila brocche, contrassegnate con il logo di San Giorgio, che saranno distribuite gratuitamente nei prossimi giorni, previsti appuntamenti a Palazzo Ducale, nel “water bar” ( non leggete male, grazie) e in Piazza Campetto, dove scorrerà a fiumi l’acqua delle condotte, non per i soliti guasti alla linea e conseguenti schizzi stradali, ma per una volta per celebrare la riscossa dell’acqua nostrana. Continua »
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Giugno 15th, 2008 Riccardo Fucile
VIETATO FARE DOMANDE SUI COSTI DEL CONCERTO DI VASCO ROSSI…LA PRESIDE VINCENZI ESPELLE DALLA CONFERENZA STAMPA I GIORNALISTI DI PRIMOCANALE….POI DICE CHE I CENTRI DI IDENTIFICAZIONE DEVONO FORNIRE INFORMAZIONI COME UNA AGENZIA TURISTICA
Lo scandalo Mensopoli ha non solo riflessi giudiziari, ma anche di carattere neurologico. Questo è quanto è emerso, non solo dalla lettura degli atti processuali, ma anche dalle reazioni scomposte, pesantemente censurate dall’ Associazione ligure dei giornalisti, della sindaco di Genova, Marta Vincenzi, durante la conferenza stampa tenuta in occasione del “bilancio” del Summer festival.
Questa manifestazione, pensata e studiata da Stefano Francesca, l’ex portavoce del Sindaco e responsabile della promozione della città , arrestato con l’accusa di corruzione proprio il giorno prima del concerto di Vasco Rossi alla Fiera, ha sollevato diverse critiche per gli alti costi sostenuti ( oltre 200mila euro solo per il concerto di Vasco). La principale emittente genovese, Primocanale, facendosi portavoce di tali critiche, aveva analizzato alcune incongruenze del bilancio finanziario di “Summer Festival”, chiedendo lumi sulle spese che avrebbero dovuto essere coperte interamente dagli sponsor, i quali però a tutt’oggi non avrebbero versato un euro. Continua »
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