CEDOLARE SECCA SUGLI AFFITTI: LA TASSA FAVORISCE SOLO I PIU’ RICCHI, GLI ALTRI PAGHERANNO DI PIU’
LA DENUNCIA E I CALCOLI DI CONFEDILIZIA: CHI HA UN REDDITO OLTRE I 75.000 EURO RISPARMIERA’ 1.600 EURO, CHI SOTTO I 15.000 EURO PAGHERA’ DA 45 A 632 EURO IN PIU’… SUNIA: IL BONUS FISCALE DEL 19% PROMESSO AGLI INQUILINI E’ SPARITO….NESSUNA ALIQUOTA RIDOTTA PER I CONTRATTI CONCORDATI
Un altro esempio di federalismo fiscale che si trasformerà in una maggiore tassazione per gli italiani: l’introduzione della cedolare secca sugli affitti pari al 20%.
Norma annunciata, ma peraltro vincolata al reperimento della copertura finanziaria che a tutt’oggi non esiste, con un costo previsto per le casse dello Stato di circa 1,5 miliardi di euro.
A chi sarà a guadagnarci da questa cedolare secca non c’è voluto molto a capirlo.
E’ bastato uno studio di una fonte insospettabile e qualificata come Confedilizia: saranno soprattutto i proprietari di case con redditi alti, mentre chi ha un reddito basso e un appartamento concesso in affitto, magari a canone agevolato, ci perderà di sicuro.
Soprattutto i piccoli proprietari che oggi pagano le tasse sull’affitto in base all’aliquota Irpef, scontata peraltro del 30% nel caso dei contratti concordati (3 + 2 anni a canone calmierato).
Secondo lo studio di Confedilizia, risparmierà oltre 1.600 euro chi ha un alto reddito (oltre i 75.000 euro, su cui si applica l’aliquota Irpef del 43%) e percepisce un affitto di mercato pari a 10.000 euro l’anno.
Con lo stesso canone, per chi invece dichiara al fisco un reddito annuo di 15.000 euro (aliquota Irpef del 23%), la cedolare secca del 20% farà aumentare la tassa pagata sull’affitto di 45 euro nel caso di un contratto libero e di 632 euro nel caso di contratto agevolato, perchè in questo caso vengono meno gli sconti fiscali previsti (deduzione Irpef del 30% su base imponibile pari all’85% del canone).
Secondo anche il Sunia, il sindacato degli inquilini, la cedolare secca rappresenta un regalo di 1,5 miliardi di euro a favore dei proprietari più ricchi, mentre nulla è stato previsto per gli inquilini, essendo sparito dal provvedimento il bonus fiscale previsto del 19% sul canone pagato.
Lo sconto promesso era uno strumento per combattere gli affitti in nero e l’evasione dilagante in questo settore.
Secondo il Sunia la cedolare rischia di provocare l’estinzione dei contratti concordati che diventano poco convenienti: il decreto infatto non prevede un’aliquota ridotta per questi contratti, come sembrava in un primo momento.
Gli introiti andranno ai comuni che dall’anno prossimo incasseranno anche tutti i balzelli che nel 2014 andranno a confluire nell’Imu.
Al contempo lo Stato taglierà i trasferimenti statali ai Comuni, in cambio delle nuove tasse ricevute, per circa 13 miliardi di euro.
State certi che sarà l’occasione per i Comuni per incrementare il prelievo fiscale sui cittadini, in nome dell’autonomia impositiva federalista.
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