CENTRODESTRA IN STATO CONFUSIONALE: HA BISOGNO DI UN CONSIGLIO (DI STATO)
LA BOCCIATURA DELLA LISTA FORMIGONI SCATENA IL REGOLAMENTO DI CONTI INTERNO: LA LEGA CHE IRONIZZAVA ORA SE LA FA SOTTO… MA IL PRECEDENTE DI UNA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO DEL 7 NOVEMBRE 2006 ALLA FINE DARA’ RAGIONE AL PDL CHE RIMARRA’ ESCLUSO SOLO IN LAZIO
In attesa delle decisioni del Tar, il centrodestra avrà qualche giorno per riflettere sula strategia da adottare in merito alla vicenda “liste bocciate”, ma è indubbio che se prima esistevano “dissensi sopiti” nel Pdl, questi stanno ora emergendo a tutto tondo.
Sia sulla linea politica (“in questo partito, così com’è, non mi ci riconosco”, dichirazione di Fini di due giorni fa) sia sulla sua organizzazione (“Qui non sanno presentare neanche le liste e pensano a litigare con me che non sono sono d’accordo sui temi etici e sulla cittadinanza” affermazione di Fini di ieri), mentre il premier invoca la piazza e la solita soluzione da cummenda “rifaccio Forza Italia e comando solo io”.
La Lega poi è passata dallo sberleffo verso il Pdl (“sono dei dilettanti, noi non sbagliamo mai”) al capire che, se salta Formigoni, saltano anche le liste collegate, Lega compresa.
Ci hanno messo un paio di giorni, poi alla fine l’hanno compreso persino loro. Peccato che nessuno della Lega abbia spiegato come mai si erano impegnati a raccogliere 1.700 firme per la lista Formigoni e poi ne hanno consegnato solo 300, e pure taroccate, visto che se ne sono salvate solo 30.
Misteri dei furbetti del quartierino della padagna del magna magna.
In ogni caso, a nostro parere, alla fine il centrodestra rimarrà escluso solo dal Lazio, dove il vizio è evidente.
La lista non è stata neanche presentata, non risulta agli atti e i filmati smentiscono la versione della “minaccia fisica” che avrebbe impedito la consegna (l’unica che potrebbe rimettere in gioco la lista).
Per quanto riguarda la Lombardia invece, cosa dice la la motivazione con cui è stato respinto il ricorso di Formigoni?
Che “se Formigoni non corre per le regionali, non c’è pregiudizio giuridicamente rilevante all’interesse pubblico”.
Certamente vero che non esista un interesse pubblico che sia la persona di Formigoni il candidato del Pdl, ma è tale che vi sia “un candidato” del Pdl: se Formigoni non ha un incontestabile diritto, in quanto Formigoni, a essere candidato, ce l’ha nel momento in cui è lui il designato a rappresentare quanti si riconoscono nel Pdl.
Fermo restando che “tale volontà sia esercitata secondo la legge”, legge che richiede che la sua candidatura sia suffragata da un certo numero di firme, registrate e autenticate.
Cosa dice la legge regionale dpr 445/2000 art 21 comma 2 ?
Richiede che il pubblico ufficiale registri identità di chi firma, luogo e data in cui avviene la registrazione della firma e che firmi a sua volta, con tanto di timbro dell’ufficio di appartenza, dopo aver indicato le sue generalità e qualifica.
Cosa dicono invece i magistrati?
Che le firme non sono valide se non sono autenticate come nel caso specifico. Vi è però una sentenza del Consiglio di Stato che darebbe ragione a Formigoni. E’ la n. 6545 del 7 novembre 2006 che, in un precedente analogo, sentenziò che “l’autentica delle firme è valida anche se non è leggibile o se il timbro usato è del sindaco anzichè del Comune, o viceversa”.
In pratica se l’autentica non è leggibile o se è stato usato un altro timbro non vorrebbe dire che le firme non siano legittimamente date e registrate.
Ricordiamo che i magistrati hanno cassato 514 firme e poi altre 300, proprio sulla base dell’autentica irregolare.
E quando il Pdl farà ricorso al Consiglio di Stato, cui spetta l’ultima parola, sarà ben difficile che l’istituto smentisca una sua precedenza sentenza.
Lacosa più probabile e deleteria, visto il dilatarsi dei tempi, a questo punto sarà il probabile rinvio delle elezioni per permettere a tutti una nuova campagna elettorale nei tempi stabiliti per legge.
E un conseguente rinvio della resa dei conti interna.
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