CENTRODESTRA: O SI TROVA UN ACCORDO SULLE ELEZIONI REGIONALI IN SICILIA O SALTA LA COALIZIONE
FRATELLI D’ITALIA PRETENDE LA RICONFERMA DI MUSUMECI, LEGA E FORZA ITALIA NICCHIANO: “SE NON SOSTENETE MUSUMECI, NOI NON APPOGGEREMO IL CENTRODESTRA ALLE REGIONALI IN LOMBARDIA” – IL CONSIGLIO DI BERLUSCONI A SALVINI: “ACCETTA LE LORO CONDIZIONI, TANTO POI NON LI APPOGGIAMO”
Ma questo incontro tra i leader del Centrodestra si fa o non si fa? Nessuno vuole fare la prima mossa o tendere la mano: giocano a fare i preziosi. Salvini ha già chiarito di non volere vertici via Zoom: vuole vedere di persona Meloni e Berlusconi.
A chi gli ha fatto notare che sabato a Milano c’è anche Giorgia Meloni, impegnata nella Conferenza programmatica del suo partito, Salvini si è limitato a dire: “Beh, siamo tutti a Milano, cosa c’è di meglio?!”. Ma quello che il Capitone descrive con un aperitivo tra amici in realtà è una resa dei conti decisiva per le sorti della coalizione.
Fratelli d’Italia pretende che Lega e Forza Italia diano l’ok alla ricandidatura di Musumeci in Sicilia. Una posizione non negoziabile. Al punto che i meloniani hanno recapitato un aut-aut a Salvini: “Se non sostenete Musumeci, noi non appoggeremo il centrodestra alle prossime regionali in Lombardia”.
Berlusconi, che sarà anche acciaccato ma resta la solita faina, ha sussurrato a Salvini di farsi concavo e convesso: “Accetta le loro condizioni, tanto poi non li appoggiamo”. Un sabotaggio interno per affossare Musumeci e dare una spallata a Giorgia Meloni.
Ps: si registra un euro-movimentismo di Guido Crosetto, suggeritore in chief della Meloni su atlantismo e armamenti, per creare un link tra Ecr, il gruppo dei Conservatori europei guidato dalla “Ducetta”, e il Partito popolare europeo. Un dialogo, o almeno una non-ostilità, che aiuti ad avvicinare Giorgia Meloni all’establishment europeo. Eppure, nonostante la netta posizione assunta sulla guerra in Ucraina, la leader di Fratelli d’Italia ancora smuove qualche scetticismo: “E’ troppo di destra”.
A Bruxelles la tentazione di paragonarla a Marine Le Pen è forte, nonostante le differenze su collocamento internazionale, rapporti con la Russia e atlantismo. Ma si sa, in Europa ci si muove “a naso”, si procede per semplificazioni.
Un punto di contatto però salta agli occhi: Marine Le Pen è una donna sola al comando e non ha classe dirigente di spessore. La sua sconfitta alle presidenziali si deve in parte a questa leadership solitaria.
Giorgia Meloni sconta una situazione simile: si ritrova un partito a gestione familiare, che è passato dal 4,35% al 21% certificato dai sondaggi, ancora arredato con il modernariato delle Santanché e dei La Russa.
(da agenzie)
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