CHI ABITA IN QUELLA CASAPOUND?
SESSANTA VANI, VENTI APPARTAMENTI, MA NESSUNO HA MAI CENSITO CHI CI VIVE… QUELLO CHE E’ CERTO E’ CHE VI HANNO LA RESIDENZA I VERTICI DEL MOVIMENTO, COMPRESI PARENTI E CONGIUNTI E CHE LE UTENZE SONO ATTIVE (IN UN EDIFICIO “ABUSIVO”)
Nel cuore della capitale, con vista sulle cupole della basilica di Santa Maria Maggiore, la stazione Termini dietro l’angolo- Il palazzo sede ufficiale di CasaPound è un edificio pubblico occupato senza titolo dal 27 dicembre 2003.
Si tratta invece di sessanta vani, almeno una ventina di appartamenti in una zona dove i prezzi di mercato sono tra i più alti di Roma.
Sei piani, una quarantina di finestre con affaccio sulla centralissima via Napoleone III, una terrazza con vista mozzafiato. Una sala per gli incontri politici all’ultimo piano dove ospitare presentazione di libri, conferenze stampa e confronti in diretta streaming,
«Un appartamento normale per una famiglia con due camere da letto in via Napoleone III? Non meno di 1.100 euro al mese», spiega una agenzia immobiliare di piazza Vittorio.
Un valore sul mercato degli affitti di circa 25 mila euro al mese – includendo anche gli spazi per le iniziative politiche – 300 mila all’anno, più di quattro milioni nei 14 anni di occupazione abusiva.
Soldi che ha perso il Demanio, ovvero lo Stato, proprietario dell’immobile.
Censire le famiglie, individuando le fragilità sociali, è l’atto che normalmente la Prefettura chiede prima di liberare un edificio occupato. .
Ma nel caso di CasaPound nessuno sa chi vive nell’edificio nel quartiere dell’Esquilino.
E nessuno sa se qui abbiano preso casa famiglie veramente in stato di bisogno. Quell’edificio è un’isola abusiva di fatto sconosciuta, mai censita. Invisibile, tanto da essere stata curiosamente esclusa, nel 2010, dalla mappatura degli edifici occupati abusivamente compilata dalla Commissione sicurezza di Roma Capitale, all’epoca della giunta guidata da Gianni Alemanno.
Abusivi, ma “per necessità ”, sostengono da sempre i militanti della tartaruga frecciata. È così?
All’Espresso risultano residenti nel palazzo occupato i vertici nazionali dell’organizzazione di estrema destra.
A partire dal candidato premier Simone Di Stefano, che al momento della presentazione delle liste per le politiche del 2013 ha dichiarato come residenza anagrafica proprio via Napoleone III, civico 8.
C’è poi la moglie del presidente Gianluca Iannone, Maria Bambina Crognale, che alla Camera di Commercio nel 2014 aveva dichiarato quello stesso domicilio nelle schede delle società dove ancora oggi ha ruolo di rilievo.
È una delle socie della catena di ristoranti “Angelino dal 1899”, con locali nella capitale, a pochi passi dal Colosseo, vicino alla stazione centrale di Milano, a Malaga e a Lima, in Perù.
Un piccolo impero della ristorazione.
E, ancora, tanti altri volti noti dell’estremismo di destra romano. Tutti in “emergenza abitativa”?
Davide Di Stefano – fratello del candidato premier che nel 2011 rivendicava con orgoglio: «Io abito qui». Gratis, in un edificio pubblico..
Le utenze di acqua e luce, ad esempio, sono attive nonostante il decreto Lupi del 2014 richieda l’esistenza di un titolo abitativo valido per l’allaccio delle utenze.
Nel 2004 vi fu un primo distacco, per disattivare le vecchie utenze Acea e Telecom intestate al ministero. Il 10 febbraio del 2016 la Polizia di Stato ha fornito il supporto per il taglio delle forniture, poi però misteriosamente riallacciate.
Acea – società partecipata al 51 per cento dal Comune di Roma – non vuole commentare la questione trincerandosi dietro alla privacy
Impossibile, dunque, sapere a chi siano intestate oggi le utenze. E chi le paga, se qualcuno le paga.
(da “L’Espresso”)
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