“CI APPELLIAMO AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE CHIEDENDO IL SILENZIO STAMPA”: I GENITORI DELLA GIORNALISTA CECILIA SALA SCRIVONO AI COLLEGHI DELLA FIGLIA UN APPELLO AD ASTENERSI DALLA PUBBLICAZIONE DI RETROSCENA E NOTIZIE SULL’ARRESTO DELLA 29ENNE ROMANA
CON TUTTO IL RISPETTO PER LA PREOCCUPAZIONE DELLA FAMIGLIA, SIAMO SICURI CHE NON PARLARE DELLA VICENDA SERVA ALLA CAUSA? IL LUNGO, INIZIALE SILENZIO SUL SUO ARRESTO NON HA FAVORITO NESSUNA TRATTATIVA, ANZI L’HA RITARDATA, NEL SILENZIO SI TORTURA FACILE; NEL CHIASSO, QUANTO MENO, CI SI VERGOGNA
La lettera dei genitori
La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante.
Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione.
In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo.
La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione.
Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa.
Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta.
Elisabetta Vernoni e Renato Sala
Nascondere per dieci giorni la notizia dell’arresto di Cecilia Sala a cosa è servito?
Il lungo, iniziale silenzio sul suo arresto non ha favorito, come abbiamo purtroppo visto, nessuna trattativa per liberare Cecilia Sala, anzi l’ha ritardata.
E non è vero che una sana, tempestiva e indignata informazione avrebbe impedito la visita che l’ambasciatrice italiana le fece in carcere. Nel silenzio si tortura facile; nel chiasso, quanto meno, ci si vergogna
Nel silenzio è stato straziato Giulio Regeni. Il chiasso ha “alleggerito” la detenzione di Ilaria Salis e ha convinto gli italiani a eleggerla al Parlamento europeo per liberarla. Quando è consapevole, il silenzio è complice, e non al di là delle buone intenzioni, come spesso si dice, ma al servizio delle buone intenzioni.
È la sindrome di donna Prassede, “una gentildonna molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il piú degno che l’uomo possa esercitare; ma che pur troppo può anche guastare, come tutti gli altri”. La citazione di donna Prassede (capitolo XXV) che per il bene di Lucia prova a distogliere Lucia da Renzo, è molto lunga e meriterebbe di essere riproposta, per intero e a tutti, nel caso di Cecilia Sala. La riassumo con parole mie: voleva fare del bene a tutti i costi, anche a costo di fare del male.
(da Repubblica)
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