CI SONO SEI MILIONI DI ITALIANI IN POVERTÀ ASSOLUTA: L’ULTIMO RAPPORTO DELLA CARITAS SUL 2022: UNO SU DIECI NON CONDUCE UNA VITA CONSIDERABILE COME DIGNITOSA
E CI SONO OLTRE 14 MILIONI DI PERSONE (IL 24,4% DEL TOTALE) CHE RISCHIANO DI FINIRE NELLE MAGLIE PIÙ DEBOLI, “WORKING POOR”, I LAVORATORI POVERI. IN NERO, IN GRIGIO, MA ANCHE CON PART TIME FORZATI E SALARI INADEGUATI
Una povertà ormai «strutturale» che diventa «sconfitta per l’intera società». E non risparmia neppure i minori – anello debole di una iniquità sociale che ne compromette il futuro – né chi un lavoro ce l’ha. Nell’Italia dell’ultimo rapporto Caritas, i poveri assoluti sono 5 milioni 674 mila: rappresentano il 9,7% della popolazione. Molti sono stranieri. A conti fatti, un residente su dieci non ha un livello di vita dignitoso. Senza l’aiuto dei volontari e dei sussidi statali sarebbe il baratro.
In parallelo, per oltre 14 milioni di persone – che rappresentano il 24,4% del totale – si registra anche un rischio di finire nelle maglie più deboli. L’edizione 2023 dello studio che analizza povertà ed esclusione sociale è lo specchio di un Paese che, in tre decenni, ha visto mutare radicalmente il fenomeno.
Basti pensare che tra le nuove forme di povertà s’incasellano anche quella energetica, legata al costo delle bollette, separati e famiglie con figli a carico. Dal 2021 al 2022 i poveri assoluti sono aumentati di 357mila unità. E in questa categoria rientrano anche i cosiddetti “working poor”, i lavoratori poveri. In nero, in grigio – con una regolarità solo apparente – ma anche con part time forzati e salari inadeguati. Deboli, penalizzati e privi di aspettative, sono 2,7 milioni: cercano soltanto di «sopravvivere».
Rappresentano quasi il 23% dell’utenza della Caritas. E così accade che ci siano nuclei con il capofamiglia occupato, ma nel 47% dei casi classificabili in povertà assoluta. Un numero che, nelle famiglie di soli stranieri, s’impenna e supera l’81%. Accanto alle nuove povertà, ci sono ovviamente quelle croniche. Ma ci si può ritrovare nella vulnerabilità sociale da un momento all’altro, a causa di «eventi svolta». Persino il diventare genitori può portare a uno stato di bisogno: i due terzi degli utenti Caritas ha figli. E poi ci sono, appunto, i più piccoli.
«Tutti – commenta la Caritas – possiamo dirci vinti di fronte a 1,2 milioni di minori indigenti, costretti a rinunciare a opportunità di crescita, salute, integrazione. Chi nasce povero, molto probabilmente, lo sarà anche da adulto».
(da agenzie)
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