CIALTRONI BERLUSCONIANI: LASSINI ANNUNCIA “SE SARO’ ELETTO A MILANO NON MI DIMETTERO’, HO LA SOLIDARIETA’ DEL PREMIER”
COME AVEVAMO PREVISTO: L’AUTORE DEL MANIFESTO “FUORI LE BR DALLE PROCURE” DOPO AVER SCRITTO A NAPOLITANO CHE SI SAREBBE RITIRATO DALLA LISTA PDL DELLA MORATTI, HA GIA’ CAMBIATO IDEA… ORA E’ CHIARO CHI E’ IL MANDANTE DEL KILLERAGGIO E CHI SONO I SUOI COMPLICI
“Io voto Moratti e Lassini” è lo slogan della campagna con cui il Giornale dei Berlusconi invita il Pdl a ricompattarsi in vista delle comunali, dopo il bisticcio fra sindaco e vertici del partito sui poster “via le Br dalle Procure”.
Ma soprattutto è lo stesso Roberto Lassini, a “Porta a porta”, a rivelare di aver ricevuto una telefonata da Silvio Berlusconi nella quale il premier gli ha espresso la sua solidarietà .
Una cosa ripugnante: un presidente del Consiglio che solidarizza con un diffamatore e un istigatore all’odio verso la magistratura.
Attorno al 45enne avvocato di Turbigo, indagato per vilipendio per la campagna di affissioni anti-toghe e candidato per il Pdl, si sta insomma creando un vero e proprio movimento, che ora gode della benedizione del presidente del Consiglio in prima persona.
Il “partito Lassini”, nato all’ombra del silenzio del premier sul caso, ha fra gli attivisti Daniela Santanchè, che Lassini lo ha anche invitato a casa, e Tiziana Maiolo, anti-giudici da sempre e nemica della Moratti.
Ha l’appoggio del parlamentare Giorgio Stracquadanio, che si tiene un passo indietro, e conta su agguerriti consiglieri di zona che corrono a iscriversi alla ‘Associazione dalla parte della democrazia’ che Lassini presiede.
Tutti pronti ad aiutare l’uomo che ha paragonato i magistrati ai brigatisti.
Il movimento è pronto a dirottare l’attesa valanga di preferenze su Lassini e sul capolista Silvio Berlusconi che, peraltro, parlando di “brigatismo giudiziario” ha ispirato i manifesti che hanno indignato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Il sindaco Letizia Moratti, che si dichiara “incompatibile con Lassini”, ha tentato la pace con il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani, padrino politico di Lassini e pontiere fra il partito e il movimento anti-giudici.
È lui che arringa la folla dei manifestanti pro-Silvio che si raduna a palazzo di giustizia a ogni udienza di processi in cui sia indagato il premier.
In 20 minuti di faccia a faccia Mantovani ha assicurato che Lassini, qualora dovesse essere comunque eletto, non metterà piede in consiglio comunale.
Ma dopo un’ora l’interessato ha chiarito: “Non dico se rinuncerò o meno, si rispetterà la volontà dei milanesi”.
Più chiara ancora la Maiolo: “Lasciare dopo l’elezione è assurdo”.
La Santanchè ripete che lei sta “con Lassini contro i giudici politicizzati”.
A Stracquadanio toccherà il compito di mettere in pratica, assieme alla parlamentare pdl Paola Frassinetti, l’ultima delle promesse fatte dal partito alla Moratti: provare fino all’ultimo a sfilare il candidato dalla lista.
Oggi i due, in qualità di fiduciari e garanti delle 1.400 firme che accompagnano la lista, chiederanno agli uffici elettorali un’ultima verifica sulla possibilità di ritirare la candidatura.
Ma sanno tutti che è solo una sceneggiata, in quanto è impossibile, sono fuori tempo massimo.
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