CINQUE PROCESSI PER LUI POSSON BASTARE: TUTTI I GUAI DI VERDINI
REATI DA “FUORICLASSE” PER L’EX FALCO DELL’EX CAV: CORRUZIONE, ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE, BANCAROTTA FRAUDOLENTA, TRUFFA AI DANNI DELLO STATO… IL 10 APRILE C’È LA PRIMA UDIENZA
Da padre del patto del Nazareno, Denis Verdini si prepara a un nuovo equilibrismo politico: dar vita a un gruppo di renziani in Forza Italia.
L’amico di lungo corso, Matteo Renzi, conosciuto e sostenuto dal 2005, potrebbe aver bisogno di aiuto.
La minoranza critica del Pd e le barricate annunciate da Silvio Berlusconi minacciano possibili problemi all’esecutivo. Così Verdini organizza il soccorso azzurro.
Che se dovesse diventare indispensabile alla tenuta governativa, potrebbe però rivelarsi un bel problema. Per Renzi.
Anzi, cinque problemi. Tanti quanti sono i rinvii a giudizio e i processi che pendono sul capo dell’amico Denis. Per reati da fuoriclasse.
Spazia dal concorso in corruzione all’associazione per delinquere, dalla bancarotta fraudolenta alla truffa aggravata ai danni dello Stato.
Le danze dovrebbero aprirsi il 10 aprile al tribunale di Roma anche se, con ogni probabilità , Verdini farà tesoro degli insegnamenti del suo ex leader di riferimento e ricorrerà al legittimo impedimento.
Per quel giorno è fissata la prima udienza del processo per corruzione che vede il senatore alla sbarra insieme a Nicola Cosentino.
Il procedimento è relativo alla cosiddetta P3 descritta dai pm come una “associazione segreta” che aveva “come obiettivo” la realizzazione “di una serie indeterminata di delitti di corruzione, di abuso d’ufficio e di illecito finanziamento” oltre “a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonchè gli apparati della Pubblica amministrazione dello Stato e di enti locali”.
Il Gup Cinzia Parasporo ha accolto la richiesta del pubblico ministero Roberto Felici.
Il procedimento è già costato in primo grado nell’ottobre 2012 la condanna a 3 anni e otto mesi di reclusione per gli altri imputati: Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, e a Fabio de Santis, ex provveditore delle opere pubbliche della Toscana; a 2 anni e 8 mesi all’imprenditore Francesco Maria de Vito Piscicelli e a 2 anni il costruttore Riccardo Fusi.
Sempre per corruzione, a seguito di uno stralcio ancora dell’inchiesta P3, lo scorso novembre Verdini è stato rinviato a giudizio anche per gli appalti di costruzione della scuola marescialli di Firenze.
Insieme al parlamentare di Forza Italia, Massimo Parisi, deve invece rispondere di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato in relazione alla gestione del Credito cooperativo fiorentino (Ccf) del quale è stato presidente fino al 2010.
Secondo le indagini preliminari, concluse nell’ottobre 2011, le casse dell’istituto di credito sono state usate per elargire crediti milionari senza “garanzie” a “persone ritenute vicine” a Verdini, tra cui Marcello Dell’Utri, per un importo complessivo “di circa 100 milioni di euro” sulla base di “documentazione carente e in assenza di adeguata istruttoria”.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri dei Ros di Firenze i componenti del Consiglio di amministrazione della banca “partecipavano all’associazione svolgendo il loro ruolo di consiglieri quali meri esecutori delle determinazioni del Verdini”. In sintesi secondo l’accusa, Verdini decideva a chi dare, e quanto, mentre gli altri si limitavano a ratificare “senza sollevare alcuna obiezione”.
Anche questo processo comincerà ad aprile, il 21.
Verdini, nella sua camaleontica vita, dopo aver portato alla bancarotta l’istituto di credito in oltre dieci anni di presidenza, è riuscito a far fallire anche un giornale.
E anche nei panni di editore è riuscito a farsi rinviare a giudizio. Con esattezza l’accusa è truffa ai danni dello Stato ed è relativa ai fondi per l’editoria, che la sua Società editrice Ste avrebbe percepito illegittimamente per la pubblicazione del Giornale della Toscana: 20 milioni di euro.
Verdini è anche tra gli editori de il Foglio.
Infine, l’ultimo rinvio a giudizio, è relativo alla plusvalenza nell’acquisto di un immobile in via della Stamperia a Roma, alle spalle di Fontana di Trevi: un palazzo comprato e rivenduto all’Enpap, nella stessa giornata, dal senatore di Forza Italia Riccardo Conti, il 31 gennaio 2011, con una plusvalenza da 18 milioni.
Insomma il fautore dell’accordo tra Berlusconi e Renzi, l’uomo che ha trattato con Maria Elena Boschi per cucire l’Italicum addosso al Matteo toscano e che da mesi tiene a bada i falchi di Forza Italia che scalpitano per abbandonare il sostegno all’esecutivo (capitanati da Renato Brunetta e Maurizio Bianconi), ha qualche impegno con la giustizia.
Ma prima di allora vuole lasciare all’amico fiorentino una pattuglia di fedelissimi cui far affidamento, i renziani azzurri.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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