CODICE APPALTI, ECCO I TRE PASSI INDIETRO VOLUTI DALLA LEGA CHE ALIMENTERANNO GLI EPISODI DI CORRUZIONE
COMMISSARI DI GARA, APPALTI INTEGRATI E OBBLIGHI DEI COMUNI: FATTO A PEZZI IL CODICE DEGLI APPALTI CON LA COMPLICITA’ DEL M5S… ESULTA LA ‘NDRANGHETA
Il codice degli appalti esce ridotto a pezzi dal faticoso compromesso tra Lega e Cinque Stelle.
Se è vero che si rinuncia alla completa liberalizzazione dei subappalti, e si introduce un tetto del 40%, che è comunque superiore al 30% in vigore finora, è vero anche che rispetto alle regole di trasparenza e di legalità che il codice aveva introdotto, si fanno almeno tre passi indietro, su altrettanti punti delicati: commissari di gara, appalti integrati e obblighi dei Comuni.
Le amministrazioni pubbliche non avranno più l’obbligo di selezionare i commissari di gara all’interno di un albo presso l’Autorità anti-corruzione, ma potranno sceglierli al loro interno, con il rischio di pesantissimi conflitti di interesse.
Tornano inoltre gli appalti integrati: le amministrazioni non dovranno più fare i progetti esecutivi prima di affidare i lavori alle ditte vincitrici dell’appalto: ci penseranno queste ultime a fare tutto, progettazione ed esecuzione. Una scelta che mette a rischio la qualità dei progetti e ci espone alla girandola delle varianti, come in passato.
Infine, i Comuni non avranno più l’obbligo di ricorrere a stazioni appaltanti centralizzate, e questo significa che in molti casi, non avendo le competenze e le risorse adeguate, avranno difficoltà , come è avvenuto in passato, a far partire i progetti e i lavori.
Inoltre, per lavori fino a 2 milioni di euro, dovrebbe tornare il criterio del massimo ribasso, secondo cui chi offre il prezzo minore vince, con effetti deleteri sulla qualità e sui possibili rialzi successivi del prezzo, in cocca con gli amministratori locali.
Infine la maggioranza si prepara a far passare una norma, contestatissima da Confindustria, che cancella la colpa grave, e il conseguente danno erariale, per i funzionari pubblici che revocano i contratti con concessionarie autostradali, purchè i relativi decreti di cessazione anticipata siano vistati dalla Corte dei Conti.
L’attacco più duro arriva dal segretario della Cgil Maurizio Landini: «Matteo Salvini lo sa che l’Italia, o almeno pezzi interi del Paese, sono nelle mani della criminalità organizzata? In un Paese dove la vera emergenza, oltre all’impressionante crescita delle disuguaglianze, è soprattutto la corruzione, che si annida proprio principalmente nel sistema degli appalti, ampiamente infiltrato dalla malavita».
(da agenzie)
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