COME DEVE ESSERE LA BADANTE PERFETTA? STAKANOVISTA E PAGATA IN NERO
IL SONDAGGIO: LA COLF IDEALE LAVORA 16 ORE AL GIORNO, DEVE SAPER ANCHE LAVARE E CUCINARE… MA I CONTRIBUTI SONO UN OPTIONAL
Deve lavorare oltre 16 ore al giorno, vivere nella stessa casa dell’assistito, cucinare e pulire, accettare uno stipendio basso.
Non è tutto: se si fa pagare in nero è meglio.
Eccolo l’identikit della badante “perfetta” secondo i desideri delle famiglie italiane.
Desideri, a dire il vero, non particolarmente rispettosi di diritti e dignità delle lavoratrici.
A fotografare le caratteristiche della collaboratrice domestica ideale è un sondaggio effettuato a fine settembre 2011 dalla Fondazione Leone Moressa su 600 famiglie.
Una ricerca che si avvale anche di dati Inps inediti.
Il risultato? Poco lusinghiero per lo spirito di generosità del Belpaese: in epoca di crisi la badante-tipo deve farsi in quattro e ottenere, in cambio, sempre meno.
Partiamo dai numeri: in Italia si contano oltre 871mila lavoratori domestici regolarmente iscritti all’Inps, di cui l’81,5 per cento è straniero (anche se stando alle stime Censis, nel 2010 l’esercito di colf e badanti, considerando regolari e non, ha raggiunto quota un milione e 554mila).
Dal 2001 al 2010 a crescere sono state soprattutto le badanti straniere: in dieci anni il loro numero si è quasi triplicato (222,9% in più), mentre per gli italiani l’aumento si è fermato a un più 23,7%.
Complessivamente i lavoratori domestici versano nelle casse dell’Inps 834 milioni di euro in contributi, di cui l’83,9 per cento proviene da immigrati (699 milioni di euro).
Nell’ultimo periodo (2001-2010) la crescita dei contributi versati è stata del 274,8%, ma se si osserva solo la parte riservata ai lavoratori stranieri si registra un boom del 487,6.
Sono poche, precisamente l’11,4%, le famiglie italiane che ricorrono al lavoro di una badante per l’assistenza ad anziani totalmente non autosufficienti.
È più frequente (nel 49% dei casi) che a essere assistiti siano anziani parzialmente non autosufficienti o pienamente autosufficienti (38,5%).
Il 62,5% delle famiglie affida alla badante anche compiti di pulizia della casa e di preparazione dei pasti e il 56,4 chiede cure infermieristiche per l’assistito. Non è tutto.
Il 38,5% delle famiglie assegna alle collaboratrici domestiche l’intera gestione della casa (fare la spesa o pagare le bollette).
Per svolgere tali incarichi, al 40,2% è richiesta una giornata lavorativa superiore alle 16 ore.
A fronte di queste condizioni di lavoro, il 46% delle famiglie intervistate paga uno stipendio inferiore agli 800 euro al mese più vitto e alloggio, mentre il 17,8 si limita a pagare uno stipendio simile addirittura senza altri benefit.
Sono appena il 4,1% le famiglie che danno alla badante più di mille euro al mese.
Chi paga il costo della badante?
Nella metà dei casi viene coperto dal solo reddito dell’assistito, ma spesso la pensione dell’anziano non basta: ecco allora che nel 26,1% dei casi intervengono i familiari con parte del loro stipendio.
Tra i canali utilizzati dalle famiglie per selezionare la lavoratrice, il prevalente rimane il passaparola (nel 55,4% dei casi).
Meno praticati sono i contatti tramite parrocchia o associazioni di volontariato (16,9%), annunci economici (11,1), istituzioni pubbliche (10,2), agenzie specializzate (4,6) o medici di base (appena l’1,8).
Su 10 badanti solo 5,7 hanno un regolare contratto di lavoro, le altre lavorano “in nero”.
Stando al sondaggio, l’ostacolo maggiore per la regolarizzazione del lavoro starebbe negli oneri burocratici (47,8%), non pochi però lo imputano alla mancanza del permesso di soggiorno delle badanti straniere (27,8%) o, più semplicemente, al costo troppo elevato (22,5%).
Vladimiro Polchi
(da “La Repubblica“)
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