COME VOLEVASI DIMOSTRARE: NEL M5S CADE LA REGOLA DEL DOPPIO MANDATO
IL PRECEDENTE ALLA REGIONE LAZIO ORA PERMETTERA’ A DI MAIO DI ASSICURARSI LO STIPENDIO ANCHE NELLA PROSSIMA LEGISLATURA
Nel MoVimento 5 Stelle anche Luigi Di Maio è uscito allo scoperto sulla regola del doppio mandato. E quello che è valso in un’occasione ben precisa da domani potrà valere anche per le altre.
Ilario Lombardo sulla Stampa racconta di un dietrofront del vicepremier sul tema in un’occasione ben precisa: quella del voto di sfiducia nei confronti di Zingaretti in Regione Lazio.
Cosa c’entra Zingaretti con il doppio mandato M5S? La storia è questa: nel novembre scorso è stata presentata una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione Lazio che sembrava avere all’inizio i numeri per mandare a casa il candidato alla segreteria del Partito Democratico perchè alcuni di Forza Italia e di liste civiche che nel frattempo votavano a favore dei provvedimenti della giunta in consiglio sembravano aver cambiato idea.
Il M5S, che in Regione ha come suo capo Roberta Lombardi, avrebbe dovuto però votare compatto a favore della sfiducia per far cadere il governatore.
Ma con quel voto Lombardi, così come altri consiglieri avrebbe concluso la sua esperienza in politica nel M5S visto che era al secondo mandato.
A quel punto interviene addirittura Beppe Grillo per far sapere che bisognava votarla, con tanto di velata minaccia finale: “L’Elevato consiglia di votare tutti compatti! Sfiduciate la fiducia o fiduciate la sfiducia o l’Elevato non avrà più fiducia“.
Il livello ormai infimo dei giochi di parole di Beppe Grillo nascondeva una battaglia interna giocata da Valentina Corrado, sconfitta nettamente da Lombardi (e Barillari) alle primarie per la candidatura ma anche autrice della “soffiata” sul voto di sfiducia e sui tentennamenti di molti.
E qui entra in scena Luigi Di Maio. Che va a discutere con i consiglieri e assicura loro che se cade Zingaretti verranno comunque ricandidati per un terzo giro:
I 5 stelle sono nel panico. Alcuni di loro sono al secondo mandato, come l’ex deputata Roberta Lombardi. Di Maio ordina di votare la sfiducia. Come spiegano fonti del M5S regionale, assicura: ”Verrete ricandidati con liste uguali”. Il divieto sarebbe derogato. “Diremo che sono passati solo sette mesi dal voto, non è un mandato completo, Beppe è d’accordo”.
Grillo infatti è favorevole. Telefona: anche lui vuole la testa di Zingaretti.
Non lo è invece Davide Casaleggio, custode delle norme sacre del padre.
La spaccatura si proietta sul gruppo consiliare. Tra i più tiepidi c’è proprio Lombardi, che è capogruppo, sempre più distante dai vertici nazionali. Alla fine, il M5S vota compatto per la sfiducia, ma il governatore si salva.
Di Maio sa che da questo dipende la sua storia politica, perchè difficilmente potrebbe avere un’altra occasione in caso di fallimento del governo.
Dall’altra parte la regola dei due mandati e a casa, formalizzata da Gianroberto Casaleggio, è uno dei pilastri su cui si fonda anche l’attivismo M5S
(da “NextQuotidiano”)
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