CON LE POLITICHE SULL’IMMIGRAZIONE DEL GOVERNO, NEL 2040 L’OCCUPAZIONE SARA’ DISTRUTTA
SE SALVINI E DI MAIO LEGGESSERO QUALCHE LIBRO NON SAREBBERO RICORDATI IN FUTURO COME I RESPONSABILI DELLA ROVINA DELL’ITALIA
Anzichè attribuire il fenomeno delle migrazioni ad una congiura internazionale finanziata da George Soros, allo scopo di trovare dei nuovi schiavi di pelle nera pronti a prendere il posto dei lavoratori europei, i nostri governanti dovrebbero sforzarsi di leggere qualche libro; così, forse capirebbero che di navi Diciotti ne arriveranno tante e per un lungo periodi di tempo; e che non potranno fermarle tutte.
Nel libro di Diego Masi ”Explonding Africa” (Lupetti editore 2018) l’aspetto maggiormente analizzato è quello della crescita demografica attesa che porterà la popolazione africana dagli attuali un miliardo e cento milioni di persone a due miliardi e mezzo di abitanti nel 2050 e forse a quattro miliardi e trecento milioni nel 2100.
La povertà del continente vede il 70% della popolazione subsahariana vivere con meno di un dollaro al giorno, ed il 60% della forza lavoro che si può considerare disoccupata. Il futuro sviluppo della robotica è considerato una prospettiva negativa per il continente.
È altresì meritevole di citazione un saggio di Stephen Smith “Fuga in Europa” (Einaudi ,Torino, 2018) che si sofferma anch’esso, sia pure da un altro angolo di visuale, sulle previsioni demografiche per un continente dove già oggi il 50% della popolazione ha meno di 18 anni, dove solo il 5% delle terre coltivabili è irrigua e dove il 96% dei contadini coltiva meno di 5 ettari a testa.
Nel 2050 l’Africa dovrà quintuplicare la propria produzione agricola per sfamare la crescente popolazione; e da oggi all’Africa occorrerebbero 22 milioni di posti di lavoro in più ogni anno per mantenere gli attuali (assai inadeguati) livelli di occupazione e disoccupazione.
Questi numeri vanno messi in parallelo con il declino demografico europeo: lo scenario “Convergence 2010-2060″ prevede, in mezzo secolo, 70 milioni di abitanti in meno nel Vecchio continente, in particolare 24 milioni di meno in Germania (-29%), 15 milioni in meno in Italia (-25%), 8 milioni in meno in Spagna (-18%).
Per mantenere l’attuale livello di popolazione attiva l’Europa dovrebbe accogliere 1,6 milioni di stranieri l’anno.
Quanto all’Italia, sull’ultimo numero (5/18) de Il Mulino, uno dei più importanti demografi italiani, Massimo Livi Bacci (”Un’Italia più piccola e debole? La questione demografica”), ricorda il contributo fornito dall’immigrazione nel tamponare il declino demografico.
Tra il 2002 e il 2017 gli iscritti nelle anagrafi provenienti dall’estero hanno superato i cancellati dalle medesime anagrafi, per trasferimento all’estero, di circa 3,7 milioni consentendo così alla popolazione residente di passare da 57 a 60,5 milioni.
Eppure — sostiene Livi Bacci — neppure l’immigrazione è ora sufficiente a mantenere l’equilibrio demografico; la popolazione, infatti, è diminuita di 300mila unità nel corso degli ultimi tre anni.
Quanto alle prospettive future, tra vent’anni , secondo uno scenario ottimistico, la popolazione italiana diminuirebbe di un milione di unità .
Al suo interno vi sarebbero, però, delle trasformazioni significative: – 1,6 milioni della popolazione sotto i 20 anni; – 4 milioni di quella in età attiva (tra 20 e 70 anni); + 4,6 milioni degli anziani over70.
Questo trend sarebbe consentito in presenza — afferma Livi Bacci — di un guadagno netto migratorio tra le 160mila e 180mila unità ogni anno.
Se invece passasse l’ipotesi della ”immigrazione zero”, la popolazione scenderebbe di 6 milioni quale somma algebrica tra -11 milioni per i minori di 70 anni e + 5 milioni di coloro che superano tale età .
In sostanza, tra ora e il 2040 la popolazione adulta e attiva diminuirebbe di 4 milioni se alimentata da un flusso costante di stranieri immigrati, mentre diminuirebbe di 10 milioni nel caso di azzeramento dei flussi immigratori.
Al dunque, se proseguisse la politica dell’immigrazione di questo governo, il Paese dovrebbe augurarsi la distruzione, per effetto della rivoluzione tecnologica, del più gran numero possibile di occupati, perchè non vi sarebbe altrimenti offerta di lavoro in numero adeguato.
Ma le tasse e i contributi chi li pagherebbero: i robot?
Giuliano Cazzola
Giuslavorista
(da “Huffingtonpost”)
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