CON TRUMP ALLE PORTE, L’EUROPA EVITA DI SPACCARSI: TROVATO L’ACCORDO SULL’URSULA BIS: RAFFAELE FITTO E TERESA RIBERA RICEVONO IL VIA LIBERA DAL PARLAMENTO UE PER LA CARICA DI VICEPRESIDENTI DELLA COMMISSIONE
ORA FRATELLI D’ITALIA VOTERA’ A FAVORE DELLA COMMISSIONE MENTRE ECR AVRA’ LIBERTA’ DI VOTO… I POPOLARI SFRUTTERANNO IL COSIDDETTO “DOPPIO FORNO”: A SINISTRA CON S&D, A DESTRA CON I CONSERVATORI… I SOCIALISTI: “ABBIAMO SBLOCCATO UNA SITUAZIONE CHE STAVA METTENDO A RISCHIO LA STABILITA’ DELL’UE. ORA FITTO SIA INDIPENDENTE DAL GOVERNO ITALIANO”
Alla fine l’accordo è stato siglato. Anche Raffaele Fitto, insieme alla spagnola Teresa Ribera, ha ricevuto il via libera del Parlamento europeo per la carica di vicepresidente esecutivo. La nuova Commissione Ue di Ursula von der Leyen nascerà formalmente il prossimo 1 dicembre dopo aver conquistato la “fiducia” dell’Eurocamera mercoledì 27 novembre. Ma il patto è stato sottoscritto al fotofinish.
Nella notte tutto era stato rimesso in discussione. I Popolari avrebbero infatti voluto inserire una clausola formale nella promozione della spagnola che imponeva le dimissioni in caso di coinvolgimento in un’inchiesta (il riferimento era all’alluvione di Valencia).
Richiesta inaccettabile per i socialisti che hanno bloccato il via libera a Fitto fino a quando non è stato individuato un escamotage: i popolari allegheranno una lettera con la loro istanza e i socialisti con i liberali faranno altrettanto dichiarando inaccettabile la vicepresidenza per Fitto.
Ma saranno due missive senza alcun vincolo giuridico. In più la presidente della Commissione prima della fiducia spiegherà nell’aula dell’Eurocamera che se un commissario sarà condannato in primo grado, e non semplicemente indagato, dovrà abbandonare l’incarico.
Impasse dunque superata. L’accordo, però, ha avuto l’effetto di spaccare i socialisti lasciando un pò (solo un pò) di suspense per il voto di fiducia all’intero team di von der Leyen della prossima settimana.
L’intesa sui singoli commissari ieri è stata siglata dai gruppi Ppe, S&D (socialisti) e Renew (liberali) ricostituendo la tradizionale maggioranza comunitaria attraverso un documento che fissa le priorità programmatiche europeiste e conferma i confini politici dell’alleanza. Ossia l’Ecr di Meloni e tutte le destre ne resteranno fuori.
«Riaffermiamo il nostro impegno – si legge nel testo firmato da Weber, Garcia Perez e Hayer – a lavorare insieme con un approccio costruttivo per portare avanti un programma di riforme basato sugli orientamenti politici della presidente della Commissione europea del 18 luglio 2024». E poi si elencano i punti classici della tradizione europeista, si cita Mario Draghi e il suo rapporto sulla competitività, e si richiama il sostegno all’Ucraina.
Si tratta però di una base molto vaga. In cui i Popolari avranno ampio spazio per continuare a sfruttare il cosiddetto “doppio forno” con l’Ecr e i gruppi di destra.
Basta ascoltare quel che dice Manfred Weber, il capogruppo tedesco del Ppe: «L’Ecr è pienamente impegnato a sostenere tutti i candidati. È pronto a lavorare in modo costruttivo». E ancora: «Il governo italiano, anche sotto la guida di Giorgia Meloni, vuole contribuire a risolvere i problemi sulla base dei nostri valori». Una linea concordata nel weekend in un incontro a Monaco con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Ma è proprio questo il nodo che sta stringendo il dibattito dentro S&D. Il confronto tra i socialisti è stato infatti faticosissimo.
E la pretesa avanzata nella notte su Ribera ha acuito le difficoltà. La delegazione francese, che conta tredici eurodeputati, ha già annunciato che voterà contro la fiducia alla squadra di von der Leyen proprio a causa del ruolo di vicepresidente esecutivo per Fitto.
I numeri però dovrebbero comunque essere sufficienti perché una parte dei Conservatori (di sicuro Fdi) si esprimerà a favore. Anche se, a differenza di luglio scorso, mancherà l’appoggio dei Verdi. La soglia di 361 sì appare raggiungibile a meno che dentro S&D non si crei una faglia molto larga o il Ppe non avanzi ulteriori richieste.
(da Repubblica)
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