CONFINDUSTRIA SMONTA LA TEORIA DELLA MAGGIORE CRESCITA
“ANCHE CON IL 2,4% IL GOVERNO NON CE LA FA”
“Anche accrescere l’obiettivo di deficit programmato al 2,4% difficilmente consentirà di avere margini per attuare le misure di policy delineate dal Governo”.
A sostenerlo è il Centro Studi di Confindustria, secondo il quale “servono coperture credibili e un’ampia manovra lorda che includa una rimodulazione delle spese e delle entrate”.
Per il capoeconomista Andrea Montanino “l’aumento dello spread” e “l’incertezza” sulla “capacità del Governo di incidere sui nodi dell’economia” e sulla “sostenibilità del contratto di Governo” causano “meno fiducia degli operatori”.
Dubbi e incertezze che inducono il Cfc a smontare la supercrescita prevista dall’esecutivo grazie alla prossima manovra, stimandola all’1,1% nel 2018 e allo 0,9% nel 2019″, in “ribasso di 0,2% punti” per entrambi gli anni rispetto alle previsioni di giugno.
In sostanza dunque, per gli economisti di Confindustria “l’aumento del deficit” previsto dal Governo “è poca cosa rispetto agli impegni politici assunti: se le coperture non saranno ben definite – avvertono – si rischia ex post un rapporto deficit/pil più alto”.
Il Centro Studi raccomanda inoltre di “non smontare le riforme pensionistiche, perchè ciò renderebbe necessario aumentare il prelievo contributivo sul lavoro. Se il meccanismo di ‘quota 100’ per permettere l’anticipo della pensione venisse introdotto – è il ragionamento – andrebbe invece nella direzione opposta”.
Da Confindustria anche un avvertimento in merito al mancato rispetto delle regole Ue sulla riduzione del debito: “Per il 2018, con dati ormai quasi definitivi, è evidente come l’Italia non abbia rispettato tale regola, non realizzando per intero la correzione strutturale concordata. Ciò apre a due rischi: che i mercati reagiscano e si abbia un ulteriore aumento dello spread e che l’Ue apra una procedure di infrazione”.
Uno scenario di “crescita bassa e in rallentamento, debito pubblico molto elevato e tassi di interesse in aumento”, concludono gli economisti di via dell’Astronomia, rende ora “necessario e urgente agire, nella prossima legge di bilancio, con misure di politica economica che siano in grado di migliorare in modo strutturale tali tendenze e fornire certezze sulla linea di azione”, avviando “un percorso del rientro del debito pubblico dopo quattro anni persi, attraverso misure che incidano sulla dinamica del Pil”.
(da agenzie)
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