CONFISCHE AI MAFIOSI: INUTILIZZATO IL 75% DEI BENI BLOCCATI DAL DEMANIO
FALLISCE UN TERZO DELLE AZIENDE AFFIDATE ALLE ASSOCIAZIONI… SU 8.933 IMMOBILI CONFISCATI, IL 50% E’ STATO TRASFORMATO IN UN BENE UTILE PER LA SOCIETA’….IL 75% DELL’ALTRA META’ E’ BLOCCATA DAL DEMANIO PER CRITICITA’, IPOTECHE, OCCUPAZIONI ABUSIVE, CAUSE E PIGNORAMENTI
Il commissario straordinario dei beni confiscati alle mafie ha presentato al Consiglio dei ministri la sua relazione annuale dalla quale emerge la criticità del problema.
Spesso si sentono i politici discutere sulla destinazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata, ma la situazione in realtà è ben più complessa di quanto ci viene riferito dai media.
Intanto un’azienda su tre sequestrata alla mafia fallisce.
Su 8.933 immobili confiscati, circa il 50% (5.407 per un valore di 725 milioni di euro) è stato assegnato dal 1996 ad oggi ai comuni o allo Stato e trasformati quindi in beni utili per la società .
Della restante parte (3.526 immobili) però, ben il 75% resta per anni bloccata al Demanio con un costo enorme per la collettività , incagliata da “criticità “, ipoteche, occupazioni abusive, pignoramenti e cause giudiziarie intentate da proprietari mafiosi o loro prestanomi.
Vi sono intrecci di interessi politico-mafiosi inquietanti a questo proposito.
I terreni sequestrati a Dante Apicella, boss dei Casalesi, in quel di Castelvolturno, erano stati affittati dal Demanio, contro il parere dei sindaci, alle Acli Terra Campania, salvo poi dover revocare la locazione perchè si è scoperto che il presidente delle Acli , poi arrestato, aveva avuto contatti proprio con la camorra.
Un altro immobile confiscato a Casapesenna, nel casertano, si è scoperto che non aveva rispettato le finalità sociali previste dalla legge sui sequestri di beni alla mafia: anzichè essere destinato alla casa degli anziani, era stato affittato alla Banca di Bari.
Cosa fare per risolvere l’impasse dei 3.526 immobili, case, palazzi, ville e poderi confiscati grazie alla legge Rognoni-La Torre, ma fermi anche da 25 anni nella gestione del Demanio a causa di mille cavilli giudiziari?
Per non parlare delle aziende mafiose, visto che una su tre risultano già in liquidazione o fallite prima della confisca?
Il governo vorrebbe alienare, ovvero vendere, parte dei beni confiscati, con la controindicazione che i beni tornino ai proprietari iniziali, ovvero ai mafiosi, attraverso prestanomi di comodo.
Altri propongono la creazione di un ‘Agenzia nazionale dei beni sequestrati, per assicurare la gestione e la restituzione delle ricchezze sottratte alla mafia, attraverso il loro rapido ed effettivo riutilizzo sociale e istituzionale, evitando la competenza del Demanio che non è stato in grado di garantirli.
L’attuale commissario straordinario in effetti lavora a legislazione invariata e senza poteri speciali, quindi non si capisce come possa risolvere i problemi.
In realtà si è voluta semplificare la questione agli occhi dei cittadini, facendo passare sui media, come la soluzione del problema, la vendita dei beni e creando quasi un contrasto con chi invece vuole vedere i beni dei mafiosi restituiti alla società civile, attraverso un uso sociale.
Ma nessuno ha pensato a come snellire una burocrazia e una normativa che di fatto complica solo qualsiasi soluzione.
Come sempre si inzia a costruire dal tetto, invece che dai muri maestri.
Prassi a cui ormai nel nostro Paese siamo abituati. ,
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