CONGRESSO PD AL CIRCOLO CINECITTA’: TRUPPE CAMMELLATE IN FILA, I MILITANTI ESCONO
DOVE UNA VOLTA C’ERA LA PASSIONE POLITICA, OGGI CI SONO I VOTIFICI
Il sorriso dolce di Enrico Berlinguer, il volto duro e bello di Gigi Petroselli, il sindaco delle periferie di Roma.
E poi lui, Palmiro Togliatti, il Migliore, accanto al Che, poco più in basso una foto triste di Aldo Moro.
Per la serie c’era una volta la politica, quella fatta di campi, divisioni, idee e passioni.
Ora ci sono i congressi e le sezioni del fu Pci, trasformato in Partito democratico, sono ridotte a “votifici”.
Sezione, pardon, circolo che fa più moderno, del Pd di Roma Cinecittà , qui si vota per il segretario di Roma e per quello locale.
Tutto doveva concludersi già una settimana fa, ma tra ricorsi e accuse reciproche di tessere gonfiate, è finito in caciara: voti annullati e congresso da ripetere.
Dalla federazione del partito è arrivato un garante, perchè in questa Beirut della politica che è diventato il Pd nessuno si fida più degli altri.
Ivana della Portella, giornalista, membro della segreteria regionale del partito, è iscritta qui e non nasconde la meraviglia: “Quante facce nuove, quanta gente mai vista”.
C’è la fila per tesserarsi, ci si iscrive last-minute con venti euro, così si ha diritto ad una copia di Europa, una de l’Unità , e soprattutto si può votare.
“Democratici e democratiche”, Fabiano Proietti, uno dei candidati alla segreteria del circolo (rito cuperliano), tenta di parlare.
“Chiamace compagni”, gli fanno dalla sala.
Intanto continua il via vai di gente che vuole la tessera. Il garante suda freddo.
Prima di Fabiano interviene Salvatore Canalis. L’antropologia cambia di colpo. Salvatore si avvicina ai cinquanta, si vede che ha militato nel partito quando il circolo si chiamava sezione e fuori sventolava la bandiera rossa dei comunisti.
“È un rito, qui non si parla di politica, il voto è la parte predominante di questo congresso”. Lo ascoltano in pochi. “Hanno fatto le larghe intese, il governo, stanno facendo leggi di stabilità e altro e noi non abbiamo avuto la possibilità di parlare con un deputato. Una volta chiamavi in federazione e ti mandavano un compagno onorevole. Oggi ti devi rivolgere a un capo corrente”.
Qualcuno, dei pochi ancora vogliosi di ascoltare le parole della politica, fa cenno di sì con la testa.
Ma intorno è tutto un via vai di tessere rinnovate, schede per votare, file che si ingrossano.
Fuori un signore anziano traffica con una cartella gialla e si dà da fare col cellulare. “Aò, devi venì a votà , c’è tempo fino alle nove de sera”.
Il cronista chiede spiegazioni al giovane segretario, contestato e attaccato da un gruppo di iscritti per come ha condotto la prima fase di questo strano congresso.
Gianni Di Biase si era praticamente dichiarato vincitore accampando il controllo di 155 voti su 270.
“La verità è che qui il Pd non è mai nato, c’è tanta rivalità tra ex comunisti ed ex della Margherita”.
Gli chiediamo dei voti, delle tessere all’ultimo minuto. Minimizza.
Ivana della Portella imbraccia il microfono e lancia un’accusa durissima: “Il garante ha detto che ci sono intere famiglie che stanno venendo a votare. Una di loro è venuta tutta intera, cinque persone, compreso il nonno di 91 anni”.
Giudizio lapidario di un anziano iscritto: “È uno schifo”. Difficile dargli torto.
Anche qui sono all’opera i signori delle tessere? Certamente.
Ma il problema non è questo, è più grave. Basta saper leggere la delusione stampata sui volti degli anziani militanti, uomini e donne che negli anni passati hanno speso il loro tempo per la buona politica, si sono entusiasmati per le parole di Berlinguer, commossi per la fine di Aldo Moro, mobilitati per difendere la democrazia, il lavoro, i diritti.
Questa gente oggi è offesa dal partito ridotto in un labirinto di correnti.
I loro compagni dei circoli del Prenestino hanno gettato la spugna e revocato il congresso. “Aspettavamo con ansia questo momento sperando in una vera fase costituente. E invece non abbiamo mai visto una così totale assenza di dibattito e una così prevaricante invasione di tutto il resto. Siamo di fronte a un fenomeno di ‘ipertesseramento’ mosso da personali interessi di potere”.
Iscritti dell’ultimo minuto e capi-corrente.
La morte delle idee, degli entusiasmi e della buona politica.
Enrico Fierro
(da “il Fatto Quotidiano“)
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