CONSULTA-CSM, GRASSO: “PARLAMENTO BLOCCATO”
OGGI PD E FI CI RIPROVANO CON VIOLANTE (CHE RISCHIA)… BERLUSCONI DECISO A SOSTENERE BRUNO… E FITTO, DOPO L’UNO-DUE ROSSI-PASCALE, NON REAGISCE
Oggi i discepoli del Nazareno, quelli che incarnano e praticano il patto totale di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, dovranno scrivere i nomi corretti per i 2 posti vacanti in Consulta e i 5 al Csm. Non possono disobbedire a una rigida volontà dei capi, diffusa dai mediatori toscani Denis Verdini e Luca Lotti (con la partecipazione speciale di Maria Elena Boschi): ma l’urna segreta è un’imboscata perenne, e le tattiche non richiedono fretta.
Di fretta, però, ne trasmette Piero Grasso. Il presidente di palazzo Madama implora il triplice fischio: “Spero che si trovi una soluzione altrimenti il problema diventa ancora più grave: abbiamo bisogno di riprendere gli altri lavori parlamentari perchè le aule non si possono fermare in attesa delle intese”.
In Forza Italia non gradiscono. Nel Partito democratico patiscono.
Ma Grasso non influenza le manovre di queste ore: i berlusconiani legano il destino di Luciano Violante, candidato per la Corte Costituzionale con beneplacito del Quirinale , all’elezione di Donato Bruno, previtiano (cioè scuola Cesare Previti) e pugliese.
I voti mancanti che hanno impallinato Antonio Catricalà , da sempre amico di Gianni Letta, provenivano da destra e da sinistra e sono serviti — adesso la lettura è più semplice — a rinvigorire l’ipotesi Bruno.
Oltre a Letta e all’ex Cavaliere, Catricalà piaceva a pochi.
Forza Italia non vuole scherzi dai democratici, che vengono definiti “schifiltosi” , dai facili gusti in privato (quando ci sono da siglare patti scritti al Nazareno) e dai complicati gusti in pubblico (quando l’alleato B. va aiutato).
Nonostante sia inquisito a Napoli per falso ideologico (richiesta di rinvio a giudizio) e imputato a Brindisi per abuso d’ufficio e nonostante sia riuscito a peggiorare la legge Cirielli (quella sul falso bilancio), Forza Italia non rinuncia a Luigi Vitali per il Consiglio Superiore della Magistratura e neanche a una senatrice ultrà , Maria Elisabetta Casellati.
I timori di Grasso, che intravede un governo già lento rallentare in Parlamento per questi giochini con Forza Italia, non sono arzigogoli istituzionali.
Perchè l’ex Cavaliere, infuriato per la bocciatura di Catricalà , non vuole subire l’indicazione di Bruno, suggerita dai parlamentari dissenzienti su questo punto, e ce ne sono tanti anche tra i più fedeli.
Questa mattina B. ascolterà i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani, i soliti Niccolò Ghedini e Giovanni Toti incluso il resto del “cerchio magico”, e poi potrebbe ufficializzare l’investitura di partito per Bruno.
Pare escluso Ghedini e pure il collega Franco Coppi, ma dipende dall’ex Cavaliere che può sparigliare.
Berlusconi è preoccupato perchè non riesce più a gestire Forza Italia: non è una scoperta di questi giorni, ma i difetti cominciano a condizionare.
Il pugliese Fitto fa la fisarmonica: un po’ diventa ribelle e un po’ ritorna osservante. Ieri è stato osservante. Ha confermato di non voler abbandonare Forza Italia, tra l’altro in sede fanno notare che i suoi voti contano soltanto in Puglia, però pretende le primarie e include i democratici nel pastrocchio Consulta-Csm.
Non reagisce, Fitto, all’uno-due firmato Maria Rosaria Rossi (su Repubblica) e Francesca Pascale (sul Fatto).
In questa cornice politica più asfissiante che adrenalinica, Berlusconi dovrà interpretare le intenzione dei democratici e, soprattutto, dovrà valutare il controllo di Renzi sul Nazareno: se cade Bruno, cade Violante (e i dem non sono compatti sull’ex presidente di Montecitorio).
E allora, per non rischiare, si potrebbe attendere un paio di giorni, ovvero un paio di colloqui, un paio di ponti tra Fi e Pd.
Silvio&Matteo, oltre al “disagio” dei magistrati del Csm (ieri comunicato del gruppo Area), devono ricordarsi anche del primo inquilino di palazzo Madama e dell’opposizione.
Per la coppia del Nazareno, non ci voleva Grasso, che vuole far riprendere le attività parlamentari e non ci voleva il Movimento Cinque Stelle, che giudica Renzi più indecente di Berlusconi.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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