CONSULTA E PORCELLUM, RITORNO AGLI ANNI ’80
O IL PARLAMENTO LEGIFERA SEGUENDO LE INDICAZIONE DELLA SUPREMA CORTE O SI VOTERA’ CON UN PROPORZIALE CON PREFERENZE… DI FATTO IL VOTO SI ALLONTANA: ESULTA ALFANO, UNA SCONFITTA BRUCIANTE PER LE AMBIZIONI DI RENZI
Una manciata di righe. Non di più. La nota della Corte Costituzionale che ammette il ricorso anti-Porcellum è stringata, rimanda alle motivazioni della sentenza che verranno diffuse tra qualche settimana.
Ma il testo è sufficiente per capire che oggi dalla Consulta è stata partorita quella che può ben definirsi una svolta storica per gli scenari politici e istituzionali presenti e futuri.
Un colpo secco, tre risultati: la Suprema Corte ha ‘asfaltato’ il sistema maggioritario, affossato le pretese del futuro segretario del Pd Matteo Renzi e azzoppato la credibilità di questo Parlamento con tutti gli atti che ha prodotto, compresa l’elezione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Questo terzo punto non è vero, ma è già vero per i social network: il che è un fatto.
La Corte ha dichiarato incostituzionale il premio di maggioranza del Porcellum. Non solo. Incostituzionale è anche la mancanza delle preferenze, prevista dal sistema di liste bloccate.
Che significa?
Di fatto, la sentenza di oggi indica i binari lungo i quali il Parlamento potrà legiferare per approvare un nuovo sistema elettorale. Se non lo farà , se non riuscirà a trovare un accordo su una nuova formula, quando si tornerà alle urne, si voterà con quello che rimane del Porcellum al netto dell’intervento della Consulta.
E cioè con un sistema proporzionale, cioè il Calderolum spogliato del premio di maggioranza. Quanto alle preferenze, per reinserirle sarà necessario un intervento legislativo, che però comunque è molto più semplice della reistituzione dei collegi, che andrebbero ridisegnati.
Se questa è la prospettiva, si riducono i margini di manovra di Matteo Renzi.
Il sindaco avrebbe voluto un sistema maggioritario a doppio turno, che di fatto coronerebbe la sua leadership, premierebbe lo sforzo fatto per arrivare a fare il segretario del Pd, santificherebbe la sua visione politica bipolarista.
Ora se lo può scordare. La sentenza della Consulta non porta buon vento per Renzi. Anzi. Di fatto, lo annulla.
Annulla il suo potere contrattuale verso Angelino Alfano, interessato ad un impianto proporzionale e comunque assolutamente interessato a restare al governo il più a lungo possibile, ad allontanare lo spettro delle elezioni anticipate, per avere tempo di organizzare il suo neonato Ncd.
Ora, nell’era del post Consulta, nell’era del post Porcellum, se Renzi non scende a compromessi con Alfano e la truppa governista sulla legge elettorale, finisce in minoranza e non ha nemmeno armi da agitare.
La sentenza della Consulta lo ha infatti privato dell’arma più preziosa: quella del ritorno al voto. Ora non gli converrebbe più, visto che si voterebbe con quel che resta del Porcellum.
Però la sentenza della Consulta ha prodotto anche un terzo effetto.
Uno di quegli effetti perniciosi che non corrispondono alla realtà ma diventano realtà sui media. Subito dopo la notizia sulla bocciatura del Porcellum, i social si sono riempiti di commenti arrabbiati sull’illegittimità di questo Parlamento, eletto a febbraio con una legge elettorale evidentemente incostituzionale.
Non è vero, la Corte Costituzionale è chiara al proposito: gli effetti della sentenza di oggi riguarderanno le prossime elezioni e non quelle passate.
Però, anche se non è vero, non ci si può nascondere che la riflessione sull’illegittimità di questo Parlamento contiene suggestioni che troveranno spazio nel clima attuale dell’anti-politica.
Tant’è vero che Berlusconi e Forza Italia la stanno già cavalcando alla grande. Un pasticcio. Che rischia di riportarci al proporzionale anni ’80. In nome della stabilità e delle larghe intese forever.
(da “Huffingtonpost“)
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