CONTE ASPETTA GRILLO, DOMENICA CONCLAVE A BIBBONA SULLA LEADERSHIP
UNA MODIFICA DELLO STATUTO PER DARE A CONTE IL RUOLO DI CAPO POLITICO, AFFIANCATO DA ALCUNI VICE
Solo davanti a Beppe Grillo, Giuseppe Conte scioglierà la riserva. Dirà quindi se è pronto ad assumere la guida del Movimento 5 stelle, se vuole farlo o se intende ancora stare ad aspettare l’anno che verrà .
Il momento in cui si deciderà di tornare al voto, nel 2022 o nel 2023, e ogni forza politica sceglierà come farlo. Con quale coalizione. Quale leader.
Chi ha parlato con l’ex presidente del Consiglio giura che nulla è ancora deciso, ma che il passo avanti gli è stato chiesto da tutti: dal fondatore del M5S, dal presidente della Camera Roberto Fico, dagli ex fedelissimi rimasti fuori dal nuovo governo, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro. Fino a Luigi Di Maio, che lo ha fatto ieri pubblicamente con l’intervista a Repubblica.
Per questo, dovrebbe esserci un incontro chiarificatore domenica a Bibbona. Un nuovo conclave nella villa al mare di Grillo, come quello che diede vita all’alleanza con il Pd e Leu nell’estate del 2019.
Quando Grillo ha fermato la votazione sull’organo collegiale e la raccolta delle candidature, aveva qualcosa in mente. Una nuova modifica dello statuto da proporre agli iscritti con un ruolo per Giuseppe Conte, probabilmente di nuovo quello del capo politico.
Affiancato però da alcuni vice cui sarebbero affidate deleghe precise per l’organizzazione del Movimento. Uno potrebbe essere proprio l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Un’altra, la vicepresidente del Senato Paola Taverna. Queste idee sono nella testa dei dirigenti M5S e del suo Garante. Nessuno però è ancora pronto a scommettere che coincidano con la volontà dell'”avvocato del popolo”.
Conte oggi sarà a Firenze, dove riprenderà servizio all’università . Incontrerà il direttore Luigi Dei, il capo dipartimento di Scienze giuridiche che ha passato le ultime settimane a tentare di sgombrargli l’ufficio ormai occupato.
Subito dopo, terrà una lectio magistralis in diretta streaming con gli studenti e con chi vorrà vederla attraverso i canali dell’ateneo, ma ha già fatto sapere che non è in quella sede che intende parlare del suo futuro.
Aspetta di capire quali sono le garanzie che il Movimento è pronto a dargli, Conte. Non è un mistero che buona parte dei dirigenti Pd che gli sono rimasti più vicini avrebbero preferito che rimanesse un federatore, pronto a dar vita a liste civiche da affiancare ai partiti al momento del voto.
Ma tenere in vita l’alleanza senza stare a Palazzo Chigi, senza essere in Parlamento, senza guidare un partito, non è affatto semplice.
Così come non è semplice tenere vivi l’attenzione e il consenso incassati in questi anni da premier. Così, quella che prende corpo è l’idea che da sempre ha coltivato l’ex portavoce di Conte, Rocco Casalino. Metterlo alla guida del Movimento e cambiarne il volto e le ambizioni ancora una volta.
Dietro a tutto questo si combattono più linee, che forse solo la figura dell’avvocato potrebbe tenere unite. Di Maio ha tracciato il profilo di un M5S moderato e liberale, una forza di centro che – per come l’ha descritta, atlantista, europeista – potrebbe anche allearsi a destra, se ce ne fosse bisogno.
“Il Movimento non sarà mai moderato”, ha risposto seccamente – tra gli altri – il senatore Cioffi. Parlando per tutti quelli che ieri sono sobbalzati e si sono inviati le parole dell’ex capo politico in un misto di stupore e indignazione.
Roberto Fico, Stefano Patuanelli, Roberta Lombardi, perfino Paola Taverna, non si riconoscono nè nella parola moderato nè nel termine liberale.
Discutono piuttosto da mesi di un Movimento che deve scegliere il campo progressista e portare avanti la sua azione d’intesa con le forze del centrosinistra.
L’idea dell'”ago della bilancia”, cara per la verità anche a Bonafede e Fraccaro, sembra più un retaggio del passato. Soprattutto, spiega uno dei massimi dirigenti M5S, non ha niente a che fare con le intenzioni di Conte. Che vuole piuttosto, come ha detto più volte, portare avanti l’intesa con il Partito democratico e con tutto quel che ci sarà alla sua sinistra.
Non servirebbe solo a trovare una sintesi tra queste due anime, il passo avanti dell’ex premier. Ma anche a frenare l’emorragia che sta svuotando i gruppi parlamentari.
Lo stesso Alessandro Di Battista si è disiscritto dal M5S, ma non è detto non possa rientrare. Non ha fatto nulla che renda incompatibile il suo ritorno. Non ha preso alcuna scelta definitiva. Con Conte alla guida, tutto potrebbe essere stravolto e cambiare di nuovo. Con un’unica costante: la via, ancora una volta, la indica Grillo. Davanti al mare di Bibbona, come un anno e mezzo fa.
(da “La Repubblica”)
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