CONTE SCARICA FONTANA: “SE LA LOMBARDIA AVESSE VOLUTO, AVREBBE POTUTO TRANQUILLAMENTE FARE LA ZONA ROSSA AD ALZANO E NEMBRO”
“LO HANNO FATTO ALTRE REGIONI COME IL LAZIO, LA CALABRIA E LA BASILICATA CON APPOSITE ORDINANZE”
Dal 17 marzo a oggi su TPI.it abbiamo pubblicato un’inchiesta in più parti sulla mancata Zona Rossa, e conseguente chiusura, dei comuni di Alzano Lombardo e Nembro, in provincia di Bergamo.
La decisione di non dichiarare una Zona Rossa, che era stata fortemente raccomandata da una nota dell’Istituto superiore di sanità (ISS) già lo scorso due marzo (nota che noi di TPI abbiamo reso pubblica in esclusiva), ha causato un incremento considerevole di decessi in quel territorio, come certificato dai dati Istat incrementati fino al 2.000 per cento proprio in concomitanza della mancata chiusura.
Questo ritardo è avvenuto nonostante il governo il 23 febbraio abbia varato un decreto (il n.6) in cui si dichiarava che “allo scopo di evitare il diffondersi del COVID-19 nei comuni dove risulta positiva almeno una persona le autorità competenti sono tenute ad adottare ogni misura di contentimento”.
Quella domenica 23 febbraio, come documentato dalla prima parte della nostra inchiesta, nell’ospedale di Alzano Lombardo “Pesenti Fenaroli” erano già stati accertati due casi di Coronavirus, focolaio dal quale è partita una vera e propria strage silenziosa di migliaia di morti.
Senza considerare poi che fino al 9 marzo non è stato istituito alcun blocco e addirittura fino al 23 marzo le aziende sono rimaste aperte nella Val Seriana, polo industriale fondamentale per l’export italiano, con circa 400 imprese presenti sul territorio, e uno scambio di persone e merce di livello incredibile.
Ma di chi era la responsabilità , chi doveva agire: il governo o la Regione Lombardia? E perchè non si è deciso di chiudere?
A una nostra richiesta di chiarimento avanzata il 27 marzo scorso in seguito alla pubblicazione della nostra inchiesta, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha oggi inviato una nota formale di risposta a TPI: “Non vi è argomento da parte della Regione Lombardia per muovere contestazioni al Governo nazionale o ad altre Autorità locali. Se la Regione Lombardia ritiene che la creazione di nuove zone rosse andava disposta prima, con riguardo all’intero territorio regionale o a singoli comuni, avrebbe potuto tranquillamente creare “zone rosse”, in piena autonomia”.
“A conferma di questo assunto — continua Conte a TPI — si rileva che la Regione Lombardia ha adottato — nel corso di queste settimane — varie ordinanze recanti misure ulteriormente restrittive, le ultime delle quali il 21, il 22 e il 23 marzo 2020″.
In merito alla nota del’ISS, pubblicata in esclusiva da TPI lo scorso 26 marzo, dopo la conferma che quel documento era stato recepito e valutato dalla Protezione Civile, ora arriva anche la conferma di Palazzo Chigi: “Nella tarda serata di giovedì 5 marzo, il presidente dell’ISS rispondeva con una nota scritta, nella quale segnalava che, pur riscontrandosi un trend simile ad altri comuni della Regione, i dati in possesso (l’incidenza di nuovi casi e il loro incremento, nonchè la stretta vicinanza a una città ) rendevano opportuna l’adozione di un provvedimento volto a inserire i comuni di Alzano Lombardo e di Nembro nella cosiddetta “zona rossa””.
“Il giorno successivo, il 6 marzo — continua il Presidente del Consiglio — maturava l’orientamento di superare la distinzione tra “zona rossa”, “zona arancione” e resto del territorio nazionale in favore di una soluzione ben più rigorosa, basata sul principio della massima precauzione, che prevedesse la distinzione del territorio nazionale in due sole aree: la Lombardia e province focolaio di altre regioni e il resto d’Italia”.
Continua così la ricostruzione a TPI del presidente del Consiglio in merito alla mancata chiusura di Alzano e Nembro: “La notte stessa del 7 marzo, sentite le Regioni e i Ministri interessati, veniva dunque adottato il decreto del Presidente del Consiglio, che reca la data di domenica 8 marzo, in quanto firmato nelle primissime ore del mattino, con il quale l’intera regione lombarda diventava “zona rossa”, in quanto l’intero territorio regionale veniva sottoposto a un regime uniforme di misure particolarmente restrittive”.
Poi, la stoccata finale al governatore della Lombardia Attilio Fontana, circa la responsabilità nella competenza territoriale per la decisione sulla Zona Rossa: “Quanto invece alle competenze e ai poteri della Regione Lombardia, si fa presente che le Regioni non sono mai state esautorate del potere di adottare ordinanze contingibili e urgenti”. “Al pari di quanto hanno fatto altre Regioni — conclude Conte — come il Lazio, la Basilicata e la Calabria, nei cui territori, con ordinanza, sono state create “zone rosse” limitatamente al territorio di specifici comuni”.
(da TPI)
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