CONTE VERSIONE XXL
DI MAIO CONTINUA A PRETENDERE UN POSTO DA VICE-PREMIER, ALLA FINE LA SOLUZIONE SARA’ CHE NON CE NE SIA ALCUNO
Le ipotesi sono due: o due vicepremier o nessuno.
Sul tavolo di Giuseppe Conte, mentre si prepara ad accettare l’incarico di formare un governo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al più tardi domattina, c’è l’idea di avviare l’esperienza di un esecutivo Pd-M5s senza vicepremier è in stato avanzato.
Un premier in formato extralarge, con una maggiore agibilità politica soprattutto in Europa. Il nodo però è Luigi Di Maio, più che il Pd. Nel caso di un premier senza vice, al Pd andrebbe il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, più ministeri da concordare.
Conte sta soppesando per bene l’ipotesi di ‘guidare da solo’. Tanto per iniziare, fanno notare i suoi, sarebbe una buona linea di demarcazione rispetto al governo con la Lega in modo da fornire ulteriore risposta alla richiesta di “discontinuità ” del segretario del Pd Nicola Zingaretti. Ma soprattutto darebbe al premier maggiore agibilità politica e farebbe chiarezza nell’interlocuzione con i partner internazionali e anche con l’Ue.
Tante volte l’inverno scorso, nello scontro con la Commissione europea sulla manovra economica, Bruxelles ha dovuto aspettare le riunioni di Conte con i due vice prima di capire la posizione del governo italiano.
Tante volte la trattativa portata avanti da Conte a Bruxelles si è trovata ‘disturbata’ dalle tensioni romane intorno ai due vice (si ricorderà l’episodio della “manina” con cui Di Maio agitò le acque in pieno consiglio europeo per accusare Salvini sul sul condono fiscale).
E tante volte a Bruxelles si sono interrogati sulla reale forza di Conte, il suo potere contrattuale. Insomma visto che il governo Pd-M5s nasce come esecutivo certamente più gradito alle cancellerie europee terrorizzate dalle possibili minacce di Matteo Salvini sull’uscita dell’Italia dall’euro e su una manovra in deficit, tanto vale rafforzare il ruolo del premier, evitare che anche stavolta sia ‘commissariato’.
Fin qui i ragionamenti di Conte, la realtà è un’altra cosa.
Perchè sul vicepremier si sta consumando lo scontro di queste ore tra Pd e M5s. Luigi Di Maio insiste: vuole tenersi la vicepresidenza, sostenuto dai suoi , nonchè da Davide Casaleggio. L’obiettivo è in qualche modo di ‘controllare’ Conte, un premier che, dicono nel Movimento, si è spostato su una linea molto europeista e vicina al Quirinale.
Dall’altro lato, il Pd insiste per avere un vicepremier unico: solo uno, del Pd. “Non entreremo in un governo in cui premier e vicepremier siano espressi dalla stessa forza politica”, dice Andrea Orlando.
Ma a Palazzo Chigi non credono molto nello schema di due vicepremier in cui uno è il capo politico dei cinquestelle e l’altro è un esponente del Pd, ma non il segretario. Perchè, si sa, la scelta di Nicola Zingaretti è di restare presidente della Regione Lazio.
Insomma sarebbe una situazione squilibrata: da una parte il capo, dall’altra un esponente pur di peso ma non il segretario.
Ecco perchè, mentre scriviamo cresce l’ipotesi di un premier senza vice. C’è da convincere Di Maio, scoglio non da poco nel Movimento. E anche per lo stesso Conte, che potrebbe provarci a partire da domani una volta ricevuto l’incarico da Mattarella.
Tutto è legato dall’incastro con gli altri ministeri. Per dire: al Pd andrebbe il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nel caso di un premier senza vice. Ma dovrebbe contrattare sui ministeri: nel Movimento cinquestelle dicono che non possono avere ministeri ‘pesanti’ più il sottosegretario.
Ad ogni modo, l’ipotesi di un ‘premier extralarge’ fa il paio con la gestazione di questo esecutivo, auspicato in Europa e ora apprezzato perfino da Donald Trump che ha ‘mollato’ il suo ‘ex amico’ Matteo Salvini.
Compatibile insomma con le interdipendenze che nell’epoca moderna regolano i rapporti tra gli Stati.
(da “Huffingtonpost”)
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