COPASIR SULLE MONTAGNE RUSSE: VOLPI SI E’ DIMESSO, ORA SALVINI METTE IL VETO SU URSO (FDI)
MELONI GELIDA CON IL LEGHISTA, SPACCATURA ANCHE DENTRO IL M5S, LA FARSA NON E’ ANCORA FINITA
Giornata di montagne russe per il Copasir.
Dopo settimane di pressing di Fratelli d’Italia ( che ha reclamato la Presidenza del comitato di controllo, per legge da attribuire all’ opposizione (in normali condizioni parlamentari), il presidente leghista Raffaele Volpi ha rimesso l’incarico, seguito dal senatore salviniano Paolo Arrigoni.
La svolta, annunciata dallo stesso leader della Lega Matteo Salvini, però sembra aprire una nuova puntata dello scontro: perché la soluzione, il nuovo assetto dell’organismo, resta ancora da trovare.
La Lega infatti reclama il rinnovo completo del delicato organismo di controllo sui servizi segreti, in modo che all’opposizione di Fratelli d’Italia vadano cinque posti su dieci.
Solo in questo modo il prossimo presidente non sarà Adolfo Urso, attuale vicepresidente di FdI, contro il quale in serata Salvini ha lanciato il suo veto alzo zero . “Amici dell’Iran non sono amici miei”, con riferimento, sottolineano le agenzie, a Urso e ai suoi presunti legami con l’Iran, ma senza fare il suo nome esplicitamente.
I presidenti delle Camere Casellati e Fico lo scorso 6 aprile, avevano già chiesto invano ai partiti di trovare l’accordo.
Ma oggi la situazione si annuncia più complessa. Le presidenze di Senato e Camera – come prevede la legge – prenderanno atto delle dimissioni, che ad oggi sono in realtà solo due, quella dei due leghisti Volpi e Arrigoni, perché il forzista Vito, le aveva presentate nelle scorse settimane, oggi le ha ritirate.
Quindi allo stato solo due sono i parlamentari da sostituire. E la procedura non sarà immediata, dal momento che si tratta di persone nominate dal Presidente della Camera , che li dovrà ascoltare , verificare che effettivamente intendono ritirarsi e perché. Solo successivamente si dovrà procedere alla elezione del nuovo presidente del Copasir.
Ben difficilmente i Presidenti di Camera e Senato vorranno reintervenire per modificare quanto hanno già detto e sottolineato nella loro lettera, che costituisce una sorta di giudizio di Cassazione sulla materia.
In quella missiva Casellati e Fico avevano anche sottolineato il criterio della proporzionalità della rappresentanza all’interno del Copasir, perché non si può ritenere che FdI possa avere da sola la metà del Comitato, oltre al Presidente.
Del resto Adolfo Urso non si è mai effettivamente dimesso dal Copasir (contrariamente alle dichiarazioni rese). Per tutte queste settimane di lavoro è stato sempre regolarmente convocato , anche se non ha partecipato.
A ben vedere questa è una vicenda che ha molteplici livelli di lettura e comprensione.
Quella dei rapporti tra maggioranza ed opposizione, è quella meno significativa .
Il braccio di ferro è tra Lega e FdI, che sono in competizione su questo e molti altri fronti. Il nodo vero è che se il Copasir rimane nella composizione attuale (con la sostituzione dei due leghisti) ben difficilmente ci potrebbe essere un presidente che non sia Urso, ma se invece come vuole la Lega tutti e cinque i componenti di opposizione devono andare a Fratelli d’Italia, allora è chiaro che il Presidente sarebbe scelto tra quei cinque, tagliando fuori Urso.
E qui il gioco da stasera (con l’evocazione da parte di Salvini) dell’Iran si è fatto particolarmente duro, e rimanda ad un clima avvelenato da dossier, veri o presunti, su cui peraltro il Copasir all’unanimità a chiesto al Presidente del Consiglio Draghi di fare chiarezza, dopo che è esploso il caso dei rapporti tra Matteo Renzi e il capocentro del DIS , Marco Mancini, rivelati da Report Rai.
C’è anche una dialettica interna ai 5 stelle. E’ una questione sotto traccia da giorni ma che è stata esplicitata dalla Lega di Salvini in un comunicato: “La Lega non ritiene di dover inficiare organi istituzionali per questioni politiche o ancor di più per dispute interne a dei “non partiti” di cui non si capisce nemmeno chi sia il capo politico”.
A che si riferisce questo passaggio? Ai 5 stelle naturalmente. La estromissione dell’ex capo del Dis Gennaro Vecchione, protetto da Giuseppe Conte, ha fatto da detonatore alle lotte per la leadership all’interno del Movimento tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e lo stesso Conte. E sta prevalendo l’ala contraria a Conte anche in relazione ai servizi segreti.
A questo punto va fatto un passo indietro, a quest ’estate quando la parlamentare Dieni (membro del Copasir) , fece una vera e propria battaglia contro la proroga del mandato dell’ex capo del DIS Gennaro Vecchione.
C’è inoltre una storia che riguarda il generale Vecchione che fa capire perché i 5 stelle abbiano cambiato atteggiamento: riguarda la vicenda dell ’Abbazia di Trisulti e del progetto sovranista di Steve Bannon (stratega di Donald Trump) e della Fondazione Sciacca dove Vecchione sedeva con Matteo Salvini e l’attuale ministro Giorgetti, il cardinale Burke e altri cattolici di destra nemici di Papa Francesco tra i quali Gotti Tedeschi ex presidente IOR.
Il giorno prima della defenestrazione di Vecchione la fondazione Dignitatis Humanae ha ricorso in Cassazione contro la decisione del Consiglio di Stato che li obbligava a lasciare l’Abbazia entro il 10 maggio 2021 forse fidando nell’appoggio di amici importanti, come sostiene un sito cattolico “Faro di Roma”.
Tutta questa storia confluirà anche nell’indagine del nuovo capo del DIS Elisabetta Belloni e il prefetto Franco Gabrielli sulla vicenda Renzi- Mancini, richiesta al Presidente Draghi all’unanimità dal Copasir in base all’articolo 34 della legge del 2007 sui servizi segreti.
(da Huffingtonpost)
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