CORTE DEI CONTI, LA MANCETTA DI 5 MILIONI ALL’AMBULATORIO DEI SEGRETI
IL CENTRO CLINICO INTERNO GESTITO DA MEDICI MILITARI E UTILIZZATO DAI POTENTI, PAGANO STATO E REGIONE LAZIO
Il Poliambulatorio funziona benissimo, almeno per i magistrati e il personale della Corte dei conti, ai quali era destinato all’inizio. Radiografie, tac, risonanze magnetiche con macchine di ultima generazione, magari non le più potenti ma negli ospedali c’è di peggio. Fanno anche visite specialistiche, quasi tutte. È utilizzato poi da altri magistrati, avvocati dello Stato, militari, personale civile della Difesa e dirigenti pubblici. Lo gestiscono medici militari. In teoria oggi è aperto a tutti, il Poliambulatorio Montezemolo. Si chiama così perché sta al pian terreno e all’interrato di uno dei due palazzoni della Corte dei conti, a due passi da piazza Mazzini a Roma: la ex caserma Montezemolo dell’Aeronautica che una volta si chiamava caserma Mussolini e ha una planimetria che ricorda una “M”. Inaugurato il 12 gennaio 2023, è il primo ente sanitario militare accreditato con il Servizio sanitario nazionale, come deliberato dalla Regione Lazio l’8 giugno 2023.
Si paga solo il ticket, spiegano al Poliambulatorio, non c’è intramoenia, i più fortunati non fanno la fila. La legge di bilancio in corso di approvazione, grazie a un emendamento dei relatori e quindi del governo, autorizza la Corte a destinare al Poliambulatorio, nel 2025, fino a 5 milioni di euro dal suo avanzo di bilancio. “Soldi che altrimenti sarebbero tornati al Mef, certo non sarebbero serviti per ridurre le liste d’attesa. Qui invece servono per le attrezzature”, spiega il direttore sanitario, il generale medico Paolo Giuliani, radiologo, nominato d’intesa da Corte dei conti e Difesa. Nel 2023 avevano iniziato con sei milioni di euro. Non male in tempi di vacche magre per la sanità pubblica. “Dal settembre scorso – spiegano – l’attività è esplosa”.
Le prestazioni le paga la Regione Lazio. Quante? In una settimana non siamo riusciti a farcelo dire: né dalla Regione, né dalla Corte, né tanto meno dalla Difesa. Sarà un segreto militare? Aperto a tutti, comunque, fino a un certo punto. Racconta una signora malata di tumore, che lunedì scorso ha provato a prenotare una risonanza magnetica con priorità “breve”, 10 giorni: “Mi hanno risposto: ‘Lei è dipendente della Corte dei conti? Ah no? Allora guardi che i tempi sono lunghi, mandi una mail’”. La signora aveva fretta, la risonanza l’ha fatta altrove. “Ma tanti non sanno che l’ambulatorio esiste, è uno scandalo”, protesta Antonella Saliva dell’Associazione La Fenice. Eppure è un ambulatorio pubblico, addirittura ha fornito “un contributo concreto e sostanziale anche nell’abbattimento delle liste di attesa regionali”, si legge in un trionfale comunicato di luglio. In quale misura? Quante prestazioni prenotate tramite il centralino ReCup, il Centro unico di prenotazione regionale? Anche questo, in otto giorni, non è stato possibile saperlo, nemmeno a spanne. Anzi, nessuno garantisce che il Poliambulatorio metta a disposizione tac, risonanze e visite sulla piattaforma del ReCup, proprio come fanno le strutture convenzionate private. Senz’altro al Montezemolo fanno gli screening per il tumore al seno e altre prestazioni per la popolazione della Asl Rm1. Tante o poche, però, non è lo stesso.
Non è accessibile, per il momento, un bilancio 2023. “Non sono stati ancora nominati i revisori dei conti”, spiega il generale Giuliani. Dalla Corte assicurano che la prossima settimana sarà tutto sulla Gazzetta Ufficiale. Gli altri medici “a gettone”, grazie ad apposite convenzioni, li forniscono alcune Asl di Roma e del Lazio, il Policlinico Umberto I e l’Università La Sapienza con la quale il Poliambulatorio fa attività di ricerca, ma c’è pure personale di Croce Rossa e Ordine di Malta, sempre in convenzione. Ironizza un alto dirigente pubblico: “Se lo facessimo noi arriverebbe la Corte dei conti”.
È una battuta, naturalmente, sarà senz’altro tutto legale ma poco trasparente. Dalla Corte dei conti ci è arrivato solo l’accordo firmato a novembre 2023 con la Difesa e Difesa Servizi Spa, l’inafferrabile società in house che gestisce il patrimonio della Difesa, approvato dal ministro Guido Crosetto con decreto dell’11 gennaio 2024. Gli incassi, a quanto pare, arrivano a Difesa Servizi. Vuoi vedere che per far funzionare la sanità pubblica basta affidarla ai militari?
(da ilfattoquotidiano.it)
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