CORTEO NO GLOBAL ANTI PONTEFICE
A GENOVA HANNO SFILATO I CHERUBINI
Genova, sabato 17 maggio, corteo di manifestanti contro la visita del Papa nel capoluogo ligure. C’è di tutto: agnostici, atei, gay, lesbiche, sinistra critica, rifondazione, centri sociali, pacifisti (perchè, gli altri non lo sono?) e verdi. Ah, anche punkabbestia con i loro poveri cani.
Tutti in corteo per protestare contro la Chiesa, il Papa, i preti, i cattolici tout court e tutto ciò che profuma di sacrestia, perchè si sa, la protesta è l’unica forma di attività che li vede protagonisti di qualcosa, non ci risulta infatti che i protestatari siano dediti a qualsiasi tipo di volontariato nei confronti del prossimo, al contrario di coloro che fungono da bersaglio al loro corteo.
Ma quello che colpisce, al di là del gruppetto di contestatori, è l’atteggiamento della stampa.
Paolo Crecchi e Matteo Indice, giornalisti del Secolo XIX sono letteralmente estasiati e intonano un peana alla compostezza “persino eccessiva” (sic!) del corteo.
“Rispetto, nessun insulto nè a Ratzinger nè a Bagnasco” pensate un po’ come cambiano i tempi, ma i due cronisti, quasi avviliti continuano “non si levava una sola bestemmia”, peccato vero, perchè magari un po’ di frasi truculente avrebbero rallegrato l’atmosfera che si avviava a diventare decisamente smorta.
Che ci stiamo a fare qui, sembra sottintendere il giornalista collettivo in un sussulto di dignità .
Beh, a dire il vero, qualche birichinata qua e là spuntava: Bob Calleri aveva su una maglietta con scritto “Non è reato dileggiare un personaggio di fantasia”.
Ignorantino che sei, persino l’ultimo degli atei, ma con un minimo di studi alle spalle, sa che Gesù è – piaccia o no – un personaggio storico, ma queste sono sciocchezzuole, Crecchi e Indice lo sanno bene.
Certo il Calleri inalberava anche un cartello con la scritta “Se Dio ci fosse vi prenderebbe a bastonate” ma, Crecchi e Indice, così comprensivi anche loro, annuiscono: “discutibile ma non censurabile”. E ci mancherebbe, i ragazzi ci avevano abituato a ben altro..
Sì, c’è il fantoccio di un cardinale, “con tanto di zucchetto rosso” – chiosano rapiti i due giornalisti – schiacciato sotto le zampe di un grosso pupazzo di cane, ma nulla di sconveniente, fa parte della visione onirica del momento.
D’altra parte la vita è sogno e i due cronisti, in sollucchero, passano da uno stupore all’altro “non era tanto la ragionevolezza delle critiche a lasciare a bocca aperta. Era l’educazione, la cortesia, il sorriso sulle labbra” .
Il Secolo sembra diventato un bollettino parrocchiale (laico), manca solo un volo di cherubini sui rifondaroli e l’affresco sarebbe completo; il corteo, sotto la sacra penna di Monsignor Crecchi e don Indice appare ormai come una processione. Tutti si vogliono bene e sorridono beati.
Finalmente, a ravvivare la manifestazione spunta “un ragazzino in felpa nera che scriveva sul portone verde delle suore Franzoniane, in via Cantore ‘nè Dio, nè stato’… i poliziotti non si sarebbero mai sognati – visto il clima – di intervenire almeno per far ripulire il portone all’imbrattatore”.
Meno male, fanno capire i cronisti, era solo un ragazzino e poi con una felpa, e il clima era così idilliaco, l’intervento della polizia avrebbe rovinato tutto.
E allora, ragazzino con la felpa, uno di questi giorni vai un po’ a imbrattare il portone di casa di Crecchi e Indice, magari sorridendo bonario, e vediamo cosa ti succede.
Ma anche i sogni, purtroppo, finiscono e l’articolo si avvia alla chiusura.
Solo qualche migliaio di battute e dobbiamo fare a meno di chissà quanti altri spunti interessanti e simpatici che, per ragioni di spazio, non conosceremo mai.
Comunque anche la chiusa non è disprezzabile, anzi.
Richiesto di un parere un “antico consigliere comunale alternativo” (sublime!) interviene a mo’ di profeta laico “Io sono credente. E in questi giorni di visita papale soffro”. “Non era il solo” aggiungono teatralmente Crecchi e Indice.
Anche loro, lo si capisce, soffrono. Mio Dio, quanto soffrono.
Flora
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