COSA SI TROVA DIETRO A “GIORGIA” E AGLI ALTRI CAPILISTA?
DALLA BISNIPOTE DI GIOLITTI ALL’ETERNO LUIGI GRILLO: SINTENSI INCOMPLETA DELLE LISTE PER LE ELEZIONI EUROPEE
Cosa c’è oltre “Giorgia”? Chi corre dietro ai leader che trascinano le liste con la chiara intenzione di non accettare l’elezione all’Europarlamento? Quali nomi si nascondono dietro a candidature che hanno riempito i giornali negli ultimi giorni? Una volta che l’inquadratura non viene più impallata dal generale Vannacci, quali altre opzioni hanno gli elettori? Molti amministratori locali, ex candidati già trombati una o più volte a elezioni di ogni ordine e grado negli anni passati, qualche figura uscita dalla scena politica che bussa per rientrare, altri novelli che si affacciano dalla cosiddetta “società civile”: imprenditori, funzionari, attivisti. Quella che segue è una breve e incompleta sintesi di qualche nome che si trova nelle “retrovie” dei listoni.
Fratelli d’Italia
Dietro a “Giorgia Meloni detta Giorgia”, per esempio, nelle liste di Fratelli d’Italia c’è “Giovanna“, che porta un cognome dal peso specifico significativo Giovanna Giolitti: è bisnipote dello statista liberale della storia italiana del primo Novecento, la cui figura è ancora controversa dopo cent’anni, anche per la sua maestria a nuotare nelle dinamiche trasformiste tanto che Gaetano Salvemini lo definì il “ministro della mala vita”. E in più si portò dietro la responsabilità di votare la fiducia al primo governo Mussolini, cambiando orientamento solo nel 1924 dopo le leggi con le quali il regime limitò la libertà di stampa. In quota parenti d’Italia c’è anche Giovanni Crosetto, consigliere comunale di Torino, nipote dello zio ministro della Difesa. Sempre con Fdi corre Patrizia Baffi e magari i lombardi si ricordano di lei: in una sola consiliatura regionale fu capace di un volo a planare che la portò dal Pd a Italia Viva e poi appunto al partito di Meloni, e non è detto per sempre. Spiccano poi un paio di giovani del partito come Stefano Cavedagna, portavoce di Gioventù nazionale e già capogruppo in consiglio comunale a Bologna e Nicola d’Ambrosio, presidente di Azione Universitaria. Corrono anche Mario Pellegrini, l’ex vicesindaco del Giglio che fu tra i primi a soccorrere i naufraghi della Costa Concordia, e in quota lobby Anna Olivetti, presidente di Federfarma.
Forza Italia
Tra i manifesti più grandi che si vedono a Milano c’è Letizia Moratti che alle Regionali di qualche anno fa Carlo Calenda provò in tutti i modi di offrire al Pd come la nuova Anna Kuliscioff (“viene da una tradizione famigliare azionista, il papà è stato partigiano”), costringendola a dire frasi choc come “Io vicina al centrosinistra”. Questo giornale si è già occupato poi dell’imprenditore torinese Paolo Damilano, ex candidato sindaco e dato per disperso in consiglio comunale, mentre non è di oggi la notizia del ritorno alla politica di Roberto Cota attraverso Forza Italia, di cui è responsabile Giustizia in Piemonte essendo stato d’altra parte condannato in via definitiva a un anno e 7 mesi per il processo Rimborsopoli. Uscì dalla porta della Lega e rientra ora dalla finestra anche Marco Reguzzoni.
Un altro ritorno è quello di Luigi Grillo, nome che fa sentire tutti un po’ più giovani avendo attraversato varie stagioni politiche non mancando ovviamente quella berlusconiana: dieci anni fa ha patteggiato una pena di 2 anni e 8 mesi e una multa di 50mila euro al termine dell’inchiesta milanese sugli appalti relativi alle gare per Expo 2015: fu anche arrestato e il tribunale del Riesame scrisse tra l’altro che nel corso delle indagini aveva “dato prova di sapersi defilare e di evitare di essere direttamente intercettato”.
Nelle file di Forza Italia c’è anche un Dell’Utri ma non è Marcello bensì Massimo ed è esponente di Noi Moderati, il mini-partito di Maurizio Lupi con cui i forzisti hanno fatto un accordo per le Europee visto che la soglia di sbarramento non l’avrebbe vista nemmeno col cannocchiale. La sfida dei nomi da poter inserire sulla scheda la vince sicuramente l’assessore siciliano Edmondo Tamajo “detto Tamaio detto Di Maio detto Edy Detto Edi Detto Eddy”. Per sbagliare ce ne vuole.
Tra i nomi in lista si segnala Firial Cherima Fteita che durante il primo lockdown fece sue queste parole attribuite al virologo Giulio Tarro: “La notizia del vaccino serve per farci accettare il lockdown, nella convinzione che a brevissimo saremo liberi. Invece non arriverà nessun vaccino. Almeno non prima dell’estate. Il lockdown durerà fino a maggio. Giusto il tempo di portare a termine l’operazione. Una volta che l’intero sistema economico sarà collassato, la grande speculazione finanziaria passerà all’incasso e si porterà via tutto a prezzi stracciati”.
Lega
Nella Lega oltre a Vannacci c’è di più. Per esempio la sindaca di Monfalcone Anna Cisint, che basa la sua celebrità nella sua battaglia per non far pregare i musulmani della sua città. Si ricandida Cinzia Bonfrisco, parlamentare ininterrottamente dal 2006, prima socialista di scuola craxiana, poi berlusconiana, da qualche tempo salviniana. La scuola di formazione leghista produce molti candidati “dal basso” (e a quelli fanno riferimento i detrattori interni della candidatura del generale), come sindaci, consiglieri, assessori, gli eurodeputati uscenti. Tra loro ce n’è uno arrivato giusto un mese fa: l’ex sindaco di Catania Raffaele Stancanelli.
Azione
Con Azione era già nota la candidatura di Alessandro Tommasi, membro del cda del Sole 24 Ore e fondatore di Will Media, che produce informazione sui social. Ha creato anche l’associazione Nos che corre appunto insieme al partito di Carlo Calenda. Tra i nomi noti ci sono quelli di Daniele Nahum, consigliere comunale a Milano che poche settimane fa ha lasciato il Pd in polemica per una posizione non chiara – secondo lui – del partito sulla guerra in Medio Oriente, e di Cuno Jakob Tarfusser (“detto Cuno”), sostituto procuratore generale di Milano e prima ancora capo della Procura di Bolzano e magistrato alla Corte penale internazionale, che ha avuto una botta di fama per la sua iniziativa in favore della revisione del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi.
Tra i veterani spunta il nome di Mario Raffaelli, dirigente trentino di Azione, che ha un cursus honorum politico che affonda le sue radici nella fine degli anni Settanta. E’ stato in parlamento per 15 anni fino al 1994 e 4 volte sottosegretario. Per la quota generali ci riprova, dopo il flop delle Politiche del 2022, Vincenzo Camporini, mentre per la quota Confindustria c’è Lara Bisin, vice presidente fino a qualche settimana fa dell’associazione industriali di Vicenza. In lista anche Nataliya Kudryk, giornalista ucraina, 49 anni, da venti a Roma. Con Azione c’è anche Sonia Alfano, già eurodeputata dal 2009 al 2014 con Italia dei Valori.
Stati uniti d’Europa
Negli Stati Uniti d’Europa – la lista guidata da Italia Viva e +Europa – tenta la rielezione, questa volta a Strasburgo, Gianfranco Librandi che è rimbalzato da un partito all’altro negli ultimi 20 anni e ora sembra aver trovato pace tra i renziani: fu berlusconiano (con Forza Italia e Pdl), poi si candidò con Scelta Civica di Mario Monti, passò al Pd (quando tra l’altro la stagione renziana era già calante) e infine l’approdo a Iv. I radicali portano in dote il nome storico di Marco Taradash, il volto noto Alessandro Cecchi Paone e la giovanissima presidente Patrizia De Grazia (25 anni).
Nello strano remix renziano sono candidati nelle stesse liste da una parte il corrispondente di Liberation – il giornale della sinistra francese – Eric József e dall’altra Alessandrina Lonardo Mastella detta Sandra Mastella, ex senatrice e moglie dell’ex ministro e ora sindaco di Benevento. O ancora da una parte il capolista nel Nord Est è Graham Robert Watson, scozzese di nascista, italiano per matrimonio, storico eurodeputato dei liberaldemocratici inglesi (“Ho paura che l’Italia faccia lo stesso errore commesso dal Regno Unito” ha detto) e dall’altra riecco l’ex ministra Teresa Bellanova. La linea garantista esprime il recordman in questa disciplina, l’ex presidente delle Camere penali Giandomenico Caiazza
Pd
Superati i molti nomi noti nelle liste del Pd, fa capolino il nome di Davide Mattiello, ex parlamentare, molto attivo in quella sua unica legislatura sui temi della legalità: fu relatore tra l’altro della modifica del reato di voto di scambio. Fece notizia il fatto – più che anomalo per la politica italiana – che quando smise di fare il deputato andò a lavorare, sul serio: nel 2020 cominciò a lavorare come conducente e netturbino. Qua e là poi si trova un po’ di gioventù democratica come quella di Elena Accossato (29 anni, segretaria regionale dei Giovani democratici in Piemonte) e Silvia Panini, che è in lista in forza dell’accordo del Pd con Volt, partito politico paneuropeo, che attira soprattutto i più giovani. Al Centro è candidata Elena Improta, mamma di Mario, un ragazzo con una grave disabilità, e fondatrice di una onlus che si occupa del “Dopo di noi”. Candidato anche Michele Franchi, il sindaco di Arquata del Tronto, il paese ascolano distrutto dal terremoto del 2016. Al Sud ci sono l’architetto Francesco Forte, figlio di Mario che fu brevemente ex sindaco Dc di Napoli, e Shady Alizadeh, avvocata 35enne barlettana di famiglia iraniana, esperta di welfare aziendale di genere nonché attivista del movimento “Donna vita libertà”.
M5s
Le selezioni online dei 5 Stelle hanno prodotto una mole notevole di attivisti del territorio, i cui nomi non dicono niente all’opinione pubblica nazionale, ma suggeriscono di più nei rispettivi territori. Per questo Giuseppe Conte ha puntato su qualche figura più riconoscibile di cui è stato già scritto. I nomi che sono rimasti un po’ nell’ombra sono quelli di Ugo Biggeri, economista specializzato nella finanza etica e sostenibile, tra i fondatori di Banca Popolare Etica, Cinzia Pilo, manager con esperienza internazionale in ambito finanziario e dei pagamenti digitali, madre di un “bambino farfalla”, che da anni ha messo le sue competenze anche al servizio volontario in ambito sociale e dell’assistenza ai malati e alle loro famiglie, e Maurizio Sibilio, pedagogista, docente e prorettore a Salerno. Anche in questo caso – e in questo caso dopo aver superato le votazioni interne – ci sono nomi già noti all’elettorato M5s per aver ricoperto in passato altri incarichi, come l’ex deputato Paolo Bernini (attivista animalista che durante il mandato ebbe vari momenti di notorietà per alcune sue uscite apparentemente complottiste), l’ex senatore Gianluca Ferrara e l’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque.
Verdi-Sinistra
I leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli lasciano il posto di capolista: di Ilaria Salis sanno ormai tutti, gli altri sono esponenti che hanno avuto già esperienze politiche in passato: l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano e l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Le liste rossoverdi sono piene di attivisti del territorio. Spiccano Benedetta Scuderi, esponente della nuova generazione ambientalista, poco più che trentenne, attivissima sui social e energica ospite da talk show, e Marilena Grassadonia, storica attivista di Sinistra Italiana sulle tematiche Lgbtqi+. Al Centro si candida Christian Raimo, scrittore e insegnante, noto per le sue battaglie “antifà”, attento alle questioni delle periferie della Capitale, al Sud c’è il nome di Anna Grazia Maraschio, tra le poche ad aver già perso il posto nella giunta di Michele Emiliano in attesa di “reset”, mentre nelle Isole colpisce il nome di Cinzia Dato che alle spalle ha già l’esperienza da parlamentare con la Rosa nel Pugno nella legislatura, brevissima, del governo Prodi II.
(da ilfattoquotidiano.it)
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